Dichiarazione
Le pene imposte a Posada e ai suoi complici
non corrispondono alla gravità dei loro delitti
Il Ministero degli Affari Esteri ha saputo martedì 20 aprile che il giudice José Hoo Justiniani ha dettato la condanna contro Luis Posada Carriles, Gaspar Jiménez Escobedo, Guillermo Novo Sampoll e Pedro Remón, terroristi di origine cubana detenuti in Panama per aver pianificato un attentato contro la vita del Presidente di Cuba nel novembre del 2000, in occasione dello svolgimento del X° Vertice Ispano - Americano nel paese dell’istmo. É stato condannato anche José Manuel Hurtado, un cubano residente a Panama che si era incaricato dell’assicurazione logistica della fallita azione terroristica.
Con questa sentenza culmina un periodo di 3 anni e mezzo, pieno di irregolarità, di costanti piani di fuga, di pressioni della mafia terroristica di Miami e di tentativi della difesa di snaturare, corrompere e ostacolare il processo.
La sentenza condanna Luis Posada Carriles e Gaspar Jiménez Escobedo a 8 anni di privazione della libertà. Novo Sampoll, Remón e Hurtado a 7.
Il Ministero degli Affari Esteri considera che, sebbene la responsabilità di tutti gli accusati in questo processo sia stata pienamente provata e i terroristi siano stati dichiarati colpevoli di alcuni delitti dei quali sono stati accusati, le pene imposte non corrispondono con la gravità dei fatti, avvenuti nella Repubblica di Panama.
Questo si spiega per la forma con la quale il Giudice attuante ha considerato i delitti imputati. In tutti i casi, i terroristi sono stati condannati per fatti che implicano delitti contro la Sicurezza Pubblica, e nel caso dei due primi accusati, anche per la falsificazione di documenti pubblici.
Il Ministero degli Esteri chiama poderosamente l’attenzione sul fatto che il Giudice attuante abbia deciso, come indica testualmente la sentenza emessa, che dichiara “la nullità degli appelli nel processo per i delitti di associazione illecita per delinquere e possesso di esplosivi”. Si frustra così la possibilità che i terroristi vengano condannati per i delitti più gravi e pienamente provati durante il processo. Per questo le pene imposte sono evidentemente insufficienti.
Stando all’informazione che è nelle mani del Ministero degli Affari Esteri, sia il Procuratore della Repubblica di Panama che gli avvocati querelanti che rappresentano le organizzazioni sociali, sindacali, studentesche e indigene i cui membri sarebbero morti se fosse stato consumato l’atto terroristico pianificato nell’Aula Magna dell’Università di Panama, hanno manifestato la loro intenzione di appellarsi contro questa sentenza perché come Cuba, considerano inadeguate le pene imposte.
Il Ministero degli Affari Esteri é in processo di analizzare accuratamente la sentenza in tutta la sua estensione e tutte le sue conseguenze possibili, e ne manterrà dovutamente informato il popolo di Cuba.
L’Avana, 21 aprile 2004