Gli sforzi USA per un cambio di regime
non si limitano al Medio Oriente
I piani di Bush per un cambio di regime a Cuba
26/11/2004
di Hope Bastian
Sto vivendo in una zona di guerra, ma ciò che vedo quando guardo fuori dalla
finestra del mio appartamento ad Havana, Cuba, non rassomiglia alle immagini
della guerra in Iraq riportate dai giornali. Nessun missile è stato lanciato
qui, non vi sono nelle strade soldati in tuta mimetica con i fucili, non sfilano
carri armati. Il sole continua a splendere, gli uccelli continuano a cantare e
le strade sono animate di persone impegnate a vivere la propria vita.
Non ci sono bambini che muoiono per la strada feriti dalle schegge, ma non v'è
dubbio che la nazione sia sotto attacco. Qui la guerra non si manifesta nella
conta dei corpi e degli attentati con auto esplosive ma nell'assalto costante
della povertà materiale: case cadenti e ricorrente mancanza di elettricità.
La guerra in Iraq non è la sola guerra nella quale l'amministrazione Bush sia
impegnata oggigiorno ed i suoi piani per un "cambio di regime" non sono limitati
al Medio Oriente. Possono aver catturato Saddam ma c'è un altro "cattivo"
barbuto a piede libero ed un'altra nazione, indebolita da anni di sanzioni
statunitensi, che deve essere "liberata". Non c'è nulla di nuovo nella guerra
contro Cuba, che iniziò nel maggio 1961, solamente quattro mesi dopo che la
rivoluzione aveva rovesciato il dittatore sostenuto dagli Stati Uniti, Fulgencio
Batista. Quarantacinque anni e più di 600 tentativi di assassinio più tardi, la
guerra contro Cuba è ora combattuta principalmente con armi di distruzione
economica. L'amministrazione Bush ha intensificato questa guerra economica e
fatto del rovesciamento del governo cubano una priorità maggiore durante quest'anno
di elezioni che negli anni precedenti. Lo scorso ottobre, Bush iniziò la sua
campagna presidenziale impegnandosi con gli elementi radicalmente conservatori
della comunità Cubano-Americana nella Florida del Sud a prendere provvedimenti
drastici per rendere più rigida l'applicazione dell'embargo statunitense contro
Cuba. "Chiaramente il regime di Castro non cambierà per sua scelta", disse Bush,
"Ma Cuba deve cambiare". Nel suo discorso, Bush annunciò la creazione della
Commissione per l'Assistenza a Cuba Libera, "allo scopo di pianificare il giorno
felice in cui il regime di Castro non esisterà più e la democrazia giungerà
sull'isola." Alla Commissione fu chiesto di affidarsi ad esperti all'interno del
governo statunitense per "individuare i modi per accelerare l'arrivo di quel
giorno". Bush avvertì che "la transizione verso la libertà presenterà numerose
sfide per la popolazione cubana e l'America" e promise che "In tutto ciò che li
attende, gli abitanti di Cuba hanno un amico costante negli Stati Uniti
d'America... siamo convinti che indipendentemente da intenzioni e piani del
dittatore, Cuba serà pronto libre".
Il 6 maggio 2004, la Commissione per l'Assistenza a Cuba Libera, presieduta dal
Segretario di Stato Colin Powell, e composta da una squadra di funzionari di
governo di alto profilo, riferì le sue conclusioni al presidente. Essi
presentarono una relazione di 458 pagine, nella quale si delineavano le misure
concrete che l'amministrazione Bush doveva intraprendere per rovesciare il
governo cubano. Non appena la relazione fu resa pubblica, si mise in moto
l'ingranaggio per dare a queste raccomandazioni forma di legge. Il 16 giugno
2004, l'Ufficio di Controllo delle Risorse Estere (OFAC) del Dipartimento del
Tesoro pubblicò nel Registro Federale una nuova serie di direttive per governare
le relazioni economiche degli USA con Cuba (OFAC amministra ed applica le
sanzioni economiche e commerciali che sostengono la politica estera statunitense
e gli obiettivi relativi alla sicurezza nazionale.) Gran parte della copertura
di queste nuove misure da parte della stampa negli USA si è concentrata sui modi
in cui esse hanno influenzato le famiglie cubane ai due lati dello stretto della
Florida. Tuttavia, queste nuove direttive comprendono i provvedimenti più
controversi. Nel suo tentativo di rovesciare il governo cubano, il governo
statunitense ha istituito nuove misure che limitano la capacità di Cuba di
svolgere commerci internazionali.
Strumenti di guerra economica. L'attuale guerra dell'amministrazione Bush per un
cambio di regime a Cuba non fa uso di bombe a grappolo ed uranio impoverito, ma
si avvale di un embargo vecchio 45 anni come arma per isolare Cuba. Impedendo ad
altri stati di commerciare con Cuba, il governo USA spera di rendere impossibile
per la nazione soddisfare alle necessità dei suoi cittadini. Cuba raggiungerà un
punto di saturazione; la popolazione si solleverà contro il proprio governo ed
accoglierà a braccia aperte i "liberatori" statunitensi. Perlomeno questo è il
modo in cui le cose dovrebbero funzionare. Ben 400 delle 458 pagine della
"Relazione della Commissione per l'Assistenza a Cuba Libera" si occupano della
fornitura di aiuti da parte del governo USA ad un nuovo regime per alleviare le
sofferenze causate del rovinoso embargo economico. La relazione descrive in
dettaglio un piano di ricostruzione del paese secondo la visione statunitense di
una democrazia rappresentativa modello con un'economia di libero mercato. Il
termine costruzione di una nazione suona familiare in qualche altro contesto?
Con la fine del socialismo nell'Europa dell'Est e nell'Unione Sovietica, Cuba
perse il suo maggiore partner commerciale e cadde in una profonda crisi
economica. Negli USA, molti sperarono che il socialismo sarebbe stato il
prossimo a crollare ed a questo scopo scelsero quel momento per stringere
l'embargo. Nell'ottobre 1992, a meno di un mese dalle elezioni generali
statunitensi, il congresso approvò il decreto Torricelli. Alle società straniere
affiliate a compagnie di proprietà statunitense fu proibito di commerciare con
Cuba. Alle imbarcazioni che consegnavano mercanzie a Cuba fu proibito di
attraccare nei porti degli USA per un periodo di sei mesi consecutivi,
costringendo in questo modo le compagnie di navigazione a scegliere con chi
volessero svolgere i loro commerci: Cuba o gli Stati Uniti. Poiché
un'imbarcazione che attraccasse a Cuba perdeva l'accesso al mercato statunitense
oppure rischiava una multa salata per l'attracco in un porto degli USA, i costi
delle spedizioni a Cuba salirono alle stelle. La legge poneva restrizioni anche
sulle rimesse, proibiva assistenza economica e cancellazione dei debiti nei
confronti di qualsiasi paese che svolgesse traffici con Cuba ed aumentava le
misure punitive per chiunque infrangesse l'embargo commerciale o si recasse a
Cuba in modo illegale.
Quattro anni più tardi, ancora in un anno di elezioni (1996), il Congresso
approvò il decreto Helms-Burton. Questo decreto comprendeva una serie di
drastiche misure volte ad impedire a compagnie non statunitensi di commerciare
con Cuba, penalizzando coloro che prendessero parte a transazioni commerciali
con Cuba. Sulla base del decreto Helms-Burton, ogni cittadino naturalizzato
statunitense la cui proprietà cubana fosse stata confiscata a partire dalla
Rivoluzione aveva ora il diritto di citare, nelle corti degli Stati Uniti, le
compagnie straniere o le singole persone che giudicasse aver guadagnato tramite
investimenti in quelle proprietà. Esso autorizzava anche il Dipartimento di
Stato USA a negare visti d'ingresso ai funzionari, azionisti di maggioranza e
relative famiglie, di imprese che avessero investito in proprietà che
appartenevano a compagnie statunitensi prima della Rivoluzione.
Prima del decreto Helms-Burton, molti elementi dell'embargo esistevano solo come
ordini esecutivi e direttive che potevano essere modificati dal presidente.
Helms-Burton codificava l'embargo, rendendo necessario un decreto del Congresso
per abolirlo. Inoltre dettava le condizioni che dovevano esistere a Cuba prima
che l'embargo potesse essere abolito. In cima alla lista vi era la creazione a
Cuba di un nuovo governo che non includesse Fidel o Raul Castro e la prova che
questo nuovo governo si stesse "avviando sostanzialmente verso un sistema
economico di mercato, basato sul diritto alla proprietà ed al suo godimento".
I recenti attacchi del Dipartimento del Tesoro USA alle aziende che commerciano
con Cuba dimostrano la forza dell'impegno dell'amministrazione Bush verso un
"cambio di regime" a Cuba. Forse questi attacchi dimostrano anche la mancanza di
impegno nella lotta contro il terrorismo internazionale. Mentre il Dipartimento
del Tesoro ha 21 dipendenti che rintracciano le transazioni finanziarie con
Cuba, ne ha solo quattro responsabili di rintracciare i finanziamenti di Al
Qaeda e Saddam Hussein. Gli agenti di Al Qaeda rimarranno latitanti, liberi di
pianificare nuovi attacchi terroristici, ma possiamo stare tutti tranquilli che
James Sanzali, un cittadino canadese che vendeva resine utilizzate per
purificare l'acqua potabile pubblica a Cuba, è stato colpito da una multa di
10.000 dollari ed una condanna a 12 mesi con la condizionale per le sue
pericolose azioni. A voi o a me, ciò può sembrare un pò severo; per
l'amministrazione Bush, è chiaro che è necessario far giungere alla comunità
economica internazionale un messaggio inequivocabile che commerciare con Cuba
equivale a "commerciare con il nemico". Come afferma il ben noto assioma della
politica estera di Bush, "O siete con noi o siete contro di noi".
Una delle direttive contenute nella relazione di maggio della Commissione
raccomandava l'istituzione di un gruppo di controllo delle risorse cubane, con
il compito di investigare ed identificare i nuovi modi in cui la valuta pesante
viene trasferita verso e da Cuba. In maggio, il Fondo Federale USA ha imposto
alla UBS AG, la piu` grande banca svizzera, una sanzione di 100 milioni di
dollari statunitensi in quanto sospettata di avere inviato dollari USA a Cuba,
in violazione della clausola dell'embargo che vieta a Cuba di commerciare in
dollari. Questa azione ha creato seri problemi per Cuba, rendendole molto
difficile depositare i suoi dollari all'estero e rinnovare le banconote in
circolazione.
Nonostante l'amministrazione Bush affermi che "Vi è un crescente consenso
internazionale riguardo alla natura del regime di Castro e la necessità di un
fondamentale cambiamento politico ed economico sull'isola", per tredici anni
consecutivi l'Assemblea Generale dell'ONU
ha votato per condannare l'embargo USA conto Cuba. Il 28 ottobre 2004,
l'Assemblea Generale dell'ONU ha approvato con 179 voti favorevoli, 4 contrari
ed un'astensione una risoluzione che condanna l'embargo economico statunitense a
Cuba. Durante gli ultimi tredici anni, il margine in favore di Cuba è
continuamente cresciuto. Quest'anno, solo gli Stati Uniti, Israele, Palau e le
Isole Marshall hanno votato contro la condanna dell'embargo. E` questa la
"coalizione dei volonterosi" che sostiene la politica USA per il "cambio di
regime" a Cuba? Come nel caso dell'attuale guerra militare per un "cambio di
regime" in Iraq, il governo statunitense è isolato nella sua guerra economica a
Cuba, sostenuto solamente da una debole coalizione di "alleati" che non possono
sottrarsi.
Gli USA stanno combattendo a Cuba una guerra di logoramento. La popolazione
cubana sta soffrendo per gli effetti cumulativi di 45 anni di politiche
economiche rivolte a creare le condizioni per una transizione verso un'economia
di libero mercato, sostenuta dagli Stati Uniti. L'isola è assediata, non da navi
militari e cacciatorpedinieri USA, bensì da una serie di leggi e mandati
presidenziali che sfidano apertamente il diritto internazionale, limitando il
libero svolgimento dei commerci e
la
sovranità economica di Cuba e di coloro che con lei svolgono affari.
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