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Il Sistema bancario e finanziario cubano
Un altro capitolo del genocidio
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Maria Julia Mayoral - 22 ottobre 2004
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La proibizione di utilizzare il dollaro statunitense - la principale valuta mondiale - nelle transazioni commerciali e finanziarie esterne di Cuba, costituisce l’ostacolo fondamentale per lo sviluppo della nazione dei Caraibi. I prodotti principali che l’Isola esporta e vende sul mercato mondiale sono pagati con questa moneta.
Jorge Barrera, primo vicepresidente della Banca Centrale di Cuba (BCC), ha avvertito che l’impedimento imposto dal Governo degli USA come parte della sua politica di blocco, provoca elevate perdite economiche per l’aumento o la diminuzione del valore del dollaro rispetto alle monete dei principali soci commerciali dell’Isola e incrementa l’esposizione ai rischi del cambio.
Come conseguenza della restrizione menzionata, ogni operazione che effettua il paese nelle sue attività di importazione ed esportazione subisce un rincaro compreso tra l’1% e il 2%. “In appena un anno le perdite per questo motivo hanno superato i 100 milioni di dollari”, ha segnalato Barrera.
“Tra maggio del 2003 e aprile del 2004 la Banca Interamericana del Commercio S.A. (BICSA), che è fondamentalmente una banca delle imprese, ha perso 4,2 milioni di dollari per le operazioni di cambio, perché non può operare con il dollaro”, ha informato Katerine Aliño, direttrice degli Studi Economici e Finanziari della BCC.
“A causa del blocco, ha sottolineato René Lazo, vicepresidente della Banca Centrale, Cuba non riceve crediti dalle istituzioni finanziarie internazionali e regionali. I finanziamenti che si ottengono per la via commerciale e i rapporti bancari bilaterali hanno come norma tassi di interesse superiori a quelli stabiliti ad altri clienti, considerando il rischio delle trattative”.
“Praticamente tutti i crediti concessi alla Maggiore delle Antille sono a breve scadenza, quindi si devono cominciare a pagare molto prima che gli investimenti offrano dividendi. Questo crea forti tensioni di liquidità al paese”, ha sostenuto lo specialista.
“Anche il Governo degli USA, ha aggiunto Lazo, ha fatto forti pressioni sulle istituzioni bancarie di altre nazioni per frenare e impedire le nostre operazioni finanziarie. In alcuni casi è stata una vera persecuzione con lo scopo di privarci delle entrate in moneta forte per importare medicinali e alimenti destinati alla popolazione e materie prime vitali per lo sviluppo dell’economia nazionale e dei servizi sociali fondamentali”.
Allo scopo di agevolare l’incasso degli stipendi e delle pensioni, l’estrazione di effettivi dai conti bancari personali e il pagamento di servizi come quello telefonico, Cuba ha cominciato a comprare da vari anni i bancomat. Il vice ministro Barrera ha spiegato che per fare questo passo sono stati accuratamente studiati i possibili rifornitori e la tecnologia che utilizzavano. Quasi il 60% dei fabbricanti sono compagnie degli USA o con sede in paesi terzi, ma con predominio del capitale statunitense e quindi non possono fare affari con Cuba.
“Finalmente - ha affermato Barrera - abbiamo deciso di comprare i bancomat a una compagnia la cui politica commerciale era abbastanza seria. Tutto è andato bene per 3 anni, fino a quando una ditta degli USA ha comprato quella linea di produzione. L’acquisto ha colpito il ritmo di introduzione dei bancomat nel paese e la disponibilità dei pezzi di ricambio per la manutenzione di quelli già installati, dal momento che più di 350000 schede magnetiche erano in mano alla popolazione”.
“In qualsiasi luogo non sottomesso a un blocco economico, finanziario e commerciale, quando si comprano i bancomat si possono anche acquistare i software e le attrezzature informatiche centrali necessarie per lavorare nella rete. Nel nostro caso non è stato così. Abbiamo dovuto installare personal computer (PC) in tutti i punti del sistema e utilizzare strumenti non previsti per quella funzione. Abbiamo dovuto sviluppare il programma di informatica quasi completamente nel paese. Tutto il sistema finanziario cubano - ha aggiunto - ha dovuto affrontare difficoltà simili. Questo limita la qualità del suo funzionamento e crea rischi. Ma non abbiamo altra alternativa perché ci impediscono l’accesso alla tecnologia necessaria. Solo l’ingegno e la preparazione professionale ci ha permesso di svilupparci e di non collassare mai”. |