Cecilia Coicue è stata assassinata nella sua tenuta, dove si concentreranno i membri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia–Esercito del Popolo (FARC-EP) a Corinto, nel Cauca, e dove faranno la consegna delle armi e perfezioneranno tutti i dettagli per la nuova incorporazione alla vita civile.
Coicue è stata trovata uccisa questo mercoledì con multiple ferite di arma bianca. Il suo corpo è stato portato ad una ditta di pompe funebri della città del municipio, ma sul luogo, per molte ore non è arrivato nessun funzionario di polizia giudiziale.
D’accordo con le testimonianze dei presenti, Coicue era in casa martedì 6 settembre lavando i vestiti, quando verso la 09H00 ora locale (14H00 GMT) notò che l’acqua smise di uscire con pressione dal rubinetto. Così, ha detto a sua figlia Cecilia che si sarebbe diretta dove si trova la sorgente dell’acqua per verificare la ragione dell’interruzione. Ma non ritornò mai più. Verso le 17H30 ora locale (22H00 GMT) del mercoledì, il corpo di Coicue è stato incontrato nelle vicinanze della sorgente dell’acqua.
La donna assassinata era un’attivista sociale. Oltre ad essere membro del Movimento Marcia Patriottica, faceva anche parte dell’Associazione dei Lavoratori Contadini della Zona di Riserva Contadina del Municipio di Corinto (Astrazonac), della Federazione Nazionale Sindacale Unitaria Agricola e dell’Allevamento (Fensuagro), dell’Associazione Nazionale delle Zone di Riserva Contadina (ANZORC), e del Processo di Unità Popolare del Sud Occidente Colombiano (PUPSOC).
Il segretariato delle FARC-EP respinse per mezzo di un comunicato l’assassinio di Coicue.
“Il suo assassinio, successo il passato 6 settembre, in momenti in cui Cecilia si trovava nella sua proprietà, costituisce un pessimo segnale per lo sviluppo della costruzione di pace nei territori. Questi fatti succedono mentre avanziamo verso l’avviamento di tutti i dispositivi della sospensione bilaterale e la normalizzazione dei territori”, afferma il comunicato.
L’insorgenza afferma che, non potrà essere costruita la pace stabile e duratura se persiste l’assassinio selettivo di dirigenti civici e popolari, uomini e donne.
“Questi fatti dimostrano che è urgente l’implementazione immediata nei territori delle misure accordate nelle punto Garanzie di Sicurezza dell’Accordo Finale.”
A dispetto dei recenti sviluppi nella sospensione bilaterale di ostilità tra le FARC-EP ed il Governo Colombiano, il Sistema di Informazione sulle Aggressioni contro i Difensori dei diritti umani in Colombia (SIADDHH), rivelò nella sua relazione “Questo è la fine?” che i primi 6 mesi del 2016, in Colombia, ogni due giorni furono aggrediti due difensori dei diritti umani, ed ogni cinque, ne fu assassinato uno. Nel primo semestre dell’anno si registrarono 314 aggressioni, 35 di queste culminarono in assassinati, fatto che rappresenta un incremento del 3% rispetto allo stesso periodo del 2015. Nella maggioranza dei casi, i presunti responsabili sono: gruppi paramilitari (con un 68% di partecipazione), gruppi sconosciuti (con un 22%) ed agenti statali (con un 10%).
Coicue era una contadina ed indigena proprietaria di una tenuta che ha approssimativamente 72 ettari. Lì sarà l’ubicazione di uno degli otto punti transitori di normalizzazione, che secondo quanto accordato tra il Governo di Juan Manuel Santos e le FARC-EP, si useranno affinché il gruppo insorto possa radunarsi.
In questi accampamenti, oltre alle 23 zone di concentrazione, la commissione di verifica tripartita conformata da membri della delegazione del governo, delle FARC-EP e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, realizzeranno il monitoraggio e la verifica del processo di abbandono delle armi.
da TeleSur