Innumerevoli dimostrazioni di
solidarietà tra panamensi e cubani
Così si è espresso l'ambasciatore Carlos Zamora ritornando ieri sera in
Patria
Joaquín Rivery Tur da Granma del 26 agosto 2004
L'ambasciatore di Cuba in Panama, Carlos Zamora, è giunto ieri
sera in Patria e le sue prime parole hanno sottolineato le innumerevoli
dimostrazioni di solidarietà che si sono prodotte, negli ultimi giorni, tra
panamensi e cubani quando si conobbe l'intenzione della presidentessa Mireya
Moscoso di perdonare il gruppo terrorista guidato da Luis Posada Carriles.
Zamora, ricevuto nell'aeroporto internazionale José Martí dal cancelliere,
Felipe Pérez Roque, i vice ministri degli Esteri ed il Consiglio Direttivo
dell'organismo, ha sottolineato soprattutto l'appoggio panamense
concretizzatosi, alla fine della scorsa settimana, nel V Incontro di Solidarietà
con Cuba e nelle giornate di tenace opposizione da parte della parte
migliore del popolo dell'istmo: giovani, lavoratori, indigeni e gente semplice.
Nel loro interesse è necessario che si faccia giustizia coi criminali che si
accingevano a commettere l'atto terroristico di attentare alla vita del
Comandante in Capo Fidel Castro in occasione della sua presenza al Vertice
Ibero-americana celebrata in Panama nel 2000; atto che avrebbe causato anche la
morte di centinaia di panamensi.
Successivamente, l'Ambasciatore ha letto una dichiarazione da lui rilasciata,
nel pomeriggio di ieri, prima di abbandonare Panama, nella quale si sottolineava
il lavoro compiuto in cinque anni con panamensi, di tutti i settori, per il
rinforzamento delle relazioni bilaterali tra entrambe le nazioni.
Ha ricordato il generale Omar Torrijos come degno rappresentante del paese istmico e fraterno amico di Cuba, che agì sempre con fermezza e nobiltà.
Davanti alla stampa nazionale ed internazionale accreditata in Cuba, Zamora ha
fatto un ringraziamento a tutti i panamensi che hanno contribuito al suo lavoro
diplomatico nell'interesse di incrementare le relazioni bilaterali.
Ha enfatizzato che, nello stesso modo in cui ha trovato numerosi amici, ha anche
dovuto evitare coloro che hanno tentato di intorpidire, nei modi più diversi,
questi storici vincoli.
"Nessuna autorità panamense — ha sottolineato l'Ambasciatore — ha prove che
permettano di accusare il Governo cubano della benché minima ingerenza nei temi
interni di Panama" e qualunque impegno di accusarci in questo senso è "un
tentativo di occultare le vere motivazioni di una scelta carente di etica e
principi."
"Come può essere chiamata ingerenza nei temi interni i richiami di madri, figli
e mogli cubane affinché non si perdonino terroristi, della peggior specie,
i cui atti costarono la vita a molti dei loro parenti?" si è domandato colui,
che fino ad oggi, era capo della missione diplomatica cubana in Panama.
Ha ricordato alcuni dei numerosi crimini commessi dai terroristi che stanno per
essere perdonati ed ha affermato che per il Governo ed il popolo di Cuba
costituisce un dovere ineludibile far sì che questi terroristi siano sanzionati
in maniera esemplare, come giustizia impone, per i crimini commessi.
Non rinunceremo "mai a questo legittimo richiamo di giustizia! " ha esclamato.
In conclusione, l'Ambasciatore ha espresso la più assoluta sicurezza che "il
popolo panamense riconosce che la politica estera cubana si è retta sempre su
principi e ferme convinzioni, che derivano dall'atteggiamento solidale e
disinteressato della Rivoluzione cubana."