Le idee vinceranno
sulle armi
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17 aprile 2003 - editoriale Granma
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Oggi alle 9:00 a.m., ora di Cuba, a Ginevra si riaprirà la battaglia.
Il
nemico conta su un vantaggio numerico difficile da colmare, costituito dalla
somma dei voti dei seguenti gruppi di paesi:
Stati
Uniti e Canada, la superpotenza egemonica ed un vicino ricco, relativamente
pacifico, ma completamente dipendente dal primo nell'economia, e con il rischio
di essere disintegrato ed assorbito dall'aggressivo e vorace sistema imperiale
col quale si vede obbligato a convivere;
L'Europa
della NATO e la Comunità Economica, alcuni dei cui Stati appoggiarono
militarmente la guerra di conquista in Iraq, malgrado questa strappi loro, quasi
completamente, il già scarso controllo, di cui disponevano, del petrolio del
Golfo Persico e del Medio Oriente;
Un
gruppo degli antichi paesi socialisti europei, appena entrati nella NATO e nella
Comunità Economica, con una condotta ripugnante, particolarmente aggressiva
contro tutto quello che odori di socialismo, al servizio incondizionato della
superpotenza;
Miserabili
burattini latino americani come i governi del Perù, Uruguay e Costa Rica,
modelli di abiezione e tradimento;
Messico
e Cile, secondo quanto si afferma, i cui governi non faranno mai niente per
evitare l'annessione e l'assorbimento del nostro emisfero da parte degli Stati
Uniti attraverso accordi bilaterali di libero commercio, il TLC e l'ALCA;
Infine,
i governi di un gruppo di paesi del Terzo Mondo in situazione economica
tragicamente critica che non dispongono di margine alcuno per resistere alle
terribili pressioni e minacce dei padroni del mondo. In questo sporco compito
cooperano antiche potenze coloniali della divisa e umiliata Europa.
La
superpotenza, distruggendo virtualmente l'autorità e le prerogative delle
Nazioni Unite, ha fatto una guerra non contro un governo che non aveva diritto
ad attaccare, passando sopra il Consiglio di Sicurezza, bensì contro un popolo
ed il suo territorio, possessore della terza riserva mondiale di idrocarburi,
una nazione, una cultura, una religione; utilizzando armi sofisticate, potenti e
mortifere, comprese alcune proibite per la loro enorme crudeltà, come le bombe
a grappolo, causando migliaia di vittime, molte di esse famiglie intere, donne e
bambini, con ferite, mutilazioni e morti atroci, le cui immagini sono state
viste da migliaia di milioni di persone e hanno originato le maggiori proteste
che abbiano avuto luogo nel mondo, in modo particolare proprio nelle città
degli Stati Uniti.
Anche
se tale fatto ha leso considerevolmente il prestigio e l'autorità della
superpotenza, questa ancora conta su alleati e complici sufficienti per imporre
infami progetti in un'istituzione che si definisce Commissione dei Diritti
umani, a dispetto dell'opposizione di paesi come Cina e India e quelli d'intere
regioni dove vive l' 80% degli abitanti del mondo, tra essi i più poveri e
dimenticati del pianeta.
Sia
quale che sia il risultato finale della sessione di oggi, il nostro popolo, col
suo valore e la sua fermezza, l'appoggio tra i dirigenti mondiali
di
coloro che più valgono e brillano e il sostegno delle forze veramente
rivoluzionarie e progressiste, ha ottenuto già, in questo confronto, una
storica vittoria nella sua battaglia d'idee contro chi ha usurpato il
governo del gigantesco potere di una gran nazione, e tenta d'imporre al
resto dei paesi una tirannia mondiale fascista, come fu denunciato il passato 12
di aprile dalla totalità dei più di 400 leader e rappresentanti
dell'intellighenzia cubana riuniti nel Consiglio Nazionale Ampliato dell'Unione
Nazionale di Scrittori ed Artisti di Cuba, nel loro appello agli uomini e donne
di buona volontà del mondo per la creazione di un
Fronte
Internazionale Antifascista.
Le
condizioni stanno maturando velocemente e sono propizie per la nascita della
coscienza indispensabile a preservare l'umanità dai mortali pericoli che la
minacciano.
La
battaglia a Ginevra dimostra che le idee possono e devono vincere sulle armi
affinché un mondo migliore sia possibile.
Le
decine di migliaia di intellettuali ed artisti nordamericani che hanno sottoscritto
il manifesto "Non in nostro nome", sono una prova che nelle prime
file, tra i lottatori per un mondo migliore, staranno, senza dubbio alcuno, i
figli del nobile popolo degli Stati Uniti.
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