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Nuovi abusi inflitti dai soldati USA ai
prigionieri iracheni erano stati rivelati al Pentagono fin dal dicembre
2003 in un rapporto confidenziale destinato ai generali americani in
Iraq e pubblicato oggi dal quotidiano 'Washington Post' (
http://www.uruknet.info/?p=7718 ).
Gli abusi, emersi settimane prima di quelli scoperti nel carcere di Abu
Ghraib, sarebbero stati commessi dalle truppe d'elite della 'Task Force
20', una squadra speciale incaricata di operazioni segrete (compresa la
caccia a Saddam Hussein).
Le squadre, composte da Army Rangers, Delta Force e agenti della CIA,
avrebbero usato metodi violenti per costringere i prigionieri a parlare.
Il rapporto condanna anche il metodo di arrestare congiunti delle
persone ricercate, in particolare donne, per costringere gli individui
fuggiti a consegnarsi alle forze militari USA. "È un sistema che ha il
sapore dell'uso di ostaggi", osserva il rapporto compilato dal
colonnello in pensione Stuart Herrington.
Il documento era stato consegnato ai comandanti militari Usa in Iraq nel
dicembre 2002. Il mese successivo, grazie ad una serie di foto
esplicite, esplodeva lo scandalo del carcere di Abu Ghraib (ma gli abusi
sarebbero stati tenuti segreti dal Pentagono per alcuni mesi).
La 'Task Force 20' aveva adottato il sistema, poi condannato dal
Pentagono, dei 'detenuti fantasma', prigionieri non registrati tenuti in
località segrete, non accessibili alle ispezioni, e sottoposti ad abusi
e maltrattamenti.
Il rapporto Herrington conferma che gli abusi nei confronti dei detenuti
non erano limitati al 'carcere degli orrori' di Abu Ghraib (alla
periferia di Baghdad) ma erano estesi ad altre unità americane.
Le operazioni della 'Task Force 20' (poi ribattezzata 'Task Force 121')
erano quasi tutte segrete: gli ufficiali dei reparti speciali
rispondevano spesso direttamente ai comandanti a Washington.
Il Pentagono aveva avviato mesi fa una revisione dei metodi usati dalle
Squadre Speciali americane in Iraq, affidando l'inchiesta al generale
Richard Formica, ma il documento non sarebbe ancora stato completato.
Le vicende delle torture inflitte ai detenuti sono tornate alla ribalta
negli Stati Uniti dopo che un rapporto confidenziale del Comitato
Internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha accusato gli Stati Uniti di
usare metodi "equivalenti alla tortura" nella base-carcere di Guantanamo
nei confronti dei sospetti terroristi detenuti nell'isola.
Il Pentagono ha respinto con vigore le accuse riaffermando che tutti i
prigionieri di Guantanamo sono trattati "in modo umano" (anche se non
viene a loro riconosciuto lo status di 'prigionieri di guerra' e le
garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra). Dirigenti della Croce
Rossa hanno chiesto una nuova serie di colloqui con le autorità
americane per esporre le preoccupazioni della organizzazione umanitaria
sulla situazione a Guantanamo.
A riportare alla ribalta la vicenda degli abusi dei detenuti ha
contribuito il ritorno oggi davanti ad un tribunale militare a Fort
Bragg (Nord Carolina), per la prima volta da quando è diventata madre in
ottobre, della soldatessa Lynndie England, le cui immagini col detenuto
nudo al guinzaglio hanno fatto il giro del mondo.
La England, che si proclama innocente, sostiene di avere eseguito gli
ordini dei superiori che avevano chiesto di 'ammorbidire' i detenuti
prima degli interrogatori.
I legali della England hanno chiesto oggi al giudice militare di
annullare le dichiarazioni fatte dalla soldatessa in gennaio agli
inquirenti del Pentagono dopo che erano emerse le immagini delle
umiliazioni inflitte ai prigionieri. La soldatessa aveva detto allora
che con i suoi commilitoni "stava scherzando, per divertirsi un pò e
spezzare la noia del turno notturno".
La England, incriminata insieme ad altri sei membri della sua unità di
Polizia Militare, rischia fino a 38 anni di carcere. Il processo entrerà
nel vivo, esaurita la fase preliminare, a partire dal 18 gennaio
prossimo. |