di Geraldina Colotti
Il professor Izadi avanza verso il microfono a pugno chiuso: “Viva il socialismo bolivariano”, grida. Intanto, davanti al palco si srotola uno striscione che inneggia al “martirio del generale Suleimani”. Lo reggono una donna con un lungo jijab nero e un militante iraniano, venuto a rappresentare il suo governo con una nutrita delegazione. Nel salone dei convegni dell’Hotel Alba Caracas, il pubblico li accoglie con due slogan: “Saludo solidario y revolucionario”, e “saludo femminista y antiimperialista”.
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