di Adam Taylor / The Washington Post
4 ottobre 2014 – Mentre la comunità internazionale è stata accusata di pigrizia di fronte alla crisi dell’ebola, Cuba, un paese di soli 11 milioni di persone che ha ancora di un rapporto teso con gli Stati Uniti, è diventato un fornitore cruciale di esperienza medica nelle nazioni dell’Africa Occidentale colpite dall’ebola.
Giovedì (2 ottobre), 165 operatori sanitari del paese sono arrivati a Freetown, Sierra Leone, per unirsi alla lotta contro l’ebola, la squadra medica più grande che è arrivata da qualunque nazione straniera, secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). E dopo aver ricevuto l’addestramento per trattare con l’ebola, circa 296 medici e infermiere cubani andranno in Liberia e Guinea, gli altri due paesi più colpiti dalla crisi.
Cuba, da qualunque punto di vista, non è un paese ricco. Aveva un Prodotto Interno Lordo (PIL) di poco più di 68 miliardi di dollari nel 2011, secondo la Banca Mondiale, suolo un paio di punti in più della Bielorussia. Con 6051 dollari, il suo PIL pro capite era meno della sesta parte di quello della Gran Bretagna. Tuttavia, la sua risposta ufficiale all’ebola sembra molto più solida di quella che paesi molto più ricchi possono apportare – una evidenza in più che i professionisti della salute sono all’altezza del rum e dei tabacchi in termini delle esportazioni cubane.
Il sistema universale di attenzione della salute di Cuba permette questa esportazione. Il paese ha nazionalizzato i suoi servizi della salute poco dopo la sua rivoluzione, mettendo fine alla sanità privata e garantendo l’attenzione medica gratuita nella sua Costituzione. I risultati sono stati ampiamente elogiati. Nel 2008, valutando 30 anni in questo campo, l’OMS stimava “la rivoluzione dell’attenzione primaria della salute” di Cuba, con avanzamenti impressionanti in certi indicatori della salute. “Questi indicatori – che sono vicino o uguali a quelli dei paesi sviluppati – parlano da soli”, ha segnalato Gail Reed, che richiamava l’attenzione su una grande riduzione nel numero di morti di bambini minori di cinque anni e l’alta speranza di vita di Cuba, 77 anni.
Il successo della salute di Cuba si basa sulla sua formazione medica. Dopo la rivoluzione cubana, fuggì la metà dai 6.000 medici del paese e il paese si vide obbligato a ricostruire la sua forza lavoro. Il sistema di formazione è cresciuto tanto che per il 2008 stava preparando 20.000 stranieri all’anno a essere medici, infermiere e dentisti, in larga misura in forma gratuita.
Il caso dell’ebola non è la prima volta che i lavoratori della salute cubani sono stati inviati a far fronte a un disastro globale. Già nel 1960, immediatamente dopo la Rivoluzione, Cuba mandò medici in Cile per aiutare nelle conseguenze di un devastante terremoto, e la pratica ha continuato da allora per decenni. Nel 2005, Cuba si offrì a di mandare personale medico negli Stati Uniti dopo l’uragano Katrina nel 2005 (che a quanto pare furono respinti).
Reuters riferisce che Cuba ha attualmente circa 50.000 operatori sanitari in 66 paesi. Oltre agli atti straordinari dell’assistenza umanitaria, la diplomazia medica normalmente serve spesso a scopi più pratici – una stima di 30.000 operatori sanitari, per esempio, si trovano attualmente in Venezuela, che compensa in parte con il petrolio.
L’esportazione di conoscenza medica prevede che produrrà per Cuba un’entrata netta di 8.200 milioni nel 2014, secondo una relazione recente nel giornale statale Granma. Ci sono speranze che il turismo medico e l’esportazione di tecnologie mediche potrebbero un giorno fornire cifre simili.
Non è una semplice foto. I critici si sono lamentati che Cuba ha cominciato a sacrificare la salute dei suoi cittadini in casa per guadagnare denaro con l’invio di lavoratori medici all’estero, e le condizioni di questi lavoratori della salute hanno ricevuto critiche. Il giornale Los Angeles Time ha riferito agli inizi di quest’anno che un numero importante di operatori sanitari cubani in Venezuela sono fuggiti dal paese per scappare dagli schiaccianti carichi di lavoro. (*)
Anche così, l’enorme risposta di Cuba alla crisi dell’ebola sembra avere lasciato da parte queste critiche, almeno per adesso. Il numero di personale medico cubano in Sierra Leone, Liberia e Guinea sembra che sia maggiore che l’insieme di quelli inviati da paesi molto più grandi come la Cina. Israele, un paese ricco con una popolazione simile, ha provocato una polemica questa settimana respingendo la convocazione per l’invio di squadre mediche.
“Il denaro e i materiali sono importanti, ma queste due cose da sole non possono fermare la trasmissione del virus dell’ebola”, ha detto il mese scorso la dottoressa Margaret Chan, direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale della Salute. “Le risorse umane sono chiaramente la nostra necessità più importante”.
(da The Washington Post. Tradizione in spagnolo di Cubadebate)
(*) NOTA DI CUBADEBATE: Parlando delle prestazioni della salute a Cuba e della migrazione di alcuni lavoratori della salute dalle missioni, The Washington Post, ignora o trascura alcuni elementi di analisi che ci sembra importante sottolineare:
– Nonostante le migliaia di medici cubani in missioni di solidarietà, Cuba continua a stare tra i primi 5 paesi del mondo con maggiore proporzione di medici per abitante che prestano servizio nel suo sistema nazionale della salute. Gli indicatori della salute della popolazione non sono retrocessi in questi anni, ma continuano a migliorare qualitativamente.
– Il paese ha intrapreso un ampio piano di riparazioni delle sue strutture sanitarie e di perfezionamento del suo sistema di assistenza, approfondendo con i servizi nelle insoddisfazioni riconosciute.
– Gli Stati Uniti sviluppano un programma per incoraggiare l’esodo di professionisti della salute cubani che compiono missioni in altre nazioni, al quale destinano risorse finanziarie e umane, oltre a concedere l’ingresso accelerato in territorio nordamericano di questi professionisti; anche se questo non significa garanzia lavorativa nel sistema sanitario nordamericano.
Nella foto (FLORIAN PLAUCHEUR / AFP / Getty Images / Washington Post): I primi membri di una squadra di 165 medici cubani e operatori sanitari scaricano se stessi le scatole di medicine e materiale medico da un aereo al suo arrivo all’aeroporto di Freetown per aiutare la lotta contro l’ebola in Sierra Leone, il 2 ottobre di 2014.
Traduzione: Redazione di El Moncada
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