La disinformazione tenta di

 cingere d’assedio Cuba

• I monopoli mediatici fanno commercio e non giornalismo


• E’ iniziato nel Palazzo delle Convenzioni il 6° Festival Nazionale della Stampa Scritta

 

RAISA PAGES (di GI) - 9 dic. 2004

 

Un editore dei grandi network internazionali ha confidato ad un collega cubano un aneddoto rivelatore: la catena televisiva Fox, completamente in linea con la Casa Bianca, ha conseguito nelle 24 ore l’ ‘audience’ più alta per quanto riguarda la copertura della guerra in Iraq. Le concorrenti si sono spostate ancora più a destra per riguadagnare punti.

 

Conclusione: non si fa giornalismo, ma commercio. Questa realtà è stata esposta nel corso della prima giornata del 6° Festival Nazionale della Stampa Scritta, che si sta svolgendo nel Palazzo delle Convenzioni alla presenza di più di 400 partecipanti tra rappresentanti di organi nazionali e provinciali.

 

Un esempio della crescente concentrazione della proprietà e del controllo sui mezzi di comunicazione di massa è che, appena vent’anni fa, circa 50 grandi compagnie controllavano più della metà del mercato mediatico mondiale, mentre adesso sono soltanto 6, con ramificazioni in tutte le aree dell’informazione.

 

“Queste grandi aggregazioni costituiscono gli assi centrali dell’assedio disinformativo stretto attorno a Cuba”, ha segnalato Frank Gonzalez, presidente dell’agenzia ‘Prensa Latina’. “Hanno ignorato la causa dei cinque combattenti antiterroristi cubani ingiustamente detenuti negli Stati Uniti”, ha detto.

 

“Questi consorzi falsificano o sovradimensionano fatti che avvengono nella società cubana.

 

Da tempo, questi media hanno avuto come denominatore comune delle loro trasmissioni su Cuba la cosiddetta dissidenza, con il chiaro proposito di sostenere gli Stati Uniti ed i loro principali alleati nell’intento di fabbricare un’opposizione interna da loro organizzata, finanziata e diretta, senza dare spazio ai media cubani per difenderci con le nostre argomentazioni.

 

Alcuni di questi media, come la CNN, la Televisione Spagnola e le principali agenzie internazionali che hanno rappresentanti accreditati a Cuba, hanno dato una copertura più bilanciata grazie, fra l’altro, al contatto diretto e quotidiano di questi corrispondenti con la realtà cubana”, ha puntualizzato il presidente di Prensa Latina. “Nonostante questo, l’informazione continua ad essere sbilanciata”.

 

ALLA DESTRA DELLA DESTRA

 

Secondo Julio Garcia Luis, preside della Facoltà di Comunicazione dell’Università de L’Avana, la stampa degli USA è stata uno strumento della politica della paura, che negli ultimi tre anni ha aizzato ma della quale è stata a sua volta vittima, dal momento che è stata sottoposta a grandi pressioni ed all’applicazione di regolamenti, controlli ed intromissioni interne senza precedenti, che provocano a loro volta la logica autocensura.

 

“Alla cupola ultraconservatrice al potere negli USA non basta che i media le siano funzionali, ma cerca di trasformarli in passivi strumenti. Garcia Luis ha citato alcune valutazioni dell’intellettuale nordamericano Noam Chomsky. (…) “Negli Stati Uniti i mezzi di comunicazione e gli intellettuali non devono confrontarsi con nessuna minaccia reale ma, nonostante ciò, rimangono in silenzio. E questo perché negli USA bisogna subordinarsi al potere”.

 

“Non è difficile fare un pronostico: la stampa nordamericana continuerà nei prossimi quattro anni a svoltare a destra”, ha sottolineato il preside.

 

Alcuni media cercheranno di resistere, ma alla fine cederanno su determinate tematiche, in alcuni momenti e spazi, perché l’idea della sicurezza nazionale e del paese in guerra si imporranno con forza.

 

“L’opinione pubblica nordamericana sarà informata in maniera sempre peggiore”, sentenzia Garcia Luis.

 

“La guerra mediatica contro Cuba”, puntualizza, “non solo non si fermerà, ma può darsi che aumenti”.