Miami/Andres Gomez http://islamiacu.blogspot.it
Tra la straordinaria confusione del processo elettorale delle primarie del Grande Circo Repubblicano, nei due mesi e mezzo che sono passati dal suo inizio, uno dei fatti più notevoli è che si è completamente sgonfiato il Gran Pallone che è stata la pre candidatura presidenziale per il Partito Repubblicano del senatore della Florida, Marco Rubio. “Little Marco”, come spregiativamente lo chiama, Donald Trump, il pre candidato repubblicano che domina tutte le piste di quel grande circo.
Marco Rubio, nato a Miami nel 1971, da genitori emigrati da Cuba nel 1956 per imperativi bisogni economici, tre anni prima del trionfo del processo rivoluzionario nel 1959, è stato un politico d’opera buffa. Ha giocato alla politica come chi gioca alla roulette. In Florida è noto per essere corrotto, ignorante dei problemi più gravi che interessano la società in cui viviamo, un dilettante, ambizioso, opportunista e traditore; prodotto di grande interessi finanziari e politici che lo hanno utilizzato per i loro propri scopi ai quali si è dato sfrenatamente. È stato anche la grande speranza del settore più reazionario della destra cubano-americana in Florida ed a Washington, settore, a sua volta, finito, affondato nel più indigente fallimento politico.
Il pallone di Marco Rubio è volato per un breve periodo di tempo, fino a quando non entrò in collisione con la realtà politica, di questo anno atipico, del processo elettorale. Tra questi fenomeni, nelle ultime settimane, si è schiantato ad alta velocità, frontale e senza freni, con il portentoso Donald Trump, che l’ha ridicolizzato, ancora e ancora, e d’altra parte ha anche investito, come le macchinine folli dei parchi di divertimento, con il vero dottrinario dell’estrema destra USA in questa lotta, il senatore per lo stato del Texas, Ted Cruz, che ha anche chiaramente dimostrato, ancora e ancora, che Rubio era un peso piuma … falso.
In questo processo delle primarie repubblicane, il senatore Rubio ha accumulato, fino ad oggi, un totale di 166 delegati contro i 464 con cui conta Donald Trump, e i 372 delegati del senatore Ted Cruz. E nelle indagini di tutti gli stati che non hanno ancora votato, tranne in Florida, è nel seminterrato o vicino al seminterrato. Sgonfiato. Ha vinto le primarie di un solo stato, l’algida Minnesota, dove ha ottenuto 41126 voti che hanno rappresentato il 37% dei voti espressi; al voto del partito repubblicano nel Distretto di Columbia, dove ha vinto 1059 voti, su un totale di 2810 voti espressi; e nell’enclave coloniale di Portorico, dove ha ottenuto 27485 voti su un totale di 38699 voti espressi.
La campagna presidenziale di questa fandonia politica di Rubio finirà presto, infatti, martedì 15 marzo, quando le primarie repubblicane si terranno in Florida, dove il vincitore per semplice pluralità di voti vincerà tutti i delegati da eleggere, per un totale di 99. Donald Trump è lo schiacciante favorito, in base alle intenzioni di voto espresse in una serie di indagini: 42% per Trump, contro un 22% per Rubio, Ted Cruz, pestandogli i talloni, con il 21%, forse superandolo da qui a martedì, e John Kasich, il governatore dell’Ohio, con il 9% delle intenzioni di voto.
E cosi sarà la fine del Grande Pallone di Marco Rubio, almeno in questa campagna politica, poiché la Florida è il suo stato, la sua base politica definitiva, e lui è uno dei due senatori federali per la Florida. E nei processi politici degli USA, qualsiasi candidato per essere credibile politicamente deve avere l’evidente sostegno politico dallo stato che rappresenta.
Cosi l’ha dimostrato il senatore Ted Cruz nel suo stato, il Texas, vincendo le primarie il 1 marzo scorso, ottenendo più di 1200000 voti, il 44% dei voti espressi. Donald Trump l’ha seguito con circa 757000 voti, il 24% dei voti espressi in quella primaria.
Quindi, è finita per le torbide aspirazioni politiche, almeno per quest’anno, di Marchino Rubio. “Almeno quest’anno”, perché non sappiamo cosa farà nel futuro questo ex senatore della Florida. L’ex senatore, poiché Rubio è stato eletto come senatore federale nel 2010, non andrà alla ri-elezione, e il suo mandato si concluderà il prossimo gennaio.
Circolano voci che vorrebbe aspirare ad essere governatore della Florida nel 2018, quando l’attuale governatore della Florida, Rick Scott, che è repubblicano, termini il suo secondo mandato. Ma nemmeno questo si presente bene, sembra che Marchino abbia fatto nemici politici in questo stato, dal momento che, per esempio, Rick Scott, più che tacitamente ha sostenuto la candidatura di Donald Trump e per nulla la sua in queste primarie presidenziali.
Il fallimento politico di Marco Rubio non può essere imputato alla mancanza di sostegno finanziario alla sua campagna presidenziale, da parte dei promotori o proprietari, come preferiscano chiamarli. Secondo gli ultimi dati del Center for Responsive Politics, organismo non ufficiale, le cui stime finanziarie rispetto alle campagne politiche sono universalmente accettate, dal periodo del 31 gennaio e fino al 7 marzo scorso, la campagna di Marco Rubio aveva ricevuto donazioni per un totale di poco più di 68 milioni di dollari, occupando così il terzo posto tra i candidati repubblicani che più soldi hanno ricevuto, alle spalle di Jeb Bush e Ted Cruz, che a quel tempo avevano accumulato donazioni per un totale, rispettivamente, di 151 e 100 milioni di dollari.
A festeggiare, allora!
Marco Rubio: desinflado en el globo del Gran Circo Republicano
Miami/Andrés Gómez
Entre la extraordinaria barahúnda del proceso electoral de las primarias del Gran Circo Republicano en los dos meses y medio que han transcurrido desde su comienzo uno de los hechos más notables es que se ha desinflado por completo el Gran Globo que ha sido la pre candidatura presidencial por el Partido Republicano del senador por la Florida, Marco Rubio. ¨Little Marco¨, como lo llama despectivamente, Donald Trump, el pre candidato republicano que domina todas las pistas de ese Gran Circo.
Marco Rubio, nacido en Miami en 1971, de padres que emigraron de Cuba en 1956 por apremiantes necesidades económicas, tres años antes del triunfo del proceso revolucionario en 1959, ha sido un político de ópera bufa. Jugó a la política como el que juega a la ruleta. En la Florida se le conoce por ser corrupto, ignorante de los problemas más serios que afectan a la sociedad en que vivimos, un delitante, ambicioso, oportunista y traicionero; producto de grandes intereses financieros y políticos que lo han utilizado para sus propios propósitos a los que se entregó desenfrenadamente. Ha sido también la gran esperanza del sector más reaccionario de la derecha cubano americana en la Florida y en Washington, sector, a su vez, acabado, sumido en la más indigente bancarrota política.
El globo de Marco Rubio voló por un corto tiempo hasta que chocó con la realidad política de este año atípico proceso electoral. Entre estos fenómenos, durante las últimas semanas, chocó a alta velocidad, de frente y sin frenos, con el portentoso Donald Trump, quien lo puso en ridículo, una y otra vez, y por otro lado chocó también, como los carritos locos de los parques de diversiones, con el doctrinario real de la extrema derecha estadounidense en esta lid, el senador por el estado de Texas, Ted Cruz, quien también claramente demostró, una y otra vez, que Rubio era un peso pluma… de mentirita.
En este proceso de las primarias republicanas el senador Rubio ha acumulado, hasta la fecha, un total de 166 delegados contra 464 con los que cuenta Donald Trump y los 372 delegados con los que cuenta el senador Ted Cruz. Y en las encuestas de todos los estados que aún no han votado, excepto la Florida, se encuentra en el sótano o cercano al sótano. Desinflado. Solamente ha ganado las primarias de un estado, la álgida Minesota, donde obtuvo 41,126 votos que representó el 37% de los votos emitidos; en la votación del partido republicano en el Distrito de Columbia donde ganó 1,059 votos, de un total de 2,810 votos emitidos; y en el enclave colonial de Puerto Rico donde obtuvo 27,485 votos de un total de 38,699 votos emitidos.
La campaña presidencial de esta patraña política de Rubio llegará a su fin próximamente, de hecho el martes 15 de marzo, cuando tendrá lugar la primaria republicana en la Florida, una que el ganador por simple pluralidad de votos ganará todos los delegados a ser elegidos, un total de 99. Donald Trump es el abrumador favorito de acuerdo a las intenciones de voto reflejadas en un conjunto de encuestas: 42% por Trump, contra un 22% por Rubio, Ted Cruz, pisándole los talones, con un 21%, quizás superándolo de aquí al martes, y John Kasich, el gobernador de Ohio, con un 9% de la intención de voto.
Y así será el fin del Gran Globo de Marco Rubio, al menos en esta campaña política, ya que la Florida es su estado, su base política definitiva, y él es uno de los dos senadores federales por la Florida. Y en los procesos políticos de Estados Unidos, todo candidato para ser creíble políticamente tiene que tener el apoyo político evidente del estado al cual representa.
Así lo demostró el senador Ted Cruz en su estado, Texas, al ganar esa primaria el primero de marzo pasado obteniendo más de 1 millón 200 mil votos, el 44%, de los votos emitidos. Donald Trump lo siguió con alrededor de 757 mil votos, el 24% de los votos emitidos en esa primaria.
Así que chirrín chirrán para las turbias aspiraciones políticas, al menos este año, de Marquito Rubio. “Al menos este año”, porque no se sabe a qué se dedicará en el futuro este ex senador por la Florida. Ex senador ya que Rubio fue electo senador federal en el 2010, no va a la reelección, y su término terminará el próximo mes de enero.
Se rumorea que quisiera poder aspirar a ser gobernador de la Florida en el 2018 cuando el actual gobernador de la Florida, Rick Scott, quien es republicano, termine su segundo mandato. Pero ni eso pinta bien, parece que Marquito ha hecho enemigos políticos en este estado, ya que, por ejemplo, Rick Scott, más que tácitamente ha apoyado la candidatura de Donald Trump y en nada la suya en estas primarias presidenciales.
El fracaso político de Marco Rubio no se le puede achacar a la falta de apoyo financiero a su campaña presidencial por parte de sus promotores, o dueños, como prefieran llamarlos. De acuerdo a las más recientes cifras del Center for Responsive Politics, organismo no oficial cuyos estimados financieros con respecto a las campañas políticas es aceptado universalmente, hasta el periodo del 31 de enero al 7 de marzo pasados, la campaña de Marco Rubio había recibido donaciones por un total de un poco más de $68 millones de dólares, ocupando así el tercer lugar entre los candidatos republicanos que más dinero ha recibido, por detrás de Jeb Bush y Ted Cruz quienes para esa fecha habían acumulado donaciones por un total de $151 y $100 millones de dólares respectivamente.
¡A celebrar entonces!