Cuba considera clamorosamente fallito il tentativo degli Stati Uniti di condannarla nella Commissione
Diritti Umani, CDH, dell'ONU, e che il rifiuto maggioritario alla proposta nordamericana di emendamento presentato
dal Costa Rica, costituisce un chiaro segno che la maggior parte della comunità internazionale riconosce il
diritto dell'Isola ad applicare le leggi in difesa della sovranità nazionale.
E' anche un riconoscimento della pertinenza e della legalità delle misure adottate
da Cuba in difesa della sua sovranità, e della legittimità a punire, secondo le
leggi e tutte le garanzie, un gruppo di persone che agiva al servizio e
finanziato da una potenza straniera che aggredisce, o commette delitti
classificati dalle leggi internazionali come terrorismo e severamente condannati
dalla legislazione cubana.
Il testo approvato come risoluzione con lo scarso margine di 4 voti, in mezzo all'attuale congiuntura internazionale in
cui gli Stati Uniti terrorizzano il mondo, non è una condanna di Cuba, e
pertanto il Ministro respinse l'idea che la CDH avesse condannato l'Isola, poiché gli Stati Uniti non
hanno raggiunto il loro obiettivo.
Le ragioni ed il diritto che ci supportano, ha commentato, e l'appoggio della comunità internazionale
impedisce agli Stati Uniti ed ai suoi complici di ottenere la condanna. Ciò non toglie che
Cuba respinge anche la risoluzione adottata perché, benché non sia un testo di
condanna, non ha giustificazione né appiglio legale.
Respingiamo quest'esercizio, aggiunse, discutiamo la pertinenza di questa risoluzione e l'idea che sia un testo diretto a stabilire la cooperazione con Cuba, come hanno tentato di spiegare i suoi patrocinatori latinoamericani.
Ciò ha dimostrato, una volta di più, che nelle condizioni di oggi, e soprattutto dopo l'aggressione all'Iraq, l'Unione Europea, UE, sfortunatamente, non ha capacità per formulare una politica propria ed indipendente verso Cuba, benché speriamo che
in futuro una UE più matura, più chiara sui suoi obiettivi e sulle sue responsabilità nel mondo possa cancellare questa
vergognosa pagina delle sue relazioni col nostro paese.
Informò che il Segretario di Stato assistente per Affari Internazionali nel Dipartimento di Stato, Kin Holmes, uno dei principali responsabili della diplomazia nordamericana, dichiarò questo mercoledì che "gli Stati Uniti appoggiano fortemente la risoluzione introdotta
da tre paesi latinoamericani che condanna la violazione dei diritti umani in Cuba, e pertanto, spero che i rappresentanti dei governi di questi paesi non insistano nella tesi che ad essi li incoraggiò la volontà di cooperare con Cuba."
Con questa dichiarazione rimane chiaro che non c'è dubbio di quale fosse il
fine degli Stati Uniti; un giorno prima Colin Powell aveva espresso la sua speranza che la CDH approvasse una risoluzione che condannasse la situazione dei diritti umani in Cuba e che aveva conversato telefonicamente
con i Ministri degli Esteri dei paesi che integrano la Commissione per ribadire l'importanza che
aveva il voto di condanna.
Si può immaginare il contenuto di quelle conversazioni? Si può pensare a tutti
i tipi di pressioni e minacce al più alto livello.
VERITA'
CHE S'IGNORANO
Dopo la votazione, un portavoce del Dipartimento di Stato nordamericano dichiarò che non era una sconfitta, perché la risoluzione dice al mondo che c'è una violazione dei diritti umani
a Cuba. In tale senso il Cancelliere confutò che è falso tale criterio e diede lettura
della risoluzione che non esprime nessuna condanna. Ma la cosa importante è che chi
fa queste dichiarazioni non sono né Perù né Uruguay né Costa Rica, bensì gli Stati
Uniti.
Il governo nordamericano venne per bastonare e fu bastonato, affermò.
Ha sofferto una sconfitta vergognosa e la comunità internazionale ha
appoggiato il diritto di Cuba di giudicare e condannare, come atti di difesa, i
colpevoli.
Quattordici anni di pressioni finirono nell'approvazione di questo ridicolo testo,
ma questo non vuole dire che Cuba accetti questa risoluzione, la respinge
e la critica, perché non c'è nessuna ragione per includere l'esame del tema Cuba nell'agenda della CDH, organo
appesantito nel suo funzionamento dagli interessi di un gruppo di potenti paesi.
Pérez Roque ricordò ai presenti che è da soli nove anni che esiste un Alto Delegato dell'ONU per i diritti umani e Cuba fu il primo paese
dell' America Latina che l'invitò per una visita, nel 1994.
Inoltre, questo Alto Commissionato ha visitato solo quattro paesi della regione: Colombia, Costa Rica, Cuba e Panama.
Perché bisogna chiedere che un'altra volta venga a Cuba e trasformare
ciò in centro di enormi pressioni e manipolazioni?
La precedente Alta Commissaria aspettò cinque anni l'invito del governo nordamericano che
le disse che non c'era niente negli Stati Uniti di cui preoccuparsi in materia di diritti umani e non l'invitò.
Perché, se gli Stati Uniti non l'hanno
ricevuta ed in America Latina solo quattro, compresi noi, l'hanno fatto bisogna
far sì che diventi un obiettivo che Cuba riceva per la seconda volta un Alto Delegato?
Cuba non si rifiuta di cooperare con l'Alto Delegato, tutto il contrario, quello che non è disposta ad accettare
è la manipolazione di questo tema, l'impiego senza scrupoli di questa figura delle Nazioni Unite per giustificare la campagna contro il nostro paese e mantenere il blocco.
Non possiamo accettare questa visita, perché faremmo un cattivo favore al resto dei paesi del Terzo Mondo. Perché non
solo difendiamo il diritto di Cuba bensì quello di tutti loro ad essere trattati con rispetto.
L'Alto Delegato quando visitò Cuba espresse, nella sua relazione, che non c'era nel paese una situazione di violazione dei diritti umani. Inoltre
invitammo una delegazione di quella Commissione che concordò
nell'asserire che non esistevano violazioni massicce, flagranti e sistematiche dei diritti umani.
Perfino Cuba invitò un gruppo di organizzazioni non governative che vennero
guidate dalla signora Danielle Mitterrand e dopo aver visitato tutto il paese
espressero le stesse opinioni sopra esposte.
Perché dobbiamo accettare l'imposizione di questa risoluzione?
E per
questo motivo ha ripetuto che Cuba non collaborerà col mandato di questa risoluzione,
ma che ciò, in nessun caso, significa una posizione personale contro la signora che occupa
l'incarico;persona
che apprezziamo e rispettiamo.
Perché gli Stati Uniti non si preoccupano che l'Alto Commissario visiti
loro e gli altri paesi dell'America Latina, come Perù ed Uruguay?
Perché
si preoccupano che ci visitino per la seconda volta?
LA PENA DI MORTE COME
PROVVEDIMENTO ECCEZIONALE
Ci sono personalità che hanno detto che si è applicata la pena di morte a dissidenti politici, per riferirsi a delinquenti comuni con pessime fedine penali
che misero in pericolo, mediante un atto terroristico, la vita di quelli
che viaggiavano in un'imbarcazione.
A questo proposito Felip Roque ha letto la seguente notizia: "Il presidente George W. Bush ebbe in Texas il record di esecuzioni di pene di morte nella storia degli Stati Uniti". Nell'inverno dell'anno
scorso Bush disse "Io appoggio la pena di morte, credo che sia una misura che aiuta a salvare vite."
Nei sei anni che fu governatore del Texas, furono giustiziate 152 persone. Su questo tema nessun paese presenta una risoluzione. I diplomatici nordamericani dovrebbero tacere per pudore quando parlano di Cuba.
Il Diritto Internazionale e la Legge cubana proibiscono l'applicazione della pena capitale a minori di età. Gli Stati Uniti hanno
giustiziato 12 minorenni dal 1977. Eccetto gli Stati Uniti, tutti i paesi sono d' accordo
nel rispettare l'articolo 3.7 della Convenzione sui Diritti del Bambino che proibisce l'applicazione della pena di morte ai minori di 18 anni di età.
Il Cancelliere fece osservare che 85 pene di morte si applicarono negli Stati Uniti nell'anno 2001 e 71 nel 2002. Mentre, 3 700 condannati
aspettano la loro sentenza nelle camere della morte e 80 di questi erano minori di età quando commisero i delitti.
Questi dati appaiono in una relazione di Amnisty International.
Perché
mai non si è discusso questo nella CDH?
Qualcuno lo
propone?
Qualche paese europeo che difende l'eliminazione della pena di morte nel mondo?
Il Governo cubano non appoggia la pena di morte. Noi vorremmo un giorno
eliminarla. Ciò non è coerente con la nostra filosofia della vita. È per noi, oggi,
solo un provvedimento eccezionale a cui ricorriamo solo per ragioni di
causa maggiore, come quella di difendere un paese aggredito da più di 40 anni.
È vero che l'abbiamo dovuto applicare ora, per evitare che si creasse una situazione
di crisi a Cuba: un incidente migratorio a cui, negli Stati Uniti, aspirano i settori che vogliono una guerra;
si è applicata la pena di morte per evitare questa guerra, per salvare vite. Abbiamo dovuto adottare una dolorosa decisione che non
ci fa piacere, tutto il contrario, ma, ha detto Roque, abbiamo sulle nostre spalle la vita di milioni di cubani e di decine di migliaia di nordamericani
che perderebbero la loro vita in uno scontro tra i due paesi. Abbiamo agito per evitare che si
realizzasse il piano destinato a creare un confronto tra i due paesi.
Se si
attuassero gli accordi migratori, se non esistesse la criminale Legge di Accomodamento Cubano che permette ad un assassino di arrivare
negli Stati Uniti e ricevere, in modo automatico, la condizione di residente permanente
, se non si ricevessero i sequestratori e se esistesse un flusso migratorio legale, sicuro ed ordinato
come d'accordi firmati , non ci sarebbero eventi come i recenti sequestri di aeroplani ed imbarcazioni.
Circa le reazioni a Miami ha precisato che alcuni chiedono il blocco navale contro Cuba. Altri proclamano che il governo nordamericano deve passare
dalle condanne all'azione concreta che è la scommessa dei gruppi estremisti di Miami.
Nella parte finale della conferenza stampa, Pérez Roque ha risposto alle
domande poste dai corrispondenti stranieri presenti sui vari temi, ripetendo ad uno di essi che nel caso di un'aggressione, che non desideriamo, non saremo sconfitti senza combattere ed
a Cuba non si conosce la parola resa. Le minacce non sono riuscite a farci
perdere il sonno, affermò.
Poco prima di concludere, il giornalista uruguaiano, Aníbal Arrarte, chiese la parola per
riferire al Cancelliere cubano l'opinione della maggioranza dei suoi compatrioti,
ed affermò: "Se mi permette di uscire ora dal contesto come giornalista, bensì come latinoamericano, nacqui in Uruguay, sento la necessità e la vergogna, e sono sicuro che parlo a nome della maggioranza degli uruguaiani, di
dispiacermi e scusarmi per le nausee politiche create per la ripetizione, per la seconda volta,
da parte del governo uruguaiano ed altri lacchè latinoamericani ed europei per
la vergognosa manovra contro Cuba che colpisce direttamente il suo popolo. Che la vergogna ed il disprezzo universale cadano su questi governi lamebotas e mercenari."
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