di Geraldina Colotti
La notizia era nell’aria e ha fatto scalpore: in Colombia, la Corte Suprema di Giustizia ha ordinato gli arresti domiciliari per l’ex presidente Alvaro Uribe, accusato di frode e corruzione di testimoni. Nell’ordinanza di custodia cautelare, poi trasformata in detenzione domiciliare, si adduce il pericolo che l’ex presidente possa inquinare le prove del processo che lo vede coinvolto e che dovrebbe concludersi massimo entro un anno. Una misura senza precedenti che il potente Uribe, padrino dell’attuale governante Ivan Duque ha immediatamente contestato, unendosi al coro di protesta dei suoi sostenitori.