Sebbene l'11 marzo 1999 denunciai la Fondazione Nazionale Cubana Americana (FNCA) come
ideatrice e mandante degli attentati terroristici portati a termine contro le
strutture turistiche di Cuba, durante la realizzazione del processo a vari
centroamericani coinvolti in queste azioni, molta gente apparse sorpresa delle
mie accuse.
La stampa internazionale ha dato immediatamente un’inusuale copertura al fatto
che il Governo cubano “bruciasse” uno dei suoi agenti più anziani in questo
processo. I giornali della Florida, tra loro il Miami Herald ed il Sun Sentinel,
trasmisero varie informazioni dall’Avana. Queste informazioni collocarono i
dirigenti del FNCA in una difficile situazione. Alla Fondazione naturalmente non
restò altra via che negare queste accuse. La portavoce di questa
organizzazione, Ninoska Pérez Castellón, andò incontro all’assedio dei
giornalisti proclamando a viva voce che tutto ciò fu una manovra di Castro e
che Percy Alvarado mai fui vincolato alla fondazione. Altri membri direttivi la
imitarono usando simili argomenti.
Per alcuni lettori, meno sagaci e spesso disinformati, tutto questo passò per
una falsa accusa contro “l’umanitaria” FNCA. Tuttavia, nessuno dei
direttamente implicati ha smentito. Solo Pepe Hernández, il presidente, ha
osato allungare il rosario delle bugie proclamando nervosamente che non mi
conosce. Restò dimostrata, senza dubbio alcuno, la validità delle accuse per
la maggiore parte dell’opinione pubblica internazionale, che vede la FNCA come
realmente è: un gruppuscolo di terroristi e criminali.
Curiosa è anche l’esclusiva opportunità ottenuta per il New York Times di
pubblicare un’ampia gamma di documenti e contundenti elementi accusatori
contro la mafia cubana di Miami, in particolare contro la FNCA, offerta da Cuba
a Timothy Golden, uno dei suoi più esperti giornalisti. In questa occasione,
nel settembre del 1998, questo giornalista ricevette da parte cubana un ampio
dossier, incluso registrazioni di video, di audio, informazioni su 64
terroristi, così come altri importanti documenti declassificati. Inoltre s'incontrò
con Fidel Castro, Ricardo Alarcón, con vari degli arrestati e con me. Il fatto
di svelarmi a questo giornalista come agente della sicurezza cubana, sebbene
ancora ero infiltrato dentro la FNCA e in mezzo ai controrivoluzionari della
Florida, significò un atto di seria disponibilità per parte del governo
dell’isola per denunciare il terrorismo contro Cuba e di offrire a questo
importante giornale nordamericano una favorevole posizione nella sua disputa con
il FNCA. Fu un passo importante a favore della verità.
È noto che il New York Times, nonostante tutto, non pubblicò mai un pezzo,
tradendo la mia fiducia e quella di tutti i suoi lettori.
In varie occasioni mi sono domandato quale sarebbe stata la reazione mondiale
per i processi ai terroristi centroamericani, se il New York Times avrebbe
pubblicato le informazioni offerte da Cuba. Sarebbe stata uguale la percezione
del pubblico nordamericano davanti ai terroristi della mafia cubana-americana
radicata in Florida? Sarebbe stato facile ingannare, allora, i nordamericani in
relazione alle false accuse ordite contro i cinque eroi catturati in Miami?
Ovviamente, tante bugie avrebbero smascherato la manovra infame e la falsità.
Tuttavia, questa non fu l’unica occasione in cui la stampa nordamericana mise
un coperchio alla vera informazione. In varie circostanze sono stato
intervistato da giornalisti statunitensi e mai si è pubblicato un pezzo. In
questo modo, ogni giorno di più mi convinco che realmente negli USA non esiste
libertà di stampa e solo si pubblica quello che non riguarda gli interessi dei
potenti che dopo, lo si creda o no, si proclamano capifila per la libertà di
espressione.
È per ciò che con questo articolo voglio offrire alcune delle riflessioni che
ho realizzato su questo fatti di cronaca; dare un contributo favorevole alla
verità che, in fin dei conti, resta la più offesa.
Un po’ di verità sulla Fondazione (FNCA)
Sebbene questa tenebrosa organizzazione fu creata per il decreto presidenziale
501-C3, niente meno che per
decisione di Ronald Reagan, fu apparentemente concepita come un’entità
umanitaria ed educativa. Nel suo seno si svilupparono i settori più
ricalcitranti della controrivoluzione cubana ed i più poderosi dal punto di
vista economico. Per dirigerla bastava, allora, contare su tre requisiti
fondamentali:
- Avere
un’ampia gamma di servizi nella lotta de contro la rivoluzione cubana, che
significa dire: una vasta esperienza come terrorista ed un odio acerrimo contro
Fidel ed il processo trasformatore che ha luogo nell’isola,
- contare su
sufficiente denaro per comprarsi l’incarico di direttore nello stessa,
- e, infine,
godere della fiducia del governo nordamericano.
Cosi
come segnalo nel mio libro “Cuba: Confessioni dell’agente Fraile”:alla
fondazione il triste merito di avere organizzato al suo interno milionari
cubani-americani, avere pattuito con terroristi ed apportato al partito
repubblicano un’ampia base di appoggio e finanziamenti nell’importante stato
della Florida. Per tutto ciò si è arrogata una falsa rappresentatività ed
esegue un permanente lavoro di proselitismo tra la comunità cubana negli Stati
Uniti ed altri paesi.
Dal momento stesso della sua creazione, la FNCA si dedicò ad un chiaro
programma avviato per immischiarsi nella politica interna dei governi
nordamericani e condizionarla in aperto confronto contro Cuba. In seguito ciò
fu chiaramente dimostrato dagli ingenti sforzi dei suoi direttori per ottenere
l’isolamento dell’isola.
La rivista nordamericana The New Republic pubblicò nel 1994 un articolo che
dimostra come vari congressisti ricevettero diversi fondi del FNCA affinché
intensificassero le leggi contro e a danno di Cuba. I più agguerriti sono
Ileana Ross Lethinen, Lincoln Díaz Balart, Robert Torricelli, Richard Helms ed
altri, che ricevono doni e regalie da parte della sinistra organizzazione
anticastrista.
Sono stati, certamente, anni di violenta attività contro Cuba. Molti dei
dirigenti e personaggi del FNCA hanno visitato decine di paesi in Europa e
America Latina e si incontrarono con governanti e rappresentanti di diversi
partiti politici con l’aperto proposito di isolare il governo cubano. Usando
pressioni e altre tecniche di ricatto, ottennero appoggio ed implicazione per la
sua politica isolazionista. Basta segnalare, ad esempio, le pressioni che
usarono nel 1994 affinché la Colombia non vendesse petrolio a Cuba. In questo
caso fu proprio Ileana Ross che fece pressione al diplomatico colombiano in
Washington per raggiungere il suo obiettivo.
Gli sforzi disperati del FNCA ebbero i suoi frutti più eloquenti
nell’adozione delle leggi Torricelli (1992 ) e Helms Burton (1996) per parte
del congresso statunitense. Queste legislazioni dal carattere anticubano
mostrano la capacità raggiunta del nuovo “Frankestein” di influire sui suoi
propri creatori.
Qualsiasi persona può pensare che la FNCA si sia limitata, in questi anni,
solamente a muoversi dentro le complesse relazioni della politica interna ed
esterna degli Stati Uniti. Tuttavia, la realtà è ben diversa.
Dietro la faccia pubblica assunta dalla FNCA, un gruppo dei suoi dirigenti si è
mosso nell’ombra, ricorrendo alle più violente pratiche criminali per
sovvertire la rivoluzione cubana. Le ragioni sono molto diverse, ma in ogni caso
tutte sfociano in un odio patologico verso Cuba e Fidel Castro, nella
convinzione che l’attività controrivoluzionaria sia un prosperoso affare per
arricchirsi, contornata da un’ansia smisurata di protagonismo.
Questa faccia occulta, terrorista e violenta, è smascherata dalla sicurezza
cubana a partire dal lavoro realizzato da un gruppo di collaboratori dei servizi
segreti e anch’io mi ritrovai tra quelli che hanno ottenuto buoni esiti. Già
molto prima, tra gli anni ‘80 e ‘90, i terroristi partecipavano a varie
azioni violente contro Cuba e contro i suoi simpatizzanti. Un esempio di ciò
sono le seguenti azioni di taglio terrorista, promosse direttamente da loro o da
loro finanziate:
a) Collocazione
di diecine di bombe in agenzie che inviarono pacchi a Cuba tra 1980 e 1990,
senza che la polizia di Miami ed il FBI facesse un solo rapporto.
b) Collocazione
di bombe contro il consolato cubano in Messico (1981), ufficio di Iberia
Airlines (1983), museo cubano di arte e cultura (1988 e 1990), così come in
altri istituzioni della comunità cubana. Tutte queste azioni e molte altre che
includono assassini, sparatorie e minacce, hanno come protagonisti vari
personaggi della FNCA e di altri organizzazioni.
c) Azioni
terroriste contro obiettivi nell’isola, che raggiungono la loro massima
espressione negli anni ‘90.
L’ala terrorista della fondazione si fa chiamare Fronte Nazionale Cubano o
Commissione Militare ed è stata integrata da un gruppo scelto di terroristi.
Tra gli altri risultano: Alberto Hernández, Pepe Hernández, Roberto Martín Pérez,
Horacio García e
Luis
Zúñiga Rey.
Parteciparono inoltre i già defunti Jorge Mas Canosa e Arnaldo Monzón
Plasencia.
È certo che la FNCA si sciolse nell’anno 2000 come risultato di
contraddizioni interne ed un gruppo dei suoi dirigenti formò il Consiglio per
la libertà di Cuba, ma esistono forti indizi che negano che si siano
svincolati. Attualmente, i membri del gruppo di terroristi mantengono i loro
vincoli e si integrano per pianificare, organizzare e finanziare azioni
terroristiche contro Cuba. Cosa c’è in comune tra tutti loro?
1.- Sono figli di
connotati “batistiani”, in alcuni casi giustiziati a Cuba. Per esempio,
Roberto Martín Pérez, Ninoska Pérez Castellón e Francisco Pepe Hernández.
2.- Hanno
ricevuto addestramento da parte della CIA come nei casi di Mas Canosa, Francisco
José Hernández Calvo, Alfredo Domingo Otero, Gaspar Jiménez Escobedo e molti
altri.
3.- Sono
compromessi in tutti i piani di assassinio progettati in quasi tutti i Convegni
Ibero-americani.
4.- Mantengono
ancora vincoli con differenti agenzie ufficiali degli Stati Uniti.
A questo gruppo paramilitare segreto spetta, senza dubbio, la paternità
degli attentati terroristi contro le strutture turistiche cubane nel decennio
del ‘90. Io stesso fui mandato da loro per realizzarli e orientare, attraverso
delle rivendicazioni, l’opinione che fossero frutto di un mal contento
popolare o di una parte dell’esercito. Tutto ciò è dimostrato nel processo
contro i terroristi mercenari centroamericani.
Pur conoscendo a fondo gli avvenimenti, restai comunque sorpreso nel leggere il
messaggio della giunta direttiva della Fondazione, diretto all’opinione
pubblica e redatto in Miami, Florida il 11 di agosto di 1997.
Questo documento disse testuale: …Quelli che si sono domandati chi possono
essere gli autori materiali dei recenti incidenti non devono far altro che
analizzare le caratteristiche degli eventi per concludere che ci sono elementi
altamente organizzati dentro del paese, chissà dentro la forza armata, uomini e
donne che come il resto della popolazione soffrono i crimini del castrismo…
Sebbene lessi più di una volta questo testo non potei cessare di esprimere
disprezzo verso i firmatari dello stesso, molti dei quali, come Pepe Hernández,
Arnaldo Monzón e Horacio García, mi avevano preparato durante tutto l’anno
1994 per portare a termine queste azioni terroriste.
Ma il mio stupore aumentò quando lessi l’altro paragrafo del testo: …La
fondazione nazionale cubana americana, cosciente della sua responsabilità verso
il popolo cubano, appoggia senza ambiguità né ripensamenti quanto denuncia,
scontri e atti di ribellione interna sono l’avvio alla cacciata di Fidel e Raúl
Castro dal potere e, quindi, al conseguimento della pace ed il benessere del
nostro popolo.
Non c’è dubbio, mi dissi, che questi signori fracassarono il
“bugiardometro” più sofisticato. Gli stessi mandanti si sprecano in
applausi ai supposti attentatori cubani, sebbene loro stessi contrattarono con i
terroristi forestieri. La sfacciataggine e la bugia risiedono ancora alla FNCA.
SI ricordarono di me quando elaborarono e firmarono questo documento? Non sanno
che esistono testimoni della loro infamia?
Alcune riflessioni finali
Molte domande mi sono posto durante questi ultimi anni concludendo il mio lavoro
come collaboratore della sicurezza cubana. Forse il più significativo è: perché
le agenzie ufficiali nordamericane come la FBI e la CIA, che contavano su
informatori dentro queste organizzazioni, non fecero mai nulla per frustrare le
azioni dei terroristi contro Cuba? Non si preoccupavano che questi piani,
inclusi i diversi tentativi di uccidere Fidel, la collocazione di bombe in
luoghi pubblici come alberghi e cabaret, l’imminente pericolo per cubani e
stranieri, causarono centinaia di vittime innocenti?
La risposta è stata facile da trovare sebbene il mio cuore non può capirne
l’enorme complessità: per gli Stati Uniti questi terroristi sono lottatori
per la libertà. Così semplice. Non c’è altra spiegazione.
Cosa sarebbe successo se tutti questi piani fossero stati gestiti da Cuba per
attentare contro dirigenti nordamericani o per sabotare alberghi in New York o
Washington? Suppongo che Lei, amico lettore, avrà la risposta a questa domanda.