Pochi giorni dopo essere stato designato a capo del Commissariato Popolare per l’Istruzione Pubblica, il drammaturgo e critico Anatoli Lunacharski presentò le sue dimissioni al governo rivoluzionario. Correva l’anno 1917, erano passati i “dieci giorni che sconvolsero il mondo” (John Reed dixit): i bolscevichi, a capo del popolo russo, avevano strappato il potere allo Zar e alla sua cricca. Il compito, ora, non era solo resistere, bensì creare un nuovo mondo, un nuovo modo di organizzarsi come società. In questo sforzo era logico che si commettessero errori ed eccessi.