Il terrorismo mediatico non solo è la calunnia, le campagne per distorcere o denigrare Cuba; è anche la manipolazione e l'occultamento dell'informazione... La lotta di oggi per la libertà e la democrazia è anche una lotta per la verità... Tutto quello che si possa fare per esporla, per offrire informazione alternativa a quella di chi manipola o
occulta, è realmente un compito della più grande importanza.
Parole di Ricardo Alarcón, Presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, all'inaugurazione di
www.cubadebate.cu
il sito digitale del Circolo dei Giornalisti
contro il terrorismo.
Centro
della Stampa Internazionale, 5 agosto 2003.
[...] Oggi l'agenzia EFE sta distribuendo
un dispaccio con le dichiarazioni del principale capo della
FNCA che dice: "Basta, l'ora di Cuba è ora" [...] questa gente che è
stata una creazione dell'amministrazione nordamericana e che tanto gli devono, formula una dichiarazione che è abbastanza preoccupante: dichiara che è inaccettabile la politica
in relazione con Cuba, esigono dal presidente Bush il
compimento di ciò che promise, le promesse che fece nel maggio del 2002. Promesse che voi
conoscete perché sono pubbliche ed altre, che si fecero
sicuramente, ma non in maniera altrettanto pubblica.
Dico questo perché sottoscrivo le ragioni che portarono questo gruppo di giornalisti cubani a lanciare questo
sito [...].
DUE NOTIZIE
Quando m'invitarono qui a dire qualcosa pensai che valeva la pena condividere con voi un paio di notizie.
Sono due notizie perché il terrorismo mediatico non
solo è la calunnia, le campagne per distorcere o denigrare
Cuba; è anche la manipolazione e l'occultamento dell'informazione.
Incomincio con un esempio, rendendo omaggio al presidente Bush.
In questi giorni tutto il mondo parla di 16 parole che egli ebbe
la sfortuna d'includere nel discorso dello Stato dell'Unione del 28
gennaio 2003. Sedici parole che hanno fatto il giro del mondo, perché è
stato dimostrato e riconosciuto che egli stava dicendo una bugia per giustificare la guerra.
Vorrei sapere chi, in questo mondo - perfino ora che tutti parlano di
questo discorso - si è preso la briga di trattenersi alcuni secondi
su quell'esposizione e su quegli istanti in cui Bush ebbe un momento di
franchezza inaudita.
Si è fatto un grande scandalo e tutto il mondo medita su quelle 16 parole che usò per riconoscere che negli Stati Uniti e nel mondo occidentale e
cristiano si praticano esecuzioni extragiudiziali ("Molti altri hanno avuto un destino differente", cioè, non
sono prigionieri ma... non sono "oramai un problema").
Per
quanto io sappia, è apparso solamente l'articolo principale dell'edizione
The New
Yorker, pochi giorni dopo il discorso. È stato l'unica pubblicazione negli Stati Uniti che
riportò e denunciò quello che significavano, qualcosa che, come diceva la rivista, dai tempi di Hitler normalmente non si riconosceva
pubblicamente e, con ogni modestia, devo dire che anche il
quotidiano
Granma pubblicò un articolo sul
tema, che
scrissi io stesso.
Nessuno si è preso la briga di denunciare, di condannare. C'è una sfilata di politici nordamericani
che citano quelle sedici parole, o le venti e più
con cui il presidente degli Stati Uniti riconobbe che nel suo paese e nei paesi alleati dell'ovest
cristiani, tanto umanitario, si praticano le esecuzioni senza
un previo giudizio. Nessuno di questi ha letto The New Yorker, nessuno
ha letto Granma, ma ora tutto il mondo sta leggendo il discorso del "povero" Bush per sfruttare la sua bugia.
Tuttavia, nessuno
riflette sulla gran verità che ebbe il coraggio di dire in
quel discorso.
Dico questo come un esempio [...] che è parte di questa battaglia
che i compagni hanno iniziato e che ha un proposito realmente ambizioso, ma deve essere così,
accendere il dibattito; è necessario molto dibattito, è necessario che i cubani abbiano l'opportunità
d'incitare altri a che lo facciano.
LETTERA DEL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA
La seconda notizia è questa, sulla situazione dei Cinque.
Questa è una lettera del Dipartimento di Giustizia, che
non diventerà notizia malgrado sia pubblica, dove si ratifica ufficialmente la decisione nordamericana di non
concedere i visti né ad Olga Salanueva né Adriana Pérez O'Connor affinché visitino i
loro mariti negli Stati Uniti.
Ciò non è nuovo. La cosa nuova è chi firma la lettera, Guy A.
Lewis, questo era il capo della Procura del Sud della Florida, quello che diresse l'accusa contro i compagni, quello che organizzò la farsa giudiziale che li
mandò in prigione e quello che fece molte altre cose: argomentò davanti al tribunale per proteggere i terroristi; quello che si
abbracciò con
Basulto; quello che
brindò nei bar di Miami, dopo che i compagni furono
condannati [...] personaggi che ci hanno accompagnati in queste quattro decadi.
Fu questo stesso Guy A. Lewis che chiese per iscritto al tribunale che condannasse il marito di Olga Salanueva e fratello di Roberto
Gónzalez, avvocato, a quella
pena che solo un regime terrorista può comminare che è proibire a
questo cittadino nordamericano - mettergli come una condanna speciale la proibizione
- di "visitare i posti dove si conosce che stanno o frequentano i terroristi." Ma non andò a cercare i terroristi, non andò ad arrestarli, ma condannò una persona che nacque negli Stati Uniti a
quest'insolita punizione. Egli è anche lo stesso
Procuratore che, per iscritto, chiese al tribunale di Atlanta che modificasse l'accusa che egli aveva formulato contro Gerardo Hernández, in un documento che nessuno pubblica, ma che è pubblico.
Bisogna visitare il sito www.antiterroristas.cu per trovarlo, malgrado, come lo stesso Guy dice, quello che egli stava facendo non aveva antecedenti,
non si era mai
fatto negli Stati Uniti d'America, che consisteva nel ritirare, alla fine del giudizio,
l'accusa principale, la più grave. Egli sa che ha incarcerato René González e che
l'ha condannato, inoltre, a che dopo che abbia espiato la sua detenzione non possa osare fare niente contro i
terroristi, che il suo governo aggiusta, protegge e difende.
Ha rinchiuso Gerardo Hernández all'ergastolo per un crimine che non ha commesso e che, inoltre, non poteva
provare. Questo stesso signore ha comunicato ad una delle tante organizzazioni o persone che si sono
informate per la concessione del visto ad Olga ed Adriana che la linea di
condotta è non concederli.
Comunica ora questa decisione perché oramai non è più il pubblico ministero del sud della Florida, ora è il braccio destro di John Ashcroft, promosso per i suoi grandi meriti, perché applicò la giustizia del regime terroristico e patrocinatore del terrorismo. Ora è, nient'altro e niente meno, che il secondo uomo di uno dei dipartimenti essenziali del regime che, tra le altre cose, pratica il terrorismo.
La lotta di oggi per la libertà e la democrazia è anche una lotta per la verità.
Tutto quello che si
può fare per esporla, per offrire informazione alternativa a quella di
chi manipola o l'occulta, è realmente un compito della più grande importanza.
Per quel motivo
io saluto i compagni che hanno lanciato questo sito e gli auguro il più grande
successo, perché rispondono ad una domanda vitale dell'umanità.
Molte grazie