Tavola rotonda informativa sui gravi fatti avvenuti in Venezuela, effettuata negli studi della televisione cubana
12 aprile 2002
“Anno
degli Eroi Prigionieri dell’Impero”.
Randy
Alonso. – Buona
sera, cari telespettatori e radioascoltatori.
Cubavisión , Radio Rebelde, e Radio Habana Cuba cominceranno a
trasmettere la tavola rotonda informativa sui gravi fatti avvenuti in
Venezuela e che provocarono il rovesciamento e l’arresto, da parte delle
forze armate controrivoluzionarie, del presidente costituzionale della
Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez Frías.
Per questo mi accompagnano questa sera un gruppo di compagni tra cui:
Rogelio Polanco, direttore del giornale Juventud
Rebelde; Juana Carrasco, capo della Redazione Intenazionale, del giornale Juventud
Rebelde; Lázaro Barredo, giornalista di Trabajadores,
ed Eduardo Dimas, opinionista internazionale del Sistema Informativo della
Televisione Cubana.
All’alba di venerdì, e dopo una giornata di gravi disturbi nella
capitale, come informavano oggi i nostri sistemi informativi, le forze
controrivoluzionarie riuscirono a rovesciare il Presidente Hugo Chávez.
La cupola degli imprenditori della Fedecamaras e l’illegale direzione
della Centrale dei Lavoratori del Venezuela avevano promosso durante la
giornata di ieri gravi e provocatori atti di violenza contro il palazzo di
governo, nel momento in cui Chávez si rivolgeva alla nazione.
Membri dell’opposizione spararono contro la Guardia Nazionale e
contro simpatizzanti del processo bolivariano, pochi minuti dopo che Chávez
denunciasse il carattere insurrezionale dello sciopero generale illimitato
decretato da ambedue gli enti con l’appoggio di media privati.
Questi fatti sono stati seguiti dalla stampa internazionale, molto ben
manipolati dalla stampa e dai mezzi di comunicazione venezuelani, e si sono
convertiti nel centro di attenzione dell’opinione pubblica mondiale.
Un golpe controrivoluzionario ha fatto cadere il governo del Presidente
Chávez.
Nel pomeriggio d'oggi il nostro ministro degli Esteri, il compagno
Felipe Pérez Roque, ha offerto importanti dichiarazioni nella sede del nostro
Ministero davanti a giornalisti nazionali e internazionali accreditati nel
nostro paese.
Vi propongo di cominciare la nostra tavola rotonda informativa con le
dichiarazioni fatte dal nostro Ministro nel pomeriggio di oggi.
link
alla conferenza di Felipe Perez Roque
Randy
Alonso. – Queste
furono le dichiarazioni del nostro Ministro Felipe Pérez nell'odierno
pomeriggio, sui gravi fatti che sono avvenuti ieri nella Repubblica
Bolivariana del Venezuela, dove forze controrivoluzionarie
dell’imprenditoria della destra venezuelana, un’illegale Centrale di
Lavoratori di questo paese ed i mezzi di comunicazione si allearono in un
tentativo che, alla fine, riuscì a rovesciare il Presidente Hugo Chávez, il
governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela e che portò alla
partecipazione diretta dei generali delle forze armate al governo di quel paese.
Ci sono vari episodi interessanti negli avvenimenti che culminarono
ieri con caduta del presidente Hugo Chávez.
Eduardo
Dimas. – Grazie
Randy.
Il 10 aprile, la Confederazione del Lavoro e la cupola degli
imprenditori annunciano che lo sciopero generale sarebbe illimitato e questa
è l’origine dei fatti; le manifestazioni che
hanno luogo in seguito e che concludono con il rovesciamento,
attraverso un colpo di stato, del Presidente Hugo Chávez.
Bisogna anche ricordare che il processo che conduce a questa
situazione, questo processo di destabilizzazione che svilupparono questi
settori, ha vari elementi che sono stati utilizzati in altri luoghi – tra
cui voglio ricordare il Cile di Allende – uno di questi è la decapitalizzazione:
tra il 1999 e il 2001, più di
Per tanto, ciò che stiamo vedendo oggi è il risultato di una campagna
che sviluppò la borghesia e la oligarchia nazionale venezuelana, con
l’aiuto dei partiti che erano stati sbancati del potere e con l’aiuto di
settori dell’aristocrazia operaia e dei sindacati venduti, sindacati
illegali che portarono alla situazione di ieri.
Randy
Alonso.– Credo
che i precedenti spiegati da Dimas siano utili per capire tutti questi fatti
che da martedì scorso hanno luogo in Venezuela: uno sciopero generale fallito
nel suo primo giorno, esteso per 24 ore e poi illimitatamente da questo
insieme di forze controrivoluzionarie integrate dalla cupola degli
imprenditori, da sindacati illegali e da mezzi di diffusione che svolsero un
ruolo importantissimo in questo golpe, appoggiato anche dall’esercito, dalle
Forze Armate del Venezuela.
Rogelio
Polanco.– Nel pomeriggio di ieri alle 15:45, il
Presidente Chávez convoca le reti della televisione, perché trasmettano in
catena un suo discorso alla nazione, per spiegare la situazione in cui si
trovava il paese. In questo
momento il Presidente Chávez denuncia molto chiaramente, molto enfaticamente,
che la cospirazione aperta e sfacciata in atto ha il fine di istigare alla violenza
settori della popolazione per raggiungere lo scopo di creare una situazione
di instabilità nel paese. Il Presidente Chávez denuncia la partecipazione dei mezzi di diffusione in
quella che chiamò un’insurrezione mediatica, che lanciavano appello perché
i manifestanti e gli scioperanti avanzassero verso il Palazzo di Governo,
verso il Palacio de Miraflores, convocati, come già abbiamo detto, da questa
cupola degli imprenditori e dall’illegale Centrale di Lavoratori.
Randy
Alonso. – Che
tradì la Rivoluzione Bolivariana.
Rogelio Polanco. – Tradì
la Rivoluzione Bolivariana, uno dei controrivoluzionari che si è mantenuto
attivamente contrario al processo bolivariano.
Molti mezzi, non quelli della televisione venezuelana, pubblicarono
dichiarazioni di alcuni dirigenti del governo di Chávez a fonti alternative,
ho qui alcune di esse in La Jornada,
secondo cui “in quel momento erano appostati a solo 200 metri dal Palazzo
Presidenziale alcuni franchi tiratori appartenenti a questa Polizia
Metropolitana che avevano cominciato a sparare su una manifestazione in
appoggio a Chávez”. Sto
leggendo l’articolo apparso oggi nel giornale La
Jornada che dice inoltre: “Juan Vicente Gómez, della rete bolivariana,
dichiarò a La Jornada che i
poliziotti del Comune di Caracas, a carico dell’oppositore Alfredo Peña,
agirono contro i simpatizzanti di Chávez, che i franco tiratori appartenevano
ai gruppi di cospirazione.”
Randy
Alonso. – Polanco,
precisamente nel giornale messicano La
Jornada, oggi, in un articolo della giornalista Estela Calloni, molto
conosciuta nel nostro continente, si parla di un golpe stile Pinochet e dice
che “una fonte del Movimento Quinta Repubblica, consultata da La
Jornada, puntualizzò che ciò che accadde fu un scambio di spari tra
alcuni settori della Polizia Metropolitana – quella del sindaco Alfredo Peña
– contro la guardia presidenziale a cui il Presidente aveva ordinato di
mantenersi nella zona per proteggere i suoi sostenitori e impedire uno
scontro.
La Jornada continua dicendo
che “secondo la fonte di Quinta Repubblica si è tentato un golpe simile a
quello di Pinochet che abbatté Salvador Allende nel 1973, come si dimostra
dalla paralisi di alcuni settori economici e dalla mobilitazione di settori
pubblici per le strade con grande diffusione attraverso i mass media.
”Gli stessi avvenimenti fecero sì che alle 03:15 di venerdì,
secondo quanto commentano le agenzie, l’ispettore generale delle Forze
Armate, generale Lucas Rincón Romero facesse una dichiarazione in conferenza
stampa in cui si annunciava che “i membri dell’alto commando militare
deplorano i lamentevoli fatti accaduti giovedì nella capitale e di fronte ad
essi si è sollecitata la rinuncia del Presidente della Repubblica, il quale
ha accettato di dimettersi”.
Ebbene, questo generale delle Forze Armate Venezuelane dava per certo
che il presidente Chávez avesse accettato di dimettersi.
Secondo un’agenzia di AFP, l’ex governante venezuelano uscì alle
03:50 ora locale, dal Palazzo di Miraflores, sede del governo, scortato
dall’esercito venezuelano, verso il forte Tiuna, dove arrivò 17 minuti più
tardi. “Camminava serio, con lo
sguardo fisso in avanti”, vestito con la sua divisa militare, secondo
Globovisión.
Noi, alle 11:00 di oggi, dopo le notizie che pervenivano dai mass media venezuelani con la distorsione dei fatti accaduti in questo paese, ci siamo comunicati telefonicamente con María Gabriela Chávez, figlia del presiedente Hugo Chávez, e lei ha fatto una denuncia pubblica, che voglio farvi ascoltare questa sera.
Randy
Alonso.– Siamo
in comunicazione con María Gabriela Chávez, figlia del Presidente
costituzionale della Repubblica Bolivariana, Hugo Chávez Frías, rovesciato
dalle forze controrivoluzionarie nelle ultime ore in questo paese.
Il popolo cubano continua a seguire costernato le notizie che arrivano
dal Venezuela; stiamo seguendo i mezzi venezuelani, che sono stati
partecipanti diretti di questo complotto contro l’ordine costituzionale
venezuelano e contro il presidente Hugo Chávez e la Rivoluzione Bolivariana;
i mezzi venezuelani hanno diffuso la notizia della rinuncia del presidente Chávez.
María
Gabriela Chavez. – Prima
di tutto un saluto al popolo cubano.
Randy
Alonso. – Questo
successe circa due ore fa?
María
Gabriela Chávez. – Sì,
due ore fa alle 09:00.
Randy
Alonso. – E dopo
questa comunicazione non ha avuto più notizie?
María
Gabriela Chávez.
– No. Io gli
chiesi: “Papà quando possiamo parlare con te? Mi disse: “No, mio amore,
adesso voi dovete aiutarmi, dovete trovare avvocati, dovete fare pressione e
comunicare a tutti che sono prigioniero, che sono un Presidente prigioniero”
– proprio così mi ha detto – “ e che in nessun momento io ho
rinunciato.”
Randy
Alonso. – Per
noi queste notizie sono molto importanti, María Gabriela, perché
abbiamo seguito le notizie dei mass media e non c’è nessuna
informazione sul recapito reale delle autorità venezuelane, e la notizia
della rinuncia del Presidente Chavez è stata molto diffusa.
María
Gabriela Chávez. – Lui
mi ha chiesto anche di comunicarlo a voi e al mondo.
Diosdado Cabello mi disse di chiedere a voi, per favore, di denunciare
all’OSA, al G-77 e a tutti gli organismi internazionali la situazione
attuale. È una dittatura di
estrema destra quella che si è instaurata qui nel paese e lo vogliono
nascondere con un'ipotetica rinuncia. Tutto
quanto dicono i media è una bugia, stanno cercando tutti coloro che
simpatizzano con il governo per arrestarli e tutti sono nascosti.
Randy
Alonso. – María
Gabriela, in mezzo a questa difficile situazione, vorrei anche sapere come sta
la famiglia, come stanno i tuoi fratelli, la tua piccola figlia.
María
Gabriela Chávez. – Siamo anche noi nascosti; adesso
stiamo bene, più tranquilli, adesso siamo insieme.
Qui con me c’è mio fratello Hugo, mia sorella Rosa, anche mia
figlia; siamo più tranquilli ed abbiamo fede che ci sarà una soluzione, e
dobbiamo aiutare mio papà in tutto ciò.
Randy
Alonso.- Vorrei trasmetterti in nome del nostro popolo
l’affetto, l’ammirazione del nostro popolo per tutti voi, per la tua
famiglia, esprimere il nostro cordoglio per i fatti accaduti; però sappiate
anche che avete molti fratelli nel popolo cubano, che siamo con voi in queste
gravi ore del vostro paese e che potete contare sul nostro popolo, su di noi,
per tutto quanto ne abbiate bisogno, che la televisione e la radio cubana sono
aperte per denunciare, per seguire i fatti e che cercheremo di essere in
contatto ogni volta che sia possibile.
María
Gabriela Chávez. – Io
vi parlo dal mio cellulare, lo tengo sempre con me, mi potete chiamare a
qualunque ora, per qualunque cosa; è più facile che tu mi chiami perché io
non so come chiamarvi, qualunque cosa che vogliate sapere io vi manterrò
informati. Non abbiamo nessun
problema. Per mio papà farei
qualunque cosa. Anche noi vi
vogliamo bene, vogliamo bene a tutto il popolo cubano. Grazie per questo appoggio.
Randy
Alonso..- Sappiate che qui avete molti
fratelli e che saremo con voi in questa battaglia per la verità.
María
Gabriela Chávez. – Grazi mille, lo sappiamo.
Randy
Alonso.- Dalle notizie giunteci si conosce che è stato
instaurato il nuovo governo de facto venezuelano, a capo di cui c’è il
Presidente di Fedecamaras e che, inoltre, ha decretato, come governo
transitorio del Venezuela, secondo l'agenzia AFP, la riorganizzazione dei
poteri pubblici, e per concretarlo decretò anche la destituzione del
Presidente e di tutti i magistrati del Tribunale Supremo d Giustizia.
Lázaro Barredo.
– Sí Randy, tu sai che oggi nell'insediamento di Carmona, c’erano tutti i
direttivi di Fedecamaras. Fedecamaras
è la federazione degli imprenditori più vincolati alle imprese trasnazionali
in Venezuela; cioè la gente che più interessi ha e sono coloro che hanno
avuto a che vedere con tutta la crisi istituzionale per la quale dovette
attraversare il governo del Presidente Hugo Chávez.
Fedecamaras, il settore imprenditoriale si oppose permanentemente ai
principali accordi della Rivoluzione Bolivariana, però l’anno scorso, dopo
che il 13 novembre l’Assemblea Nazionale, il Parlamento, ratificò, mediante
una legge, al presidente Chávez le facoltà per elaborare esecutivamente un
insieme di leggi, 49 progetti di leggi, che risolvevano la Legge della Riforma
Agraria, i problemi della pesca, attendevano il problema degli idrocarburi,
stabilivano imposte a trasnazionali petroliere in Venezuela, infine,
attenuavano la critica situazione democratica e sociale che c'era in questo
paese, un paese immensamente ricco, che la Rivoluzione Bolivariana ereditò
con più dell’85% della popolazione sotto il livello di povertà, queste
leggi cercavano di mettere in pratica una politica di giustizia sociale, e
questo fu ciò che fece andare su tutte le furie i direttivi di questa
federazione di imprenditori, molto ricchi, del Venezuela, capeggiati da questo
signor Pedro Carmona Estanga, che è dirigente di un’impresa di prodotti
chimici – fu diplomatico, un uomo cui piace molto andare a sciare nelle Alpi
e godere molto della dolce vita, come grande imprenditore, alieno agli
interessi popolari – imprenditori
che mai si pronunciarono contro i fatti del Caracazo, dove ci furono più di
1000 morti, come nemmeno si pronunciarono i militari, né nessuna altra forza
politica venezuelana coinvolta in quei tragici fatti; però questa gente
decise di affrontare Hugo Chávez e convocarono per il 10 dicembre, per la
prima volta nella storia del Venezuela, uno sciopero degli imprenditori.
Non era mai successo prima, nemmeno nella dittatura di Marcos Pérez
Jiménez, o di Juan Vicente Gómez, nemmeno agli inizi del secolo XX, quando
furono detenuti dal governo del generale Cipriano Castro i grandi banchieri,
perché si negavano a prestare denaro allo stato, mai il settore degli
imprenditori venezuelani fece sciopero; nonostante ciò, è stato adesso,
nell’ambito di questa opposizione alle leggi rivoluzionarie, che convocano
la gente alla violenza, ai meccanismi destabilizzatori del paese, ovviamente,
con l’appoggio straniero, come già è stato denunciato, con
l’approvazione di determinate autorità, come il governo degli Stati Uniti.
Considerando tale precedenti, il presidente Chávez ordinò di mettere
ordine nel PDVSA, che è l’impresa di petrolio più importante del paese e
si unirono allora le persone del PDVSA, la cupola che era stata rimossa per
ordine del presidente Chávez, si unì a una determinata aristocrazia operaia,
alleata della controrivoluzione, si allearono con Fedecamaras e con altri
settori e crearono, allora, tutto il sistema di scioperi e di interruzioni che
hanno tentato di destabilizzare in questi giorni il Venezuela e che
organizzarono e guidarono la manifestazione di ieri che, come abbiamo visto, e
come diceva Polanco, e come disse ieri il presidente Hugo Chávez, avvertendo
dalla televisione, poteva creare un problema sociale, uno scontro con le forze
bolivariane che ormai da diversi giorni custodivano il Palacio de Miraflores
e, tuttavia, questo signor Pedro Carmona istigò la marcia verso Miraflrores,
e istigò alla violenza con i risultati che conosciamo.
Randy
Alonso.- Carmona che oggi si è autoproclamato presidente de
facto del Venezuela.
Lázaro
Barredo.- E che
dice che sarà 365 giorni al potere. Bisognerà
vedere realmente che cosa succederà. Inoltre
è stata la figura pubblica, potremmo quasi dire, di tutta questa cospirazione
controrivoluzionaria contro il presidente Hugo Chávez.
Randy
Alonso.- Siamo in comunicazione, per questa nostra tavola
rotonda, con l’ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela a
Cuba, Eccellentissimo signor Julio Montes, che si trova in questo momento a
Caracas.
Saluti, Julio, nel nome del popolo cubano.
Julio Montes. – Bene,
fratello, come stai Randy, saluto il popolo cubano.
Ci troviamo qui, solidali come sempre, nella stessa patria, con lo
stesso progetto, proseguendo la lotta.
Randy
Alonso.-
Julio il nostro popolo dalla notte di ieri e per
tutta la mattinata di oggi ha seguito i gravi fatti che hanno avuto luogo in
Venezuela. Sappiamo che nelle
ultime ore di ieri Lei stava accompagnando il presidente Chávez al Palazzo de
Miraflores, nelle ultime ore di questi gravissimi fatti che sono avvenuti in
Venezuela e vorremmo che Lei spiegasse al nostro popolo, quali furono i fatti
che portarono alla caduta del governo del presidente Chávez.
Julio
Montes.- Ciò che si
manifestò ieri fu una macchina demolitrice nel montaggio di un colpo di
stato. Dalla provocazione che
significò deviare la manifestazione in atto verso il Palazzo di Governo,
portarla a Miraflores, sapendo che lì era concentrato il popolo che
appoggiava il processo rivoluzionario del presidente Chávez, insieme al fatto
di lasciare completamente sguarnito Palacio, è ciò che produsse lo scontro e
i morti che ci furono, tutto preparato dalla controrivoluzione che oggi prese
il governo in Venezuela. Fu un
montaggio quasi perfetto da manuale di colpo di Stato, l’utilizzo dei mezzi
di diffusione, che indussero la popolazione a sentire che non c’era
governabilità. Questi fatti si
produssero contemporaneamente, e nel corso del pomeriggio ne vengono informati
tutti i comandanti delle forze armate, per meglio dire, dei generali non delle
forze armate; i generali tradirono uno dietro l’altro, fino a lasciare
praticamente solo il Comandante Chávez, senza l’appoggio dei generali delle
forze armate venezuelane.
Così siamo stati nel Palazzo fino all’ultima ora, quando si esige
dal Presidente la rinuncia o l’immolazione.
Lì rimanemmo un gruppo di compagni fino alla fine, dove il presidente
preferì consegnarsi prigioniero. Fu
detenuto nel Palazzo, il Presidente non rinunciò, e si produsse il golpe.
Il governo attuale è un governo de facto, fuori dalla Costituzione e
già oggi è cominciata la caccia alle streghe, l’immunità parlamentare è
stata violentata; ci sono parlamentari a cui hanno perquisito la casa.
Randy
Alonso.- Abbiamo saputo anche che ci sono state
dichiarazioni di alcuni governatori leali al presidente Chávez; di vari suoi
ministri, anche del Procuratore Generale.
Julio Montes.– Sì, il
governatore di Tachira, Rolando Blanco; il governatore di Mérida, Porras; il
governatore di Portuguesa, la nera Antonia; il governatore di Lara, Reyes
Reyes, hanno dichiarato che non riconoscono questo governo de facto e che loro
sono il governo costituzionale, quello eletto; che riconoscono il presidente
Chávez come loro presidente, perché è quello eletto dal popolo nella
massima legittimità raggiunta in tutta la storia repubblicana del Venezuela,
sette elezioni appoggiandolo. Ebbene,
è questo che sta succedendo.
Randy
Alonso.- Bene Julio, io La ringrazio, in nome del popolo
cubano, per queste informazioni. Credo
siano elementi importanti, che stiamo offrendo in mezzo a una, potremmo dire,
aggressione anche mediatica che ha subito il governo del presidente Chávez e
che è parte di questo complotto per il colpo di stato. Credo che tutte queste
informazioni...
Julio
Montes.- Randy
solo una cosa. Credo che la lotta
continua. Chávez è un simbolo
del futuro, un simbolo della speranza del mondo, si va potenziando come
simbolo. Ormai la gente comincia
a chiedere la liberazione di Chávez, è lo slogan che comincia a girare per
il Venezuela. E ti voglio dire
che è anche una grande lezione per i popoli, dimostra il potere dei media, di
coloro che detengono i privilegi e, inoltre, le intenzioni dell’impero.
Randy
Alonso.- Julio, io volevo trasmettere anche a Lei la
solidarietà del popolo cubano, l’appoggio del popolo cubano a Chávez, a
Lei e al resto dei compagni che sono stati alla testa della Rivoluzione
Bolivariana in questi anni e che contano sulla solidarietà e sull’appoggio
del popolo cubano. Voi sapete che
siamo fratelli in questa lotta per la speranza come Lei stesso diceva.
Julio Montes.-
Di questo non abbiamo nessun dubbio, perché io, sono convissuto con il
popolo cubano, e so che siamo la stessa gente, lo stesso popolo, la stessa
patria. Per questo siamo qui in
questo compromesso per la vita.
Randy
Alonso.- Le ripeto che la nostra televisione, la nostra
radio, i mezzi di diffusione cubani sono aperti anche per qualunque
informazione, per qualunque possibilità di contatto con Lei.
Randy
Alonso.- Questa fu la conversazione telefonica che abbiamo
avuto con l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela nel
nostro paese, dopo le ore 15:00, e che ci ha offerto importanti elementi di
quello che sta succedendo, non solo rispetto al tentativo di ieri di
schiacciare con carri armati il palazzo Miraflores, il Presidente Chávez e
tutti i suoi più stretti collaboratori che si trovavano in quel luogo, ma
anche riguardo alla caccia alle streghe che ha sconvolto il Venezuela nelle
ultime ore, che fa ricordare il golpe costituzionale del 1973 contro il
presidente Allende, quando molti dei ministri del presidente Allende vennero
cacciati fuori dalle loro case, e anche i loro familiari vennero arrestati
dalle orde capeggiate da Pinochet. Qualcosa
di simile sta succedendo in Venezuela: ministri, membri dell’Assemblea
Nazionale, importanti personalità del governo venezuelano continuano ad
essere perseguitati e incarcerati, le loro case sono perquisite.
In tutto questo complotto controrivoluzionario svolsero un ruolo molto
importante l’aristocrazia operaia, affiliata in questa illegale Centrale di
Lavoratori che insieme a Fedecamaras, portò al golpe controrivoluzionario
altre forze golpiste che dall’estero incitarono questi gravissimi fatti che
ebbero luogo nel giorno di ieri in Venezuela.
Juana Carrasco ci parlerà su questo.
Juana Carrasco. – In
realtà un ruolo importantissimo in questo colpo di Stato, lo ha avuto il
presidente della CTV, la Centrale di Lavoratori del Venezuela, Carlos Ortega.
Questo individuo stabilì una sporca alleanza, sui generis per un
supposto leader sindacale, poiché accompagnò – in ognuno degli scontri,
delle interruzioni, degli scioperi, delle provocazioni, delle aggressioni,
agli imprenditori che ora hanno assunto il potere attraverso il Presidente di
Fedecamaras.
Voglio dire che durante il primo discorso davanti alla stampa, dopo
questo golpe, che ha fatto Carlos Ortega, ha esortato che venga disciolta
l’Assemblea Nazionale; cioè sta esortando alla persecuzione di coloro che
sono stati legittimamente eletti dal popolo venezuelano nelle elezioni.
Randy
Alonso.- Un’esortazione, Juanita, che è stata realmente
portata a termine. Le nuove
autorità de facto imposte in Venezuela hanno detto che toglieranno tutti i
poteri nazionali e creeranno nuovi poteri installati de facto nel paese,
includendo l’Assemblea Nazionale.
Juana Carrasco.- Includendo
l’Assemblea Nazionale, e questo è ciò che sta facendo.
Inoltre rese ufficiale la conclusione dello sciopero illimitato.
Di che Centrale di Lavoratori stiamo parlando?
La CTV tradizionalmente è stata un gruppo influente negli ambiti
politici ed economici venezuelani; nonostante ciò i suoi direttivi, sin dalla
loro fondazione, 60 anni fa, non erano altro che quelli designati mediante
accordi arrangiati al più alto livello tra due dei grandi partiti di
Venezuela: gli adecos (i sostenitori del partito AD) e il COPEI.
Questo vuol dire che Carlos Ortega è un adeco, e quindi il suo primo
interesse è il suo partito, fa parte della gente di Carlos Andrés Pérez.
Che cosa fecero quando si accorsero che tutto quanto avevano fatto e
avuto sempre, scappava dalle loro mani? Riunirono
tutta la forza e il potere economico, tutto il denaro; inoltre rubarono urne,
bruciarono seggi elettorali in un’operazione realizzata in ottobre dello
scorso anno, che aveva i suoi precedenti e che impedì il conteggio di tutti i
voti, si poté contare appena il 40% dei voti emessi dal milione di lavoratori
venezuelani. Semplicemente mise
in pratica tutte le forme di violenza che applicano anche oggi con questo
golpe.
Io vorrei continuare questo discorso su Ortega e mi chiederei che cosa
fa ora?, perché lui diceva che un leader sindacale deve opporsi al governo;
che farà ora, si opporrà al suo amico e socio Pedro Carmona?
Ovviamente, no.
Che cosa pretende Carlos Andrés Pérez,?
Dice che è soddisfatto che un grande suo collaboratore, Pedro Carmona,
sia adesso alla testa di questo paese. Lo
qualificò come un imprenditore preparato, un economista di professione, con
una vocazione democratica.
Chi sta parlando di vocazione democratica?
Chi sta dicendo dittatore a Chávez?
Lo sta dicendo Carlos Andrés Pérez che mandò a reprimere e a
uccidere migliaia di venezuelani nel Caracazo, quando gli abitanti di El
Cerrito scesero a chiedere pane e lavoro che non avevano e, semplicemente,
affogò nel sangue il popolo venezuelano; e fu quello che rubò il tesoro
dello Stato, infatti era processato per le malversazioni che aveva fatto
durante i suoi due governi e era anche cercato dall'INTERPOL.
E che cosa dice? Dice:
“Ormai sto preparando il mio ritorno in Venezuela, mettendo da parte
ogni ambizione morale, voglio solo portare le mie esperienze politiche”
Le sue esperienze politiche furono queste, il Caracazo ed i 3000 morti
delle montagne di Caracas, oltre al furto del tesoro di questa nazione.
Randy
Alonso.- È
un’altra componente di questa cupola controrivoluzionaria che assestò il
golpe che fece cadere il presidente Chávez all’alba di oggi, un golpe
militare, un golpe contro la costituzionalità venezuelana, che ha portato
alla persecuzione dei ministri e delle personalità più importanti del paese.
Randy
Alonso.- Siamo in comunicazione nuovamente con il Venezuela,
con il signor Aristóbulo Isturis, Ministro dell'Istruzione del governo del
Presidente Chávez, che è stato abbattuto dalle forze controrivoluzionarie.
Aristóbulo Isturis. –
Randy, io mi trovavo con il presidente Chávez fino a quel momento... nel
palazzo Miraflores, ed il Presidente, ti posso assicurare, non ha mai
rinunciato. Il Presidente disse
loro che li rendeva responsabili e di ciò che significava un colpo di stato,
e che il loro governo era un governo de facto, un governo dittatoriale, un
governo contrario alla Costituzione Bolivariana.
Lui era detenuto però non avrebbe mai firmato la rinuncia, perché se
firmava la rinuncia non si sarebbe trattato di un colpo di Stato.
Il Presidente Chávez non firmò mai quella rinuncia.
Hanno cercato di imporre la falsa notizia che il Presidente Chávez
rinunciava. Diedero al Presidente
un certo lasso di tempo; se in questo lasso il Presidente non si consegnava,
avrebbero immediatamente attaccato il Palazzo, e noi discutemmo di questo con
il Presidente che ci disse: “E'
stato sufficiente il bagno di sangue odierno, che avremmo comunque continuato
la lotta e che era meglio preservare l'integrità di molti dei nostri quadri
dirigenti, eccetera, e che non era necessario sacrificarli, e che quindi lui
andrebbe in prigione ma noi ci saremmo salvati”.
Noi avremmo accompagnato il Presidente qualunque fosse la sua
decisione. Il presidente allora
fu detenuto e in questo momento lo mantengono isolato senza comunicazione con
l’esterno. Nemmeno il
Procuratore Generale della Repubblica ha potuto vedere il presidente Chávez e
non gli hanno permesso di parlargli.
In questo momento stanno cercando di perquisire l’Ambasciata Cubana e
hanno mobilitato una folla di persone nemiche al nostro processo intorno
all’ambasciata.
Che cosa ti posso dire? In sei ore
questa gente ha fatto un disastro dal punto di vista dei diritti umani:
l’aggressione, l’incomunicabilità dei detenuti, l'incomunicabilità del
Presidente, le perquisizioni senza una spiegazione, lo scherno pubblico per
ognuno dei dirigenti e l’incomunicabilità di ognuno di noi e dei detenuti.
Randy
Alonso.-
Ministro, in questa caccia alle streghe che si sta svolgendo in Venezuela
nelle ultime ore, Lei ritiene che la vita del Presidente Chavez sia in
pericolo?
Aristóbulo Isturis.- Noi
temiamo per la vita del presidente Chávez, e se le trattative durò qualcosa
è perché noi per non morire con il Presidente lì e non rendere loro
difficile l'occupazione del Palazzo, abbiamo messo come condizione la
preservazione della vita del presidente Chávez.
Non lo rispetteranno, tutti sanno che non rispetteranno questo patto.
Chiediamo che gli organismi internazionali si interessino per la vita
del presidente Chávez e per la vita di tutti i funzionari del suo governo.
Randy
Alonso.- Ministro Aristóbulo, vuole aggiungere qualche
altro elemento delle ultime ore?
Aristóbulo Isturis.–
Ebbene, fratello, che questo è uno stato de facto: noi sappiamo bene che voi
siete preoccupati per il destino dei venezuelani e dei lottatori sociali
venezuelani, perché in questi giorni si è aperto un difficile panorama
abbastanza duro; sappiamo che questo fa parte della lotta, sappiamo che in
Venezuela è iniziato un cambiamento che non potrà retrocedere, né
scomparire, oggi è stato solo interrotto.
Noi riprenderemo la conduzione del processo bolivariano rivoluzionario
in qualunque momento dunque: Avanti! Avanti! Avanti!
Randy
Alonso.- Ministro Aristóbulo, ribadiamo la fiducia del
popolo cubano in Lei e nel resto dei dirigenti della Rivoluzione Bolivariana,
le prove di affetto e di solidarietà che voi avete sempre ricevuto dal popolo
cubano. Sappiate che il nostro
popolo è al corrente di tutti i fatti e che si solidarizza con il popolo
venezuelano.
Aristóbulo Isturis.- Io ho
studiato nella “Lazaro Peña”.
Randy
Alonso.- Le ribadiamo la nostra solidarietà e Le diciamo
che ci manterremo al corrente dei fatti, che la radio e la televisione cubana
sono aperte per Lei, per tutti i lottatori venezuelani perché si continui a
divulgare la verità di questo complotto controrivoluzionario contro il
Presidente Chávez e contro il suo governo costituzionale.
Aristóbulo Isturis –
Grazie mille
Randy
Alonso.–
Grazie mille a Lei per queste dichiarazioni per la nostra televisione.
Randy
Alonso.– Un’agenzia AFP, partendo dalle cose che diceva
il Ministro dell’Istruzione sul rovesciamento del presidente Chávez dice:
“che il difensore del popolo venezuelano, German Mundarain, ha denunciato
questo venerdì una massiccia violazione dei diritti umani che deve finire in
Venezuela, dopo la caduta del presidente Chávez e la sua sostituzione da
parte di una giunta di governo capeggiata dal presidente della cupola degli
imprenditori Fedecamaras, Pedro Carmona.
“’L’organismo ha aperto un’indagine per la situazione in cui
vive il paese segnalò. ‘Non
è possibile che le masse stiano partecipando a un atto che sembra più di
vendetta che di giustizia disse riferendosi alle detenzioni e perquisizioni
teletrasmesse a cui assistono oppositori del Presidente deposto.”
Questo uso della televisione fa parte importante di tutto il complotto
ordito contro il presidente Chávez, contro il governo costituzionalmente
eletto del Venezuela.
Rogelio Polanco. – Fu
una guerra di mass media, che ieri ha avuto la sua consolidazione, la sua
espressione maggiore; questa guerra, come abbiamo tutti ricordato, si è
svolta durante mesi, durante gli anni del processo bolivariano in cui il
governo, le autorità, e la politica di Chávez è stata sistematicamente
attaccata dai principali mezzi di diffusione che si mantenevano nelle mani di
questa aristocrazia collegata alla cupola degli imprenditori e all'illegale
centrale di lavoratori.
Ci sono alcuni secondo cui fu, in primo luogo, un golpe mediatico,
ovvero che furono gli stessi mezzi di diffusione, e soprattutto le televisioni
private, quelle che presero il potere e poi istigarono alla violenza e alla
fine al colpo di Stato.
In pratica per ore ci fu una sola visione dei fatti per le catene della
televisione privata, a cui si unirono anche catene di televisione
internazionale che diedero un'unica visione distorta e che generò confusioni
importanti tra i mezzi di diffusione internazionali e nell’opinione pubblica
internazionale.
Bisogna dire che ieri i mass media cercavano in modo palese un Pinochet.
Apparvero gli stessi dirigenti imprenditoriali corrotti, alcuni
militari, si parlò di alcuni capi militari mediatici, che comparvero uno
dietro l’altro, parlando dell’instabilità e della necessità di prendere
decisioni che poi questa giunta de facto prese, e per tanto credo che ci fu
una responsabilità grandissima dei mezzi di diffusione nei confronti di ciò
che è successo oggi in Venezuela, che venne denunciato chiaramente ieri
pomeriggio dallo stesso Hugo Chávez, che in molti discorsi pubblici si era già
riferito al ruolo irresponsabile dei mezzi di diffusione.
Lo stesso Chávez dichiarava ieri a La
Jornada che “nei giorni scorsi c’era stato un gruppo di
incappucciati” – badate bene questo – “che si nascondevano dietro le
camere della televisione privata per attaccare con pietre le manifestazioni
della strada”. Di fronte alle
provocazioni di questi giorni il presidente Chávez annuncia ieri la decisione
di interrompere le trasmissioni delle reti televisive private che stavano
istigando alla violenza e che, inoltre, ignorando la decisione, continuarono a
trasmettere i disturbi durante ore in diretta, per i propri mezzi.
Oggi ci possiamo chiedere dov'è l’etica di questi mezzi di
diffusione, dov'è la Società Interamericana di Stampa che ha costantemente
attaccato il governo di Chávez, davanti a questi fatti tanto gravi; dov'è la
libertà di espressione dei mezzi di diffusione in Venezuela; dove sono gli
alabardieri dei diritti umani adesso, quando si occulta e si ignora
deliberatamente quello che sta succedendo nel paese, dove si impedisce persino
che alcuni dei principali dirigenti possano dirigersi al popolo e
all’opinione pubblica internazionale per denunciare il golpe.
Randy
Alonso.– Si, Polanco per coloro che hanno dovuto seguire le reti
private del Venezuela per dare l’informazione al nostro popolo, erano
realmente ripugnanti le diatribe di queste televisioni private venezuelane, la
manipolazione dei fatti, la manipolazione e la distorsione di tutto quello che
è successo.
Perfino personaggi di Venevisión, una delle televisioni private più
importanti del Venezuela, sottolineavano e se ne vantavano del fatto che per
la prima vota i mezzi avevano affrontato un governo venezuelano;
Ciò dimostra qual è stata la posizione, sin dal primo momento, dei
mezzi di diffusione privati del Venezuela, che sono nelle mani di queste
cupole imprenditoriali, che si allearono anche nel golpe contro il presidente
Chávez, contro la Rivoluzione Bolivariana che tentò di risolvere i problemi
della grande maggioranza dei venezuelani, qualcosa a cui si opposero da sempre
queste cupole imprenditoriali.
Del ruolo dei mass media si potrebbe parlare molto di più, sono solo
alcuni esempi che si possono dare al nostro popolo.
Sono stati gli stessi mezzi che hanno interrotto ed editato, tagliato
le dichiarazioni di ministri, di personalità alleate al presidente Chávez,
qualunque accenno al golpe è stato immediatamente ritirato dalle
trasmissioni, come è accaduto oggi nella trasmissione verso l’estero della
CNN, che ebbe un ruolo mediatico importante negli avvenimenti di ieri, la CNN
in spagnolo manipolò realmente i fatti ed ebbe anche un ruolo importante e
rilevante in quello che lì accadde. Tuttavia,
la CNN in spagnolo ha trasmesso oggi le dichiarazioni complete del Procuratore
Generale della Repubblica del Venezuela, non così le reti venezuelane che
interruppero le sue dichiarazioni.
Io vi propongo di vedere queste dichiarazioni.
Isaías Rodríguez. – Voglio
incominciare dicendovi che la Procura Generale ha in questo momento tre
collaboratori nel Forte Tiuna tra cui la direttrice di Diritti Fondamentali,
Magali García Malpica.
Intervistarlo perché? In
primo luogo perché abbiamo l’informazione, da parte dei procuratori
militari che lo intervistarono, che il Presidente non ha rinunciato.
Se in effetti il Presidente non ha rinunciato, se non ci hanno mai
mostrato la rinuncia scritta, il Presidente Chávez continua ad essere il
Presidente della Repubblica del Venezuela.
Tuttavia, qualora il Presidente avesse rinunciato, la rinuncia del
Presidente si realizza davanti all’Assemblea Nazionale, e solamente quando
l’Assemblea Nazionale accetta questa rinuncia, può essere ritenuta valida
la rinuncia del presidente. Quindi,
anche nel caso ipotetico in cui il Presidente si fosse dimesso, continua ad
essere il Presidente in carica della Repubblica perché non si è realizzato
l’atto nell’Assemblea Nazionale dove si convalida l'ipotetica rinuncia del
Presidente.
Voglio però segnalare alcune cose in più: il Presidente della
Repubblica in questo momento è privato della libertà, non può comunicare
con l’esterno, nemmeno al Procuratore Generale gli è stato permesso
.......... (interruzioni) .........al Presidente della Repubblica.
Abbiamo ricevuto le informazioni tramite alcuni procuratori militari
che le hanno fornite ai PM che si trovano lì in questo momento.
Inoltre, in questa situazione c’è un fatto più significativo:
se è privato della libertà, che delitto commise, forse il delitto di
rinunciare? Forse la rinuncia è
un delitto? E se rinunciò, e se
questo viene considerato un delitto, perché non può comunicarsi con
l’esterno e perché non gli si permette, in nessun modo, al Procuratore
Generale d’intervistarlo attraverso la Direttrice dei Diritti Fondamentali e
dei PM che l'accompagnano?
Dal punto di vista costituzionale la situazione è realmente grave; cioè
c’è uno Stato de facto, realmente la situazione è de facto, non c’è uno
Stato Costituzionale. E non sto
parlando della Costituzione del 1999; nemmeno nella Costituzione del 1961 si
può stabilire la legalità o la costituzionalità di una situazione come
questa.
D’altra parte chi deve sostituire il presidente è il Vicepresidente.
Non c’è niente che attesti, in nessun modo, che il Vicepresidente
abbia anche lui rinunciato, nemmeno c’è attestato della destituzione del
Vicepresidente della Repubblica del Venezuela, e nel supposto caso che il
Vicepresidente avesse anche lui rinunciato, secondo la Costituzione
spetterebbe al Presidente dell’Assemblea Nazionale la presidenza della
Repubblica. Ciò vuol dire che i
fatti, come si svolgono in questo momento in Venezuela, violano il Protocollo
di Washington.”
Randy
Alonso.-. – Queste
furono le dichiarazioni del Procuratore Generale che, vi ripeto, furono
interrotte in varie delle reti televisive venezuelane, non furono trasmesse
integralmente.
Frattanto, si viene a sapere dall’agenzia AFP che l’Ambasciatore
degli Stati Uniti in Venezuela, Charles Shapiro ha detto questo venerdì che:
“nonostante i tragici incidenti di giovedì, questo fu un giorno
straordinario per il paese che governava il deposto presidente venezuelano
Hugo Chávez”.
Questa sera frattanto, come faceva conoscere il nostro Ministro degli
Esteri Felipe Pérez Roque, il gruppo di persone che risponde ai golpisti e
che si è appropriato della direzione di Petróleos del Venezuela –
l’impresa venezuelana che ha a che vedere con questo importante prodotto
energetico – ha fatto dichiarazioni che si riferiscono all’interscambio
stabilito con la Repubblica di Cuba, l’Amministratore di Distribuzione di
PDVSA si è diretto oggi ai media e queste furono le sue parole:
Giornalista. – Frattanto
la Estatal de Petróleos de Venezuela, PDVSA, annunciò la sospensione
indefinita di invii di petrolio a Cuba. L’amicizia
di Hugo Chávez con il capo di stato cubano Fidel Castro aveva convertito il
Venezuela nel principale socio commerciale dell’Isola.
Edgar Paredes. – “...
una buona notizia: non manderemo
più un solo barile di petrolio a Cuba.”
Randy Alonso. – Questo
diceva il rappresentante di PDVSA. Questa
fu la notizia, fu anche la reazione della cupola imprenditoriale de PDVSA
alleata ai golpisti che è a capo di questa impresa e che contribuì in grande
misura ai fatti di ieri, alla caduta del presidente costituzionale del
Venezuela, Hugo Chávez. Come
contribuì anche il generalato delle Forze Armate Venezuelane, le stesse forze
armate che nel pomeriggio avevano dichiarato la costituzionalità del
Presidente, la difesa dell’ordine costituzionale e che nella serata
minacciarono di il far saltare in aria il Palazzo Presidenziale.
Eduardo Dimas ci commenta a riguardo.
Eduardo Dimas. – Quaranta
alti ufficiali venezuelani, hanno fatto lo stesso che altri ufficiali
latinoamericani durate la storia del nostro subcontinente; vale a dire,
tradiscono il ruolo che la costituzione ha loro affidato, tradiscono il dovere
che hanno di difendere i poteri legittimi del paese e consumano il tradimento
sempre della stessa maniera, in modo scaltro, basso, sporco, che è ciò che
caratterizza loro quando avvengono situazioni di questo tipo.
Per esempio, ho qui una dichiarazione dell’ispettore generale della
Forza Armata Nazionale, generale Lucas Rincón, che smentisce ,in un breve
comunicato televisivo, che Chávez sia detenuto in una caserma militare e
ribadisce la sua fedeltà al governo di Chávez.
Alle 22:00 due generali: Luis Camacho Kairuz, ex viceministro della
Sicurezza Nazionale, e il generale Rafael Damiani Bustillos, si presentano in
un canale della televisione per annunciare che tutto è sotto il controllo
dell’esercito e che Chávez deve rinunciare.
Ci sono due questioni che non possiamo dimenticare: in primo luogo, il
ruolo che ha svolto storicamente l’esercito degli Stati Uniti come assessore
di tutti gli eserciti latinoamericani, e, in secondo luogo, che quando
parliamo degli aiuti che ricevevano questi gruppi di Fedecamaras, i sindacati,
cioè i settori che in definitiva si opponevano a Chávez, dobbiamo anche
parlare dell’Agenzia Centrale di Intelligence degli Stati Uniti (CIA), delle
dichiarazioni che ha fatto, per esempio, in gennaio, il direttore Georges
Tenet, e le dichiarazioni dello stesso segretario di Stato degli Stati Uniti,
Collin Powell; perché questo golpe, se è vero che ha un padre, è anche vero
che ha una madre, e non saprei quale dei due sia la madre e quale il padre,
però questo golpe ricevette molti appoggi, molti aiuti.
E le dichiarazioni di Shapiro, che è conosciuto da noi perché ha
diretto l’ufficio Cuba nel Dipartimento di Stato degli USA e come premio gli
hanno dato il compito di aiutare a destabilizzare il governo di Chávez in
Venezuela, credo che danno la misura del ruolo che stanno svolgendo gli Stati
Uniti in tutto questo.
Randy
Alonso.- Di fronte a
tutti questi fatti c’è stata anche la condanna di importanti forze
politiche del nostro continente.
Frattanto, come si diceva nelle conversazioni che abbiamo avuto con
importanti personalità venezuelane durante la nostra tavola rotonda, c’è
stata una vera e propria caccia alle streghe, una ricerca di personaggi, o di
importanti membri del governo di Chávez cui hanno umiliato, oltraggiato e che
sono stati cacciati dalle loro case e picchiati, tra cui William Lara, il
presidente dell’Assemblea Nazionale Bolivariana del Venezuela.
William
Lara. – C’è
una campagna mediatica schiacciante, asfissiante, oppressiva per mascherare
questa dittatura che si vuole cercare di instaurare in Venezuela.
Giornalista. - ... cosa può provocare a livello sociale questo?
William Lara.- Questo
riafferma semplicemente che ci troviamo di fronte ad un regime illegittimo ed
illegale e la società democratica venezuelana, la società che ha radicati i
valori democratici non accetterà...
Randy
Alonso.
– Qui furono interrotte le dichiarazioni di William Lara, il che è parte di
questa “libertà di espressione” di quella proclamata da questi stessi
media durante tutti questi mesi di scontro con il governo di Chávez, mesi in
cui denigrarono tutte le figure pubbliche possibili in Venezuela, e quello di
ieri fu il colmo della manipolazione ed il colmo della denigrazione di un
mezzo di diffusione nel suo agire.
Credo che questa si una parte di tutta la componente che portò al
colpo di Stato controrivoluzionario; un golpe che, inoltre, per meraviglia di
alcuni, però per la conferma di altri, secondo un’agenzia EFE in Washington
dice che “anche quando la situazione in Venezuela ‘tecnicamente’ cade
sotto il previsto nella famosa carta democratica, sulla rottura dell’ordine
costituzionale, fonti consultate da EFE indicarono che nell’OSA ci sono
pochi spazi per iniziare un procedimento.
Il massimo che si farà sarà invocare lo spirito della Carta
Costitutiva dell’OSA e fare un richiamo alla normalizzazione democratica in
Venezuela; però è altamente improbabile che si invochi la Carta Democratica
e si convochi un consiglio permanente indicarono oggi fonti
dell’organizzazione emisferica che chiesero l’anonimato”
Alcune delle reazioni internazionali, insieme a quella degli Stati
Uniti e questa dell’OSA ce le racconta Lázaro Barredo
Lázaro
Barredo. – Penso
che ci siano state dichiarazioni velleitarie come quelle degli Stati Uniti e
di alcuni dei loro alleati europei, che leggerò, e altre molto vacillanti,
che dimostrano che non si sta facendo niente in realtà se non della retorica,
così dal linguaggio usato voi stessi potrete trarre le vostre conclusioni.
“La Casa Bianca” dice l’agenzia EFFE “considerò oggi che il
governo dell’ex presidente Hugo Chávez fu la causa della crisi che provocò
la sua fine” –noi qui abbiamo già spiegato tutti gli elementi –
“perché ordinò che si sparasse ieri giovedì”
–ciò è una menzogna, una falsità– "contro una
manifestazione pacifica dell’opposizione”, fu tutto il contrario.
Questo lo dice il portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer che
aggiunse: “I dettagli sono ancora poco chiari, però ciò che sappiamo è
che le azioni fomentate da Chávez provocarono una crisi” questo è
"l’antichavismo" smisurato di questa amministrazione.
“Gli Stati Uniti e la Spagna chiedono all'OSA di assistere la
democrazia in Venezuela” secondo un dispaccio della DPA, l’agenzia
tedesca, datato in Washington. "Stati
Uniti e Spagna chiesero con urgenza all’Organizzazione degli Stati Americani
di aiutare il Venezuela a consolidare le sue istituzioni democratiche in un
comunicato congiunto” ovvero di aiutare, non di condannare.
“Il’FMI, il Fondo Monetario Internazionale, pronto a lavorare con
nuove autorità del Venezuela”, dopo tutti i boicottaggi e le manovre contro
il governo di Chávez che fecero.
Randy Alonso. - Oggi si è
pubblicato dall’agenzia AFP, un’analisi di politici boliviani, Bolivia è
un paese che ha vissuto una dittatura militare.
Dice che “analisti politici boliviani affermarono questo venerdì che
in Venezuela c’è stato un golpe militare che provocò una rottura dell’istituzionalità
e che può essere un pericoloso precedente per l’America Latina.
’Ciò che è avvenuto in Venezuela è un golpe militare appoggiato da
un settore della popolazione assicurò il politologo boliviano Jorge
Lasarte, ex-assessore del Tribunale Elettorale Boliviano, che espresse
preoccupazione perché si è rotto il processo istituzionale e questo non si
può nascondere con il fatto che il Presidente sia stato obbligato a
rinunciare.
Queste sono le informazioni che continuano ad arrivare alla nostra
tavola rotonda dalle agenzie internazionali.
Per ultimo vorrei far conoscere al nostro popolo e all’opinione
pubblica internazionale, che le ultime notizie giunteci alle 18:15
sull’Ambasciata della Repubblica di Cuba in Venezuela sono che intorno alle
16:00, in mezzo al chiasso assordante
dell’orda che circonda l’Ambasciata, avvisarono l’Ambasciatore che il
capo della Polizia Metropolitana voleva riunirsi con l’Ambasciatore.
Nel momento in cui venne informata,
Cuba gli indicò di assicurarsi che fosse realmente l’alto capo
quello che desiderava riunirsi con lui, nel cui caso si autorizzava
l’entrata.
Germán, il nostro ambasciatore, segnalò che queste persone, istigate
da un piccolo gruppo, distrussero veicoli, tagliarono il rifornimento d'acqua
e d’elettricità e parlarono anche di impedire l’entrata dei cibi,
situazione che potrebbe arrivare ad avere conseguenze incalcolabili, e che se
ci fosse un tentativo di penetrazione, il nostro personale difenderà
l’Ambasciata anche a costo delle loro vite.
Alla fine il capo della Polizia Metropolitana, il rappresentante del
Comune ed il sindaco di Baruta, promisero che l’orda non sarebbe entrata
nell’ambasciata. Vedremo ciò
che accadrà.
Il Ministero degli Esteri cubano ha informato di questa situazione il
Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Presidente del Consiglio di
Sicurezza, il Movimento dei Paesi Non Allineati e un numeroso gruppo di
ambasciatori accreditati a Cuba e a Caracas.
Voglio ringraziare i compagni che vi hanno partecipato, gli invitati
che sono stati con noi nello studio, e voglio dire al nostro popolo che i
nostri mezzi di diffusione continueranno a seguire i fatti del Venezuela.
Buona notte.