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Adesso l’OFAC censura i libri su Cuba
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Gli editori degli Stati Uniti si stanno organizzando per combattere la minaccia che pesa su coloro che pubblicano libri di paesi soggetti ad embargo da parte del Governo di Washington, come Cuba, Iran e Sudan.
L’Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri del Dipartimento del Tesoro (la cui sigla in inglese è OFAC), non soddisfatto d'impedire implacabilmente che i cittadini nordamericani possano recarsi a Cuba, ha decretato che coloro i quali pubblichino un’opera di autori cubani, iraniani o sudanesi senza un’espressa autorizzazione, possono essere soggetti a multe fino ad un milione di dollari e ad una pena massima di dieci anni di prigione.
Nello stesso modo, si proibisce che un nordamericano sia coautore di un articolo o di un libro assieme ad un cittadino di uno dei tre paesi suddetti. Non si possono nemmeno apportare modifiche ad opere già esistenti né aiutare a terminare quelle già iniziate. È anche proibito aggiungere note, scrivere introduzioni, correggere, promuovere o pubblicizzare scritti di cittadini dei paesi boicottati. Per dirla in un altro modo, si tratta semplicemente di impedire qualsiasi pubblicazione.
Il quotidiano francese Le Monde ha reso noto mercoledì 30 novembre che, in conformità con questo decreto del settembre 2003, l’OFAC ha provocato la non pubblicazione di libri che avrebbero dovuto uscire quest’anno, come un’enciclopedia della musica cubana, un’antologia della letteratura ed un’opera sulla prevenzione dei terremoti, queste ultime iraniane, visto che le case editrici hanno per il momento dovuto sottomettersi a questi diktat.
Ma gli editori sostengono che il decreto è contrario all’emendamento Berman, promulgato nel 1988 durante l’Amministrazione Reagan e rafforzato dal Congresso che, in due risoluzioni, esentò dal cosiddetto embargo la circolazione delle idee e delle informazioni. Nel 1994 il Congresso ribadì espressamente che l’OFAC non è autorizzata a regolare o proibire l’importazione o l’esportazione di pubblicazioni o pellicole, comprendendo anche qualsiasi altro strumento di espressione.
Dopo aver definito illegali le misure, diverse organizzazioni che raggruppano migliaia di editori, ricercatori, scrittori e traduttori, hanno depositato un esposto alla corte federale di New York, per chiedere la revisione immediata del regolamento istituito dall’OFAC.
I presentatori dell’esposto si appellano al Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che consacra la libertà di espressione e di stampa e nello stesso tempo citano la OFAC in giudizio affinchè rispetti le leggi del Congresso.
Alcuni mesi fa, il senatore Max Baucus ha denunciato nel Congresso il modo in cui l’OFAC sta spendendo le risorse che dovrebbero essere dedicate a combattere il terrorismo di Al Qaeda, perseguendo i nordamericani che desiderano fare uso del loro diritto costituzionale di recarsi dove vogliono, come nel caso di un’anziana fortemente multata per aver percorso Cuba in bicicletta.
NEGANDO GLI ALIMENTI AL POPOLO CUBANO IL
DIPARTIMENTO DEL TESORO DANNEGGIA LE IMPRESE USA
GABRIEL MOLINA - 6 dicembre 2004
Congressisti degli Stati Uniti e rappresentanti della sua industria avicola sentono minacciati i loro interessi dagli attacchi del gruppo mafioso di Miami che controlla la politica estera del oro paese in America Latina.
I funzionari di questa industria sono allarmati per le minacce dell’OFAC, che antepone gli interessi dei cubano-americani di Miami a quelli nazionali, potendo così contare sui favori finanziario-elettorali e sul lavoro sporco di questi soggetti a favore della famiglia Bush.
Negli ultimi giorni è cresciuto il timore che un recente aumento di vendite a Cuba potrebbe essere interrotto dal tentativo dell’Amministrazione di reinterpretare una legge commerciale del 2000 relativa al pagamento degli invii.
Richard Lobb, portavoce del National Chicken Council di Washington D.C., ha detto che le vendite di polli a Cuba quest’anno sono più che duplicate, ma potrebbero essere pregiudicate dalla re interpretazione della legge che, se adottata, determinerebbe l’obbligo per Cuba di depositare il denaro degli acquisti in banche statunitensi prima che le navi coi prodotti sbarchino a L’Avana.
“Un’interpretazione di questo tipo potrebbe essere un’azione scriteriata a spese degli agricoltori e dei produttori dell’Alabama”, ha affermato Ron Sparks, commissario all’agricoltura di questo Stato USA.
Molly Millerwise, una portavoce del Tesoro USA, ha confermato che l’OFAC sta rivedendo questa legge del 2000. “Speriamo di emanare normative al rispetto in un prossimo futuro”, ha detto, senza pronunciarsi sulla decisione finale nè sull’impatto di una campagna degli agricoltori, delle imprese di prodotti alimentari e dei congressisti contro qualsiasi cambiamento nel sistema di pagamento.
Il senatore Byron Dorgan, uno dei patrocinatori della legge che ha reso possibile la vendita di alimenti a Cuba, ha chiesto un’indagine da parte dell’Ispettore Generale per sapere se l’OFAC, utilizzando risorse per questa faccenda, ha abusato della sua autorità legale. Il gruppo di congressisti patrocinatori della legge – il cui obiettivo è stato debilitato da un emendamento architettato dai legislatori cubano-americani – si propone l’introduzione nel nuovo Congresso di una legislazione che impedisca all’OFAC di utilizzare tattiche forzose per frustrare le vendite.
Dorgan afferma che il compito principale dell’Ufficio è la scoperta dei canali di finanziamento del terrorismo. “È ovvio che questa Amministrazione vuole porre fine al commercio agricolo con Cuba. Questa politica erronea non sta facendo niente per rovesciare Fidel Castro, ma semplicemente danneggia gli agricoltori statunitensi e viola lo spirito della legge, che permette queste vendite”, ha aggiunto. Gli agricoltori ed i fattori degli USA hanno venduto a Cuba negli ultimi tre anni più di un miliardo di dollari di prodotti agricoli. Secondo alcuni calcoli queste vendite potrebbero arrivare a ventuno miliardi se l’OFAC si preoccupasse di perseguire i terroristi di Al Qaeda invece di compiacere la mafia di Miami.
Le vendite sono iniziate nel dicembre 2001, autorizzate da un emendamento approvato dal Congresso nordamericano. Il progetto ha origine dalla situazione venutasi a creare con il passaggio dell’uragano che, in quell’anno, causò enormi danni nell’Isola. L’Amministrazione Bush offrì un aiuto umanitario e ricevette in risposta la controproposta del Presidente Fidel Castro di autorizzare gli acquisti cubani di generi alimentari. Tuttavia, il progetto di emendamento alle leggi del blocco subì, da parte dei legislatori cubano-americani, emendamenti che limitarono questo commercio, con l’imposizione di pagamenti in effettivo, senza crediti e con altre restrizioni. Nonostante le ripetute proteste dei congressisti, dalla scorsa settimana l’OFAC ha iniziato a trattenere i versamenti cubani ed ha annunciato che si sta predisponendo ad intraprendere azioni esigenti che questi pagamenti dell’Isola si facciano in anticipo rispetto alla consegna delle merci.
Alcuni membri del Congresso, tra i quali Jo Ann Emerson, rappresentante repubblicana di Mobile alla Camera, hanno scritto una lettera a John Snow, segretario al Tesoro, protestando per le suddette modifiche. Nella lettera è scritto che la misura “porrebbe fine a queste vendite, anche nel caso Cuba l’accettasse, dal momento che incrementerebbe i costi, creerebbe enormi problemi logistici, conseguenze negative sul prezzo dei prodotti agricoli e renderebbe meno competitive queste esportazioni statunitensi. |