A 28 anni dal crimine

delle Barbados

 

7 ottobre 2004 - I.Terrero www.granma.cu


 

Erano le ore 12 di quel mercoledì 6 ottobre 1976. L’aereo iniziò l’operazione di accensione dei suoi quattro motori e la manovra di distacco degli impianti di rifornimento del carburante. Alcuni minuti dopo rullò sulla pista ed effettuò la manovra di decollo, prendendo quota dolcemente e rapidamente.

 

Il DC-8/43 della ‘Cubana de Aviación’, matricola CUT-1201, che stava effettuando il volo CU 455, si allontanò dall’aeroporto internazionale di Seawell (Barbados), con destinazione Kingston, Giamaica.

 

Dalla torre di controllo arrivò la richiesta di comunicare il raggiungimento dei 18.000 piedi d’altezza.

 

Alle 12.23 si ascolta per radio il grido:

"Attenti!". Alcuni secondi dopo il copilota informa: "Abbiamo un’esplosione. Scendiamo immediatamente, abbiamo fuoco a bordo".

 

Il velivolo si trovava in quel momento a 28 miglia di distanza dall’aeroporto di Seawell e sullo schermo del radar si osservò un ampio giro verso destra dell’apparecchio, compiuto per tornare all’aeroscalo.

 

Dopo 10 miglia di volo fu sollecitato l’atterraggio immediato e, prima delle 12.27, si sentì il copilota gridare: "Chiudete la porta! Chiudete la porta!"

 

L’aereo emetteva fumo da uno scompartimento dell’ala, situato vicino al terzo motore. Nonostante ciò, l’equipaggio decide di far uscire i carrelli di atterraggio e di utilizzare i flaps per aumentare la forza di sostegno in volo, in modo da evitare la caduta.

 

L’aeroplano si mantenne sotto controllo fino a quando non avvenne una seconda esplosione nella zona dei bagni, situati nella parte posteriore della fusoliera, che danneggiò il sistema di comando, distruggendo o cambiando la configurazione del timone di profondità.

 

Conseguentemente si impennò bruscamente il muso dell’aereo ed il copilota gridò: "Questo é peggiore! Attaccati all’acqua! Attaccati all’acqua!", credendo che il capitano dell’aereo stesse cercando di riprendere quota.

 

Nella torre di controllo di Seawell regnava un completo silenzio: la traccia del CUT-1201 scompariva per sempre dallo schermo radar del controllo aereo ed il DC-8 precipitava in mare con 73 persone a bordo.

 

Subito dopo il fatto, le massime autorità delle Barbados resero noto che la polizia di Trinidad e Tobago aveva catturato in un hotel di Port of Spain i due mercenari venezuelani autori del massacro.

 

L’identità degli arrestati corrispondeva a quella dei cittadini Hernán Ricardo Losano (sotto il falso nome di José Vázquez García) e Freddy Lugo. Il primo era impiegato di una presunta impresa di investigazione privata con sede a Caracas, della quale era proprietario Luis Posada Carriles ed il secondo era un fotografo del Ministero delle Miniere e degli Idrocarburi. Secondo quanto reso noto, i due avevano effettuato chiamate telefoniche ai noti terroristi controrivoluzionari di origine cubana Posada Carriles ed Orlando Bosch Avila, loro capi a Caracas.

 

Gli assassini confessarono di aver collocato gli esplosivi nell’aeroplano, nel quale viaggiarono fino alle Barbados per poi fuggire a Trinidad e Tobago.

 

Il 15 ottobre la polizia venezuelana rese noto l’avvenuto arresto a Caracas di Posada e Bosch, così come la confisca dell’impresa di Posada Carriles, "dove sono state rinvenute prove sui rapporti tra i cittadini venezuelani detenuti all’estero e la suddetta impresa".

 

Viste le schiaccianti prove esistenti, fu istruito un processo giudiziario in Venezuela contro i quattro terroristi coinvolti nel crimine delle Barbados, sotto l’accusa, tra l’altro, di omicidio volontario premeditato.

 

Dopo dieci anni di attesa, il 21 luglio 1986 Hernán Ricardo e Freddy Lugo furono condannati alla pena minima di 20 anni di prigione per omicidio volontario premeditato.

 

Contro Posada Carriles, evaso dal carcere 11 mesi prima della sentenza finale, non fu emessa alcuna sentenza.

 

Orlando Bosch fu assolto in quanto, secondo il giudice, non esistevano indizi sufficienti a dimostrare le imputazioni.

 

Nel novembre del 2000 Posada Carriles é arrestato, processato e condannato insieme agli altri tre mercenari Pedro Crispín Remón, Gaspar Jiménez Escovedo e Guillermo Novo Sampol, accusati di cospirare per assassinare il presidente Fidel Castro nell’ambito del X Summit Latinoamericano svoltosi a Panama.

 

I terroristi volevano uccidere Fidel durante una cerimonia prevista nell’Aula Magna dell’Università di Panama, dove migliaia di studenti ed accademici sarebbero morti a causa dell’effetto distruttivo degli 8 chilogrammi di esplosivo militare al plastico C-4.

 

Ma la giustizia é tornata ad essere un assunto pendente. Questa volta l’impunità ha visto la complicità dell’ex presidentessa panamense Mireya Moscoso che, nelle prime ore del 26 agosto scorso, ha concesso l’indulto a questi riconosciuti e confessi terroristi.

 

A distanza di poche ore dal perdono presidenziale é iniziata l’operazione "scomparsa", che si é avvalsa della fabbricazione di passaporti falsi e del noleggio di uno o due aerei per abbandonare il paese.

 

Dove si sia rifugiato Posada Carriles é tuttora un mistero; si sa soltanto che é "sfumato" dopo essere arrivato, per mezzo di un volo privato e con passaporto e nome falsi, a San Pedro Sula, 240 chilometri a nord di Tegucigalpa, capitale dell’Honduras.

 

Gli altri tre delinquenti indultati, naturalizzati statunitensi e che, come Posada, sono stati collaboratori della Central Intelligence Agency (CIA) e specialisti in "operazioni coperte" per più di 40 anni, hanno continuato il loro viaggio fino agli USA, dove sono stati ricevuti come "eroi" dalla mafia anticubana di Miami.

 

Affinché tutto questo piano di vanificazione della giustizia fosse possibile é stata nuovamente necessaria, con la connivenza di Mireya Moscoso e la possibile partecipazione delle autorità dell’Honduras, la mano creatrice di queste "creature" reclutate e formate per attuare azioni violente, cioè quella degli USA.