Parlando con Oliver Stone
• La sua presenza e le sue dichiarazioni al Festival di San Sebastian hanno catturato l’attenzione dei mezzi di comunicazione che sono state sorprendenti per la maggioranza degli intervistatori
ROLANDO PÉREZ BETANCOURT 22 sett. 2004
“Le manifestazioni per le strade a favore di Fidel non sono false e se lo fossero si dovrebbe dare un premio a quelle persone, poiché io ho visto il loro viso felice quando si avvicinano a questo dirigente!”
Come tutte le mattine quando posso, io cerco le notizie che riguardano il cinema e che giungono nella redazione. Dal 52º Festival di San Sebastian che si sta svolgendo in questi giorni provengono informazioni e commenti vincolati a quello che vi si esibisce e di cui si parla. Una delle ultime giornate ha centrato il suo interesse divulgativo sul regista nordamericano Oliver Stone, che ha fatto un salto da Parigi dove sta concludendo il montaggio di una super produzione su Alessandro Magno, lavoro che dura da tre anni, per presentare al di fuori della competenza “Looking for Fidel” (guardando verso Fidel).
In questo documentario Stone centra il suo interesse sulle misure prese a Cuba nel 2003 dopo il sequestro delle imbarcazioni e degli aerei che facevano parte di un piano di destabilizzazione istigato da una legge nordamericana portatrice di morte, che da anni fomenta le azioni violente per viaggiare negli Stati Uniti.
Proprio l’autore di Platoon, JFK, Salvador e altre pellicole che hanno commosso il mondo del cinema, appartengono le parole all’inizio di questo articolo, pronunciate durante una conferenza stampa. I giornalisti hanno detto che Stone era giunto sudato e affaticato per il lavoro del montaggio di Alessandro, ma anche veemente e pieno di energia parlando di Cuba e dei suo documentari che lo portarono nell’Isola. Il primo documentario, “Comandante”, venne visto nel Festival del nuovo cine latino - americano e non in Nord America, perché la censura degli Stati Uniti è giunta a limiti insostenibili.
Una censura che come principale argomento condanna la “seduzione” emanata da Fidel e di cui un regista tanto duro e critico come Stone è stato oggetto e il fatto che l’artista non solo ha rivelato fattori e cose poco conosciute, ma anche elementi puntuali sulla società di Cuba e delle ore decisive che dal suo punto di vista vive l’umanità, perché il presidente Bush ha incendiato il mondo.
Più di quaranta pagine, note d’agenzia e versioni lette sulla conferenza stampa di Stone a San Sebastian mi hanno dato l’opportunità di estrarre una somma delle dichiarazioni che si insistono nel riaffermare la sua ammirazione per la Rivoluzione cubana e Fidel e rendono espliciti gli indispensabili “Perchè?” dei giornalisti...
Torniamo al principio, nel momento in cui chiedono a Oliver se ha cambiato la sua opinione su Fidel e su Cuba dopo le due pellicole. Lui ha risposto che ha appreso di più sull’uomo che sul paese. “Ho trovato a Cuba una situazione di apertura e di libertà che non ho incontrato in nessun altro posto del mondo. Nè nei Caraibi nè in Centroamerica. Sono stato con molti leader mondiali a Panama, El Salvador, Nicaragua e non ho mai visto l’affetto spontaneo per le strade che ho notato a Cuba per Fidel.”
Il giornalista chiede ancora: “Le marce e i bagni di massa non le sono sembrati montati?”
Stone ha risposto: "Erano assolutamente spontanei! Ho visitato anche gli ospedali e forse lì sì che sapevano che avremmo fatto una visita, ma guardando le espressioni della gente, io so che niente era finto. Sono regista di attori e so quando la gente finge e quando no! Castro mi ha chiesto dove volevo andare e la gente, in forma naturale, si avvicinava a lui. In che paese del mondo succede una cosa cosi?".
Dopo aver assicurato che “Ammiro Fidel perché è sopravvissuto a vari presidenti nordamericani che hanno cercato di eliminarlo e anche per la sua fede in se stesso e la sua onestà. Il regista ha stabilito che è uno dei pochi presidenti mondiali che non ha un centesimo all’estero e ha portato il suo popolo a un livello di educazione molto alto.”
Poi Stone si è chiesto: “Vi immaginate Bush, Blair o qualsiasi altro presidente del mondo che si sottopone a un intenso interrogatorio come quello che ha sopportato Castro in Looking for Fidel? No! Io non me lo immagino!”
E le elezioni nordamericane?
La risposta sono le dita incrociate.
“Quando Gore ha perso, o meglio quando gli hanno rubato la vittoria, io avevo pensato che stava succedendo qualcosa di forte. George Bush passerà alla storia come uno dei più grandi mali del mondo!”
“Che forza ha la cupola nemica di Castro negli Stati Uniti?” Gli hanno chiesto.
“Per cominciare è stata decisiva la vittoria di Bush contro Gore nelle elezioni del 2000 con tutto l’imbroglio dei voti volati via! È come un polpo i cui tentacoli raggiungono tutto; controlla Internet, le radio emittenti, le televisioni, i giornali. È perfettamente organizzata soprattutto. Domina l’arte della pubblicità negativa e distrugge l’immagine di coloro che considera suoi nemici. Se c’è qualcosa che non piace la denigrano con una campagna di posta elettronica, commenti e articoli. Negli Stati Uniti si pratica la censura e il fatto più triste è che le elezioni in novembre si decideranno di nuovo in Florida. La destra reazionaria di questo stato, inclusi i nemici di Castro potranno manipolarle di nuovo; è gente cieca nel loro pro – americanismo, disposta ad invadere qualsiasi paese, ad abbattere aerei se lo ritiene necessario. La mia prima pellicola su Castro, -Comandante. venne considerata odiosa e cercarono di ucciderla anche prima della nascita... semplicemente avevano paura!”
“Quando sono andato in Vietnam ero molto ignorante del ruolo degli Stati Uniti nella vita internazionale. Il mio paese è un complesso industriale militare enorme che include imprese del petrolio e delle risorse energetiche; è un predatore enorme ed è cresciuto sempre più da quando io ero un bambino. Ci sono voluti molti anni per svegliarsi e il Vietnam forma parte di questo mondo. Sembra un incubo di Kafka!”
A proposito della presunta lotta degli USA contro il terrorismo, Stone ha sostenuto che “Dicono che lottano contro il terrorismo, ma invece lo finanziano!” Egli ha portato l’esempio di un attentato del 1976 contro un aereo della Cubana de Aviación, effettuato da Luis Posada Carriles, che era stato finanziato dagli Stati Uniti e che oggi è libero e fuggitivo grazie allo stesso denaro.
A proposito della questione di fondo della detta dissidenza.
“Io mi chiedo che diritti hanno i dissidenti politici in Guatemala o in El Salvador, dove tagliano loro la lingua se protestano e dove gli arcivescovi vengono assassinati o in altri paesi dell’America Latina dove li USA hanno reso turpe la democrazia e imposto giunte militari affini ai loro interessi? Guardiamo le cose dal punto di vista di Fidel Castro. Che succederebbe se aprisse le porte? Che il giorno dopo l’Isola avrebbe la CIA in casa, pubblicando quotidiani e controllando la televisione, comprando la gente coi dollari e facendo in modo di disfarsi di lui con le stesse tattiche brutali che utilizza nel resto del mondo, in Centro America, in Afghanistan o nel Golfo Persico. Fidel lo dice nella pellicola – Washington aspetta solo la resa incondizionata dei suoi nemici! È terribile!”
Che dice sul blocco?
"Se a Bush avessero imposto un embargo come a Cuba, avrebbe immediatamente decretato uno stato di guerra; è ridicolo pretendere che una piccola Isola dei Caraibi costituisca una minaccia alla sicurezza per la gigantesca Unione. L’attuale presidente manca di scrupoli e per vincere in Florida deve sfruttare la - Minaccia Cubana - e non tarderà un secondo a farlo. Non mi sorprenderebbe che in ottobre succeda qualcosa di inaspettato".
Gli Stati Uniti sono più che mai polarizzati?
“Sì! Quella del mio paese è una cultura sempre più violenta e negativa, che non va da nessuna parte. A Bush non ha mai interessato il consenso. Nel 2000, dietro lo schermo di conservatore passivo, si nascondeva un radicale pericoloso con una agenda nascosta come disgraziatamente abbiamo potuto constatare. È una vergogna e una tragedia. Il mondo oggi sarebbe completamente differente se non avessero rubato le elezioni a Gore. La sola cosa che fa Bush è gettare legna sul fuoco dei problemi! È uno schiavo e un venduto alle grandi compagnie petrolifere e ai fabbricanti di armi che lo hanno posto lì!”
Così stanno le cose oggi... si comincia parlando di cinema e si termina con il tema globale del mondo divenuto un barile di polvere da sparo!