Nonostante il freddo de L’Avana il Pabellon Cuba si è scoperto come un luogo vibrante, questa mattina. Le storie di una donna che solo la morte ha potuto “fermare” germogliarono dalle sue figlie Laura e Berta Zuñiga, lottatrici come lei per la giustizia e la libertà.
Né le minacce di violarla e linciarla, né gli attacchi contro sua madre e le sue figlie o gli assassinati dei suoi compagni riuscirono a fermare la battaglia di Berta Caceres, leader indigena del popolo Lenca, una delle maggiori etnie dell’Honduras.
Nel 2015 ha ricevuto il Premio Ambientale Goldman per America Centrale e Meridionale, per la sua contribuzione nella lotta persistente contro la costruzione di una diga di sbarramento idroelettrica che minacciava di sfollare centinaia di indigeni honduregni.
Durante l’apertura del 12º Workshop Internazionale su Paradigmi Emancipatori Berta Caceres Vive, si ricordò la figura della leader indigena ed il lascito di Fidel nella costruzione di nuovi prototipi di società.
“Ricordo come se l’avessi vissuto, la bambina con i capelli lunghi, con il mal di denti che portava con sé, nascoste, le lettere con informazioni che avrebbero apportato alle lotte in America Centrale, specificamente alle lotte nel Salvador, nella decade degli anni 70. Ricordo anche che non aveva niente da mangiare, cercando lavoro nelle “maquilas”, lavoro che le fu negato per il fatto di essere incinta. La ricordo quasi bambina, senza niente da mangiare, incinta in un quartiere marginale di una città sconosciuta apportando alla lotta come poteva” ricordava così, Laura, sua madre.
“Benché non esiste più fisicamente, la famosa attivista honduregna continua ad inspirare le nuove generazioni”, ha detto sua figlia in una testimonianza emotiva.
Durante la sua lotta, l’attivista assicurò che la costruzione della diga di sbarramento di Agua Zarca “avrebbe significato sfollamenti ed avrebbe impedito alla comunità di sviluppare le loro attività agricole. Non si privatizza solo il fiume, bensì vari chilometri intorno al fiume (…) Il fiume smette di essere delle comunità e passa a mani private.”
“Lei, la mamma, la signora, la mia “mami”, la comandanta Berta Caceres con tutte le oppressioni su di lei si ribella alla morte, si mette nel cuore di un popolo che non ha confini. Berta si è moltiplicata e non esiste assassino che possa ammazzarla. Berta moltiplicata, Berta il seme, Berta seminata, Berta l’eterna, Berta immensa, madre infinita.”
Per l’altra figlia, il fatto che il Workshop si dedichi al lavoro di sua madre è sommamente importante perché Berta ha assistito in varie occasioni a questo evento che considera molto opportuno per fortificare l’articolazione a livello latinoamericano dei movimenti sociali e progressisti.
“La sua morte ci sfida a continuare a perfezionare questa lotta ed a difendere quelle cause che crediamo giuste per dire no ai progetti depredatori, al capitalismo, al razzismo.”
In una conferenza stampa il messicano Gustavo Castro Soto, unico sopravvissuto all’uccisione di Berta Caceres, il 2 marzo 2016, denunciò che in Honduras più di 120 ambientalisti sono stati assassinati recentemente.
“Sembrerebbe che già ai governi non importa criminalizzare, né assassinare ed appoggiano questa disputa dei territori contro i popoli a beneficio delle grandi multinazionali. L’assassinio di Berta era un fatto che già era annunciato, ci furono tentativi previ al 2 marzo. Honduras è un paese dove circa il 90% dei crimini rimangono completamente impuni.”
Castro Soto ha messo in allerta inoltre che la persecuzione e la criminalizzazione dei movimenti sociali è in aumento proprio mentre c’è un giro a destra di molti governi della regione.
Commentando sulle investigazioni e sul processo legale contro l’assassinato di Berta Caceres informò che si stanno portando avanti appelli diversi, dopo che lo stesso governo honduregno abbia decretato “top secret” sull’investigazione.
“Lo fanno per non consegnare né ai nostri avvocati, né all’opinione pubblica, nazionale o internazionale, il pessimo dossier che è stato letteralmente fabbricato con molte menzogne. Questo denota un interesse per occultare le implicazioni di molte persone, sia nel Tribunale che tra le famiglie più ricche di questo paese.”
di Oscar Figueredo Reinaldo
traduzione di Ida Garberi