Progetto di risoluzione Tema 17 dell’agenda La questione della detenzione arbitraria nella base navale degli Stati Uniti a Guantanamo
Ginevra 16 aprile 2004
La Commissione dei Diritti Umani
Considerando che, in conformità con i principi più sacri della Carta delle Nazioni Unite, il riconoscimento della dignità inerente e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana sulla base della libertà, la giustizia e la pace nel mondo,
Riconoscendo che questi diritti derivano dalla dignità inerente alla persona umana,
Considerando gli obblighi degli Stati in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, di promuovere il rispetto e l’osservanza universale dei diritti umani e delle libertà,
Ricordando che ogni Stato Parte del Patto Internazionale dei diritti civili e politici è obbligato a rispettare e garantire i diritti riconosciuti nel Patto a tutti gli individui soggetti alla sua giurisdizione senza distinzione alcuna per motivo di razza, colore, sesso, lingua, religione e o altro credo, origine nazionale o sociale, le sue proprietà, la nascita o qualsiasi altro status,
Riaffermando che ogni essere umano ha il diritto inerente alla vita e il diritto di non venire sottoposto a tortura, trattamenti o castighi crudele, inumani e degradanti,
Prendendo nota che di questi diritti si parla negli articoli 6 e 7 del Patto e che in conformità con l’articolo 4-2 in nessuna circostanza si può tralasciare l’applicazione di questi due articoli,
Ricordando che in conformità con le disposizioni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e del Patto Internazionale dei Diritti civili e politici ogni persona che viene arrestata deve essere informata delle accuse contro di lei e verrà considerata innocente sino a che non sia provata la sua colpevolezza, verrà condotta rapidamente davanti a un giudice o altro funzionario autorizzato dalla legge per esercitare il potere giudiziario e avrà il diritto a un processo pubblico in un periodo ragionevole nel quale si daranno tutte le garanzie necessarie per la sua difesa o dovrà essere liberata.
Prendendo nota che l’articolo 5-2 del Patto Internazionale dei Diritti civili e politici dispone che non debbono esistere restrizioni e che non ci potranno essere mancanze per ciò che riguarda questi diritti umani fondamentali riconosciuti o esistenti in ogni Stato Parte del Patto, in conformità con la Legge, le convenzioni, le regole o abitudini, con il pretesto che il Patto non riconosce questi diritti o che li considera di minor importanza,
Profondamente preoccupata per il fatto che stando a informazioni affidabili esiste una situazione di privazione di questi diritti che danneggia un numero non determinato di persone fatte prigioniere come conseguenza delle operazioni militari realizzate in Afghanistan e che attualmente si trovano in un campo di detenzione situato nella base navale degli Stati Uniti a Guantanamo,
Cosciente che l’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, diversi procedimenti tematici della CDU e un importante numero di ONG’s, così come un numero di Stati con nazionali detenuti in detto campo hanno espresso la loro più grave preoccupazione rispetto alla situazione,
Considerando le decisioni del Convegno di Ginevra del 1949 sul trattamento per i prigionieri di guerra,
1. Sollecita dallo Stato Parte del Patto Internazionale che esercita la giurisdizione effettiva su questo campo che assegni all’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e agli altri Stati Parte del Patto Internazionale le informazioni necessarie per porre in chiaro le condizioni di vita e lo status giuridico di queste persone, oltre ai passi che sono stati fatti per garantire il rispetto dei loro diritti umani e le libertà fondamentali e la loro protezione, seguendo il diritto umanitario internazionale,
2. Chiede a questo Stato Parte che si ponga fine a tutte le violazioni dei loro diritti come sta avvenendo nell’attualità e che si applichino tutti i metodi per impedire quelle che si potrebbero produrre mentre le dette persone si trovano sotto la sua giurisdizione effettiva,
3. Si sollecita dal Relatore Speciale sulla questione della tortura, al Relatore Speciale sulla questione dell’indipendenza dei giudici e dei magistrati e al gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie che, a compimento dei loro mandati considerino la situazione descritta nella presente risoluzione e informino sulle loro conclusioni per l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
4. Sollecita dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che presenti una relazione completa sulla applicazione della presente risoluzione al 61º Periodo di sessioni della CDU. |
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CONFERENZA STAMPA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI CUBANO
dilemma morale
di Mireya Castañeda
Felipe Pérez Roque, ministro degli Esteri, ha affermato all’Avana che il progetto di Risoluzione sulla Questione delle detenzioni arbitrarie nell’area della Base Navale di Guantanamo, per quei paesi che si dichiarano difensori dei diritti umani nel mondo, è un’occasione unica per dimostrare la loro coerenza.
Il Ministro Pérez Roque ha sottolineato che per la prima volta il tema verrà discusso nella Commissione dei Diritti Umani (CDU) dell’ONU, essendo un argomento di grande preoccupazione internazionale. Secondo rapporti ufficiali, anche della Croce Rossa, gli Stati Uniti mantengono nella Base Navale di Guantanamo 660 detenuti, tra cui anche minori, di 40 paesi che parlano 17 lingue differenti. Durante la nutrita conferenza stampa nella sede del Ministero, Pérez Roque ha aggiornato sull’evoluzione del progetto, presentato ufficialmente a Ginevra il 15 aprile, nel tema n. 17, Promozione e Protezione dei Diritti Umani, con il numero L-88.
Il Ministro Pérez Roque ha inoltre annunciato la distribuzione del progetto accompagnato da un allegato informativo da parte delle ambasciate cubane in più di cento paesi, e la convocazione all’Avana degli ambasciatori dei paesi del Medio Oriente, dell’Africa sub-sahariana, dei paesi asiatici, dei Caraibi, e in separata sede, dei paesi dell’America Latina, il Giappone e alcuni paesi europei.
Il Ministro degli Esteri cubano ha precisato che la delegazione cubana, dopo aver presentato la proposta presso la CDU, rispettando i termini di tempo e tutti i requisiti, ha seguito la procedura ufficiale delle consultazioni aperte del testo. La prima si è svolta, lunedì 19 aprile, alla quale hanno partecipato 86 delegati di 50 paesi e dove sono intervenuti Olanda, Iran, Russia e Svizzera.
Il secondo giro di consultazioni è avvenuto martedì 20 aprile e vi hanno partecipato più di 200 delegati. Cuba ha presentato il testo L-88 revisione n. 1, con l’inserimento delle proposte della Svizzera e della Russia. Il Ministro cubano ha riferito che la delegazione della Gran Bretagna aveva tentato di non far partecipare alle consultazioni i paesi dell’Unione Europea (anche se Portogallo, Finlandia, Belgio e Olanda lo hanno fatto lo stesso, non avendo raggiunto un accordo comune), con la motivazione di “non prestarsi al gioco di Cuba”.
“Cuba non gioca con le sorti e i diritti di più di 600 persone rinchiuse a Guantanamo dagli Stati Uniti”, ha risposto Pérez Roque.
Dato che il Parlamento Europeo si è già pronunciato su questa scandalosa vicenda di violazione dei diritti umani a Guantanamo – ha continuato il Ministro – la delegazione cubana a Ginevra ha chiesto una riunione con l’ambasciatrice dell’Irlanda, paese presidente dell’UE in questo semestre, per chiedere il co-patrocinio del progetto, ma la risposta ha precisato che manca una posizione comune sul tema e la discussione ancora in atto da parte dei ministri degli Esteri. “Che ci sarà da discutere se ci sono i rapporti della Croce Rossa e dello stesso Parlamento Europeo?”, si domanda Pérez Roque.
Il Ministro cubano ha segnalato che alcuni paesi hanno comunicato a Cuba la loro stretta alleanza con gli Stati Uniti, “ma questo non ci sembra un argomento”, ha commentato Pérez Roque. “Perché l’UE prende una posizione diversa quando si tratta degli Stati Uniti, rispetto per esempio a quella che assume quando si tratta dello Zimbabwe o della Bielorussia? Deve esistere una posizione di equilibrio, un comportamento non discriminatorio”, ha continuato il Ministro cubano.
Testo di collaborazione, non di condanna
Per dare tempo alle consultazioni, Pérez Roque ha indicato che la delegazione cubana ha richiesto, e le è stato accordato, di posporre l’esame del tema a giovedì, 22 aprile.
Il Ministro Pérez Roque ha ribadito che il progetto presentato non è una condanna contro gli Stati Uniti ma un testo di collaborazione in cui si chiede soltanto che la CDU attui nella Base Navale di Guantanamo, alcuni dei suoi meccanismi di verifica, in vigore per tutti i paesi: l’invio del Relatore Speciale sulla Questione della Tortura (perché ci sono documenti sulla tortura fisica e psicologica e su comportamenti degradanti contro i prigionieri); l’invio del Relatore Speciale sull’Indipendenza dei Giudici e dei Magistrati (verificare se, come si dice, i prigionieri dopo due anni non conoscono ancora i loro capi d’accusa, non hanno avuto diritto ad un avvocato difensore, né a visite consolari), e del Gruppo di Lavoro sulla Detenzione Arbitraria.
Il testo inoltre richiede all’Alto Delegato di presentare un rapporto sul tema nella 61ª Sessione della CDU dell’anno prossimo.
Pérez Roque ha inoltre aggiunto nel suo intervento, che Washington ha definito il progetto una vendetta di Cuba. “Respingo questa idea, è una falsità. Cuba ha solo espresso una preoccupazione internazionale molto diffusa”, ed ha presentato il testo nel tema 17, perché ha un’impostazione di collaborazione e non punitiva, come il tema 9 (con cui è stata presentata e votata la risoluzione contro Cuba) e perché non è un argomento che riguarda solo un paese, ma ne coinvolge altri 40 oltre a Cuba (la Base Navale si trova nel suo territorio).
Pérez Roque ha informato i giornalisti nazionali e stranieri, che molti delegati, tra cui anche alcuni europei, hanno riconosciuto che si tratta di un tema fondamentale dei diritti umani e che se la CDU continua ad agire come se non stesse accadendo nulla si aprirà un vuoto nella perdita di credibilità.
Hanno anche riconosciuto – ha aggiunto Pérez Roque – il ruolo di Cuba che presenta la proposta e il suo contributo con un testo impeccabile dal punto di vista giuridico e tecnico. “Qui si sta proponendo all’UE un grave dilemma morale: votare un testo che gli USA non vogliono o invocare la loro alleanza?”.
Brutali pressioni nordamericane
Pérez Roque ha anche informato che gli Stati Uniti effettuano “brutali pressioni” per evitare che il tema non venga neanche discusso. Si sa che Washington ha minacciato i paesi che hanno prigionieri a Guantanamo che se patrocinano o votano a favore verrà loro negato l’accesso ai loro nazionali o si interromperà il processo di trasferimento, ha detto Pérez Roque.
Il Ministro degli Esteri cubano ha denunciato che la delegazione nordamericana si è riunita con il Presidente della CDU, l’ambasciatore australiano, “il quale non si è distinto per la sua imparzialità, co-patrocinando il progetto contro Cuba”, nel tentativo di cercare una qualche formula procedurale per eludere la valutazione dell’argomento, adducendo - ha detto Pérez Roque – considerazioni secondarie.
Il Ministro cubano ha ribadito che “sono sotto esame l’ipocrisia e la doppia morale di molti paesi”, ed ha sottolineato come fino ad ora nessun paese che ha copatrocinato la risoluzione contro Cuba abbia fatto lo stesso con il testo sui detenuti a Guantanamo.
Esitano, si nascondono e mentono
Pérez ha anche parlato di alcuni casi, per esempio dell’Unione Europea, “sostenitrice dei diritti umani nei piccoli paesi”, e ha fatto una piccola carrellata sui ministri degli Esteri; “...il cileno ha detto una frase strana, ma capiamo che dopo la sua votazione contro Cuba, ora non co-patrocinerà la proposta relativa alla situazione a Guantanamo, né la voterà; dal messicano “non abbiamo sentito il portavoce della Casa Bianca pronunciarsi (come é successo per la votazione contro Cuba)”; da Honduras, “paese che per primo abbiamo interpellato, non ha comunicato quello che farà” (Pérez ha ricordato che il presidente Maduro aveva detto che la risoluzione da lui presentata contro Cuba era di un amico, pertanto “speriamo che ora voglia aiutare un amico ancora più intimo”); Costa Rica ha un modello per il Terzo Mondo e per il caso di Cuba, e un altro per la Base Navale; Santo Domingo non si è pronunciato, né il Perù e in Guatemala il quotidiano “Siglo XXI” ha annunciato che il presidente ha dichiarato che appoggerà la proposta cubana.
Pérez Roque ha aggiunto che la Svezia ha informato che non appoggerà il progetto perché lo discuterà bilateralmente con gli Stati Uniti. “Perché non dialoga bilateralmente anche con Cuba? La Svezia ha detto che i diritti umani sono la pietra miliare della sua politica estera, ma ha cittadini detenuti a Guantanamo. In questo bilateralismo, cosa resta all’ONU? alla CDU? O queste sono solo per il Terzo Mondo?”.
Aspettiamo il co-patrocinato dell’Unione Europea, dell’America Latina e dei paesi alleati con gli Stati Uniti nella persecuzione del Terzo Mondo – ha sottolineato il Ministro cubano – di quelli che oggi esitano, si nascondono e mentono quando si tratta solo d’indagare su quello che succede nella Base Navale di Guantanamo, e non di condannare.
Pérez Roque ha risposto ad alcune domande, tra cui quelle sulla posizione della Cina (cha ha annunciato il suo appoggio al progetto) e sulla giurisdizione dei tribunali nordamericani in Guantanamo (secondari, l’essenziale è che lì detengono illegalmente più di 600 persone).
I paesi del Terzo Mondo assistono ad uno spettacolo patetico – ha commentato Pérez Roque – quello degli accusatori, che vengono accusati; dei censori di ieri, che si trasformano in dirigenti disperati perché la situazione a Guantanamo non venga esaminata nella Commissione dei Diritti Umani.
Ci sono molti farisei che in questa occasione si stanno rivelando – ha concluso Felipe Pérez Roque – i piccoli e i poveri smaschereranno e finiranno per espellerli dal Tempio. |
Il discorso del capo missione di Cuba, J.A.Fernández alla Commissione Diritti Umani
Ginevra
Sig. Presidente,
Da due anni viene abbondantemente divulgato il fatto che più di 600 persone, includendo alcuni minori, vengono arbitrariamente detenute nella Base Navale di Guantanamo una porzione di territorio cubano illegalmente occupata dagli USA. Lì si praticano ignobilmente violazioni di massa sistematiche ai diritti umani dell’era moderna. Costituisce un quadro di trasgressioni flagranti degli strumenti internazionali dei diritti umani, del diritto internazionale e umano e del diritto internazionale.
Questa è l’essenza del progetto di risoluzione presentato da Cuba, il documento L88/Rev .2 che è, come tutti sappiamo un progetto imprescindibile per la CDU. Non si chiede una condanna, ma si sollecitano informazioni e cooperazione.
Sig. Presidente
Ancora una volta la forza delle pressioni si è fatta sentire in questa sede come nelle capitali del mondo. Gli USA sono giunti al colmo di minacciare e ricattare i paesi che hanno nazionali detenuti nella Base Navale, dicendo che se questi paesi avessero votato a favore della risoluzione di Cuba e l’avessero patrocinata, gli USA avrebbero impedito i contatti, la liberazione o il trasferimento nei paesi di origine dei detenuti. Che vergogna e che mancanza di onorabilità!
Con l’obiettivo di impedire che la CDU si potesse pronunciare sulla risoluzione presentata da Cuba, si vuole pretendere l’uso di manovre processuali per far sì che la CDU non possa esprimere la sostanza della stessa. Quello che ipocritamente hanno affermato che per principio non avrebbero mai impedito l’esame di una questione di sostanza nelle analisi della CDU, ora sono pronti ad assecondare l’impero usando falsi pretesti per evitare che i governi possano esprimere il loro parere liberamente e si sono spogliati davanti all’opinione pubblica internazionale in uno streap - tease di doppia moralità.
Inoltre hanno confermato che il loro obiettivo in questa CDU non è una genuina promozione e protezione dei diritti umani ma una manovra che risponde ai più meschini interessi politici.
È evidente il timore dei paesi occidentali e di alcuni dell’America Latina di affrontare con dignità le pratiche fasciste dell’amministrazione degli USA, per tema di rappresaglie e reprimende.
L’ipocrisia dei paladini e dei campioni dei diritti umani contro i paesi del sud è stata smascherata. La vigliaccheria nordamericana non si potrà mai più nascondere.
Sappiamo che con la complicità della UE e di vari paesi latino americani gli USA e i loro alleati si apprestano a presentare una mozione di non azione mascherata, quando Cuba terminerà questa presentazione perchè questa commissione non si può prestare a una simile manovra. Cuba quindi non forzerà una votazione su questo tema. Crede nel valore del sua denuncia e nell’imperiosa necessità di porre fine alla vergognosa violazioni dei diritti umani nella Base Navale di Guantanamo.
Gli accusatori di Cuba e altri paesi del terzo mondo sono gli accusati oggi e non si salvano nonostante la loro autorità e prestigio.
La nostra proposta continua viva, disturbando la coscienza di coloro che sono incapaci di dire la verità e continuerà ad rimanere pendente in questa commissione e sarà un dilemma morale per la credibilità di quest’organo e li perseguiterà come l’ombra segue il corpo.
Per tutte queste ragioni Cuba non insiste nel fatto che il progetto di risoluzione L .88/ Rev .2 venga votato in questa sessione. Cuba si riserva il diritto di ritornare su questa questione nel prossimo periodo di sessioni e in qualsiasi altro Foro che riterrà appropriato. |