La sentenza di 13 anni, nove mesi e sette giorni di carcere contro l’oppositore Leopoldo Lopez è stata confermata oggi dal Tribunale Supremo di Giustizia (TSG) del Venezuela. Lopez era stato accusato per istigazione alle proteste del 2014 contro il Governo del presidente Nicolas Maduro.
L’informazione si conobbe poche ore dopo che il mandatario nordamericano, Donald Trump, ricevesse a Washington sua moglie, Lilian Tintori, e chiedesse la liberazione immediata dell’oppositore.
La condanna è stata confermata dalla Sala di Cassazione Penale del TSG, che respinse, per essere totalmente “infondato” il ricorso in appello presentato dalla difesa del violento oppositore.
L’annuncio fu fatto quasi dopo tre anni dalla consegna volontaria di Lopez alle autorità, il 18 febbraio 2014, per sottomettersi alla Giustizia.
La condanna di prigione di Lopez fu dettata in settembre del 2015 dal 28º tribunale di giudizio di Caracas, che lo dichiarò responsabile per istigare le proteste del 2014 contro il Governo, che incominciarono il 12 febbraio e si prolungarono fino a maggio di quell’anno, con un saldo di 43 morti e più di 800 feriti.
L’avvocato di Lopez, Juan Carlos Gutierrez, confermò che la Sala di Cassazione Penale respinse come “palesemente infondato” il ricorso in appello che presentò l’anno scorso, fatto che lascia fissa la sentenza ed apre la possibilità di presentare il caso davanti ai tribunali internazionali.
Lopez, di 45 anni, è leader fondatore del partito di centro-destra Volontà Popolare. È recluso nel carcere per i processati militari di Ramo Verde.
Nella notte del mercoledì Trump ha ricevuto Tintori alla Casa Bianca, e si pronunciò a favore della liberazione di Lopez, una richiesta che è stata chiaramente negata da parte di Maduro e del suo Governo.