La guerra senza missili contro Cuba
Contro Cuba non si sparano missili. Non ci sono carri armati per le strade.
Ma la guerra è lo stato normale di questo paese; una guerra silenziosa da cui quasi nessuno si salva.
Contro Cuba non si sparano missili. Non ci sono carri armati per le strade.
Ma la guerra è lo stato normale di questo paese; una guerra silenziosa da cui quasi nessuno si salva.
Ciò che si vede dalla finestra del mio appartamento all’Avana non assomiglia alle immagini che abitualmente si lasciano alle spalle i conflitti bellici. Qui non si sparano missili, non ci sono soldati mimetizzati, né armi. Neppure passano carri armati. La guerra non si manifesta nella conta dei morti e nelle autobombe, bensì nello shock della quotidianità: la fila per rifornirsi di benzina si estende ormai per diversi chilometri e il mercato agricolo all’angolo è chiuso perché non c’è petrolio per portare gli alimenti. C’è gente che aspetta ore per un po’ di pane, quello che prendono dalla libreta (tessera annonaria ndt) che regola i prodotti normati. Le medicine scarseggiano. L’ascensore del mio palazzo è ancora rotto e il meccanico che lo ripara non arriva perché il trasporto pubblico è un inferno. I blackout vanno e vengono.
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