tanto per essere precisi...
Riportiamo la nota introduttiva e quanto scritto su Cuba, Honduras, Italia, Iraq e Stati Uniti nel Rapporto Annuale 2004 di Amnesty International (www.amnesty.it)
"I poveri e gli emarginati sono coloro ai
quali viene più spesso negata la giustizia e anche coloro i quali
trarrebbero i maggiori benefici da un’equa realizzazione dello Stato di
diritto e dei diritti umani. - Dalla prefazione di Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International Il presente rapporto documenta i motivi di preoccupazione di AI
riguardo ai diritti umani nel corso del 2003. Esso inoltre riflette le
attività intraprese da AI nel corso dell’anno per promuovere i diritti
umani e le campagne contro specifici abusi dei diritti umani.
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Repubblica
dell’Honduras
Capo di Stato e del governo: Ricardo Maduro
Pena di morte: abolizionista per tutti reati
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne:
non firmato.
Bambini e minorenni, compresi soggetti in stato di arresto, sono stati uccisi da
agenti di polizia, personale penitenziario o da individui non identificati.
Alcuni potrebbero essere stati vittime di esecuzioni extragiudiziali. Difensori
dei diritti umani sono stati minacciati, aggrediti o uccisi. Membri di comunità
indigene sono stati vittime di torture, vessazioni e uccisioni. Membri della
polizia nazionale sono stati coinvolti in presunte violazioni dei diritti umani.
Contesto
Vi sono state dimostrazioni popolari su vasta scala per protestare contro le
precarie condizioni di vita, le minacce al sistema sociale di base, le politiche
del governo e le nuove leggi. Diversi studi hanno dimostrato che oltre il 60%
della popolazione vive in stato di povertà e il 36% dei bambini soffre di
malnutrizione. Il Congresso nazionale ha approvato un emendamento al codice
penale finalizzato ad affrontare i reati commessi dalle bande, ma che in realtà
impone gravi restrizioni al diritto alla libertà di associazione, in violazione
della Costituzione e degli strumenti di tutela internazionali di cui
l’Honduras è Stato parte.
Bambini e minorenni
Sono continuate le uccisioni e le possibili esecuzioni extragiudiziali di
minorenni: durante l’anno sono stati registrati più di 500 nuovi casi.
Numerose iniziative, molto pubblicizzate dalle autorità, che avevano lo scopo
di far luce sugli omicidi si sono dimostrate meno efficaci del previsto e
soltanto pochissimi responsabili dei precedenti omicidi sono stati assicurati
alla giustizia. Tuttavia, pare che la polizia abbia preso alcune iniziative
almeno per alcuni tra i casi più recenti. Uno sviluppo positivo si è
registrato verso la fine dell’anno con la creazione di un programma nazionale
di protezione dei testimoni.
Ad aprile, 69 persone sono rimaste uccise nella prigione di El Porvenir a La
Ceiba, nel dipartimento di Atlántida. Tra loro vi erano 29 giovani e tre
visitatori. Molte altre persone sono rimaste ferite. La versione iniziale delle
autorità è stata quella secondo cui l’episodio era stato provocato da una
rivolta e da uno scontro tra membri di una banda e altri detenuti. Comunque 61
dei 69 morti risultano appartenenti alla stessa banda. Alcuni di loro erano
stati decapitati e un gran numero sono stati trovati carbonizzati chiusi
all’interno di una cella. Nonostante le molte promesse di indagini da parte
organismi ufficiali, a fine anno nessuno era ancora stato fermato o processato
in relazione alle morti.
Difensori dei diritti umani
Un difensore dei diritti umani è stato ucciso e molti altri sono stati oggetto
di minacce o vessazioni. Nel mirino figuravano membri del Centro per la
prevenzione, la cura e la riabilitazione delle vittime della tortura e delle
loro famiglie, che indagavano sulle morti di El Porvenir. In altri casi sono
stati presi di mira membri del Comitato dei parenti degli scomparsi, che si è
opposto alla nuova legge anti-bande criminali, compresa la figlia di 9 anni del
Coordinatore generale del Comitato stesso.
*A luglio, Carlos Arturo Reyes, attivista ambientalista di 23 anni, è stato
ucciso a colpi d’arma da fuoco nel retro della sua abitazione nella
municipalità di El Rosario. Tre persone armate fino ai denti sono state viste
fuggire dal luogo dell’omicidio. La Pastoral Social, l’organizzazione
per cui Reyes lavorava, gli aveva fatto cambiare casa di recente a causa delle
minacce di morte che aveva ricevuto. Altre persone coinvolte nelle attività di
protezione dell’ambiente nel dipartimento di Olancho sono state aggredite e
minacciate: tra queste, Gilberto Flores, Orlando Nájera e Padre Osmín Flores.
Padre Andrés Tamayo ha ricevuto minacce che lo invitavano a lasciare il paese,
apparentemente da parte di un gruppo di persone influenti attive
nell’industria del legname.
*A novembre, il giornalista Germán Antonio Rivas è stato ucciso a Santa Rosa
de Copán, nel dipartimento di Copán da un individuo non identificato che gli
ha sparato alla testa davanti al suo ufficio. Rivas era direttore generale di
Canale 7, del gruppo Maya Vision. Egli aveva condotto indagini e criticato
pubblicamente una società mineraria per aver danneggiato l’ambiente e le
risorse idriche della popolazione di Santa Rosa di Copán a causa di perdite di
cianuro dallo stabilimento. Il ministero delle Risorse Naturali aveva in seguito
imposto una multa alla società. Germán Antonio Rivas era già sopravvissuto a
un altro attentato compiuto a febbraio.
Violenza sulle donne
Diverse donne, soprattutto giovani, sono state assassinate, decapitate e
smembrate, per la maggior parte a San Pedro Sula, nel nord del paese. In alcuni
casi le vittime erano state colpite con armi da fuoco alla testa, in altri
uccise con coltelli o armi simili. La polizia ha svolto all’inizio alcune
indagini, ma esse non hanno segnato progressi e nessuno è stato incriminato per
questi omicidi.
La violenza domestica ha colpito centinaia di donne ed è costata la vita ad
almeno un centinaio. Le autorità non hanno svolto indagini appropriate e non vi
sono state incriminazioni. Sono stati segnalati casi relativi alla tratta di
donne e bambini a scopo di sfruttamento sessuale sia all’interno del paese sia
verso altri paesi centroamericani, gli Stati Uniti e il Canada.
Comunità indigene
Le comunità indigene sono state vittime di violazioni dei diritti umani,
compresa la tortura.
*A gennaio, i fratelli Marcelino e Leonardo Miranda, leader indigeni del
Consiglio civico delle organizzazioni indigene e popolari, sono stati prelevati
dalla comunità lenca a Montaña Verde, dipartimento di Lempira da agenti
di polizia e civili armati che hanno usato gas lacrimogeni e esploso colpi di
ama da fuoco in aria e contro la casa di Marcelino Miranda. Secondo quanto
riferito, i familiari, compresa una ragazza, sono stati tenuto sotto la minaccia
delle armi durante l’arresto. Durante il trasferimento alla prigione di
Gracias, i due fratelli sarebbero stati ripetutamente picchiati. Leonardo
Miranda è stato ferito alla testa con un coltello ed entrambi hanno subito
bruciature di sigarette sulle orecchie. Gli agenti li avrebbero minacciati
entrambi di morte. Più tardi, Leonardo Miranda è stato tenuto ripetutamente
con la testa sott’acqua. Ad aprile, i due fratelli sono stati di nuovo
torturati da tre agenti dell’Unità Cobra, un corpo scelto della polizia
nazionale. A giugno, un agente di polizia avrebbe puntato una pistola alla
tempia di Leonardo Miranda, minacciando di ucciderlo se non avesse ammesso le
accuse contro di lui e gli avrebbe posto davanti un foglio di carta in bianco,
foglio che Leonardo Miranda si è rifiutato di firmare. A settembre, le accuse
di tortura, abuso di potere e danni contro 21 agenti di polizia sono state
archiviate, nonostante l’esistenza di referti medici che documentavano abusi
fisici. Il 16 dicembre, i due fratelli sono stati condannati a 25 anni di
carcere. AI teme che si sia trattato di un processo iniquo. Tra febbraio e
settembre, l’avvocato dei due fratelli, Marcelino Martínez Espinal è stato
vittima di atti di intimidazione.
Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali
Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT) sono stati vittime di
discriminazioni e di violazioni dei diritti umani.
*Elkyn Suárez Mejía (conosciuta anche come "China"), transessuale
appartenente alla comunità gay di San Pedro Sula, oltre che attivista dei
diritti LGBT è stata minacciata di morte da due agenti di polizia implicati
nell’omicidio di Erick David Yáñez, conosciuta anche come "Ericka").
Le informazioni fornite da "China" sull’omicidio avevano portato a
fine luglio all’arresto di due agenti che sono stati accusati di omicidio e
complicità nel delitto. A "China" è stata fornita protezione da
parte della polizia. Tuttavia, uno degli agenti accusati è fuggito dalla
custodia a metà agosto e ciò ha reso la sicurezza di "China" più
precaria. In seguito, a "China" è stata tolta ogni protezione cosicché,
temendo per la propria incolumità, ha lasciato il paese. Il processo ai due
poliziotti accusati di coinvolgimento nell’omicidio di "Ericka" a
fine anno non era ancora iniziato.
Corte penale internazionale
Nel mese di maggio il governo ha ratificato un accordo di impunità con gli
Stati Uniti, secondo il quale l’Honduras si impegna a non consegnare alla
Corte penale internazionale cittadini statunitensi accusati di genocidio,
crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Questo tipo di accordi
contravvengono agli obblighi degli Stati in base al diritto internazionale.
Rapporti di AI
Honduras: Zero tolerance… for impunity – extrajudicial executions of
children and youths since 1998 (AI Index: AMR 37/001/2003)
Honduras: Amnesty International demands an investigation by the authorities
into the death of a journalist (AI Index: AMR 37/021/2003)
Stati Uniti d’America
Capo di Stato e del governo: George W. Bush
Pena di morte: mantenitore
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: firmata
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne:
non firmato
Oltre 600 cittadini stranieri sono trattenuti a tempo indeterminato senza accuse
né processo presso la base navale di Guantánamo, a Cuba, a causa di possibili
legami con al-Qaeda, senza possibilità di accedere ai propri familiari o
avvocati. Altri sono trattenuti in località sconosciute. Sono pervenute denunce
di torture e maltrattamenti ai danni dei detenuti di una base statunitense in
Afghanistan e di altri nelle mani delle forze armate statunitensi di stanza in
Iraq a seguito dell’invasione e occupazione del paese. Tre persone sono
trattenute in incommunicado senza accusa né processo all’interno degli
Stati Uniti in quanto "combattenti nemici". Sono state comminate ed
eseguite diverse condanne a morte in tutto il paese per violazioni sia delle
leggi federali sia di quelle statali. Sono stati segnalati casi di brutalità da
parte della polizia, decessi in custodia e maltrattamenti ai danni di carcerati.
Contesto
Migliaia di persone sono state arrestate nel corso della guerra di invasione
dell’Iraq e durante la conseguente occupazione del paese da parte della
Coalizione dell’autorità provvisoria guidata dagli Stati Uniti (vedi Iraq).
Altre si trovano rinchiuse nelle basi statunitensi in Afghanistan, a Cuba e in
altri paesi, nel contesto della continua "guerra al terrorismo". Pur
continuando a chiedere che i responsabili degli attacchi dell’11 settembre
2001 al World Trade Center e di altri gravi crimini fossero assicurati
alla giustizia, AI ha condannato la negazione dei diritti fondamentali
perpetrata dagli Stati Uniti nei confronti di molti dei detenuti.
Corte penale internazionale
A luglio gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero tagliato gli aiuti
militari a 35 paesi colpevoli di aver rifiutato di sottoscrivere un accordo di
impunità volto a impedire di consegnare cittadini statunitensi alla Corte
penale internazionale. Questo tipo di accordi contravvengono agli obblighi degli
Stati in base al diritto internazionale.
Detenzioni al di fuori degli Stati Uniti
Centinaia di detenuti provenienti da circa 40 paesi continuano a essere lasciati
in un limbo legale nella base navale di Guantánamo Bay. Ad aprile, le autorità
statunitensi hanno rivelato la presenza nelle celle della base di alcuni
minorenni, anche di 13 anni d’età. A fine anno, nessuno dei prigionieri era
stato incriminato, processato, aveva potuto parlare con un avvocato o con i
familiari, o era comparso di fronte a un giudice. A ottobre, la Corte Suprema
degli Stati Uniti ha annunciato che avrebbe deliberato in merito alla possibilità
per i tribunali della nazione di esaminare ricorsi contro la legittimità delle
detenzioni a Guantánamo, giurisdizione negata in precedenza da sentenze di
corti federali inferiori. Il pronunciamento della Corte Suprema è atteso per il
2004. Nel frattempo, a dicembre, la Corte d’Appello del Nono Circuito ha
emesso una sentenza secondo cui i "combattenti nemici" di Guantánamo
Bay avrebbero il diritto di comparire di fronte a una corte per appellarsi
contro la loro detenzione. I giudici d’appello hanno concluso che la posizione
del governo risulta "in contrasto con i principi fondamentali della
giurisprudenza americana ed è motivo di grave preoccupazione in base al diritto
internazionale". Questa sentenza potrebbe influire sulla decisione della
Corte Suprema.
Durante l’anno, sono accresciute le preoccupazioni riguardo alle conseguenze
psicologiche sui detenuti provocate dal regime di reclusione indefinito e
dall’isolamento a Guantánamo. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC),
l’unica organizzazione non governativa internazionale che ha avuto la
possibilità di accedere ai prigionieri, si è espresso in modo inusuale
rispetto alla sua linea abituale, criticando pubblicamente la mancanza di
garanzie legali e ha denunciato il deterioramento della salute mentale di un
gran numero di reclusi così come osservato durante la sua visita alla base. Nel
corso dell’anno diversi detenuti hanno tentato di togliersi la vita.
La base aeronautica statunitense di Bagram, in Afghanistan, continua a essere
usata come struttura detentiva. Anche qui ai prigionieri è stato negato
qualsiasi tipo di diritto legale. L’ICRC non si è potuta sincerare delle
condizioni delle persone rinchiuse. Nel corso dell’anno, sono giunte denunce
di torture e maltrattamenti ai danni dei detenuti. Alcuni ex prigionieri
ascoltati da AI in Afghanistan hanno raccontato di essere stati costretti a
rimanere in piedi o inginocchiati, di aver subito la privazione del sonno e
hanno lamentato l’uso crudele dei ferri. A fine anno, le autorità
statunitensi non avevano reso noto alcun risultato dell’inchiesta militare
relativa alla morte di due afghani deceduti all’interno della base nel
dicembre 2002. In entrambi i casi, l’autopsia aveva riscontrato "ferite
da forza bruta" attribuendo la causa dei decessi a "omicidio".
Nel mese di giugno, un altro uomo è morto in custodia all’interno di una
struttura gestita dagli Stati Uniti ad Asadabad, provincia di Kunar, in
Afghanistan.
Sono giunte notizie di torture e maltrattamenti perpetrati dalle forze
statunitensi in Iraq (vedi Iraq). A fine anno erano dodici i soldati
statunitensi in attesa di comparire di fronte alla corte marziale con l’accusa
di aver maltrattato prigionieri iracheni.
Un numero imprecisato di persone continuano a essere detenute in incommunicado
presso località segrete senza la possibilità di accedere alla ICRC o a
qualsiasi procedimento legale.
Sono proseguite le preoccupazioni per possibili trasferimenti di prigionieri
verso paesi dove si teme possano subire torture durante gli interrogatori.
Commissioni militari
Il 3 luglio, il Pentagono ha annunciato che il presidente Bush aveva selezionato
sei detenuti stranieri cui applicare le misure contemplate dal Military Order,
firmato nel novembre 2001. Il Military Order prevede che i cittadini
stranieri sospettati di essere coinvolti nel "terrorismo
internazionale" possano essere imprigionati indefinitamente senza processo
o possano essere giudicati da commissioni militari. I nomi dei sei prigionieri
non sono stati resi noti dalle autorità statunitensi, ma in seguito è emerso
che tra di loro c’erano due cittadini britannici, Moazzam Begg e Feroz Abbasi,
e un australiano, David Hicks. Le autorità britanniche e australiane hanno
intrapreso una serie di colloqui con le loro controparti statunitensi riguardo
al futuro di questi prigionieri. A dicembre, il Pentagono ha rivelato che anche
Salim Ahmed Samdan, un cittadino yemenita rinchiuso a Guantánamo, faceva parte
dei sei. A fine anno, nessun detenuto era comparso di fronte alle commissioni
militari.
Detenzioni negli Stati Uniti in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001
Nel mese di giugno, un rapporto stilato da un’agenzia governativa ha ammesso
che si erano registrati "significativi problemi" nel trattamento delle
centinaia di cittadini stranieri arrestati subito dopo gli attacchi dell’11
settembre 2001 contro il Pentagono e il World Trade Center di New York.
L’indagine, condotta dall’Ufficio dell’ispettore generale del Dipartimento
di giustizia (OIG), ha confermato molte delle preoccupazioni sollevate da AI e
da altre organizzazioni riguardo alle violazioni dei diritti fondamentali dei
detenuti. Gli abusi comprendevano la negazione del diritto ad accedere in modo
tempestivo ai legali difensori e ai propri familiari e i ritardi nella notifica
dei capi d’imputazione o nelle procedure di rilascio o di espulsione, tanto
che molti sono rimasti a languire per mesi nei centri di detenzione nonostante
non avessero nulla a che fare con gli attentati. Il rapporto sottolinea come
alcune guardie carcerarie si siano rese colpevoli di "continui abusi fisici
e verbali" nei confronti di alcuni reclusi a seguito dell’11 settembre.
Sebbene al momento della pubblicazione del rapporto la maggioranza degli
arrestati – molti dei quali per infrazioni minori relative alle leggi
sull’immigrazione – fosse ormai stata rilasciata o espulsa, l’OIG ha
inoltrato al governo 21 raccomandazioni allo scopo di migliorare le procedure in
casi analoghi, riguardanti tra l’altro una più rapida revisione degli arresti
e criteri maggiormente obiettivi per decidere motivazioni e durata dei fermi.
I cittadini statunitensi Yaser Esam Hamdi e José Padilla hanno continuato a
rimanere sotto custodia militare senza accusa né processo in quanto
"combattenti nemici", nonostante il Gruppo di lavoro delle Nazioni
Unite sulle detenzioni arbitrarie avesse criticato questa situazione,
definendola "arbitraria". A gennaio, tre giudici della Corte
d’Appello del Quarto Circuito hanno confermato la prerogativa del governo di
trattenere Yaser Esam Hamdi senza processo e senza accesso ad un legale.
Tuttavia nel mese di dicembre, il Pentagono ha annunciato che avrebbe permesso a
Yaser Esam Hamdi di incontrare il proprio avvocato, pur sottolineando che questa
concessione "non era richiesta dal diritto interno o internazionale e non
era da considerarsi un precedente". L’annuncio è avvenuto il giorno
prima del previsto inoltro della risposta del governo a un appello presentato
alla Corte Suprema relativo al caso.
A dicembre, la Corte d’Appello del Secondo Circuito ha stabilito che il
presidente non aveva il potere, senza l’autorizzazione del Congresso, di
"detenere quale combattenti nemici cittadini americani catturati sul suolo
americano fuori da zone di combattimento" e ha ordinato che José Padilla
fosse rilasciato dalle autorità militari entro trenta giorni. I giudici hanno
affermato che il governo avrebbe potuto incriminarlo davanti a un tribunale
civile o cercare di trattenerlo come testimone materiale, stabilendo però che
"in qualsiasi situazione" Padilla avrebbe dovuto godere dei propri
diritti costituzionali. Tuttavia, a fine anno, José Padilla rimaneva nelle mani
dei militari in incommunicado in attesa dell’esito di un appello
presentato dal governo contro la decisione della corte. Un altro appello del
governo stava nel frattempo bloccando una sentenza federale del 2002 che
garantiva a Padilla l’accesso a un avvocato.
A luglio, Ali-Saleh Kahlah Al-Marri, un cittadino del Qatar che avrebbe dovuto
essere processato per reati penali, è stato estromesso dal sistema giudiziario
per ordine del presidente Bush e definito "combattente nemico" per
presunti legami con al-Qaeda. A fine anno l’uomo si trovava sotto
custodia militare in incommunicado.
Alcune persone fermate perché sospettate di essere collegate ad al-Qaeda
sono state deportate in paesi dove rischiavano di subire torture. A ottobre, AI
ha chiesto al governo degli Stati Uniti di aprire un’inchiesta esauriente sul
trattamento riservato a Maher Arar, un cittadino canadese espulso dagli Stati
Uniti in Siria, suo paese di origine, nell’ottobre 2002, dove sarebbe stato
torturato e tenuto per mesi in condizioni crudeli prima di essere rimandato in
Canada senza accuse.
A dicembre, ha avuto termine il programma di "registrazione speciale"
introdotto alla fine del 2002 che prevedeva l’obbligo per tutti i maschi di età
maggiore di 16 anni provenienti da 25 paesi, soprattutto mediorientali, di
registrarsi ogni anno, di essere interrogati, fotografati e subire il controllo
delle impronte digitali. Questa misura era stata criticata dalle associazioni di
difesa dei diritti umani in quanto discriminatoria. Molte persone che si erano
presentate per registrarsi sono state arrestate, spesso per piccole irregolarità
nei loro visti, e molti hanno continuato a rischiare l’espulsione nonostante
avessero in corso procedure per regolarizzare il proprio status.
Rifugiati, migranti e richiedenti asilo
Ad aprile il procuratore generale ha stabilito che tutti i richiedenti asilo
provenienti da Haiti dovessero essere tenuti in custodia adducendo che tale
misura era necessaria come deterrente e per motivi di sicurezza nazionale. Tale
decisione è stata presa in relazione al caso di David Joseph, 18 anni, il cui
rilascio su cauzione era stato ordinato da un giudice competente in materia di
immigrazione, sentenza confermata anche dalla Commissione d’Appello
sull’immigrazione. David Joseph faceva parte di un gruppo di circa 200
richiedenti asilo haitiani approdati con un’imbarcazione in Florida
nell’ottobre 2002. In linea con gli standard internazionali sui diritti umani
e sui rifugiati, AI ha chiesto al governo di annullare questa decisione, che il
procuratore generale ha giudicato applicabile ad altri gruppi in situazioni
analoghe.
Continua a destare preoccupazione la situazione di circa 5.000-6.000 migranti
minorenni che ogni anno arrivano negli Stati Uniti senza essere accompagnati e
che, contrariamente alle stesse linee guida interne e agli standard
internazionali, vengono imprigionati talvolta per mesi. Molti di loro sono
tenuti in condizioni punitive assieme ai detenuti delle strutture minorili e
soggetti a trattamenti umilianti come incatenamento con i ferri e perquisizioni
corporali.
Maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine
Sono stati segnalati maltrattamenti, uso eccessivo della forza da parte della
polizia e delle guardie carcerarie e decessi in custodia. Tali episodi hanno
visto anche casi di uso improprio di dispositivi a scossa elettrica e di spray
chimici. Nove persone sono morte dopo essere state colpite dai poliziotti con taser.
Nonostante la causa della morte sia stata attribuita ad altri fattori o
l’esito delle autopsie non sia ancora definitivo, permangono dubbi sui rischi
alla salute provocati da tali dispositivi. Sono stati registrati casi di
condizioni crudeli nelle sezioni d’isolamento delle carceri.
*A settembre, un agente di polizia di Bayton, Texas, è stato incriminato per
uso non necessario della forza ai danni di una donna disabile di 59 anni di
origine latinoamericana. Il poliziotto aveva colpito Naomi Autin per tre volte
con un taser mentre lei stava bussando alla porta del fratello con un
mattone dopo non aver ricevuto risposta. A fine anno, il processo doveva essere
ancora celebrato.
*Ad agosto, John Allen Muhammad ha subito due scosse da cintura elettrica mentre
era in ospedale sotto la custodia di agenti del Dipartimento dello sceriffo
della contea di Prince William in Virginia. La cintura che era stretta attorno
al suo braccio è stata azionata quando l’uomo, che si rifiutava di farsi fare
una radiografia, ha mosso il capo cercando di mettersi seduto mentre si trovava
legato su una barella. In seguito alle scosse da 50.000 a 70.000 volt, Muhammad
ha riportato bruciature sul braccio.
*A ottobre, lo Stato della Virginia ha riconosciuto un risarcimento, il cui
importo non è stato reso noto, ai familiari di Larry Frazier, morto in carcere
nel luglio 2000 dopo aver subito diverse scosse tramite una pistola a scarica
elettrica. Il Dipartimento delle carceri aveva sospeso l’utilizzo delle
pistole a scarica elettrica modello Ultron 11 subito dopo l’episodio, quando
l’autopsia aveva messo in luce che tale strumento poteva aver contribuito alla
morte di Frazier.
*Il dipartimento di polizia di Fort Lauderdale, in Florida, ha rivisto le
proprie procedure dopo che un esame medico aveva dimostrato che l’utilizzo di
spray al pepe aveva contribuito in aprile alla morte di Raymond Sterling, 21
anni, che soffriva di una forma di anemia falciforme. Il nuovo regolamento
prevede che chiunque sia ferito o colpito con spray al pepe dalla polizia debba
essere portato subito in ospedale invece che in prigione.
*Una causa è stata intentata contro le autorità carcerarie della Florida per
l’utilizzo di spray al pepe e di lacrimogeni ai danni di detenuti rinchiusi
nelle celle, una pratica che provocherebbe alle vittime difficoltà
respiratorie, ustioni e vesciche sulla pelle. Secondo l’istanza presentata,
gli agenti chimici rappresenterebbero il mezzo coercitivo più usato nelle
prigioni della Florida.
Le condizioni di detenzione nelle sezioni d’isolamento delle carceri, comprese
le strutture di "supermassima sicurezza", rimangono estremamente dure
in molti Stati.
*Quasi un migliaio di detenuti, molti dei quali affetti da gravi malattie
mentali, della Sezione 32 della Parchman Prison, nello Stato del
Mississippi, sarebbero rimasti rinchiusi in celle malsane infestate da insetti
per 23-24 ore al giorno, prive di ventilatori e senza acqua a sufficienza
nonostante le estremamente alte temperature dei mesi estivi. A fine anno era in
corso una causa allo scopo di ottenere un miglioramento delle condizioni
all’interno del braccio della morte presente nella Sezione 32.
Nel corso dell’anno sono giunte numerose denunce relative a brutalità e uso
eccessivo della forza da parte della polizia in occasione delle manifestazioni
contro la guerra tenutesi in diverse città statunitensi come Chicago, in
Illinois e Oakland, in California. A novembre la polizia di Miami avrebbe usato
proiettili di gomma, spray al pepe, taser, lacrimogeni e granate
stordenti contro la folla che stava dimostrando in occasione della Conferenza
sul libero commercio nelle Americhe. A seguito dell’azione della polizia,
diverse persone sono state ricoverate in ospedale, decine delle quali contuse o
ferite.
Donne detenute
Nel mese di ottobre AI ha chiesto alle autorità carcerarie della California di
vietare agli agenti di custodia di sesso maschile le perquisizioni del tipo pat
down delle detenute (perquisizione vestita), procedura che può anche
prevedere di toccare le parti intime della reclusa. Contrariamente a quanto
previsto dagli standard internazionali, la California e altri Stati americani
continuano a permettere che i secondini possano avere accesso senza limitazioni
alle donne prigioniere. In diversi Stati, compreso quello di New York, molte
detenute hanno denunciato di aver subito molestie sessuali da parte delle
guardie carcerarie.
La Corte Suprema abroga le leggi contro la sodomia
A giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato illegale una legge
dello Stato del Texas contro la sodomia in quanto i cittadini adulti avrebbero
il diritto costituzionale di condurre la propria vita sessuale in modo riservato
(caso Lawrence contro Texas). La sentenza ha invalidato di fatto le leggi
del Texas e di altri tre Stati – Kansas, Oklahoma e Missouri – che
criminalizzavano la sodomia tra partner dello stesso sesso così come quelle
vigenti in altri nove Stati – Alabama, Florida, Idaho, Louisiana, Mississippi,
North Carolina, South Carolina, Utah e Virginia – dove la sodomia era
considerata reato in tutti i casi.
Pena di morte
Nel corso dell’anno sono state "giustiziate" 65 persone, portando a
885 il numero totale di prigionieri messi a morte da quando, nel 1976, una
sentenza della Corte Suprema pose fine alla moratoria sulle esecuzioni. Gli
Stati Uniti hanno continuato a violare gli standard internazionali riguardanti
il ricorso alla pena capitale, soprattutto per quanto riguarda l’esecuzione di
persone minorenni al momento del reato. Il governo degli Stati Uniti ha
effettuato la terza esecuzione federale dal 1963, anche le due precedenti erano
state ordinate dall’attuale amministrazione. Lo Stato del Texas ha eseguito la
trecentesima condanna capitale dal 1976 e ben 24 di un totale di 65 eseguite nel
corso dell’anno in tutti gli Stati Uniti.
A gennaio, il Messico si è rivolto alla Corte internazionale di giustizia (ICJ)
per perorare la causa di oltre 50 propri cittadini rinchiusi nei bracci della
morte negli Stati Uniti. L’istanza riguarda la presunta violazione della Convenzione
di Vienna sulle relazioni consolari che richiede che uno Stato, in caso di
fermo di un cittadino straniero, informi l’arrestato del diritto di chiedere
assistenza alle autorità consolari del paese di origine. A fine anno, erano
detenuti nei bracci della morte statunitensi oltre un centinaio di cittadini
stranieri, alla maggioranza dei quali era stato negato tale diritto. La sentenza
dell’ICJ è attesa nel corso del 2004.
*L’11 gennaio, il governatore uscente dell’Illinois, George Ryan ha svuotato
il braccio della morte dello Stato. Ryan ha graziato 4 prigionieri perché
riteneva che le loro confessioni fossero state estorte con la tortura e ha
commutato la condanna a morte di altri 167 prigionieri, nella convinzione che il
sistema giudiziario che li aveva condannati fosse tutt’altro che impeccabile.
*A luglio, Joseph Amrine è stato rilasciato dopo aver trascorso 16 anni nel
braccio della morte del Missouri per l’omicidio di un altro detenuto. L’uomo
era stato condannato in base alle testimonianze rese da altri detenuti e in
seguito ritrattate. Joseph Amrine è diventato così il centoundicesimo
prigioniero dal 1973 uscito dal braccio della morte dopo essere stato
riconosciuto innocente. Il centododicesimo è stato rilasciato a dicembre,
quando il pubblico ministero della Pennsylvania aveva rinunciato a processare
nuovamente Nicholas Yarris, in attesa dell’esecuzione da vent’anni. Un
giudice federale aveva ordinato un nuovo processo dopo che un test del DNA aveva
suffragato la dichiarazione d’innocenza di Yarris.
*Il 3 aprile, Scott Hain è stato messo a morte in Oklahoma per un crimine
commesso quando aveva 17 anni. L’8 dicembre, il governatore uscente del
Kentucky, Paul Patton, ha commutato la sentenza di morte di Kevin Stanford,
anch’egli condannato per un crimine perpetrato nel 1981 all’età di 17 anni.
Il governatore Patton aveva descritto tale condanna "un’ingiustizia"
proprio a causa della giovane età di Stanford all’epoca del reato.
*James Colburn è stato "giustiziato" in Texas il 26 marzo e James
Willie Brown è stato messo a morte in Georgia il 4 novembre. Entrambi avevano
alle spalle una lunga storia di patologie mentali, comprese diagnosi di
schizofrenia.
*A ottobre, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di prendere in esame
la richiesta d’appello presentata dal condannato a morte dell’Arkansas,
Charles Singleton, contro una sentenza di una corte federale che consentiva alle
autorità di sottoporlo a trattamento medico coatto allo scopo di curare la sua
malattia mentale, rendendolo così passibile di esecuzione.
*A novembre, due anni dopo essere arrivato a pochi giorni dall’iniezione
letale, il cittadino messicano Gerardo Valdez è stato condannato
all’ergastolo da una giuria dell’Oklahoma. Nel 2001, la commissione statale
sulla libertà sulla parola aveva richiesto la clemenza poiché a Valdez erano
stati negati i diritti consolari. Il governatore dello Stato aveva respinto la
richiesta nonostante il parere della commissione e un appello personale del
presidente messicano Vicente Fox. Una corte statale aveva in seguito accordato
una nuova udienza per ridiscutere l’entità della pena da comminare a Valdez.
Rapporti e missioni di AI
USA: Special
registration process must be reviewed
(AI Index: AMR 51/004/2003)
USA: Texas – in a world of its own as 300th execution looms
(AI Index: AMR 51/010/2003)
USA: Another planned killing by the US government – the imminent federal
execution of Louis Jones (AI Index: AMR 51/020/2003)
USA: Death by discrimination – the continuing role of race in capital cases
(AI Index: AMR 51/046/2003)
USA: Not in the jury’s name – the imminent execution of Abu-Ali Abdur’Rahman
(AI Index: AMR 51/075/2003)
USA: One year in detention without charge (AI Index: AMR 51/085/2003)
USA: Shameful isolation – US leads worldwide execution of child offenders
(AI Index: AMR 51/102/2003)
USA: Urgent Action appeal in case of Ali-Saleh Kahlah Al-Marri (AI Index:
AMR 51/112/2003)
USA: The threat of a bad example – undermining international standards as
"war on terror" detentions continue (AI Index: AMR 51/114/2003)
USA: Degrading treatment for women at Valley State Prison (AI Index: AMR
51/135/2003)
USA: Deporting for torture? (AI Index: AMR 51/139/2003)
USA: A lethal ideology – more state killing on Human Rights Day as 900th
execution looms (AI Index: AMR 51/149/2003)
USA: Death and the President (AI Index: AMR 51/158/2003)
USA: Holding human rights hostage (AI Index: AMR 51/164/2003)
"Why am I here?" Children in immigration detention
(pubblicato da AIUSA) giugno 2003
Un delegato di AI ha visitato gli Stati Uniti nel mese di ottobre. A luglio
una delegazione si è recata in Afghanistan allo scopo di ascoltare alcuni ex
detenuti trattenuti dalle forze statunitensi.
Repubblica
di Cuba
Capo di stato e del governo: Fidel Castro Ruz
Pena di morte: mantenitore
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne:firmato
L’anno ha visto un grave deterioramento nella situazione dei diritti umani a
Cuba. A metà marzo le autorità hanno lanciato una repressione senza precedenti
nei confronti del movimento dissidente. Settantacinque attivisti di lunga data
sono stati arrestati, sottoposti a processi iniqui e condannati a pene fino a 28
anni di reclusione; si tratta di prigionieri di coscienza. Ad aprile tre uomini
coinvolti in un dirottamento sono stati fucilati, fatto che ha posto fine a una
moratoria de facto di tre anni sulla pena di morte. Le critiche della
comunità internazionale si sono intensificate, includendo anche le voci di
persone e nazioni che in precedenza avevano espresso il loro sostegno al governo
cubano. Le autorità cubane hanno cercato di giustificare queste misure come una
risposta necessaria alla minaccia alla sicurezza nazionale posta dagli Stati
Uniti. L’embargo statunitense e le misure ad esso correlate hanno continuato
ad avere effetti negativi sulla piena realizzazione dei diritti umani a Cuba.
Prigionieri di coscienza
A fine anno rimanevano in carcere 84 prigionieri di coscienza, di cui sette
ancora in attesa di processo.
***Il giro di vite di marzo
A marzo, un giro di vite ha portato all’imprigionamento della maggior parte
della direzione del movimento dissidente, compresi giornalisti, personale
medico-sanitario, insegnanti, bibliotecari, attivisti politici e difensori dei
diritti umani. Solo pochissime figure molto note tra i critici del regime non
sono state colpite dal provvedimento.
I detenuti sono stati processati immediatamente in modo molto rapido e con
procedure non eque. La maggior parte di loro è stata accusata ai sensi
dell’art.91 del codice penale per "atti contro l’indipendenza o
l’integrità territoriale dello Stato" o della Legge per la protezione
dell’indipendenza nazionale e l’economia di Cuba, che non era mai stata
applicata in precedenza, e che prevede pesanti pene carcerarie per chiunque sia
riconosciuto colpevole di appoggiare la politica statunitense contro Cuba. I
dissidenti sono stati condannati sulla base di attività quali concedere
interviste a Radio Martí, stazione radio che gode di finanziamenti del governo
statunitense, ricevere materiale o fondi la cui origine era ascrivibile al
governo degli Stati Uniti, o avere contatti con funzionari della Sezione per gli
interessi statunitensi all’Avana, che le autorità cubane hanno accusato di
atteggiamento provocatorio volto a fomentare la sovversione. A fine anno tutte
le condanne erano state ratificate dalla Corte Suprema del popolo, precludendo
le possibilità di appello secondo la legge cubana. Dopo un accurato esame delle
prove presentate contro gli imputati, AI ha deciso di considerarli tutti e 75
quali prigionieri di coscienza.
*Marcelo López Bañobre, membro della Comisión cubana de derechos humanos y
Reconciliación Nacional (Commissione cubana per i diritti umani e la
riconciliazione nazionale, è stato condannato a 15 anni di carcere per aver,
fra le altre cose, "inviato informazioni a organismi internazionali come
Amnesty International".
***Timori per le condizioni di salute
Ci sono state continue preoccupazioni per la salute di diversi prigionieri di
coscienza. Ad alcuni sarebbero state negate le appropriate cure mediche e
sarebbero stati tenuti in condizioni molto dure. Anche la possibilità di
ricevere le visite dei familiari è stata ridotta in quanto molti dei detenuti
sono stati collocati in strutture molto lontane dalle loro province di origine.
*Roberto de Miranda Hernández, di 56 anni, sarebbe stato colpito da un
attacco di cuore, da angina cardiaca e da ulcera allo stomaco mentre si trovava
in carcere. La salute di Oscar Manuel Espinosa Chepe, 63 anni, si è deteriorata
dopo il suo arresto, rendendo probabile la necessità di un trapianto di fegato.
Le famiglie di entrambi hanno attribuito alle condizioni di detenzione il
peggioramento dello stato di salute dei loro congiunti.
***Rilasci
Nel corso dell’anno sono stati rilasciati alcuni prigionieri di coscienza.
*Yosvany Aguilar Camejo, José Aguilar Hernández e Carlos Oquendo Rodríguez
sono stati rilasciati l’11 ottobre dopo 20 mesi trascorsi in carcere. Dei tre
solo Rodríguez era stato processato e condannato.
*Bernardo Arévalo Padrón è stato rilasciato a novembre dopo aver trascorso
sei anni in carcere per "mancanza di rispetto" nei confronti del
presidente Fidel Castro e del vicepresidente Carlos Lage.
*È stato rilasciato anche Eddy Alfredo Mena González, condannato nel 2000 a
cinque anni di reclusione per accuse tra cui "mancanza di rispetto" e
"turbamento dell’ordine pubblico".
Ripresa delle esecuzioni
La moratoria de facto sulla pena di morte durata tre anni è terminata
l’11 aprile con la fucilazione di Lorenzo Enrique Copello Castillo, Bárbaro
Leodán Sevilla García e Jorge Luis Martínez Isaac. Questi facevano parte di
un gruppo di persone condannate per il dirottamento di un traghetto cubano che
trasportava diverse decine di passeggeri. Il dirottamento si era risolto senza
violenza.
I tre sono stati processati, giudicati colpevoli in base alla legislazione
"anti-terrorismo" e hanno visto respinti i loro appelli, il tutto
nell’arco di tempo di una settimana. Questo fatto ha sollevato seri dubbi
sull’equità della procedura giudiziaria cui gli imputati sono stati
sottoposti. Il presidente Castro ha detto che le esecuzioni erano necessarie per
fermare i dirottamenti e bloccare una crescente crisi migratoria da Cuba verso
gli Stati Uniti. A fine anno, nel braccio della morte si trovavano una
cinquantina di prigionieri.
Comunità internazionale
***Nazioni Unite
Ad aprile la Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani ha approvato una
risoluzione in cui si chiedeva al governo cubano di garantire nel campo dei
diritti civili e politici quei progressi ottenuti relativamente ai diritti
economici e sociali. La risoluzione chiedeva anche a Cuba di accogliere la
visita della rappresentante personale per Cuba dell’Alto Commissario delle
Nazioni Unite per i diritti umani. Il governo cubano ha replicato che non
riconosceva legittimità alla risoluzione e che non avrebbe concesso alla
rappresentante dell’Alto Commissario di visitare Cuba.
A novembre, per il dodicesimo anno consecutivo, l’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite ha approvato una risoluzione in cui si chiedeva agli Stati Uniti
di porre termine all’embargo.
***Stati Uniti
A marzo il governo degli Stati Uniti ha reso più rigida la normativa per i
viaggi dalla Florida verso Cuba. Il governo cubano ha protestato furiosamente
per l’espulsione di 14 diplomatici dalla Florida, a causa di presunte
"attività inappropriate"; per l’inserimento di Cuba nel rapporto
annuale degli Stati Uniti sulla tratta di esseri umani; e per le reiterate
insinuazioni mosse dagli Stati Uniti riguardo a un programma cubano per le armi
biologiche.
Ad agosto 12 presunti dirottatori di battello sono stati rimpatriati a Cuba
dagli Stati Uniti, cosa che ha suscitato le critiche della comunità degli esuli
cubani e del Governatore della Florida Jeb Bush. Con una mossa che alcuni hanno
interpretato come una risposta a queste critiche, il governo degli Stati Uniti
ha annunciato la creazione di una commissione per la transizione verso la
democrazia a Cuba e miglioramenti nella trasmissione e distribuzione di
materiali stampati verso l’isola. A ottobre, l’agenzia degli Stati Uniti per
lo sviluppo internazionale ha annunciato che avrebbe aumentato gli aiuti per i
dissidenti a Cuba.
***Unione Europea (UE)
Pochi giorni prima del giro di vite contro i dissidenti, l’UE aveva aperto per
la prima volta un ufficio a Cuba. L’UE ha condannato la repressione dei
dissidenti ad aprile, giugno e luglio. A giugno l’UE ha annunciato una serie
di misure in risposta alla repressione, come ad esempio invitare i dissidenti
alle giornate di festa nazionale dei paesi membri e il raffreddamento dei
contatti culturali e diplomatici pur mantenendo legami economici. In risposta,
Fidel Castro e Raul Castro, primo vicepresidente del Consiglio dei
ministri e ministro delle Forze armate rivoluzionarie, hanno indetto
dimostrazioni davanti alle ambasciate di Italia e Spagna, accusate da Cuba di
aver istigato quelle misure, e sospeso l’accordo per la creazione del Centro
culturale spagnolo all’Avana. Ad agosto Cuba ha scritto all’UE dicendo che
non avrebbe più accettato aiuti allo sviluppo dall’UE o dai suoi Stati
membri, in risposta al condizionamento degli aiuti al miglioramento della
situazione dei diritti umani. L’UE ha deplorato la decisione, reiterando
tuttavia il suo impegno a fornire aiuti al popolo cubano e chiedendo
l’immediata sospensione dell’embargo imposto dagli Stati Uniti.
Il movimento dissidente
Le attività del movimento dissidente si sono bloccate in seguito all’arresto
di molti attivisti di medio rango. I processi di aprile hanno rivelato
l’esistenza di 12 agenti della sicurezza di Stato che si erano infiltrati da
parecchi anni nel movimento dissidente. Questo fatto, unitamente alla
pubblicazione di due libri sulle presunte attività della sicurezza di Stato
all’interno del movimento dissidente, è stato visto come un tentativo di
diffondere il sospetto e la sfiducia fra i dissidenti ancora in libertà. A
ottobre, come primo grande passo effettuato dall’opposizione dopo la
repressione di marzo, Oswaldo Payá Sardiñas, leader del gruppo politico non
ufficiale Movimiento Cristiano Liberación (Movimento cristiano di
liberazione) ha presentato all’Assemblea Generale di Cuba più di 14.000 nuove
firme per il Progetto Varela, una petizione per un referendum sulle
riforme politiche ed economiche. A gennaio la Commissione per le questioni
giuridiche costituzionali del parlamento cubano aveva dichiarato l’iniziativa
incostituzionale. A dicembre, Oswaldo Payá ha presentato perché fosse
pubblicamente dibattuto un programma nazionale per la transizione verso la
democrazia.
Il governo ha continuato ad applicare restrizioni per i viaggi al di fuori
dell’isola ai dissidenti più conosciuti. A giugno, Elizardo Sánchez
Santacruz, Vladimiro Roca Antúnez, Manuel Cuesta Morúa e Oswaldo Payá Sardiñas
non hanno avuto il permesso di recarsi in Italia per assistere a un seminario
sul movimento democratico di opposizione a Cuba organizzato da un partito
politico italiano; nel mese di luglio a Vladimiro Roca è stato negato il
permesso di recarsi in Messico in qualità di osservatore alle elezioni federali
messicane; inoltre, a Oswaldo Payá è stato impedito di assistere a una
sessione del parlamento europeo a cui era stato invitato.
Rapporti e missioni di AI
Cuba: Continued
detentions following mass arrests in February and December 2002
(AI Index: AMR 25/001/2003)
Cuba: Massive crack-down on dissent (AI Index: AMR 25/008/2003)
Cuba: "Essential measures"? Human rights crack-down in the name of
security (AI Index: AMR 25/017/2003)
Cuba: Ongoing repercussions of the crack-down (AI Index: AMR 25/035/2003)
AI ha visitato Cuba per l’ultima volta nel 1988. Il governo non ha
risposto alle ripetute richieste di AI di poter entrare nel paese.
Repubblica
italiana
Capo di Stato: Carlo Azeglio Ciampi
Capo del governo: Silvio Berlusconi
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne e relativo Protocollo opzionale:
ratificati
Il funzionamento del sistema giudiziario non è stato conforme agli standard
internazionali. Sono pervenute ulteriori denunce di uso eccessivo della forza e
maltrattamenti da parte di agenti delle forze dell’ordine e agenti di
custodia, nonché rapporti su persone arrestate e detenute morte in circostanze
controverse. Le condizioni di detenzione in alcune strutture, tra cui alcuni
centri di permanenza temporanea, non hanno rispettato gli standard
internazionali. La mancanza di una legge organica sull’asilo, unita ad alcune
disposizioni previste dalla legge sull’immigrazione, ha ostacolato molti
richiedenti asilo nell’esercizio del loro diritto all’asilo. Sono stati
espressi timori che alcuni richiedenti asilo potessero essere forzatamente
rimpatriati in paesi in cui erano a rischio di subire gravi violazioni dei
diritti umani. Si è temuta, inoltre, l’espulsione verso il paese di origine
– in possibile violazione al principio che vieta il rimpatrio forzato (non-refoulement)
– di alcune persone ritenute pericolose per la sicurezza nazionale e
l’ordine pubblico, senza che fosse loro concessa la possibilità di presentare
legittimo ricorso contro l’ordine di espulsione. I rom e alcune altre
minoranze etniche hanno subito discriminazioni in molti ambiti, tra cui le
operazioni di polizia, la casa e il lavoro. Le organizzazioni per i diritti
delle donne hanno riferito di un’alta incidenza di violenza domestica contro
le donne, solitamente per mano del marito o del compagno. Ha costituito un
problema la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e di
avviamento al lavoro forzato.
Esame internazionale del sistema giudiziario
Nel mese di gennaio il Relatore speciale sull’indipendenza dei giudici e degli
avvocati ha riferito alla Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani in
merito alla missione compiuta in Italia nel novembre 2002. Egli ha affermato che
la tensione tra magistratura e governo permaneva, a "detrimento della
dovuta amministrazione della giustizia", comprendendovi anche il
ritardo nell’approvazione di riforme giuridiche urgentemente necessarie; che i
processi contro il presidente del Consiglio e un suo stretto collaboratore per
reati penali di corruzione e falso in bilancio contribuivano a mantenere il
clima teso, aggravato dallo sfruttamento, da parte dei due imputati, delle
"debolezze" delle procedure giudiziarie per ritardare i processi a
loro carico e l’utilizzo, a proprio beneficio, di procedimenti parlamentari e
legislativi. Il Relatore speciale ha affermato che l’usanza di alcuni
magistrati di candidarsi all’elezione in parlamento senza dimettersi dalla
carica giudiziaria e di "esprimere pubblicamente opinioni su argomenti
politici controversi" erano incompatibili con l’indipendenza della
magistratura.
A febbraio il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, dopo aver esaminato
le misure adottate per ridurre l’eccessiva lunghezza dei procedimenti
giudiziari, ha rilevato che "dovevano ancora essere compiuti progressi
significativi perché la giustizia italiana potesse dirsi completamente in linea
con la Convenzione europea per la protezione dei diritti umani e delle libertà
fondamentali".
Asilo e immigrazione
Migliaia di migranti hanno continuato a giungere via mare sulle coste
meridionali e centinaia di altri sono morti nel tentativo di raggiungere il
paese. Sono stati riferiti episodi in cui le navi militari italiane hanno
respinto le imbarcazioni dei migranti, negando così ad ogni possibile
richiedente asilo l’accesso a procedure eque e imparziali per la
determinazione del suo diritto all’asilo. L’intercettazione delle
imbarcazioni in mare aperto è stata permessa dalla legge sull’immigrazione
approvata nel 2002 e applicata parzialmente dopo l’emanazione di alcuni
regolamenti attuativi nel corso dell’anno. È stata espressa preoccupazione su
alcune disposizioni della legge che autorizzano la detenzione o la restrizione
della libertà di molti richiedenti asilo in circostanze che vanno oltre gli
standard internazionali o che permettono l’espulsione di richiedenti asilo
durante i procedimenti di appello contro il rifiuto della concessione di asilo.
Alcuni richiedenti asilo sono stati lasciati in condizioni di indigenza mentre
erano in attesa dei risultati della loro domanda di asilo.
***Centri di permanenza temporanea
Le persone raccolte nei centri di permanenza temporanea – in cui gli immigrati
irregolari e i richiedenti asilo respinti possono essere detenuti fino a 60
giorni prima dell’espulsione dal paese o del rilascio – spesso hanno
incontrato difficoltà nell’ottenere accesso all’assistenza legale
necessaria per contestare la legittimità della detenzione o dell’espulsione.
Nel mese di gennaio il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti
dell’infanzia ha espresso preoccupazione sulla detenzione in tali centri di
minorenni non accompagnati, sulla mancanza di strutture adatte a riceverli e su
"un aumento dei rimpatri senza un adeguato controllo successivo". Il
Comitato ha raccomandato maggiori sforzi per creare speciali centri di
accoglienza con permanenza "la più breve possibile".
La tensione è andata crescendo nei centri di permanenza temporanea, che spesso
erano sovraffollati, antigienici e non fornivano idoneo regime alimentare e
adeguata assistenza sanitaria. Il numero di denunce di aggressioni fisiche ai
danni delle persone ospitate nei centri è andato progressivamente aumentando.
*Nel mese di ottobre la procura della Repubblica di Lecce ha concluso
l’indagine in merito a una denuncia sporta da 17 giovani nordafricani. Essi
avevano denunciato che, dopo aver tentato di fuggire dal centro di permanenza
temporanea Regina Pacis nella provincia pugliese nel novembre 2002, insieme a
decine di altri reclusi erano stati insultati con epiteti razzisti e aggrediti
fisicamente da un prete cattolico che fungeva da direttore del centro, così
come da circa 6 membri del personale amministrativo e da 11 carabinieri del
servizio di sicurezza. Il procuratore della Repubblica ha chiesto al giudice per
le indagini preliminari di rinviare a giudizio gli accusati.
*È stata avviata un’indagine penale su un episodio durante il quale – dopo
un tentativo di fuga di due detenuti nordafricani dal centro di permanenza
temporanea di Via Mattei a Bologna, avvenuto nel mese di marzo – circa 11
agenti di polizia, un carabiniere e un funzionario della Croce Rossa sono stati
coinvolti in un’aggressione fisica nei confronti dei due uomini e di circa
altri 10 detenuti.
Maltrattamenti ad opera della polizia
Le denunce di maltrattamenti e di uso eccessivo della forza da parte della
polizia spesso hanno riguardato persone appartenenti a minoranze etniche e
manifestanti. Nel mese di gennaio il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti
dell’infanzia ha espresso grave preoccupazione per il "presunto
maltrattamenti di agenti delle forze dell’ordine nei confronti di bambini e la
larga diffusione di tali abusi, in particolare verso bambini stranieri e di
etnia rom".
Sempre a gennaio, il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio
d’Europa (CPT) ha pubblicato il suo rapporto su una visita compiuta in Italia
nel febbraio 2000. Il CPT ha rilevato le continue denunce di maltrattamenti da
parte di appartenenti alla Polizia di Stato e all’Arma dei carabinieri e la
perdurante mancanza di garanzie fondamentali contro i maltrattamenti durante la
detenzione da parte delle forze dell’ordine. Il CPT ha chiesto che i detenuti
abbiano il diritto, di prassi e per legge, di consultare tempestivamente e in
forma privata un avvocato, nonché l’introduzione del diritto di accedere
all’assistenza di un medico.
*Sono state avviate indagini sulle denunce relative a una manifestazione di
massa contro la guerra svoltasi a Torino nel mese di marzo, durante la quale la
polizia e i carabinieri, facendo uso di manganelli e gas lacrimogeni, avrebbero
impiegato forza ingiustificata ed eccessiva contro alcuni dimostranti, in
particolare nei confronti di manifestanti pacifici appartenenti alla comunità
musulmana della città, tra cui circa 50 donne e bambini.
***Aggiornamenti: operazioni di polizia durante le manifestazioni del 2001
Tra le inchieste penali in corso alcune hanno riguardato le operazioni di
mantenimento dell’ordine pubblico nell’ambito delle dimostrazioni di massa
svoltesi a Napoli durante il terzo Global Forum (marzo 2001) e a Genova
durante il summit dei paesi del G8 (luglio 2001).
*Nel mese di giugno la procura della Repubblica di Napoli ha chiesto al giudice
per le indagini preliminari il rinvio a giudizio per 31 agenti di polizia con
imputazioni diverse che vanno dal sequestro di persona alle lesioni personali e
alla violenza privata. Alcuni agenti sono stati accusati anche di abuso
d’ufficio e di falsificazione di verbali di sequestro e di perquisizione. La
decisione del giudice era ancora attesa alla fine dell’anno.
*È terminata nel mese di maggio l’inchiesta sull’uccisione di un
manifestante contro il G8, Carlo Giuliani, colpito da un carabiniere in servizio
di leva. La giudice per le indagini preliminari ha concluso che l’agente aveva
agito per legittima difesa, utilizzando l’arma da fuoco conformemente alla
legge, e che non doveva essere incriminato. La giudice ha anche deciso il non
luogo a procedere per l’agente alla guida del veicolo che aveva investito il
corpo di Carlo Giuliani, ormai a terra dopo essere stato colpito. La giudice ha
affermato che l’autista era involontariamente passato in avanti e in
retromarcia sopra il corpo e che le perizie medico-legali indicavano che le
lesioni risultanti dall’investimento erano lievi e non avevano avuto alcun
ruolo nel decesso. Ella ha concluso inoltre che la pistola era l’unico mezzo
che il primo agente aveva a disposizione per contrastare la violenza in atto;
che, dopo aver agitato la pistola in segno di avvertimento, aveva esploso il
colpo fatale ma non aveva mirato a Carlo Giuliani, bensì in aria; e che la
traiettoria del proiettile era stata deviata da un calcinaccio lanciato da un
manifestante. In seguito, i genitori di Carlo Giuliani hanno annunciato
l’intenzione di presentare un’istanza contro l’Italia alla Corte europea
dei diritti umani.
*Nel mese di settembre la procura della Repubblica di Genova ha concluso le
indagini in merito al comportamento degli agenti delle forze dell’ordine
durante un’irruzione in un edifico legalmente occupato dal Genoa Social
Forum, il principale organizzatore delle manifestazioni. I procuratori hanno
presentato i risultati dell’inchiesta a 30 membri della Polizia di Stato, tra
cui alcuni alti ufficiali, consentendo loro di esercitare il diritto a
rispondere prima della richiesta di rinvio a giudizio. Le accuse della procura
includevano abuso di autorità, lesioni gravi e percosse, calunnia e
falsificazione di prove contro le 93 persone arrestate durante l’irruzione,
apparentemente al fine di giustificare l’incursione nell’edificio,
l’arresto dei 93 dimostranti e il grado di forza impiegato dagli agenti. Nel
mese di maggio è terminata l’indagine penale sulle accuse contro i 93
arrestati di resistenza a pubblico ufficiale, furto e porto illegale di armi: la
giudice incaricata dell’inchiesta ha concluso che non vi erano prove di
resistenza da parte dei 93 arrestati. A dicembre la procura ha chiuso
un’inchiesta penale separata sull’accusa di associazione a delinquere
finalizzata alla devastazione e al saccheggio e ha chiesto al giudice per le
indagini preliminari di procedere all’archiviazione del caso.
*La procura ha terminato anche le indagini su quanto avvenne nella struttura
temporanea di detenzione di Bolzaneto, in cui furono portati più di 200
detenuti durante lo svolgimento del summit del G8. I risultati dell’inchiesta
riguardavano 47 persone, tra agenti di polizia, carabinieri, personale di
custodia e sanitario. Le accuse comprendevano abuso d’autorità, lesioni gravi
e percosse, falso in atto pubblico ed omissione di referto.
Maltrattamenti e carenti condizioni di detenzione nelle carceri
Sono continuati a pervenire rapporti di sovraffollamento cronico e insufficienza
di personale, carenza di misure sanitarie, assistenza medica inadeguata ed alti
livelli di autolesionismo nelle carceri. È stato motivo di preoccupazione il
fatto che il regime di massima sicurezza, il cosiddetto "41 bis" –
che consente un duro grado di isolamento dal mondo esterno ed è applicabile a
prigionieri trattenuti per reati connessi al crimine organizzato o "con
finalità di terrorismo ed eversione dello Stato" – possa in certe
circostanze equivalere a trattamento crudele, inumano o degradante. Nel già
citato rapporto sulla visita compiuta nel febbraio 2000, il CPT ha affermato che
tale regime ha avuto come conseguenza nei detenuti un aumento dei problemi
legati all’ansia, di disturbi del sonno e di disordini della personalità.
Erano in corso numerosi procedimenti penali, alcuni dei quali contraddistinti da
eccessiva lunghezza, relativi a presunti maltrattamenti nelle carceri, in alcuni
casi equiparabili a tortura.
***Aggiornamento
Nel mese di febbraio un giudice per l’udienza preliminare che esaminava
casi di imputati che avevano scelto di essere processati secondo il rito
abbreviato (che prevede condanne più miti), ha concluso che nell’aprile 2000
i detenuti del carcere di San Sebastiano, in Sardegna, erano stati sottoposti a
maltrattamenti senza preordinazione da parte del personale di custodia. Le
sentenze variavano da un’ammenda a 18 mesi di reclusione e sono state inflitte
a nove agenti di custodia, all’ex capo del personale di custodia, a un medico
carcerario, all’ex direttrice del carcere di San Sebastiano e all’ex
provveditore regionale della Sardegna. Il giudice ha stabilito che non vi erano
prove per perseguire altri 20 agenti di custodia. Il procuratore si è appellato
contro la decisione del giudice e, a fine anno, erano ancora in corso i
procedimenti contro i nove agenti di custodia che non avevano scelto il rito
abbreviato.
Aggiornamento: il caso di Adriano Sofri
È rimasto in carcere, a scontare una sentenza di 22 anni di reclusione, Adriano
Sofri, uno dei tre uomini condannati nel 1995, dopo procedimenti penali la cui
equità era stata ripetutamente messa in dubbio, per partecipazione a un
omicidio politico avvenuto nel 1972. A giugno la Corte europea dei diritti umani
ha dichiarato inammissibile un’istanza che lamentava la non equità dei
procedimenti penali. Più di 300 parlamentari, sia della maggioranza, sia
dell’opposizione, hanno quindi chiesto per Adriano Sofri la grazia
presidenziale. Nonostante il presidente della Repubblica e il presidente del
Consiglio abbiano entrambi espresso il loro favore alla richiesta di grazia, il
ministro di Grazia e Giustizia ha bloccato il provvedimento, così come la
richiesta di grazia presentata da Ovidio Bompressi, in passato rilasciato dal
carcere per motivi di salute. Il terzo uomo condannato per l’omicidio, Giorgio
Pietrostefani, è rimasto latitante.
Rapporto di AI
Concerns in Europe and Central Asia, January-June 2003: Italy (AI Index:
EUR 01/016/2003)
Repubblica
dell’Iraq
Capo di Stato e del governo: (fino ad aprile) Saddam Hussein
Capo dell’Autorità provvisoria della Coalizione: (da maggio) Paul
Bremer
Pena di morte: mantenitore fino ad aprile, indi sospesa
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne:
non firmato
Centinaia di civili sono stati uccisi e migliaia feriti in seguito ai
bombardamenti delle forze della Coalizione guidate dagli Stati Uniti durante la
guerra all’Iraq iniziata a marzo. Sono state scoperte fosse comuni contenenti
migliaia di corpi di vittime delle violazioni dei diritti umani commesse sotto
il governo del presidente Saddam Hussein. Durante l’anno migliaia di persone
sono state arrestate e detenute senza accuse né processo. Molti civili sono
stati uccisi a seguito dell’uso eccessivo della forza da parte delle forze
della Coalizione. Decine di donne sono state rapite, stuprate ed uccise con il
venir meno dell’ordine pubblico dopo la guerra. Tortura e maltrattamenti da
parte delle forze della Coalizione sono stati molto frequenti. Gruppi armati si
sono resi responsabili di gravi abusi dei diritti umani: decine di civili,
compresi stranieri, sono stati uccisi negli attacchi. Un attentato dinamitardo
al quartier generale delle Nazioni Unite nel mese di agosto ha ucciso 22
persone.
Contesto
All’inizio dell’anno la minaccia di un intervento militare in Iraq ha subito
un’accelerazione. I governi degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno accusato
l’Iraq di possedere armi di distruzione di massa. Nei mesi di gennaio,
febbraio e marzo i capi dei team di ispettori delle Nazioni Unite sugli
armamenti, Hans Blix e Mohammed al-Baradei, hanno presentato i loro rapporti
sull’Iraq al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I loro rapporti non
contenevano prove della presenza di armi di distruzione di massa, pur esprimendo
preoccupazione che l’Iraq non avesse dato resoconto completo in merito a
grandi quantità di agenti chimici e biologici. Hanno chiesto più tempo per
continuare le ispezioni. Durante questo periodo vi sono stati notevoli
disaccordi all’interno delle Nazioni Unite, e molti paesi hanno chiesto che
fossero esperiti tutti i mezzi pacifici per la risoluzione della disputa tra
l’Iraq e gli Stati Uniti. Nel medesimo periodo si sono inoltre tenute
dimostrazioni pacifiste nelle principali città del mondo.
Il 20 marzo una Coalizione guidata dagli Stati Uniti ha invaso l’Iraq dal
Kuwait, dando inizio a un’intensa guerra aerea e terrestre da parte delle
forze della Coalizione. All’inizio di aprile le forze degli Stati Uniti hanno
preso il controllo di Baghdad, mettendo fine al regime del presidente Saddam
Hussein durato 25 anni. Le forze britanniche hanno preso il controllo del sud.
Il 1° maggio il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha dichiarato
finita la fase principale delle operazioni di combattimento. Un ex diplomatico
degli Stati Uniti, Paul Bremer, è stato nominato Amministratore degli Stati
Uniti per l’Iraq e capo dell’Autorità provvisoria della Coalizione (CPA).
A maggio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la
Risoluzione 1483 che ha sancito la fine delle sanzioni imposte all’Iraq nel
1990. Tuttavia, le disposizioni relative ai diritti umani contenute nella
Risoluzione erano poche e deboli. Il Consiglio di Sicurezza, con questa
Risoluzione, ha ignorato l’appello di numerose organizzazioni non governative
(ONG) che chiedevano l’istituzione di una commissione di esperti delle Nazioni
Unite incaricata di consultare la società civile irachena, analizzare i passati
crimini relativi ai diritti umani e suggerire le migliori soluzioni per farvi
fronte. Lo stesso mese è stato nominato un Rappresentante speciale delle
Nazioni Unite per l’Iraq.
A luglio la CPA ha nominato un Consiglio governativo iracheno (IGC) composto da
25 membri di vari gruppi religiosi ed etnici. Il Consiglio deteneva alcuni
poteri esecutivi, ma Paul Bremer ha conservato il potere di revoca e di veto
sulle decisioni prese. All’inizio di settembre l’IGC ha nominato un governo
iracheno ad interim, composto da 25 ministri senza portafoglio, compreso
un ministero per i Diritti Umani.
Dopo maggio molti ex ufficiali iracheni sono stati arrestati o si sono arresi
alle forze della Coalizione. A luglio, i due figli dell’ex presidente Saddam
Hussein, ‘Uday e Qusay, sono stati uccisi dalle truppe degli Stati Uniti a
Mosul. Il 13 dicembre Saddam Hussein è stato arrestato dalle truppe
statunitensi vicino alla città di Al-Dawr, a sud di Tikrit.
Le forze della Coalizione non hanno saputo far fronte pienamente alle loro
responsabilità in quanto forze di occupazione, secondo il diritto
internazionale umanitario, compreso il dovere di ristabilire e mantenere
l’ordine e la sicurezza pubblica, di fornire cibo, cure mediche e assistenza
umanitaria. I diffusi saccheggi di edifici pubblici e privati e il notevole
incremento della criminalità sono stati evidenti in tutto il paese nel periodo
successivo alla fine della guerra. Molta gente ha affrontato gravi pericoli per
la salute a causa delle interruzioni di corrente elettrica, della scarsità di
acqua pulita e della mancanza di servizi sanitari.
L’insicurezza si è trasformata rapidamente nella fonte principale di
preoccupazione per la popolazione irachena, un problema reso più drammatico
dalla mancanza di adeguati controlli di polizia e dalla grande disponibilità di
armi. È stato segnalato un aumento di gravi abusi contro le donne, compreso lo
stupro e l’omicidio, e decine di ex membri della forze di sicurezza e del
partito Ba’ath sono stati presi di mira in attacchi di ritorsione, in
particolare nei distretti di Baghdad dominati dagli sciiti e nell’Iraq del
sud.
Ad agosto sono scoppiati scontri tra curdi e turcomanni nella città di Tuz
Khurmatu, vicino a Kirkuk, provocando la morte di otto persone.
In molte zone dell’Iraq sono state scoperte fosse comuni contenenti migliaia
di corpi. Si ritiene che le vittime fossero state uccise dalle forze di
sicurezza irachene negli anni Ottanta, come conseguenza delle rivolte del 1991,
e all’inizio dell’anno. Molti corpi sono stati esumati da gente disperata
che cercava di riconoscere i parenti scomparsi.
Si sono costituite molte nuove ONG irachene per i diritti umani, comprese
associazioni femminili, che hanno iniziato una vasta gamma di attività sui
diritti umani, compresa la documentazione delle violazioni passate e presenti.
Il loro lavoro si è svolto in condizioni difficili e in mancanza di fondi e di
formazione.
A ottobre si è tenuto a Madrid il Congresso dei donatori internazionali per la
ricostruzione dell’Iraq. Le nazioni donatrici hanno impegnato fondi pari a 33
miliardi di dollari americani per la ricostruzione dell’Iraq.
A novembre la CPA ha firmato un accordo con l’IGC che ha aperto la strada al
trasferimento di poteri a un governo iracheno ad interim entro la metà
del 2004.
Dopo il mese di maggio, le forze della Coalizione hanno continuato a subire
attacchi. La maggior parte si sono verificati nell’Iraq centrale e
settentrionale, e a Baghdad, determinando decine di vittime statunitensi e di
altre nazionalità. I sempre più frequenti attacchi contro ONG internazionali
ed agenzie delle Nazioni Unite hanno portato al ritiro della maggior parte o di
tutto il loro personale.
Poco è stato fatto in relazione alle passate violazioni dei diritti umani,
comprese le "sparizioni" di massa, e poche sono state le indagini per
incriminare e condannare i responsabili di crimini contro l’umanità, di
genocidio e di crimini di guerra, o per garantire giustizia e risarcimenti alle
vittime. Tuttavia, a dicembre, l’IGC ha elaborato lo statuto del Tribunale
speciale iracheno per processare Saddam Hussein e altri ex funzionari iracheni.
Il tribunale può applicare la pena di morte. Sempre a dicembre, l’IGC ha
istituito un Comitato verità e riconciliazione.
Kurdistan iracheno
A febbraio, prima dell’invasione dell’Iraq, gruppi di opposizione si sono
incontrati a Salahuddin e hanno nominato un consiglio di comando composto da sei
membri. Nel mese di aprile si sono tenute numerose dimostrazioni anti-turche,
per protestare contro la dichiarata intenzione della Turchia di inviare proprie
truppe nel nord dell’Iraq. Uno dei principali comandanti dell’Unione
patriottica del Kurdistan (PUK) e membro del parlamento curdo, Shawkat Haji
Mushir, è stato ucciso da membri del gruppo islamico Ansar al-Islam nei
pressi di Halabja. Altre cinque persone sono state uccise nell’imboscata.
Subito dopo la fine della guerra, le forze del PUK hanno preso il controllo
della città di Kirkuk, secondo quanto riferito per impedire scontri fra i vari
gruppi etnici. Tuttavia, molti abitanti arabi dei villaggi che erano stati
condotti nel nord dell’Iraq dal precedente governo iracheno hanno lasciato le
loro case. Le forze del PUK si sono ritirate da Kirkuk alla fine di aprile e
sono state rimpiazzate dalle forze degli Stati Uniti.
Dopo il mese di maggio, le forze militari degli Stati Uniti e di altre
nazionalità sono state fatte oggetto di attacchi. A settembre, nel corso di un
attacco con un’autobomba ad Arbil, una persona è stata uccisa e decine sono
rimaste ferite, compresi ufficiali dell’esercito degli Stati Uniti.
Preoccupazioni per i diritti umani durante la guerra
Durante la guerra centinaia di civili sono stati uccisi dalle forze statunitensi
e britanniche. Alcuni sono stati vittime di bombe a grappolo, altri sono stati
uccisi in circostanze poco chiare. Parti inesplose di bombe a grappolo sono
state una continua minaccia per i civili, in special modo per i bambini.
Le forze irachene hanno usato tattiche illegali durante la guerra, mettendo in
pericolo la vita dei civili, anche collocando armi vicino ad abitazioni civili e
usando abiti civili per lanciare attacchi a sorpresa.
*Il 31 marzo militari statunitensi hanno aperto il fuoco su un veicolo non
identificato mentre si avvicinava ad un loro posto di controllo vicino ad
al-Najaf. Dieci dei 15 passeggeri, compresi cinque bambini, sono stati uccisi.
*Il 1° aprile, secondo quanto riferito, almeno 33 civili, compresi molti
bambini, sono stati uccisi e circa 300 feriti durante attacchi degli Stati Uniti
che avrebbero visto l’impiego di bombe a grappolo sulla città di al-Hilla, a
sud-est di Baghdad.
Violazioni dei diritti umani dopo la guerra
***Uso eccessivo della forza
Decine di civili sono stati uccisi con ogni probabilità in conseguenza
dell’uso eccessivo della forza da parte delle truppe statunitensi o sono stati
uccisi a colpi d’arma da fuoco in circostanze controverse.
*In diverse occasioni le truppe degli Stati Uniti hanno ucciso o ferito a colpi
d’arma da fuoco dimostranti iracheni. Per esempio, secondo quanto riferito,
sette persone sono state uccise e decine ferite a Mosul il 15 aprile; almeno 15
persone sono state uccise, compresi bambini e più di 70 ferite a Fallujah il 29
aprile; due dimostranti sono stati uccisi davanti al Palazzo della Repubblica a
Baghdad il 18 giugno.
*Il 14 maggio, due mezzi militari armati degli Stati Uniti hanno sfondato il
muro perimetrale della casa di Sa’adi Suleiman Ibrahim al-‘Ubaydi a Ramadi.
I soldati lo hanno malmenato con il calcio dei fucili e gli hanno sparato
uccidendolo mentre cercava di fuggire.
*Il 26 giugno, le forze statunitensi hanno sparato a Mohammad al-Kubaisi, di 12
anni, durante operazioni di perlustrazione attorno alla sua casa nella zona di
Hay al-Jihad, a Baghdad. Il ragazzino stava portando coperte e materassi della
famiglia sul tetto della sua casa quando gli fu sparato. I vicini hanno tentato
immediatamente di trasportarlo in auto all’ospedale più vicino, ma i militari
statunitensi li hanno fermati, intimando loro di tornare indietro. Quando sono
tornati indietro alla casa del ragazzino, questi era morto. A luglio, funzionari
della CPA hanno raccontato ai delegati di AI che Mohammad al-Kubaisi aveva una
pistola quando è stato ucciso.
*Il 17 settembre un ragazzo di 14 anni è stato ucciso e sei persone sono state
ferite quando militari statunitensi hanno aperto il fuoco durante una festa di
nozze a Fallujah. Secondo quanto riferito, i soldati hanno pensato di essere
sotto attacco a causa dei colpi sparati in aria per festeggiare gli sposi.
*Il 23 settembre, tre contadini, ‘Ali Khalaf, Sa’adi Faqri e Salem Khalil,
sono stati uccisi e altri tre sono rimasti feriti quando militari statunitensi
hanno aperto un fuoco di sbarramento che, secondo quanto riferito, sarebbe
durato almeno un’ora, nel villaggio di al-Jisr vicino a Fallujah. Un ufficiale
degli Stati Uniti ha dichiarato che le truppe erano state attaccate, ma questa
circostanza è stata negata con veemenza dai parenti dei defunti.
Successivamente, lo stesso giorno, ufficiali degli Stati Uniti si sarebbero
recati nella fattoria, dove avrebbero scattato fotografie e avrebbero chiesto
scusa alla famiglia.
***Detenzione in incommunicado
Ai detenuti in prigioni e nei centri di detenzione controllati dalle forze della
Coalizione – come Camp Cropper all’aeroporto internazionale di Baghdad
(chiuso nel mese di ottobre), la prigione di Abu Ghraib e i centri di detenzione
all’aeroporto di Habbaniya e a Um Qasr – è stato invariabilmente negato
l’accesso alla famiglia o agli avvocati e a qualsiasi forma di ricorso legale
della loro detenzione. Alcuni sono stati trattenuti per settimane o mesi; altri
sono apparsi essere trattenuti a tempo indefinito.
*Qays Mohammad Abd al-Karim al-Salman, un uomo d'affari di cittadinanza danese,
era tornato in Iraq dieci giorni prima del suo arresto da parte dell’esercito
degli Stati Uniti il 6 maggio. Egli ha asserito di essere stato costretto a
sdraiarsi per terra, quindi portato al Centro di trattenimento all’aeroporto
di Baghdad, dove è stato tenuto per 33 giorni per sospetto omicidio. Gli è
stato negato il contatto con il mondo esterno ed è stato sottoposto a
trattamento crudele, inumano e degradante.
***Tortura o maltrattamenti
È stato frequentemente segnalato l’impiego di tortura o maltrattamenti da
parte delle forze della Coalizione. I detenuti, alloggiati in tende, hanno
sofferto il caldo estremo e non è stata loro fornita acqua a sufficienza,
servizi igienici adeguati (con trincee aperte come gabinetti), né vestiti, né
libri, giornali, radio o materiale per scrivere. I detenuti sono stati
sottoposti regolarmente a trattamento crudele, inumano o degradante durante
l’arresto e nelle prime 24 ore di detenzione. Le manette di plastica usate
dalle truppe degli Stati Uniti hanno causato indebito dolore ai detenuti. Ex
detenuti hanno dichiarato di essere stati costretti a sdraiarsi faccia a terra,
ammanettati, incappucciati o bendati, e che non avevano ricevuto né acqua o
cibo o il permesso di andare al gabinetto. Sono inoltre pervenute denunce di
tortura e maltrattamenti da parte di truppe statunitensi e britanniche durante
gli interrogatori. I metodi segnalati includevano la privazione prolungata del
sonno; la costrizione prolungata in posizioni dolorose, talvolta unita
all’esposizione a musica ad alto volume; incappucciamento prolungato;
esposizione a fonti luminose molto forti. Sono stati riferiti frequenti casi di
abusi da parte delle forze statunitensi durante le perquisizioni nelle case,
comprese accuse di saccheggio e di distruzione arbitraria di proprietà. Di
fatto, su nessuna delle accuse di tortura o di maltrattamenti sono state
condotte indagini adeguate.
*Abdallah Khudhran al-Shamran, un cittadino saudita, è stato arrestato ad
al-Rutba all’inizio di aprile dalle forze armate degli Stati Uniti e da quelle
irachene alleate mentre era in viaggio dalla Siria a Baghdad. Dopo essere stato
portato in un luogo sconosciuto, ha raccontato di essere stato malmenato,
sottoposto a scosse elettriche, sospeso per i piedi, che gli era stato legato il
pene ed era stato sottoposto a privazione del sonno. È stato trattenuto per
quattro giorni prima di essere trasferito a un ospedale da campo a Um Qasr. È
stato quindi interrogato e liberato senza soldi o passaporto. Quando si è
avvicinato a un soldato britannico, è stato preso e portato in un altro luogo
di detenzione, quindi trasferito all’ospedale di un accampamento militare e
nuovamente interrogato e torturato. Questa volta i metodi di tortura
comprendevano l’esposizione prolungata sotto il sole, l’essere chiuso a
chiave all’interno di un container ed essere minacciato di esecuzione.
*Secondo quanto riferito, nove iracheni, arrestati il 14 settembre
dall’esercito britannico a Bassora, sono stati torturati. Gli uomini
lavoravano tutti in un hotel di Bassora in cui sarebbero state trovate armi.
Baha’ al-Maliki, portiere dell’hotel, è morto in custodia tre giorni dopo;
il suo corpo avrebbe riportato segni di gravi contusioni ed era coperto di
sangue. Kefah Taha è stato ricoverato in ospedale in condizioni critiche, per
insufficienza renale e per gravi contusioni.
Violenza sulle donne
Nell’immediato dopoguerra, donne e ragazze, al venire meno dell’ordine
pubblico, sono diventate oggetto di attacchi sempre più violenti, compreso il
sequestro di persona, lo stupro e l’omicidio. Molte donne erano troppo
impaurite per uscire di casa e le ragazze non potevano frequentare la scuola. Le
donne vittime di violenza in strada o in casa, non hanno avuto di fatto alcuna
speranza di ottenere giustizia.
*Nel mese di maggio, Asma, una giovane ingegnera, è stata rapita a Baghdad.
Stava facendo la spesa con la madre, la sorella e un parente, quando sei uomini
armati hanno iniziato a sparare attorno a loro. Asma è stata fatta salire a
forza su un’automobile e portata in una fattoria fuori Baghdad, dove è stata
ripetutamente stuprata. Il giorno dopo è stata riportata nelle vicinanze della
casa dei genitori e spinta fuori dall’automobile.
Abusi dei diritti umani da parte di gruppi armati
Dal mese di maggio in poi si è verificato un aumento degli attacchi da parte di
gruppi armati contro obiettivi militari degli Stati Uniti, personale della
sicurezza iracheno, stazioni di polizia controllate dagli iracheni, leader ed
edifici religiosi, operatori dei media, ONG ed agenzie delle Nazioni Unite.
Questi attacchi hanno provocato la morte di centinaia di civili, compresi
cittadini stranieri.
*Ad agosto il quartier generale delle Nazioni Unite a Baghdad è stato fatto
esplodere in un attentato che provocato la morte di 22 persone, compreso Sergio
Vieira de Mello, il Rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Iraq. A
settembre un attacco dinamitardo ha ucciso l’attentatore e una guardia di
sicurezza ferendo altre 19 persone vicino alla sede delle Nazioni Unite.
*Sempre ad agosto, ad al-Najaf, l’ayatollah Muhammed Baqer al-Hakim, capo del
Consiglio supremo musulmano sciita per la rivoluzione islamica in Iraq, ed altre
80 persone, sono morti in un attentato con un’autobomba. Almeno 240 persone
sono rimaste ferite.
*Nel mese di settembre, a Baghdad, ‘Aqila al-Hashimi, una donna membro del
Consiglio governativo iracheno, è morta in ospedale alcuni giorni dopo che la
sua auto si era trovata sotto tiro.
*Sempre a settembre, Ian Rimell, un cittadino britannico impiegato del Mines
Advisory Group, è stato ucciso sulla sua automobile vicino a Mosul.
*A ottobre, un attacco dinamitardo contro la sede del Comitato internazionale
della Croce Rossa (ICRC) ha ucciso 12 persone e ne ha ferite almeno 15.
Riforme legislative
È continuata a mancare una certa chiarezza sulle disposizioni per stabilire
un’autorità governativa permanente in Iraq e sul processo di riforma
legislativa. La CPA ha intrapreso una revisione del codice penale iracheno del
1969 e del codice di procedura penale del 1971 per valutare la loro compatibilità
con gli standard internazionali sui diritti umani. Inoltre, ha introdotto degli
emendamenti che sono entrati in vigore prima della loro pubblicazione in arabo
sulla Gazzetta Ufficiale in violazione dell’art.65 della IV Convenzione di
Ginevra. Tali emendamenti, comunque, comprendevano alcune riforme
auspicabili. La Sezione 9 del memorandum n.7 della CPA proibisce l’uso della
tortura, delle pene o trattamenti crudeli, inumane e degradanti. I Tribunali di
sicurezza Rivoluzionari, Speciali e Nazionali, che avevano celebrato processi
gravemente iniqui, sono stati aboliti e l’Ordinanza n.13 ha stabilito un nuovo
Tribunale penale centrale, con giurisdizione sui crimini commessi a partire dal
19 marzo, applicando il codice penale iracheno e il codice di procedura penale.
Tuttavia, l’Ordinanza n.13 contiene disposizioni che violano il principio di
indipendenza della magistratura. La Sezione 2(3) del memorandum n.3 della CPA ha
eliminato la giurisdizione dei tribunali iracheni per tutto il personale della
Coalizione sia in materia civile che penale, determinando una mancanza di
responsabilità per tale personale. Non sono stati previsti meccanismi specifici
per assicurare indagini competenti e imparziali su denunce di violazioni dei
diritti umani e del diritto internazionale umanitario da parte delle forze della
Coalizione o della CPA.
Rapporti e missioni di AI
Iraq: The need to deploy human rights monitors (AI Index: MDE
14/012/2003)
Iraq: People come first – Amnesty International’s 10-point appeal to all
parties involved in possible military action in Iraq (AI Index: MDE
14/022/2003)
Iraq: Civilians under fire (AI Index: MDE 14/071/2003)
Iraq: Ensuring justice for human rights abuses (AI Index: MDE
14/080/2003)
Iraq: Looting, lawlessness and humanitarian consequences (AI Index: MDE
14/085/2003)
Iraq: Responsibilities of the occupying powers (AI Index: MDE
14/089/2003)
Iraq: People come first – Protect human rights during the current unrest
(AI Index: MDE 14/093/2003)
Iraq: On whose behalf? Human rights and the economic reconstruction process
in Iraq (AI Index: MDE 14/128/2003)
Iraq: The need for security (AI Index: MDE 14/143/2003)
Iraq: Memorandum on concerns relating to law and order (AI Index: MDE
14/157/2003)
Iraq: Memorandum on concerns related to legislation introduced by the
Coalition Provisional Authority (AI Index: MDE 14/176/2003)
Delegati di AI hanno visitato l’Iraq per la prima volta in 20 anni ad
aprile. Con base a Bassora, i delegati hanno condotto ricerche su violazioni dei
diritti umani passate e presenti. Hanno incontrato vittime di abusi passati e
recenti, gruppi politici iracheni e funzionari militari britannici.
Tra il mese di maggio ed agosto i delegati di AI hanno mantenuto una presenza
permanente a Baghdad. Hanno incontrato ex detenuti trattenuti dalle forze della
Coalizione, hanno condotto ricerche su passate violazioni dei diritti umani, in
particolare sulle "sparizioni", hanno espresso preoccupazioni in
materia di diritti umani ai funzionari civili e militari della CPA e hanno
incontrato ONG internazionali e locali. È stato loro negato l’accesso ai
centri di detenzione amministrati dalla Coalizione a Um Qasr nel sud del paese e
a Baghdad.
Nel mese di giugno delegati AI hanno visitato la città di Arbil controllata dai
curdi e hanno incontrato funzionari di polizia, organizzazioni femminili e
rappresentanti dei diritti umani. Si sono recati a Kirkuk e a Mosul per
effettuare ricerche sugli sfollati e per incontrare funzionari militari
statunitensi, ex detenuti della Coalizione e ONG internazionali e locali.
Inoltre hanno visitato stazioni di polizia, prigioni e ospedali.