Edmundo García https://lapupilainsomne.wordpress.com
Mi vedo costretto a raccomandare e brevemente riassumere gli articoli di Jason Horowitz apparsi sul New York Times, perché la stampa, in spagnolo, degli USA li sta ignorando, evitandoli. Soprattutto la stampa del sud della Florida, dove questa informazione sarebbe molto utile per capire alcuni problemi e guidare i lettori, senza manipolarli.
Horowitz ha coperto con gran successo le campagne elettorali che stanno sviluppando i candidati Repubblicani alla presidenza USA, che sono di origine cubana-americana; mi riferisco a Ted Cruz, senatore del Texas, e Marco Rubio, il senatore della Florida. Il giornalista ha indagato in particolare il modo in cui questi due personaggi cercano di trarre profitto politico dall’origine cubana delle loro famiglie, reinterpretando e, talvolta, mentendo sulla vera storia.
L’articolista del New York Times ha anche investigato sulla relazione tra i due candidati, mostrando la falsità della sbandierata unione dei legislatori cubano-americani, che in verità si diffidano tra loro e monitorano per conquistare il favore dell’establishment del Partito Repubblicano, dei lobbisti e dei politici tradizionali della casta del potere politico a Washington DC.
Il 5 luglio di quest’anno Jason Horowitz ha pubblicato sul New York Times l’articolo dal titolo “Marco Rubio Is Hardly a Hero in Cuba. He Likes That”. Il giornalista raccolse opinioni all’Avana su ciò che i cubani comuni pensano di Rubio, e ha persino raggiunto Cabaiguán interrogando sulla storia della famiglia senatore.
A L’Avana, tra gli altri, Horowitz ha intervistato un residente di 66 anni di nome Hector Montiel che ha detto la vittoria di Rubio sarebbe il peggio che potrebbe accadere, poiché considerava che Rubio era anti-cubano in ogni modo possibile; Montiel ha aggiunto che Hillary Clinton capirebbe meglio il problema cubano.
I cubani non dimenticano le rancorose dichiarazioni di Rubio sul processo di normalizzazione delle relazioni tra Cuba e USA rese pubbliche il 17 dicembre 2014; né il suo rifiuto di liberare i Cinque Eroi cubani. Rubio, che non conosce i veri sentimenti patriottici del popolo cubano, dovrebbe accorgersi di ciò che pensano di lui i cubani dell’isola. Per Rubio il nazionalismo e l’indipendentismo sono il risultato della “disinformazione”; con questa spiegazione non fa altra cosa che mostrare la sua ignoranza della storia di Cuba e delle radici sociali e politiche della Rivoluzione Cubana. Secondo quanto dice Horowitz nel suo articolo, Rubio crede che l’opinione critica che esiste a Cuba sulle sue posizioni si deve a una campagna montata contro di lui. Il senatore non può essere più frivolo e ignorante circa i motivi della storia.
Marco Rubio ha usato le sue origini cubane per ascendere nella politica locale di Miami e nella politica statale della Florida. E’ stato anche accompagnato dai suoi genitori, Mario e Oriales ,nel 2010, quando ha lanciato la sua candidatura alla presidenza degli USA. Ha sottolineato la sua parte cubana nella sua autobiografia, ma subito è stato scoperto nella menzogna di vendersi come figlio di esiliati politici perseguitati dalla Rivoluzione cubana, dimostrandosi, sufficientemente, che i suoi famigliari arrivarono negli USA prima del trionfo della Rivoluzione, esattamente, nel 1956. Quando nel 2011 The Washington Post divulgò a livello nazionale questo dato, Rubio è partito per la tangente dicendo che realmente lui porta Cuba “nella sua mente”, e questo è ciò che conta. Ma l’elettore USA non dimentica questo messaggio: Rubio mente per raggiungere i suoi obiettivi.
Horowitz racconta un simpatico aneddoto, relativi ai commenti del senatore Rubio sui parenti rimasti nel villaggio di Jicotea, a Villa Clara. A quanto pare il giornalista viaggiò o indagò su Jicotea, e invece di trovare simpatia per Rubio documentò alcuni trattori con cartelli con su scritto “Viva Raul”.
In verità i parenti di Rubio risiedevano a Cabaiguán ma lasciarono quel paese nel 1940 e si stabilirono a L’Avana.
Per indagare sulle origini cubane del senatore Ted Cruz, il giornalista Jason Horowitz ha raccolto, in Matanzas, alcune opinioni. In quella provincia un’intervistata di 34 anni, di nome Yadira Suarez, ha detto che non sapeva chi era di Ted Cruz. Anche altri hanno dichiarato ciò cosa che, secondo Horowitz, dimostra il ruolo esagerato che il senatore ha dato a Cuba nella conduzione della sua campagna e costruzione della sua immagine politica.
Il 9 novembre Jason Horowitz ha pubblicato l’articolo “Cuban Peers Dispute Ted Cruz’s Father’s Story of Fighting for Castro”, dedicato a chiarire alcune dichiarazioni che Rafael Cruz, padre del senatore, ha fatto per promuovere la carriera politica del figlio.
Il senatore Ted Cruz ha detto che ha cominciato ad amare la libertà da quando, da bambino, sentì parlare delle ribellioni di suo padre, presumibilmente un “leader” delle lotte rivoluzionarie degli anni ’50. Questi riferimenti sono serviti a Cruz per connettersi emotivamente con gli elettori conservatori, in particolare con i circoli del cosiddetto Tea Party. Il problema è che la maggior parte dei testimoni su tale “leadership libertaria” della famiglia Cruz è falsa.
Rafael Cruz ha detto, e suo figlio il senatore Ted ha assunto, che lui si fece notare negli ambienti rivoluzionari di Santiago de Cuba, intorno al 1956, e che ebbe amicizia con Frank País.
Horowitz ha ottenuto testimonianze di reduci di quella gesta rivoluzionaria cubana, che contraddicono le versioni egocentriche di Cruz. Leonor Arestuche, a cui il governo cubano ha affidato proprio la cura della memoria di queste lotte, e persone che hanno conosciuto Cruz, hanno detto che questo, forse, aveva partecipato a qualche marcia e dipinto qualche cartellone su un muro, ma né raccolse armi e né partecipò ad azioni più compromettenti. Forse Rafael Cruz potè persino aver “pregato” per la caduta di Batista, che era qualcosa che i rivoluzionari, alcuni giovani cattolici, apprezzavano, ma ciò non lo convertiva in un “leader” della lotta per la libertà di Cuba.
Horowitz fu concludente: non si esclude che alcune degli aneddoti “rivoluzionari” di Rafael Cruz possano trovare un qualche fondamento; ma nessun veterano di quelle lotte né nessuno storico rispettato della Cuba attuale, lo considera un “leader” rivoluzionario.
Sia Marco Rubio come Ted Cruz hanno approfittato delle loro origini cubane in dibattiti politici per far demagogico riferimento al “sogno americano”; hanno manipolato questo dato come uno scudo per presentare le loro vere intenzioni anti-immigrati. Entrambi vogliono mantenere Cuba bloccata; i due si oppongono alla normalizzazione dei rapporti con gli USA; nessuno vuole il meglio per il popolo cubano né ha tra i propri piani conoscere i cubani dell’isola in prima persona, nella loro vita reale. Nessuno ha la minima intenzione di visitare l’isola. Né prima, né ora, né mai. Per questo ogni volta che appare il tema si appellano alla dilatoria giustificazione che solo andranno in futuro, quando ci saranno “libere elezioni”.
Tutto questo è una menzogna. Marco Rubio e Ted Cruz non sono interessati ad avvicinarsi ai cubani reali. Nemmeno sono interessati alla loro propria amicizia e solidarietà politica. Tutto è una posa elettorale. Ciò lo dimostra lo stesso Jason Horowitz in un altro articolo nel New York Times del 1 novembre dal titolo “Ted Cruz and Marco Rubio Grow Apart as Their Ambitions Expand“. Vi consiglio come un ponte tra gli altri due, per vedere che i riferimenti che loro fanno all’orgoglio ispanico, l’orgoglio latino, alla famiglia cubana e tutto questo sentimentalismo sulle origini, non è altro che una facciata per coprire due persone molto ambiziose che sognano di essere accettati dall’elite di potere tradizionale degli USA.
Quindi ripeto: io non so di dove sono Marco Rubio e Ted Cruz, ma di Cuba, non sono.
(www.latardesemueve.com / @ edmundogarcia65)
¿De dónde serán Ted Cruz y Marco Rubio? Porque de Cuba, no son
Por Edmundo García
Me veo precisado a recomendar y resumir brevemente artículos de Jason Horowitz aparecidos en The New York Times, porque la prensa en español de Estados Unidos les ha estado pasando por alto, evitándolos. En especial la desnortada prensa que se hace en el sur de la Florida, donde esta información sería muy útil para entender algunos problemas y orientar a los lectores, sin manipularlos.
Horowitz ha cubierto con gran acierto las campañas electorales que están desarrollando los candidatos Republicanos a la presidencia de Estados Unidos que son de origen cubanoamericano; me refiero a Ted Cruz, Senador por Texas, y Marco Rubio, Senador por la Florida. El periodista ha indagado sobre todo en la forma en que estos dos personajes tratan de sacar provecho político al origen cubano de sus familias, reinterpretando y a veces mintiendo sobre la historia verdadera.
El articulista de The New York Times también ha investigado sobre la relación entre ambos candidatos, mostrando la falsedad de la cacareada unión de los legisladores cubanoamericanos, que en verdad se recelan y vigilan para ganar el favor del establishment del partido Republicano, de los cabilderos y de los políticos tradicionales de la casta del poder en Washington DC.
El 5 de julio de este año Jason Horowitz publicó en el New York Times el artículo titulado “Marco Rubio Is Hardly a Hero in Cuba. He Likes That”. El periodista rastreó opiniones en La Habana acerca de lo que los cubanos sencillos piensan de Rubio, y llegó hasta Cabaiguán inquiriendo por los antecedentes familiares del senador.
En La Habana, entre otros, Horowitz entrevistó a un residente de 66 años llamado Héctor Montiel quien le dijo que la victoria de Rubio sería lo peor que podía pasar, pues consideraba que Rubio era anticubano de todas las formas posibles; Montiel agregó que Hillary Clinton entendería mejor el problema cubano.
Los cubanos no olvidan las rencorosas declaraciones de Rubio sobre el proceso de normalización de relaciones entre Cuba y Estados Unidos hecho público el 17 de diciembre del 2014; ni su rechazo a la libertad de Los Cinco héroes cubanos. Rubio, que no conoce los verdaderos sentimientos patrióticos del pueblo cubano, debería enterarse de lo que piensan de él los cubanos de la isla. Para Rubio el nacionalismo y el independentismo son fruto de la “desinformación”; con esta explicación no hace otra cosa que mostrar su ignorancia de la historia de Cuba y de las raíces sociales y políticas de la Revolución Cubana. Según dice Horowitz en su artículo, Rubio cree que la opinión crítica que existe en Cuba sobre sus posiciones se debe a una campaña montada en su contra. El senador no puede ser más frívolo e ignorante sobre los móviles de la historia.
Marco Rubio ha usado sus orígenes cubanos para ascender en la política local de Miami y en la política estatal de Florida. También se acompañó de sus padres Mario y Oriales en el año 2010 cuando lanzó su candidatura a la presidencia de Estados Unidos. Destacó su parte cubana en su autobiografía, pero de inmediato fue descubierto en la mentira de venderse como hijo de exiliados políticos perseguidos por la Revolución Cubana, demostrándose suficientemente que sus familiares llegaron a Estados Unidos antes del triunfo revolucionario, exactamente en el año 1956. Cuando en el año 2011 The Washington Post divulgó a escala nacional este dato, Rubio se salió por la tangente diciendo que realmente él lleva a Cuba “en su imaginación” y eso es lo que importa. Pero el votante norteamericano no olvida este mensaje: Rubio miente para lograr sus objetivos.
Horowitz cuenta una simpática anécdota, relacionada con comentarios del senador Rubio sobre los parientes que le quedan en el poblado de Jicotea, en Villa Clara. Al parecer el periodista viajó o investigó acerca de Jicotea, y en lugar de encontrar simpatías por Rubio documentó unos tractores con unos letreros que decían “Viva Raúl”.
En verdad los parientes de Rubio residían en Cabaiguán pero abandonaron el pueblo en 1940 y se establecieron en La Habana.
Para investigar sobre los orígenes cubanos del senador Ted Cruz, el periodista Jason Horowitz recogió en Matanzas algunas opiniones. En esa provincia una entrevistada de 34 años, nombrada Yadira Suárez, dijo no saber quién era Ted Cruz. También lo declararon otras personas, cosa que según Horowitz demuestra el rol exagerado que el senador ha dado a Cuba en la conducción de su campaña y creación de su imagen política.
El 9 de noviembre Jason Horowitz publicó el artículo “Cuban Peers Dispute Ted Cruz’s Father’s Story of Fighting for Castro”, dedicado a precisar algunas afirmaciones que Rafael Cruz, padre del senador, ha estado haciendo para favorecer la carrera política de su hijo.
El senador Ted Cruz ha dicho que empezó a amar la libertad desde que siendo un niño escuchó hablar de las rebeldías de su padre, supuestamente un “líder” de las luchas revolucionarias de los años 50. Estas referencias han servido a Cruz para conectar emocionalmente con los votantes conservadores, especialmente con los círculos del llamado Tea Party. El problema que tiene esto es que la mayor parte de los testimonios sobre ese “liderazgo libertario” de la familia Cruz es falsa.
Rafael Cruz ha dicho, y su hijo el senador Ted ha asumido, que él se destacó en los medios revolucionarios de Santiago de Cuba alrededor del año 1956, y que tuvo amistad con Frank País.
Horowitz obtuvo testimonios de veteranos de aquella gesta revolucionaria cubana, que desmienten las egocéntricas versiones de Cruz. Leonor Arestuche, quien el gobierno cubano encomendó precisamente el cuidado de la memoria sobre esas luchas, y personas que conocieron a Cruz, dijeron que este quizás había participado en marchas y pintado algún cartel en un muro, pero ni recogió armas ni participó en acciones más comprometidas. Tal vez Rafael Cruz pudo hasta haber “rezado” por la caída de Batista, que era algo que los revolucionarios, jóvenes católicos algunos, agradecían, pero eso no lo convertía en un “líder” de la lucha por la libertad de Cuba.
Horowitz fue concluyente: No se descarta que algunas de las anécdotas “revolucionarias” de Rafael Cruz puedan encontrar algún fundamento; pero ningún veterano de aquellas luchas ni ningún historiador respetado de la Cuba actual, considera que fue un “líder” revolucionario.
Tanto Marco Rubio como Ted Cruz se han aprovechado de sus orígenes cubanos en los debates políticos para hacer la demagógica referencia al “sueño americano”; han manipulado ese dato como un escudo para presentar sus verdaderas intenciones antiinmigrantes. Ambos quieren mantener a Cuba bloqueada; los dos se oponen a la normalización de las relaciones con Estados Unidos; ninguno quiere lo mejor para el pueblo cubano ni tiene entre sus planes conocer a los cubanos de la isla de primera mano, en sus vidas verdaderas. Ninguno tiene la más mínima intención de visitar la isla. Ni antes, ni ahora, ni nunca. Por eso siempre que sale el tema apelan a la dilatoria justificación de que solo irán en el futuro, cuando existan “elecciones libres”.
Todo eso es mentira. Marco Rubio y Ted Cruz no están interesados en acercarse a los cubanos reales. Ni siquiera están interesados en su propia amistad y solidaridad política. Todo se trata de una pose electoral. Esto lo demuestra el propio Jason Horowitz en otro artículo en NYT del 1 de noviembre titulado “Ted Cruz and Marco Rubio Grow Apart as Their Ambitions Expand”. Se los recomiendo como un puente entre los otros dos, para que vean que las referencias que ellos hacen al orgullo hispano, al orgullo latino, a la familia cubana y toda esa sensiblería sobre los orígenes, no es más que una fachada para encubrir a dos personas muy ambiciosas que sueñan con ser aceptados por la elite de poder tradicional de los Estados Unidos.
Por eso repito: Yo no sé de dónde serán Marco Rubio y Ted Cruz, pero de Cuba, no son.
(www.latardesemueve.com / @edmundogarcia65)