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I grandi riflettori accecavano il detenuto durante l’interrogatorio. Trascorse ore senza potere quasi vedere e, quando gli coprirono il volto con un panno, gradì quel poco di buio. Tuttavia, non sapeva cosa gli sarebbe successo. Ancora senza visione, fu legato in tutte le sue membra e steso per terra, mentre una mano gli stringeva fortemente la mascella e, dall’alto, cadevano litri di acqua nella sua bocca, ciò che generò una sensazione di soffocamento. I minuti passarono lentamente e, quando finalmente poté respirare, sentì solo una voce: quella di un medico che controllava il suo stato di salute e dava via libera ad un’altra sezione del waterboarding, una tecnica di tortura che simula una sensazione di annegamento e provoca dolore cronico, danni polmonare e cerebrali, così come paralisi muscolare e perfino la morte.