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Nessuno potrà mettere un
blocco alla speranza
Presentata alla stampa la relazione che verrà votata il 28 ottobre nell’Assemblea Generale della ONU. Il titolo è: “La necessità di mettere fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba” |
Elson Concepción Pérez 05/10/04
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Una esaustiva spiegazione che raccoglie elementi lontani – come il 6 febbraio del 1959 – quando gli USA si appropriarono di 424 milioni di dollari che erano stati rubati dai capoccia di Batista e portati nel paese a nord e che non sono mai stati restituiti, sino alle ultime misure dell’amministrazione Bush, nel suo affanno di distruggere la Rivoluzione cubana... Tutto questo è stato spiegato il 30 settembre dal ministro degli Esteri cubano, Felipe Pérez Roque, che ha presentato la relazione alla stampa internazionale e locale. Questa relazione è stata presentata al segretario generale della ONU, Kofi Annan, come base per la votazione che avverrà il 28 ottobre prossimo.
Alcuni commenti sugli effetti del blocco contro l’Isola sono stati espressi da Abel Prieto ministro della cultura a Cuba e da diversi membri del settore artistico, da scientifici, lavoratori del settore del nichel e del petrolio e particolarmente da due bambini della scuola speciale Abel Santamaria, che hanno riconosciuto che la Rivoluzione da loro tutto quello che serve per la loro formazione, ma che esigono l’eliminazione del blocco che li danneggia, come tutti gli altri cubani.
Davanti all’emozione provocata dalle parole di quei ragazzini che fanno parte dei quasi 50.000 ragazzi con handicap fisici o mentali, che studiano in 428 scuole speciali in tutta l’Isola, il ministro Pérez Roque ha commentato che quello che non si potrà mai bloccare è la speranza.
Il documento presentato con il titolo “La necessità di porre termine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba”, riunisce un’infinità di elementi che corroborano il carattere genocida delle leggi che sono state applicate dalle ultime dieci amministrazioni degli USA e che adesso George W. Bush ha reso più crudeli e il cui solo obiettivo è asfissiare la Rivoluzione e far arrendere per fame il popolo cubano.
Nelle sequenze dei fatti che il ministro ha riassunto, si apprezza che il 24 giugno del 1959 cinque mesi dopo il trionfo della Rivoluzione, il Dipartimento di Stato nordamericano convocò una riunione per stabilire che: “Il governo degli Stati Uniti deve assumere immediatamente una posizione molto ferma contro la legge di riforma agraria e la sua vigenza” e decise che la miglior maniera di ottenere quel risultato era la pressione economica.
Il 5 aprile del 1960, Lester D. Mallory, vice segretario di stato per gli affari interni americani, segnalò che la maggioranza dei cubani appoggiava Fidel Castro e nell’Isola non esisteva un’opposizione politica effettiva. Egli annunciava cinicamente che il solo modo prevedibile per danneggiare l’appoggio interno a Castro era attraverso la delusione e le difficoltà basate sull’insoddisfazione e le necessita economiche (...) utilizzando prontamente tutti i metodi conosciuti per debilitare la vita economica di Cuba (...) negando denaro e forniture a Cuba, per far diminuirei i salari reali e monetari e provocare fame, disperazione e la caduta del Governo!”
Così nacque ufficialmente il criminale blocco che dall’inizio utilizzò l’arma della fame e della disperazione come obiettivi per distruggere la Rivoluzione.
Tra il 1960 e il 1961 tra l’altro, il governo degli USA sospese le operazioni negli impianti di nichel a Nicaro, soppresse totalmente la quota dello zucchero, ruppe le relazioni diplomatiche con Cuba e organizzò, finanziò e diresse l’invasione dei mercenari che sbarcarono a Playa Girón nell’aprile del 1961.
Nuove e più criminali azioni
Una manovra dei gringos del 1962 nella OEA culminò con la rottura delle relazioni diplomatiche della maggioranza dei paesi latino americani, eccettuato il Messico.
Il 24 marzo dello stesso anno il dipartimento del tesoro degli USA approvò una delle misure che hanno fatto più danni all’Isola in quarant’anni, cioè la proibizione di importazioni nel territorio nordamericano di qualsiasi prodotto elaborato totalmente o parzialmente con materie prime di origine cubana, anche da parte di un terzo paese.
Nel luglio del 1963 entrò in vigore il regolamento per il controllo degli attivi cubani, che impedisce tutte le transazioni di Cuba e congela i valori dell’Isola negli USA.
96 milioni di dollari confiscati illegalmente sono stati consegnati all’estrema destra contro rivoluzionaria per finanziarie azioni terroriste contro Cuba.
Nel maggio del 1964 il dipartimento del commercio nordamericano continuando la politica di genocidio contro l’Isola stabilì la proibizione totale degli imbarchi di alimenti e medicinali, anche se in pratica non si effettuavano più già da tempo.
Va ricordato che con l’obiettivo di distruggere la Rivoluzione per porre nuovamente il dominio coloniale, il danno economico causato dal blocco ha superato già i 79.325 milioni di dollari e che sette su dieci cubani sono nati e hanno sempre vissuto sottoposti a questa politica criminale e hanno sofferto le penurie e i limiti che questa politica arbitrale impone alla popolazione.
Inoltre per il suo carattere extra territoriale il blocco obbliga al compimento di queste leggi nordamericane imprese e cittadini di altri paesi. Il blocco e le leggi nordamericane in questo senso violano il Diritto Internazionale.
Il documento presentato nel MINREX offre 8 esempi di questa politica dello strangolamento.
Cuba non può realizzare vendite a imprese nordamericane. Se lo potesse fare e se nel 2003 avesse venduto 604 mila tonnellate di zucchero, avrebbe incassato un valore di 196,25 milioni di dollari; se avesse venduto 35.000 tonnellate di nichel avrebbe incassato 450 milioni di dollari e 200 tonnellate di cobalto hanno un valore di altri 75 milioni di dollari, oltre a 118 milioni di dollari per le vendite del tabacca, con sigari e foglie. Cuba per tutto questo avrebbe impiegato solo il 35% per cento delle sue esportazioni totali.
Cuba non può importare dagli Stati Uniti, per cui per l’obbligo di farlo da paesi lontani l’Isola soffre perdite che sino al 2003 hanno raggiunto i 180.000 milioni di dollari.
Si impedisce all’Isola di ricevere turisti nordamericani e per questo negli ultimi cinque anni, stando a calcoli molto conservatori, almeno 6,5 milioni di turisti avrebbero potuto farlo, apportando entrate per Cuba di almeno 4225 milioni di dollari.
I regolamenti nordamericani stabiliscono sanzioni per coloro che vanno a Cuba che possono toccare i dieci anni di detenzione e multe per un milione di dollari per le imprese e 250000 dollari per i privati.
Un esempio di come si applicano queste misure è che attualmente è stata imposta una multa di 100 milioni di dollari a un’entità bancaria svizzera - la UBS - che aveva realizzato transazioni con Cuba in dollari.
Inoltre a Cuba è vietato l’accesso agli organismi finanziari internazionali ed è proibito il commercio con le sussidiarie di compagnie nordamericane internazionali e le navi di terzi nazioni che toccano porti cubani sono punite con almeno sei mesi di veto di attracco nei porti degli USA.
Cosa si potrebbe fare se non esistesse il blocco economico
L’amministrazione di George W. Bush ha portato le leggi di blocco a un estremo tale che ha creato una ufficio di controllo degli attivi all’estero, con cinque volte più agenti per perseguire e investigare coloro che violano queste regole che il numero di coloro che operano per rastrellare le finanze dedicate alla rete terrorista di Al Qaeda.
Questo ufficio tra il 1990 e il 2003 ha realizzato 93 investigazioni sul terrorismo internazionale e 10.683 vincolate ai viaggi a Cuba di cittadini nordamericani e ha multato i viaggiatori nell’Isola con un totale di 8 milioni di dollari, mentre gli accusati di terrorismo hanno avuto multe per 9425 dollari!
Bush ogni volta che approva simili regolamenti impedisce all’Isola di comprare vaccini da imprese nordamericane, come la Chiron Corporation, multata di recente per 168.500 dollari perche una sua sussidiaria europea ha venduto a Cuba due tipi di vaccini per i bambini cubani. È stata la multa più alta pagata da un’impresa basata negli USA.
La presentazione fatta davanti alla stampa dal ministro degli esteri ha permesso di portare vari esempi su quello che Cuba potrebbe far se non esistesse il blocco economico.
Tra queste, con 100 milioni di dollari annuali, si potrebbero costruire 100.000 nuove case tra le quali 20000 nella capitale e in cinque anni 2,5 milioni di cubani avrebbero potuto cambiare casa, includendo anche 500.000 abitanti della capitale.
Con 180 milioni di dollari si potrebbe finanziare un investimento per far sì che 2,4 milioni di nuclei familiari potessero cucinare con il gas.
51,8 milioni di dollari permetterebbero di raddoppiare la quota di pollo che oggi si vende a prezzo statale. 300 milioni di dollari si potrebbero investire in nuove capacità di generazione elettrica necessaria per garantire il rifornimento stabile di energia, facendo la manutenzione necessaria, senza togliere la luce. Il blocco causa perdite a Cuba, stando a dati limitati al minimo, di almeno 1803 milioni di dollari l’anno, ha affermato il ministro Pérez Roque.
“Io non ho la faccia da terrorista!”
Il ministro della cultura Abel Prieto ha spiegato che non esiste una sfera della cultura che non sia danneggiata dal blocco e ha posto l’esempio dell’insegnamento artistico, del cinema, l’industria discografica e altro.
Egli ha informato che le nuove misure di Bush hanno anche cancellato i viaggi dei giovani statunitensi che studiavano arte nell’Isola.
La paura di Bush è lo scambio delle idee, il dialogo e le misure danneggiano gravemente anche gli Stati Uniti.
Il grande musicista Ibrahim Ferrer ha detto ai presenti che gli Stati Uniti gli hanno negato il visto per andare a suonare in territorio nordamericano, perchè lui è “un pericolo per la sicurezza nazionale del paese!”
“Guardatemi bene! Io non ho la faccia da terrorista!” ha esclamato ironicamente questo artista premiato molte volte anche negli USA e noto internazionalmente.
Eliade Acosta, direttore della biblioteca nazionale José Martí, Digna Guerra, direttrice del coro nazionale, il regista Rigoberto López, hanno parlato delle misure arbitrarie che vanno dalla mancata concessione del visto ai cubani alla cancellazione di spettacoli, alla sospensione di congressi dove potrebbero essere presenti intellettuali e scientifici dell’Isola e nordamericani.
Il Dottor Pedro Kouri, direttore dell’ospedale di malattie tropicali, ha segnalato che gli Stati Uniti hanno rifiutato la vendita a Cuba di medicinali retrovirali per i malati cubani di SIDA e molti mezzi di diagnosi per altre malattie e ha sostenuto che questa è una forma di genocidio che colpisce la popolazione cubana. |