Fabian Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com
Nei precedenti articoli su questo interessante e fondamentale tema abbiamo puntualizzato che la guerra psicologica si concepisce con l’oggetto di confondere, manipolare ed ingannare, e non solo pretende vincere le coscienze, ma anche screditare, diffamare e confondere, sotto un’apparenza ingenua e neutrale. Si propone dirigere il pensiero collettivo o la mente individuale in una direzione desiderata.
La CIA e l’USAID sono le agenzie d’ “avanguardia” in questa “guerra” e contano sul sostegno dei loro pari dei paesi capitalisti sviluppati che per gli stessi motivi realizzano attività simili.
Inoltre contano su più di un centinaio di “organizzazioni non governative” (ONG), apparentemente “imparziali” per utilizzarle nella realizzazione delle proprie attività, in modo che quando indirizzano la loro artiglieria contro un paese, settore della popolazione o persona, tutto quel potenziale si scarica come un gigantesco tsunami che devasta ogni cosa sul suo percorso e porta come risultato la sottomissione e la successiva manipolazione dell’obiettivo proposto.
La “guerra psicologica” è un concetto ampio. Da essa diramano direttrici di lavoro per settori della popolazione, professionali, lavoratori, studenteschi e di tutti i tipi, a seconda degli scopi previsti. In questo modo, ogni gruppo di lavoro o task force organizzata a tali fini, si proietta su ciascuno di loro, contando sull’ausilio delle ambasciate USA, delle sue agenzie governative o le ONG create.
In precedenza, uno studio minuzioso dello scenario socio-politico, militare, economico e operativo disegna a grandi tratti i lineamenti e strategie da seguire, fissando i compiti a medio e lungo termine. In due parole, si struttura un piano che coinvolgerà tutte le sfere e settori sociali verso un unico scopo, sterminare il paese oggetto del loro interesse. E se fosse necessario, le sue forze armate, con piani di emergenza precedentemente elaborati, che terminerebbero di produrre il golpe finale in modo energico.
Lo sviluppo dei mezzi audiovisivi, dei social network ed Internet, ha rappresentato una rivoluzione nei metodi e mezzi utilizzati per gli scopi di questa “guerra”. Inoltre, il processo di concentrazione in transnazionali di audiovisivi in poche e sicure mani, spianò la strada a questi “guerrieri” che ora non solo reclutano giornalisti e funzionari che in essi lavorano, ma che contano anche sull’ “assistenza” dei massimi gerarchi e proprietari dei media, che per ragioni di classe, dirigono i loro sforzi nella direzione desiderata. L’esempio del colpo di stato parlamentare contro Dilma, in Brasile, e le campagne mediatiche contro Cristina Fernandez, in Argentina, è eloquente.
Così fu come l’imperialismo operò negli ex paesi dell’Europa dell’Est dopo il crollo sovietico. Crearono un modo per fare “colpi di stato soft” con le esperienze acquisite dai processi politici in Serbia ed in altri paesi ex socialisti. Si formarono scuole per la formazione di “quadri” a tali scopi solo che, per quanto riguarda Cuba, non tennero in considerazione le differenze sociali, politiche, ideologiche ed etniche esistenti che invalidarono le esperienze acquisite. Fu così che fallì il cosiddetto ZunZuneo che pretendeva raggruppare settori della popolazione sotto il pretesto di un “Twitter cubano”, che poi avrebbero utilizzati per scopi politici ostili; anche un “movimento hip hop” che progettava manipolare gruppi musicali per “cantare” proteste antigovernative e così, pensavano, provocare un ampio movimento di opposizione che rovesciasse il governo rivoluzionario.
Il caso del Venezuela bolivariano è un chiaro esempio di come operano questi “centri” di “guerra psicologica” che combinano i mezzi legali con quelli sovversivi. In primo luogo comincia la voce che vanno a scarseggiare determinati medicinali o alimenti, dopo, le persone alienate dalla propaganda e dalle voci, accorrono a comprarle in quantità inimmaginabili, successivamente i fornitori chiudono il rubinetto e sopprimono la fornitura ed, alla fine, i mass media fanno il loro lavoro sporco denunciando la scarsezza che loro stessi hanno provocato. Così crearono le condizioni “psicologiche” affinché i chavisti perdessero le elezioni per i deputati dell’Assemblea Nazionale, con il “pretesto” che l’uscita di loro dal potere, avrebbe portato al rapido rifornimento dei mercati, cosa che ovviamente non è accaduta, perché la destra borghese non solo voleva i posti dei deputati, ma anche il governo insieme a tutti i poteri costituzionali per sterminare definitivamente il processo rivoluzionario e le idee del chavismo.
Le “voci”, le notizie false diffuse attraverso i media privati, e le reti sociali, tutto cospira contro i leader rivoluzionari e le forze armate che accusano, costantemente, di essere corrotti o collegati ad interessi stranieri, arrivando a creare artificialmente, al principio, -e dopo oggettivamente- un clima di destabilizzazione sociale affinché “le masse” alienate si sollevino contro le proprie autorità.
La guerra totale contro i nostri fratelli venezuelani, sempre più, si accresce: ora in una delicata e sottile campagna di “guerra psicologica”, i personaggi della “triplice alleanza” Brasile, Paraguay ed Argentina, compiendo gli ordini di Washington ed utilizzando falsi argomenti di instabilità governativa, pretendono togliere al paese la presidenza “pro tempore” del MERCOSUR, al fine di screditarlo ed isolarlo in ambito internazionale, cosa che naturalmente non hanno raggiunto, grazie alla eroica battaglia intrapresa dai venezuelani in difesa dei loro diritti e di rispetto alle norme stabilite dall’organismo e presto il Venezuela presiederà il Movimento dei paesi non Allineati, dove gode di un ampio prestigio e rispetto.
Gli obiettivi della “guerra psicologica” possono essere prossimi o più a lungo termine. Nel caso cubano hanno riposto le loro speranze e sforzi nel fomentare una classe media proveniente dallo sviluppo di nuovi proprietari, vale a dire, dei cosiddetti imprenditori, in modo da mettere i loro interessi contro il socialismo, come se essi stessi non fossero il risultato di una formazione nella nostra società, e così pretendere creare una cappa sociale ostile che possa scontrarsi con le politiche della Rivoluzione e giungere a contare rappresentanza in tutte le sfere del potere statale da cui estinguere il processo politico e rivoluzionario.
Un altro obiettivo -nel nostro caso- a cui dedicano non poche risorse è screditare il socialismo cubano attraverso l’uso e la manipolazione delle persone che viaggiano verso paesi terzi al fine di raggiungere gli USA, facendo vedere che la nostra gente va via per mancanza di un futuro di risultati, o per divergenze politiche, quando ciò di cui si tratta, nella maggior parte dei casi, è quello di raggiungere l’illusione di una vita migliore; che a Cuba, il criminale blocco imposto dagli USA da più 50, ha negato da generazioni.
Parallelamente e con tutti i mezzi a sua disposizione, gli USA cercano di far vedere che lo scontro tra i nostri paesi è terminato o è in fase di esserlo, qualcosa fuorviante e profondamente sbagliato, poiché, come affermato dal Presidente Obama, nel 2014, solo si tratta di cambiare i metodi utilizzati perché gli obiettivi di rovesciare il governo cubano rimangono gli stessi ed il blocco immutabile. Come direbbe il Che, “all’imperialismo non si può dare neppure un tantino così” mostrando l’unghia di una delle sue dita.
Lo scopo degli imperialisti USA è che ci arrendiamo, che i nostri popoli si pongano in ginocchio e tornino sottomessi ad essere quello che erano prima, fonti stabili di materie prime e sicuri mercati per i loro prodotti, diretti da governi genuflessione e docili, qualcosa che non non succederà mai, perché, come affermò una volta Fidel, “Le bombe potranno uccidere gli affamati, i malati e gli ignoranti, ma non possono uccidere la fame, le malattie, l’ignoranza. Non possono nemmeno uccidere la giusta ribellione dei popoli e nell’olocausto moriranno anche i ricchi, che sono quelli che più hanno da perdere in questo mondo”.
La “guerra sicológica” (III parte)
Por Fabián Escalante Font
En artículos anteriores sobre este interesante y fundamental tema puntualizábamos que la guerra sicológica se concibe con el objeto de confundir, manipular y engañar, y no solo pretende ganar las conciencias, sino además desacreditar, calumniar y confundir, bajo una apariencia ingenua y neutral. Se propone dirigir el pensamiento colectivo o la mente individual en una dirección deseada.
La CIA y la USAID norteamericanas son las agencias “vanguardias” en esta “guerra” y cuentan con el apoyo de sus pares de los países capitalistas desarrollados que por iguales motivos realizan actividades similares.
Adicionalmente cuentan con más de un centenar de “organizaciones no gubernamentales” (ONG), aparentemente “imparciales” para utilizarlas en la realización de sus actividades, de manera que cuando enfilan su artillería contra un país, sector poblacional o persona, todo aquel potencial se descarga como gigantesco tsunami que arrasa todo a su paso y trae como resultado la sumisión y posterior manipulación del objetivo propuesto.
La “guerra sicológica” es un concepto abarcador. De ella dimanan directrices de trabajo para sectores poblaciones, profesionales, obreros, estudiantiles y de todo género, en dependencia de los fines propuestos. De tal suerte, cada grupo de trabajo o fuerza de tarea organizada a tales fines, se proyecta sobre cada uno de ellos, contando con el auxilio de las embajadas norteamericanas, sus agencias gubernamentales o las ONG creadas.
Previamente, un estudio minucioso del escenario sociopolítico, militar, económico y operativo dibuja a grandes rasgos los lineamientos y estrategias a seguir, fijando las tareas a mediano y largo plazo. En dos palabras, se estructura un plan que abarcará todas las esferas y sectores sociales en pos de un propósito único, exterminar el país objeto de su interés. Y si fuera necesario, sus fuerzas armadas, con planes de contingencia previamente elaborados, terminarían de producir el golpe final de manera contundente.
El desarrollo de los medios audiovisuales, las redes sociales y la Internet, ha significado una revolución en cuanto a los métodos y los medios utilizados para los fines de ésta “guerra”. Por otra parte, el proceso de concentración en transnacionales del audiovisual en unas pocas y seguras manos, allanó el camino a éstos “guerreros” que ahora no solo reclutan periodistas y funcionarios que en ellos laboran, sino que cuentan también con el “auxilio” de los máximos jerarcas y dueños de los medios, que por razones de clase, dirigen sus esfuerzos en la dirección deseada. El ejemplo del golpe parlamentario a Dilma en Brasil y las campañas mediáticas contra Cristina Fernández en Argentina resulta elocuente.
Así fue como el Imperialismo operó en los antiguos países de la Europa del Este después del derrumbe soviético. Crearon un modo de dar “golpes blandos” con las experiencias extraídas de los procesos políticos en Serbia y otros países ex socialistas. Se formaron escuelas para entrenar “cuadros” a estos fines, solo que en lo que respecta a Cuba no tuvieron en cuenta las diferencias sociales, políticas, ideológicas y étnicas existentes que invalidaron las experiencias adquiridas. Así fue como fracasó el denominado Zunzuneo que pretendió agrupar sectores poblacionales bajo el pretexto de un “Twitter cubano” que luego utilizarían con fines políticos hostiles; también un “movimiento hip hop” que proyectaba manipular grupos musicales para “cantar” protestas antigubernamentales y así, pensaban, provocar un amplio movimiento opositor que derrocara al gobierno revolucionario.
El caso de Venezuela Bolivariana es un ejemplo claro de cómo operan estos “centros” de “guerra sicológica” combinando los medios legales con los subversivos. Primero comienza el rumor que van a escasear determinados medicamentos o alimentos, después, las personas enajenadas por la propaganda y los rumores, acuden a comprarlos en cantidades inimaginables, más tarde los suministradores cierran el grifo y suprimen el abastecimiento y al final, los medios masivos hacen su faena sucia denunciado la escasez que ellos mismos han provocado. Así crearon las condiciones “sicológicas” para que los chavistas perdieran las elecciones a diputados de la Asamblea Nacional con el “pretexto” de que la salida de ellos del poder, traería el rápido abastecimiento de los mercados, algo que por supuesto no sucedió, porque la derecha burguesa no solo querían los cargos de diputados, sino también el gobiern junto a todos los poderes constitucionales para exterminar definitivamente el proceso revolucionario y las ideas del chavismo.
Las “bolas”, las noticias falsas difundidas a través de medios de comunicación privados, y las redes sociales, todo se conjura contra los lideres revolucionarios y las fuerzas armadas a los cuales constantemente acusan de corruptos o tramitados a intereses foráneos, llegando a crear artificialmente al principio -y después objetivamente-, una atmosfera de desestabilización social para que “las masas” enajenadas se subleven en contra de sus autoridades.
La guerra total contra nuestros hermanos venezolanos cada vez se acrecienta: ahora en una delicada y sutil campaña de “guerra sicológica” los personeros de la “triple alianza” Brasil, Paraguay y Argentina, cumpliendo las ordenes de Washington y utilizando falsos argumentos de inestabilidad gubernamental, pretenden sacar al país de la presidencia “protempore” de MERCOSUR con la finalidad de desacreditarlos y aislarlos en la arena internacional, algo que por supuesto no han logrado gracias a la heroica batalla dada por los venezolanos en defensa de sus derechos y de respeto a las normas establecidas por el organismo y pronto Venezuela presidirá el Movimiento de países No Alineados, donde goza de un amplio prestigio y respeto.
Los objetivos de la “guerra sicológica” pueden ser mediatos o a más largo plazo. En el caso cubano ellos han colocado sus esperanzas y esfuerzos en fomentar una clase media proveniente del desarrollo de nuevos propietarios, es decir, de los denominados emprendedores, a los fines de colocar sus intereses en contra del socialismo, como si ellos mismos no fueran el resultado de una formación en nuestra sociedad, y así pretender crear una capa social hostil que pueda enfrentar a las políticas de la Revolución y llegar a contar con representación en todas las esferas del poder estatal desde el cual extinguir el proceso político y revolucionario.
Otro objetivo –en nuestro caso- al cual le dedican no pocos recursos es a desacreditar al socialismo cubano por medio de la utilización y manipulación de las personas que viajan a terceros países con el fin de llegar a Estados Unidos, haciendo ver que nuestra gente se marcha por falta de un futuro de realizaciones, o por discrepancias políticas, cuando de lo que se trata, en la mayoría de las ocasiones, es alcanzar la ilusión de una mejor vida, que en Cuba, el bloqueo criminal impuesto por Estados Unidos hace más de 50 años, le ha negado por generaciones.
Paralelamente y por todos los medios a su alcance, Estados Unidos trata de hacer ver que la confrontación entre nuestros países finalizó o está en vías de ello, algo equívoco y profundamente erróneo, pues tal y como afirmara el Presidente Obama en el 2014 solo se trata de cambiar los métodos empleados porque los objetivos de derrocar al gobierno cubano se mantienen iguales y el bloqueo inconmovible. Como diría el Che, “al imperialismo no se le puede dar ni un tantico así” mostrando la uña de uno de sus dedos.
El propósito de los imperialistas norteamericanos es que nos rindamos, que nuestros pueblos se pongan de rodillas y vuelvan sumisos a ser lo que antes eran, fuentes estables de materias primas y mercados seguros para sus productos, dirigidos por gobiernos genuflexos y dóciles, algo que no sucederá jamás, porque como una vez afirmó Fidel, “Las bombas podrán matar a los hambrientos, a los enfermos, a los ignorantes, pero no pueden matar el hambre, las enfermedades, la ignorancia. No pueden tampoco matar la justa rebeldía de los pueblos y en el holocausto morirán también los ricos, que son los que más tienen que perder en este mundo”.