Discorso pronunciato dal compagno Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri della Repubblica di Cuba, nella Sessione Costitutiva della IX Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, nel Palazzo delle Convenzioni, il 19 aprile del 2018, «60º Anno della Rivoluzione»
Compagno deputato, Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba,
Compatrioti:
Vengo a parlare a nome di tutti i cubani e le cubane che oggi iniziamo un nuovo mandato al servizio di una nazione la cu storia inorgoglisce non solo coloro che sono nati in questa terra, ma anche milioni di figli dell’America e del mondo che l’amano e la rispettano come propria.
Lo faccio con tutta la responsabilità che un’azione di questa natura comprende e con la coscienza che non stiamo solo inaugurando un’ altra Legislatura.
Martí diceva che:«Le parole pompose non sono necessarie per parlare degli uomini sublimi». E ora si tratta di questo. Quando seguo con onore ed emozione il mandato del nostro popolo di dedicare il primo pensiero alla generazione storica che con esemplare consacrazione e umiltà ci accompagna in questa ora di urgente sfida in cui Cuba spera che noi si sia come loro, capaci di affrontare vittoriosamente tutti i combattimenti che ci aspettano.
La presenza di Raúl, Machado, Ramiro, Guillermo e gli altri Eroi della Repubblica, come deputati della Legislatura che oggi prende possesso non si deve all’omaggio più che meritato per l’opera realizzata.
Il Generale d’Esercito e Primo Segretario del Partito è stato il candidato più votato nelle elezioni politiche, così come ci sono tra i più e meglio votati il Secondo Segretario e i Comandanti della Rivoluzione, anche loro Eroi del Lavoro della Repubblica di Cuba.
Questo dà nobiltà a questa sala e ci offre l’opportunità, abbracciandoli, d’abbracciare la storia viva.
Più d mezzo secolo di calunnie e di oscuri conviti alla rottura generazionale e alla depressione di fronte alle difficoltà, non hanno potuto far crollare le colonne del tempio della nostra fede: la Rivoluzione di Fidel e della Generazione del Centenario di Martí, che transita per il suo 60º anno con la dignità dei suoi fondatori, intatta e crescita per aver saputo fare in ogni momento quello che ogni momento domandava.
Con la costituzione della IX Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare culmina il processo elettorale rivoluzionario che negli ultimi mesi ha visto protagonista il popolo cubano, riaffermando il suo carattere eminentemente democratico e nello stesso tempo cosciente del suo elevato significato storico.
Il popolo, esercitando il suo diritto cittadino, ha proposto, nominato ed eletto i suoi rappresentanti nelle differenti istanze di governo, valutando l’identificazione con loro, il merito e la capacità di rappresentare comunità, settori sociali e interessi collettivi, senza la mediazione di campagne pubblicitarie sottomesse al potere del denaro, senza politiche sporche, né frodi, corruzione o demagogia.
L’elezione è stata frutto dei desideri collettivi senza che nessuno degli eletti abbia aspirato per motivi personali a questo. I cittadini hanno distinto le persone umili, i lavoratori e le persone modeste come loro genuini rappresentanti.
Si tratta di un’elezione che emerge dal popolo che, a sua volta, controllerà la sua gestione, partecipando così alla presa delle decisioni e l’implementazione delle politiche approvate.
E anche se lo abbiamo fatto molte volte negli ultimi 40 anni, possiamo affermare che questo processo di elezioni che oggi si conclude è diventato una forte vittoria dell’unità del popolo cubano e un’espressione d’impegno nella difesa dell’opera rivoluzionaria nei momenti d’incertezza per la maggioranza degli abitanti del pianeta, le cui volontà non contano nell’ora d’applicare politiche che riducono i loro diritti e restringono le loro conquiste.
A questa fiducia che il popolo ci offre con il suo voto, c’è un solo modo di corrispondere: agendo, creando e lavorando senza riposo per rispondere alle sue domande e necessità, in un vincolo permanente e stretto con la nostra gente umile, generosa e nobile.
Se qualcuno vuole vedere Cuba come un insieme di cittadini per la loro composizione d’età, razziale, di genere e d’occupazione, basterà che guardi e studi l’integrazione della nostra Assemblea e la rappresentazione di donne, negri, meticci, giovani e persone della terza età, che occupano incarichi di decisione nelle istanze superiori del governo, quasi nella stessa proporzione con cui le statistiche definiscono la nazione.
La cosa più importante non è, senza dubbio, quanto somigliamo al paese che siamo. Quello che non possiamo dimenticare nemmeno un secondo partendo da questo istante, è l’impegno che prendiamo con il popolo e con il futuro.
Tutti i deputati, la direzione dell’Assemblea, i membri dei Consigli di Stato e dei Ministri abbiamo la prima ragione d’essere nella valutazione sistematica della popolazione, cosa che ci obbliga ad approfondire le analisi dei problemi che pesano sulla società nel suo insieme e sulla vita quotidiana delle cubane e dei cubani, propiziando un ampio e sincero dibattito su di loro e fomentando in tutte le maniere possibili come dare soluzioni o attenuare il loro impatto con la partecipazione dei coinvolti, sia perchè li lamentano o perché hanno la possibilità di risolverli.
Compatrioti:
Due anni fa come oggi, nella chiusura del 7º Congresso del Partito, il General d’Esercito ci disse che la sua generazione avrebbe consegnato, e cito: «…ai pini nuovi le bandiere della Rivoluzione e del Socialismo, senza la minima sfumatura di tristezza o pessimismo, con l’ orgoglio del dovere compiuto, convinti che sapranno continuare e accrescere l’opera rivoluzionaria alla quale hanno consegnato le migliori energie e la vita stessa varie ondate di compatrioti ».
Questo significa, tra molte ragioni che il mandato dato dal popolo a questa Legislatura è di dare continuità alla Rivoluzione cubana in un momento storico cruciale, che sarà marcato da tutto quanto sapremo far avanzare nell’attualizzazione del modello economico e sociale, perfezionando e rinforzando il nostro lavoro in tutti gli ambiti della vita della nazione.
Assumo la responsabilità per la quale sono stato eletto con la convinzione che tutti i rivoluzionari cubani, dalla posizione che occupiamo, dal lavoro che facciamo, d qualsiasi posto di lavoro o trincea della patria socialista, saremo fedeli all’esemplare legato del Comandante in Capo Fidel Castro, leader storico della nostra Rivoluzione ed anche all’esempio, al valore e agli insegnamenti del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, leader attuale del processo rivoluzionario (Applausi).
Li nomino e ricordo Martí nella loro somiglianza a Céspedes e Agramonte: «Un estraneo può scrivere questi nomi senza tremare, o il pedante o l’ambizioso: il buon cubano, no». Fidel e Raúl, uniti per il sangue, gli ideali e la lotta ci mostrano nel loro più alto grado il significato della parola fratello, tanto valutata nelle relazioni affettive dei nazionali.
E c’è di più. Loro, con gli uomini e le donne che hanno portato la Rivoluzione fino a qui, ci danno la chiave di una fraternità nuova, forgiata nella resistenza e i combattimenti condivisi che ci trasformano in compagne e compagni.
L’unità tanto necessaria mentre si forgiava la nazione, dal 1959 è la più preziosa e sacra forza che è diventata straordinaria e invulnerabile nel seno del nostro Partito unico, che non è nato dalla frattura o l’atomizzazione di altri, ma dall’integrazione di tutti quelli che si proponevano di costruire un paese migliore.
Per noi è assolutamente chiaro che solo il Partito Comunista di Cuba, forza dirigente superiore della società e dello Stato, garantisce l’unità della nazione cubana ed è il degno erede della fiducia depositata dal popolo nei suoi leaders, come disse il compagno Raúl Castro Ruz nel suo discorso per il 45º anniversario dell’Esercito Occidentale, il 14 giugno del 2006.
Per questo Raúl, che ha preparato, condotto e guidato questo processo di continuità generazionale, con fermezza, senza attaccamento a incarichi e responsabilità, con elevato senso del dovere e del momento storico, con serenità, maturità, fiducia, fermezza rivoluzionaria, con altruismo e modestia, si mantiene per legittimità e merito proprio al fronte dell’avanguardia politica.
Lui continua ad essere il nostro primo Segratario, come il riferimento ch è per qualsiasi comunista e rivoluzionario cubano.
E perchè Cuba lo necessita, apportando idee e propositi alla causa rivoluzionaria, orientando e allertando su qualsiasi errore o mancanza, insegnando e sempre pronto ad affrontare l’imperialismo di fronte e qualsiasi tentativo d’aggresssione del paese, il primo, con il suo fucile nell’ora del combattimento.
Raúl, come affettuosamente lo chiama il nostro popolo, è il miglior discepolo di Fidel, ma ha anche apportato innumerevoli valori all’letica rivoluzionaria, al lavoro del partito, al perfezionamento del Governo.
L’opera intrapresa con la sua guida nell’ultimo decennio è colossale.
Il suo legato di resistenza di fronte alle minacce e le aggressioni e alla ricerca del perfezionamento della nostra società è fondamentale.
Ha assunto la direzione della nazione in una difficile congiuntura economica e sociale. Al dolore umano ha saputo anteporre il valore rivoluzionario, il senso del dovere e ha diretto il paese senza riposo, dedicato, con certezza, con impeto, con dedizione e devozione.
Nella sua dimensione di statista, forgiando il consenso popolare, ha guidato, fomentato e stimolato profondi e imprescindibili cambi strutturali e concettuali come parte del processo di perfezionamento e attualizzazione del Modello Economico e Sociale cubano.
Con pazienza, intelligenza e decisioni ferme che nello stesso tempo si dovevano dare nella massima discrezione, è riuscito a realizzare la liberazione dei nostri Cinque Eroi, realizzando la promessa di Fideñ che loro sì, sarebbero tornati. (Applausi). Ha segnato con il suo stile affabile e proprio un’amplia e dinamica attività nelle relazioni internazionali. Con fermezza, dignità e tempra ha diretto le conversazioni e negoziati che portarono al ristabilimento delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti.
Ha guidato la presidenza pro tempore della Celac, difendendo l’unità nella diversità e ottenendo che la comunità latinoamericana e caraibica fosse dichiarasse la regione come Zona di Pace.
Ha contribuito in maniera decisiva al successo delle conversazioni per la pace in Colombia e ha difeso i paesi dei Caraibi, in particolare quelli sempre dimenticati, Haiti e Puerto Rico, in tutti gli ambiti di dialogo regionale ed emisferico.
Ci dà ancora i brividi la sua voce emozionata nel forte discorso del Vertice delle Americhe, a Panama, esaltando la vera storia di Nuestra America e le ragioni della spartana resistenza e l’invariabile solidarietà del popolo cubano con le cause giuste nella regione e nel mondo, contro il vento e la marea, le minacce e le aggressioni.
Questo è il Raúl che conosciamo, ammiriamo, rispettiamo e amiamo.
Il Raúl studente e ribelle che nel gennaio del 1953 partecipoò alla prima Marcia delle Fiaccole e che nel marzo dello stesso anno partecipò alla Conferenza Internazionale sui Diritti della Gioventù e alla preparazione del Quarto Festival Mondiale della Gioventù e gli Studenti ; il Raúl combattente che, nel mezzo della battaglia assunse il Comando nel Palazzo di Giustizia di Santiago di Cuba come parte delle azioni dell’assalto alla Caserma Moncada. Fu recluso nell’Isola de Pinos, si preparò alla lotta contro Batista durante l’esilio in Messico, sbarcò dal Granma e reincontrò Fidel a Cinco Palmas, intraprese la lota sulla Sierra maestra e per meriti e valore fu asceso a Comandante.
Il Raúl capo militare che nel II Fronte Orientale Frank País, in piena guerra di liberazione, sviluppò esperienze organizzative e di governo per il bene della popolazione, esperienze che poi si moltiplicarono in tutto il paese al trionfo della Rivolzione.
Il Raúl che al fronte del Ministero delle Forze Armate, per 48 anni ha fatto sì che si ottenessero risultati nella preparazione del paese per la difesa e con lo sviluppo della Dottrina della Guerra di tutto il Popolo, trasformando le FAR nel più disciplinato ed efficiente organo dell’ amministrazione dello Stato, nel cui seno si svilupparono esperienze che successivamente servirono al paese.
Il Raúl dirigente politico che costantemente ha promosso il dibattito per il perfezionamento del lavoro del Partito, vincolato al popolo, con l’udito ben piazzato al suolo e che nei momento più difficili ci ha convocato con fermezza a provare che «Sì si può» e, allora fu possibile salvare la Patria e la Rivoluzione.
Conosco le preoccupazioni e le aspettative che un momento come questo, logicamente, provoca nei compatrioti, ma contiamo con la forza, l’intelligenza e la sapienza del popolo, con l’esperienza e la guida del Partito, con le idee di Fidel, con la presenza di Raúl accompagnato dal prezioso dirigente ed essere umano, grande lavoratore, compagno José Ramón Machado Ventura (Applausi) come Secondo Segretario dell’organizzazione politica dei comunisti cubani e con la forza, il prestigio, la lealtà e l’esemplarità di un esercito fondato da loro, che non smetterà mai d’essere il popolo in uniforme.
Conoscendo il sentimento popolare, affermo a questa Assemblea, il più alto organo del potere dello Stato, che il compagno Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz come Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, guiderà le decisioni di maggior importanza per il presente e il futuro della nazione.
Viviamo in una congiuntura mondiale caratterizzata da crescenti minacce alla pace e alla sicurezza, con guerre d’intervento, pericoli per la sopravvivenza della specie umana e un ordine economico internazionale ingiusto e che esclude.
In questo contesto ratifico che la politica estera cubana si manterrà inalterabile e reiteriamo che nessuno realizzerà il proposito di indebolire la Rivoluzione, nè di far piegare il popolo cubano, perché Cuba non fa concessioni contro la sua sovranità e indipendenza e non negozierà principi nè accetterà condizioni.
Non cederemo mai di fronte a pressioni o minacce; i cambi che saranno necessari li deciderà come sempre sovranamente il popolo cubano. Sono cosciente che il compito che ci viene affidato è di enorme responsabilità di fronte alla popolazione e per questo reclamo l’appoggio di tutti coloro che occupano responsabilità di direzione a differenti livelli e nelle diverse istituzioni della Rivoluzione, ma più di tutto ho fiducia nell’appoggio decisivo del popolo cubano senza il quale è impossibile avanzare con successo nella nostra società e in mezzo alle minacce e le sfide, e non saranno mai pochi per un paese impegnato a fare Rivoluzione.
Dovremo esercitare una direzione e la conduzione sempre più collettiva, come sempre in permanente vincolo con la popolazione e facilitando la partecipazione del popolo ai compiti rivoluzionari e la presa delle decisioni attraverso processi ampliamente democratici, che già sono parte inseparabile della politica nazionale.
Non vengo a promettere nulla come non lo ha mai fatto la Rivoluzione in tutti questi anni.
Vengo ad assicurare l’impegno di lavorare e di esigere per la realizzazione del programa che ci siamo dati come governo e popolo con le Linee della Politica del Partito e la Rivoluzione, a breve e lungo tempo. Solo il lavoro intenso, dedicato ed efficiente di ogni giorno darà il passo a risultati e realizzazioni concrete, che costituiranno nuove vittorie della Patria e del socialismo, senza abbandonare mai la disposizione combattiva delle nostre invitte Forze Armate Rivoluzionarie.
Così affronteremo le minacce del poderoso vicino imperialista.
Qui non c’è spazio per una transizione che non riconosca o distrugga il legato d tanti anni di lotta. In Cuba, per decisione del popolo, dobbiamo solo dare continuità all’opera con le generazioni unite, quelle nate e educate nella Rivoluzione e le generazioni fondatrici, senza cedere di fronte alle pressioni, senza timore e senza passi indietro, difendendo la nostra verità e le nostre ragioni, senza rinunciare alla sovranità e all’indipendenza, ai programmi di sviluppo e ai nostri sogni.
Saremo sempre disposti a dialogare e cooperare con coloro che a loro volta siano disposti con rispetto e un trattamento tra uguali.
In questa Legislatura non ci sarà spazio per quelli che aspirano a un ritorno capitalista; questa Legislatura difenderà la Rivoluzione e continuerà il perfezionamento de socialismo.
Per affrontare le difficoltà che viviamo nel piano interno, è opportuno sottolineare che le priorità sono definite nei documenti approvati nel 7º Congresso del Partito, sostenuti dal Parlamento, dopo un ampio processo di consultazione popolare.
In questi si riconosce che il lavoro politico e ideologico, la lotta per la pace, l’unità e la fermezza ideologica vincolata intimamente con lo sviluppo dell’economia nazionale, assicurano la partecipazione cosciente, attiva e impegnata della maggioranza della popolazione nel processo d’attualizzazione del modello economico e sociale, che è la missione fondamentale.
Ci corrisponde semplicemente farla realizzare e portala avanti.
Attenti a queste priorità ci tocca perfezionare l’implementazione dell’attualizzazione del modello economico e sociale, correggere gli errori, fare esperienza evitare improvvisazioni l superficialità i ritardi e gli inadempimenti che irritano la popolazione e seminano pessimismo e sfiducia allontanandoci dalle nostre mete nel tempo.
In tutti gli organismo le organizzazioni e le istituzioni dobbiamo agire in difesa permanente dell’unità della disciplina l’analisi integrale e l’esigenza para lograr que las enormes potencialidades y posibilidades presentes en nuestra sociedad sustenten y se expresen en resultados concretos de crecimiento, desarrollo y prosperidad.
In nome delle compagne e dei compagni eletti per la direzione dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare e del Consiglio di Stato, esprimiamo con forte responsabilità che non tradiremo mai la fiducia posta in noi.
E a quelli che per ignoranza o mala fede dubitano dell’impegno delle generazioni che oggi assumiamo nuove responsabilità nello Stato cubano, dobbiamo per dovere dire con chiarezza che la Rivoluzione continua e continuerà viva, con il senso del momento storico, cambiando tutto qullo che dev’essere cambiato, emancipandoci da soli e con i nostri stessi sforzi, sfidando poderose forze che dominano dentro e fuori dell’ambito sociale e nazionale, difendendo i valori nei quali crediamo al prezzo di qualsiasi sacrificio; con modestia, disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo, lottando con audacia, intelligenza e realismo. Impegnati a non mentire mai nè a violare principi etici e con la profonda convinzione che ci ha trasmesso Fidel con il suo Concetto di Rivoluzione che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee.
Non dimentichiamo nemmeno per un secondo che la Rivoluzione è unità, indipendenza, è lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba e il mondo, che è la base del nostro patriottismo, del nostro socialismo e del nostro internazionalismo.
La Rivoluzione continua il suo corso senza una sola assenza, perchè anche i nostri morti ci accompagneranno nelle ore cruciali, come è sempre stato con Céspedes, Agramonte, Maceo, Gómez, Martí, tra i tanti nelle più dure battaglie.
Accomodarci nella la gloria che ci precede per vivere alla sua ombra sarebbe tradirla.
I membri di questo Parlamento siamo nati e cresciuti e abbiamo appreso con i fondatori della Rivolzuione che tutto quello che l’essere umano sogna è possibile realizzarlo anche dove la ragione sembra contraria.
«Non ci vogliono ali per sognare, bastano le mani, basta il petto, bastano le gambe e l’impegno», ha detto il poeta e vale la pena grazie a questa citazione, di ricordare che lo sforzo e il sacrificio dei rivoluzionari cubani è stato sempre abbracciato alla poesia, al canto, all’arte e ala critica. Siamo una Rivoluzione che può vantarsi d’essere stata raccontata e cantata dalle sue origini con il talento e l’originalità dei suoi artisti e creatori, interpreti genuini della saggezza popolare e anche delle insoddisfazioni e le speranze dell’anima cubana.
E continuerà così.
Intellettuali, artisti, giornalisti, creatori, ci accompagneranno sempre con l’impegno che questo arcipelago che la Rivoluzione ha posto nella mappa politica del mondo continui ad essere riconosciuto anche per il suo modo singolare di lottare cantando, ballando, ridendo e vincendo . Siamo Cuba, che vuol dire resistenza, allegria, creatività, solidarietà e vita.
Nessun paese ha resistito per tanti anni senza arrendersi all’assedio economico, commerciale, militare, politico e mediatico che ha affrontato Cuba. Ma non’c’è nessun miracolo nella prodezza,. C’è prima di tutto una Rivoluzione autentica che è emersa dalle viscere del popolo, una guida conseguente che non si è mai posta al disopra di questo popolo, ma al fronte nelle ore di maggior pericolo e rischio, un esercito nato in mezzo alle montagne con e per i poveri della terra, il cui valore e perizia hanno superato le nostre frontiere, ed è stato tanto coraggioso nella guerra come creativo nella pace.
Questo necessità originalità, immaginazione, coraggio e creazione eroica, secondo Mariátegui.
«Creare è la parola di passaggio di questa generazione», scrisse Martí e la generazione di Fidel la fece sua, come corrisponde a noi farla nostra, noi che abbiamo la responsabilità di esaltare il loro legato.
Fuori c’è un mondo che ci guarda con più interrogativi che certezze.
Per troppo tempo e nei modi peggiori ha ricevuto il messaggio sbagliato che la Rivoluzione termina con i suoi guerrieri.
En la era de las comunicaciones nuestros adversarios han sido hábiles para mentir, tergiversar y silenciar la obra revolucionaria. Y ni aun así han podido destruirla. Nos corresponde ser más creativos en la difusión de nuestras verdades. En tiempos en que las tribunas no son solo las abiertas y multitudinarias que en otra época fueron el altavoz de la Revolución, debemos aprender a emplear más y mejor las posibilidades de la tecnología para inundar de verdades los infinitos espacios del planeta internet donde hoy reina la mentira.
Digámoslo con todas sus letras: la Revolución Cubana sigue de verde olivo, dispuesta a todos los combates.
El primero, para vencer nuestras propias indisciplinas, errores e imperfecciones. Y al mismo tiempo para avanzar, «sin prisa, pero sin pausa», sabia advertencia del compañero Raúl, hacia el horizonte, hacia la prosperidad que nos debemos y que tendremos que conquistar más temprano que tarde, en medio de las turbulencias de un mundo minado por la incertidumbre, la injusticia, la violencia de los poderosos y el desprecio a las naciones pequeñas y a las empobrecidas mayorías.
Compañeras y compañeros:
Un día como hoy, simbólico, pleno de emociones y significados, en el que hemos compartido compromisos y convicciones, pensemos en Fidel, en sus ideas, en su imponente, fecundo e imprescindible legado, como una manera de alimentar ese genuino sentimiento de perpetuar por siempre su presencia entre nosotros.
Que cada fibra de nuestra estirpe revolucionaria vibre cuando proclamamos: ¡Yo soy Fidel!
Y juremos defender hasta el último aliento: «esta Revolución socialista y democrática de los humildes, por los humildes y para los humildes», que la generación histórica nos ganó de pie en las arenas de Playa Girón hace 57 años y nos entrega invicta ahora, confiados en que sabremos honrarla llevándola tan lejos y colocándola tan alto como ellos lo hicieron, lo hacen y lo harán todavía.
Oggi è imprescindibile esclamare:
Patria o morte!
Socialismo o morte!
Vinceremo!
Discurso pronunciado por el compañero Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de la República de Cuba, en la Sesión Constitutiva de la IX Legislatura de la Asamblea Nacional del Poder Popular, en el Palacio de Convenciones, el 19 de abril del 2018, «Año 60 de la Revolución»
Compañero diputado, General de Ejército Raúl Castro Ruz, Primer Secretario del Comité Central del Partido
Comunista de Cuba,
Compatriotas:
Vengo a hablar en nombre de todos los cubanos y las cubanas que hoy iniciamos un nuevo mandato al servicio de una nación cuya historia enorgullece, no solo a los nacidos en esta tierra, sino a millones de hijos de América y del mundo que la aman y respetan como propia.
Lo hago con toda la responsabilidad que un acto de esta naturaleza entraña y con la conciencia de que no estamos inaugurando una legislatura más.
Decía Martí que:«las palabras pomposas son innecesarias para hablar de los hombres sublimes». Y de eso se trata ahora, cuando cumplo, con honor y emoción, el mandato de nuestro pueblo de dedicar el primer pensamiento a la generación histórica que, con ejemplar consagración y humildad nos acompaña en esta hora de apremiante desafío en que Cuba espera de nosotros que seamos como ellos, capaces de librar victoriosamente todos los combates que nos esperan.
La presencia de Raúl, Machado, Ramiro, Guillermo y otros Héroes de la República, como diputados de la Legislatura que hoy toma posesión, no se debe al homenaje, más que merecido, por la obra hecha. El General de Ejército y Primer Secretario del Partido fue el candidato con más votos en las elecciones generales, como también están entre los más y mejor votados el Segundo Secretario y los Comandantes de la Revolución, también ellos Héroes del Trabajo de la República de Cuba.
Ellos ennoblecen esta sala y nos dan la oportunidad, al abrazarlos, de abrazar la historia viva.
Más de medio siglo de calumnias y de convites oscuros a la ruptura generacional y al desaliento frente a las dificultades, no han podido derribar las columnas del templo de nuestra fe: la Revolución de Fidel y de la Generación del Centenario de Martí, transita por su año 60 con la dignidad de sus fundadores, intacta y engrandecida por haber sabido hacer en cada momento lo que cada momento demandaba.
Con la constitución de la IX Legislatura de la Asamblea Nacional del Poder Popular culmina el proceso electoral revolucionario que en los últimos meses ha protagonizado el pueblo cubano, reafirmando su carácter eminentemente democrático y, al mismo tiempo, consciente de su elevada significación histórica.
El pueblo, ejerciendo su derecho ciudadano, ha propuesto, nominado y elegido a sus representantes en las diferentes instancias de gobierno atendiendo a su identificación con ellos, al mérito y a la capacidad de representar comunidades, sectores sociales, intereses colectivos, sin que mediaran campañas publicitarias sometidas al poder del dinero, sin politiquería ni fraude, corrupción o demagogia.
La elección ha sido fruto de los anhelos colectivos sin que ninguno de los elegidos haya aspirado en lo personal a ello. Los ciudadanos han distinguido a personas humildes, trabajadoras y modestas como sus genuinos representantes.
Se trata de una elección que emerge desde el pueblo, el que a la vez controlará su gestión, participando así en la toma de decisiones y en la implementación de las políticas aprobadas. Y aunque lo hemos hecho muchas veces en los últimos 40 años, podemos afirmar que este proceso de elecciones que concluye hoy ha devenido contundente victoria de la unidad del pueblo cubano y expresión de compromiso en la defensa de la obra revolucionaria en momentos de incertidumbre para la mayoría de los habitantes del planeta, cuyas voluntades no cuentan a la hora de aplicar políticas que reducen sus derechos y cercenan sus conquistas.
A esa confianza que el pueblo nos entrega con su voto, hay un solo modo de corresponder: actuando, creando y trabajando sin descanso, por responder a sus demandas y necesidades, en vínculo permanente y estrecho con nuestra gente humilde, generosa y noble.
Si alguien quisiera ver a Cuba en un conjunto de ciudadanos, por su composición etaria, racial, de género y ocupación, bastaría con que mire y estudie la integración de nuestra Asamblea y la representación de mujeres, negros y mestizos, jóvenes y personas de la tercera edad que ocupan cargos decisorios en las instancias superiores del gobierno, casi en la misma proporción en que las estadísticas definen a la nación.
Lo más importante no es, sin embargo, cuánto nos parecemos al país que somos. Lo que no podemos olvidar ni un segundo, a partir de este instante, es el compromiso que adquirimos con el pueblo y con el futuro. Todos los diputados, la dirección de la Asamblea, los miembros de los Consejos de Estado y de Ministros, tenemos nuestra primera razón de ser en la vinculación sistemática con la población, lo que nos obliga a profundizar en el análisis de los problemas que atañen a la sociedad en su conjunto y a la vida cotidiana de cubanas y cubanos, propiciando el debate amplio y sincero sobre ellos y alentando todas las maneras posibles de solucionar o atenuar su impacto con la participación de los involucrados, sea porque los aquejan o porque tienen la posibilidad de resolverlos.
Compatriotas:
Hace hoy dos años, en la clausura del 7mo. Congreso del Partido, el General de Ejército nos dijo que su generación entregaría y cito: «…a los pinos nuevos, las banderas de la Revolución y el Socialismo, sin el menor atisbo de tristeza o pesimismo, con el orgullo del deber cumplido, convencida de que sabrán continuar y engrandecer la obra revolucionaria por la cual entregaron las mejores energías y la vida misma varias hornadas de compatriotas».
Esto significa, entre muchas razones, que el mandato dado por el pueblo a esta Legislatura es el de dar continuidad a la Revolución Cubana en un momento histórico crucial, que estará marcado por todo lo que logremos avanzar en la actualización del modelo económico y social, perfeccionando y fortaleciendo nuestra labor en todos los ámbitos de la vida de la nación.
Asumo la responsabilidad para la que se me ha elegido con la convicción de que todos los revolucionarios cubanos, desde la posición que ocupemos, desde la labor que realicemos, desde cualquier puesto de trabajo o trinchera de la patria socialista, seremos fieles al ejemplar legado del Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz, líder histórico de nuestra Revolución y también al ejemplo, el valor y las enseñanzas del General de Ejército Raúl Castro Ruz, líder actual del proceso revolucionario (Aplausos).
Los nombro a ellos y evoco a Martí en su semblanza de Céspedes y Agramonte: «El extraño puede escribir estos nombres sin temblar, o el pedante, o el ambicioso: el buen cubano, no». Fidel y Raúl, unidos por la sangre, los ideales y la lucha, nos muestran en su más alto grado el significado de la palabra hermano, tan valorada en las relaciones afectivas del ser nacional.
Más aún. Ellos, junto a los hombres y mujeres que trajeron la Revolución hasta aquí, nos dan la clave de una hermandad nueva, forjada en la resistencia y los combates compartidos que nos transformaron en compañeras y compañeros. La unidad, tan necesaria mientras se forjaba la nación, es desde 1959 su más valiosa y sagrada fuerza; que se ha hecho extraordinaria e invulnerable en el seno de nuestro único Partido, que no nació de la fractura o atomización de otros, sino de la integración de todos los que se proponían hacer un mejor país.
Para nosotros está totalmente claro que solo el Partido Comunista de Cuba, fuerza dirigente superior de la sociedad y el Estado, garantiza la unidad de la nación cubana y es el digno heredero de la confianza depositada por el pueblo en sus líderes, como sentenció el compañero Raúl Castro Ruz en su discurso por el aniversario 45 del Ejército Occidental, el 14 de junio del 2006.
Por eso Raúl, quien ha preparado, conducido y liderado este proceso de continuidad generacional con firmeza, sin apego a cargos y responsabilidades, con elevado sentido del deber y del momento histórico, con serenidad, madurez, confianza, firmeza revolucionaria, con altruismo y modestia, se mantiene por legitimidad y mérito propio al frente de la vanguardia política (Aplausos).
Él sigue siendo nuestro Primer Secretario, como el referente que es para cualquier comunista y revolucionario cubano. Y porque Cuba lo necesita, aportando ideas y propósitos a la causa revolucionaria, orientando y alertando sobre cualquier error o deficiencia, enseñando y siempre presto a enfrentar al imperialismo ante cualquier intento de agresión al país, como el primero, con su fusil en la hora del combate.
Raúl, como cariñosamente le llama nuestro pueblo, es el mejor discípulo de Fidel, pero también ha aportado innumerables valores a la ética revolucionaria, a la labor partidista y al perfeccionamiento del gobierno.
La obra emprendida bajo su liderazgo en la última década es colosal. Su legado de resistencia ante las amenazas y agresiones y en la búsqueda del perfeccionamiento de nuestra sociedad es fundamental. Asumió la dirección de la nación en una difícil coyuntura económica y social. Al dolor humano antepuso el valor revolucionario y el sentido del deber y dirigió el país sin descanso, consagrado, con certeza, con ímpetu, con entrega y devoción. En su dimensión de estadista, forjando consenso popular, ha encabezado, impulsado y estimulado profundos e imprescindibles cambios estructurales y conceptuales como parte del proceso de perfeccionamiento y actualización del Modelo Económico y Social cubano.
Con paciencia, inteligencia y decisiones firmes que al mismo tiempo debían darse calladamente, logró la liberación de nuestros Cinco Héroes, dando cumplimiento así a la promesa de Fidel de que ellos volverían (Aplausos). Ha signado con su estilo afable y propio una amplia y dinámica actividad en las relaciones internacionales. Con firmeza, dignidad y temple dirigió las conversaciones y negociaciones que tuvieron como fin el restablecimiento de las relaciones diplomáticas con Estados Unidos. Encabezó la presidencia Pro tempore de la Celac, defendiendo la unidad dentro de la diversidad y logrando que la comunidad latinoamericana y caribeña declarara la región como zona de paz.
Contribuyó de manera decisiva al éxito de las conversaciones para la paz en Colombia y ha defendido a los países caribeños y en particular a los siempre olvidados, Haití y Puerto Rico, en todos los escenarios de diálogo regional y hemisférico.
Todavía nos estremecen su voz emocionada y el contundente discurso en la Cumbre de Las Américas en
Panamá, exaltando la verdadera historia de nuestra América y las razones de la espartana resistencia y la invariable solidaridad del pueblo cubano con las causas justas en la región y el mundo, contra viento y marea, amenazas y agresiones.
Ese es el Raúl que conocemos, admiramos, respetamos y queremos.
El Raúl estudiante y rebelde que en enero de 1953 participó en la primera Marcha de las Antorchas y que en marzo del mismo año acudió a la Conferencia Internacional sobre los Derechos de la Juventud y a la preparación del Cuarto Festival Mundial de la Juventud y los Estudiantes; el Raúl combatiente que, en medio del combate, asumió el mando en el Palacio de Justicia de Santiago de Cuba, como parte de las acciones del asalto al Cuartel Moncada, cumplió prisión en Isla de Pinos, se preparó para la lucha contra Batista durante el exilio en México, desembarcó en el Granma, se reencontró con Fidel en Cinco Palmas, emprendió la lucha en la Sierra Maestra y por méritos y valor fue ascendido a Comandante.
El Raúl jefe militar que en el II Frente Oriental Frank País, en plena guerra de liberación, desarrolló experiencias organizativas y de gobierno en bien de la población, que serían después multiplicadas en todo el país al triunfo revolucionario.
El Raúl que al frente del Ministerio de las Fuerzas Armadas durante 48 años propició que se alcanzaran resultados en la preparación del país para la defensa y en el desarrollo de la doctrina de la Guerra de Todo el Pueblo, convirtiéndolo en el más disciplinado y eficiente órgano de la administración del Estado, en cuyo seno se desarrollaron experiencias que posteriormente sirvieron al país.
El Raúl dirigente político que constantemente ha promovido el debate para el perfeccionamiento de la labor partidista, vinculado al pueblo, con los oídos bien pegados a la tierra, y el que en momentos muy difíciles, nos convocó con entereza a probar que «Sí se puede» y, entonces, se pudo salvar la patria y la Revolución.
Conozco de las preocupaciones y las expectativas que un momento como este lógicamente provoca en los compatriotas, pero contamos con la fuerza, inteligencia y sabiduría del pueblo, con la experiencia y liderazgo del Partido, con las ideas de Fidel, con la presencia de Raúl, acompañado también por el valioso dirigente y ser humano, consagrado trabajador, compañero José Ramón Machado Ventura (Aplausos) como Segundo Secretario de la organización política de los comunistas cubanos y con la fuerza, el prestigio, la lealtad y la ejemplaridad de un ejército fundado por ellos que jamás dejará de ser el pueblo uniformado.
Conociendo el sentir popular, le afirmo a esta Asamblea, órgano supremo del poder del Estado, que el compañero General de Ejército Raúl Castro Ruz como Primer Secretario del Partido Comunista de Cuba, encabezará las decisiones de mayor trascendencia para el presente y el futuro de la nación (Aplausos prolongados).
Vivimos en una coyuntura mundial caracterizada por crecientes amenazas a la paz y la seguridad, guerras de intervención, peligros para la sobrevivencia de la especie humana y un orden económico internacional injusto y excluyente.
En tal contexto, ratifico que la política exterior cubana se mantendrá inalterable y reiteramos que nadie logrará el propósito de debilitar a la Revolución ni doblegar al pueblo cubano, porque Cuba no hace concesiones contra su soberanía e independencia, no negociará principios ni aceptará condicionamientos. Jamás cederemos ante presión o amenaza; los cambios que sean necesarios, los seguirá decidiendo soberanamente el pueblo cubano.
Consciente estoy de que la tarea que se nos encarga entraña una enorme responsabilidad ante el pueblo, por eso reclamo el apoyo de todos los que ocupan responsabilidades de dirección a los diferentes niveles y en las diversas instituciones de la Revolución, pero más que todo, confío en el apoyo decisivo del pueblo cubano, sin el cual es imposible avanzar con éxito en nuestra sociedad y en medio de amenazas y desafíos, que nunca serán pocos para un país empeñado en hacer Revolución.
Tendremos que ejercer una dirección y conducción cada vez más colectiva, como siempre en permanente vínculo con la población y facilitando la participación del pueblo en las tareas revolucionarias y en la toma de decisiones a través de procesos ampliamente democráticos que ya son parte inseparable de la política nacional.
No vengo a prometer nada, como jamás lo hizo la Revolución en todos estos años. Vengo a entregar el compromiso de trabajar y exigir por el cumplimiento del programa que nos hemos dado como gobierno y como pueblo en los Lineamientos de la política del Partido y la Revolución, a corto, mediano y largo plazos. Solo el trabajo intenso, abnegado y eficiente de cada día dará paso a resultados y realizaciones concretas que constituirán nuevas victorias de la patria y el socialismo, sin abandonar jamás la disposición combativa de nuestras invictas Fuerzas Armadas Revolucionarias.
Así será como enfrentaremos las amenazas del poderoso vecino imperialista. Aquí no hay espacio para una transición que desconozca o destruya el legado de tantos años de lucha. En Cuba, por decisión del pueblo, solo cabe darle continuidad a la obra, unidas las generaciones nacidas y educadas en la Revolución y la generación fundadora, sin ceder ante las presiones, sin miedo y sin retrocesos, defendiendo nuestras verdades y razones, sin renunciar a la soberanía e independencia, a los programas de desarrollo y a nuestros sueños.
Siempre estaremos dispuestos a dialogar y a cooperar con quienes a su vez lo estén desde el respeto y el trato entre iguales.
En esta Legislatura no habrá espacio para los que aspiran a una restauración capitalista; esta Legislatura defenderá a la Revolución y continuará el perfeccionamiento del socialismo.
Para enfrentar las dificultades que vivimos en el plano interno es oportuno enfatizar que las prioridades están definidas en los documentos aprobados en el 7mo. Congreso del Partido, respaldados por el Parlamento, después de ser sometidos a un amplio proceso de consulta popular. En ellos se reconoce que la labor político ideológica, la lucha por la paz, la unidad y la firmeza ideológica, vinculada íntimamente con el desarrollo de la economía nacional, asegurando la participación consciente, activa y comprometida de la mayoría de la población en el proceso de actualización del modelo económico y social, es la misión fundamental. Nos corresponde sencillamente hacerla cumplir y llevarla adelante.
Atentos a esas prioridades, nos toca perfeccionar su implementación, corregir errores, sacar experiencias, evitar improvisaciones, superficialidades y demoras e incumplimientos que irritan a la población y siembran pesimismo y desaliento, alejándonos de nuestras metas en el tiempo.
En todos los organismos, organizaciones e instituciones debemos actuar en defensa permanente de la unidad, la disciplina, el análisis integral y la exigencia para lograr que las enormes potencialidades y posibilidades presentes en nuestra sociedad sustenten y se expresen en resultados concretos de crecimiento, desarrollo y prosperidad.
A nombre de las compañeras y compañeros elegidos en la dirección de la Asamblea Nacional del Poder Popular y del Consejo de Estado, les expresamos con sentida responsabilidad que no fallaremos jamás a la confianza depositada en nosotros.
Y a los que por ignorancia o mala fe dudan del compromiso de las generaciones que hoy asumimos nuevas responsabilidades en el Estado cubano, tenemos el deber de decirles con claridad que la Revolución sigue y seguirá viva, con sentido del momento histórico, cambiando todo lo que deba ser cambiado; emancipándonos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos; desafiando poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional; defendiendo los valores en los que creemos al precio de cualquier sacrificio; con modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo, luchando con audacia, inteligencia y realismo. Comprometidos con no mentir jamás ni violar principios éticos y con la profunda convicción, que nos transmitió Fidel con su concepto de Revolución, de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y de las ideas. Ni por un segundo olvidamos que la Revolución es unidad, independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.
Continúa la Revolución su curso sin una sola ausencia, porque hasta nuestros muertos nos acompañarán en las horas cruciales, como jamás dejaron de estar Céspedes, Agramonte, Maceo, Gómez, Martí, entre otros tantos, en las más duras batallas.
Acomodarnos en la gloria que nos precede para vivir a su sombra, sería traicionarla. Los miembros de este Parlamento hemos nacido, crecido y aprendido con los fundadores de la Revolución que todo lo que el ser humano sueña es posible lograrlo, incluso donde la razón parece adversa. «No hacen falta alas para hacer un sueño. Basta con las manos, basta con el pecho, basta con las piernas y con el empeño», diría el poeta.
Valga la cita para recordar que el esfuerzo y el sacrificio de los revolucionarios cubanos siempre han estado abrazados por la poesía y el canto, el arte y la crítica. Somos una Revolución que puede presumir de haber sido contada y cantada, desde sus orígenes, con el talento y la originalidad de sus artistas y creadores, intérpretes genuinos de la sabia popular y también de las insatisfacciones y esperanzas del alma cubana.
Y así seguirá siendo. Intelectuales, artistas, periodistas, creadores, nos acompañarán siempre en el empeño de que este archipiélago que la Revolución puso en el mapa político del mundo siga siendo reconocido también por su singular modo de pelear cantando, bailando, riendo y venciendo. Somos Cuba, que es decir resistencia, alegría, creatividad, solidaridad y vida.
Ningún país ha resistido por tantos años sin rendirse el asedio económico, comercial, militar, político y mediático que ha enfrentado Cuba. Pero no hay milagro en la proeza. Hay, en primer lugar una Revolución auténtica, que emergió de las entrañas del pueblo, un liderazgo consecuente que jamás se puso por encima de ese pueblo, sino al frente en las horas de mayor peligro y riesgo y un ejército nacido en medio del monte con y para los pobres de la tierra, cuyo valor y pericia trascienden nuestras fronteras y ha lucido tan
bravo en la guerra como creativo en la paz. Es decir, necesidad, originalidad, imaginación, coraje, o creación heroica, según Mariátegui.
«Crear es la palabra de pase de esta generación», escribió Martí y la generación de Fidel la hizo suya, como nos corresponde hacerla nuestra a quienes tenemos la responsabilidad de enaltecer su legado.
Afuera hay un mundo que nos mira con más interrogantes que certezas. Por demasiado tiempo y de las peores maneras ha recibido el mensaje equivocado de que la Revolución termina con sus guerrilleros.
En la era de las comunicaciones nuestros adversarios han sido hábiles para mentir, tergiversar y silenciar la obra revolucionaria. Y ni aun así han podido destruirla. Nos corresponde ser más creativos en la difusión de nuestras verdades. En tiempos en que las tribunas no son solo las abiertas y multitudinarias que en otra época fueron el altavoz de la Revolución, debemos aprender a emplear más y mejor las posibilidades de la tecnología para inundar de verdades los infinitos espacios del planeta internet donde hoy reina la mentira.
Digámoslo con todas sus letras: la Revolución Cubana sigue de verde olivo, dispuesta a todos los combates.
El primero, para vencer nuestras propias indisciplinas, errores e imperfecciones. Y al mismo tiempo para avanzar, «sin prisa, pero sin pausa», sabia advertencia del compañero Raúl, hacia el horizonte, hacia la prosperidad que nos debemos y que tendremos que conquistar más temprano que tarde, en medio de las turbulencias de un mundo minado por la incertidumbre, la injusticia, la violencia de los poderosos y el desprecio a las naciones pequeñas y a las empobrecidas mayorías.
Compañeras y compañeros:
Un día como hoy, simbólico, pleno de emociones y significados, en el que hemos compartido compromisos y convicciones, pensemos en Fidel, en sus ideas, en su imponente, fecundo e imprescindible legado, como una manera de alimentar ese genuino sentimiento de perpetuar por siempre su presencia entre nosotros.
Que cada fibra de nuestra estirpe revolucionaria vibre cuando proclamamos: ¡Yo soy Fidel!
Y juremos defender hasta el último aliento: «esta Revolución socialista y democrática de los humildes, por los humildes y para los humildes», que la generación histórica nos ganó de pie en las arenas de Playa Girón hace 57 años y nos entrega invicta ahora, confiados en que sabremos honrarla llevándola tan lejos y colocándola tan alto como ellos lo hicieron, lo hacen y lo harán todavía (Aplausos).
Imprescindible es exclamar hoy:
¡Patria o muerte!
¡Socialismo o muerte!
¡Venceremos!
Tutti i rivoluzionari saremo fedeli a Fidel ed a Raúl
La mattina di ieri 19 aprile, giorno storico nel quale già non si celebra solo la prima sconfitta dell’imperialismo yanquee in America, ma anche la cerimonia ufficiale d’insediamento di un nuovo governo in Cuba che rende evidente nelle più alte sfere di direzione del paese la continuità delle nuove generazioni, con il legato della generazione storica che fondò la Rivoluzione cubana, il compagno Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, ha pronunciato il suo primo discorso.
Il suo primo intervento è cominciato con un riconoscimento alla guida del Generale d’Esercito Raúl Castro, che è stato il candidato che ha ricevuto più voti in queste elezioni politiche vissute dal paese, così come i Comandanti della Rivoluzione, che hanno ricevuto le maggiori quantità di voti.
«Averli in questa sala ci offre l’opportunità di abbracciare la storia», ha detto Diaz-Canel.
Poi si è riferito «agli oscuri tentativi per distruggerci», di coloro che non hanno potuto distruggere « il tempio della nostra fede».
Con questa legislatura — ha segnalato — termina il processo elettorale degli ultimi mesi a cui il popolo ha partecipato cosciente della sua importanza storica. Il popolo ha eletto i suoi rappresentanti secondo le loro capacità, per rappresentare le località senza necessità di una campagna, senza corruzione né demagogia.
I cittadini hanno distinto le persone umili, lavoratrici e modeste come loro genuini rappresentanti che parteciperanno all’approvazione e implementazione delle politiche approvate.
«Questo processo ha contribuito al consolidamento dell’unità in Cuba».
Per le aspettative che il popolo può avere su questo governo, ha segnalato che il nuovo Consiglio di Stato deve continuare « operando, creando e lavorando senza riposo in vincolo permanente con la sua gente nobile».
Poi ha aggiunto che se qualcuno volesse vedere Cuba in tutta la sua composizione, gli basterebbe guardare la nostra Assemblea Nazionale, con tutte le donne che occupano incarichi decisivi nello stato e nel governo.
Senza dubbio, ha avvisato, non importa tanto quanto somigliamo al paese che siamo, come l’impegno che prendiamo con il presente e il futuro di Cuba.
Il Consiglio di Stato e dei Ministri ha la sua ragione d’essere nel vincolo permanente con la popolazione.
LA BANDIERA DELLA RIVOLUZIONE PASSA ALLE MANI DEI PINI NUOVI
Díaz-Canel ha segnalato che durante la chiusura del Congresso del Partito, il Generale d’ Esercito aveva lasciato ben chiaro che la sua generazione avrebbe consegnato ai pini nuovi le bandiere della Rivoluzione e del Socialismo e questo significa -tra le molte ragioni- che il mandato dato dal popolo a questa legislatura è cruciale e che dobbiamo perfezionare il nostro lavoro in tutti gli ambiti della vita della nazione.
«Assumo la responsabilità con la convinzione che tutti i rivoluzionari da qualsiasi trincea saremo fedeli a Fidel e a Raúl, leader attuale del processo rivoluzionario», ha segnalato il nuovo Presidente di Cuba.
Poi ha risaltato che gli uomini e le donne che hanno forgiata la rivoluzione «ci danno la chiave di una nuova fraternità che ci trasforma in compagne e compagni», ed ha segnalato come un’altra conquista ereditata, l’unità che è diventata invulnerabile nel seno dal nostro Partito, che non nasce dalla frammentazione di altri, ma da coloro che si proponevano d’ottenere un paese migliore.
Per questo, ha detto «Raúl si mantiene al fronte dell’avanguardia politica. Lui continua ad essere il nostro Primo Segretario e il riferimento che è per la causa rivoluzionaria insegnando, sempre pronto ad affrontare l’imperialismo, come primo con il suo fucile all’ora del combattimento.
Dell’opera rivoluzionaria e politica del Generale d’Esercito ha segnalato il suo legato di resistenza e la sua ricerca di perfezionamento della nazione.
«Al dolore umano, ha anteposto il senso del dovere», ha commentato riferendosi alla pedita fisica del Comandante in Capo Fidel Castro, il 25 novembre del 2016.
Diaz–Canel ha segnalato parlando di Raúl, la sua dimensione di statista, formando consenso nazionale e la maniera in cui ha guidato il processo d’implementazione delle Linee. Ugualmente ha segnalato come fece realtà il ritorno dei Cinque Eroi tanto annunciato da Fidel.
«Ha sviluppato con spirito proprio le relazioni internazionali: ha diretto le relazioni diplomatiche con gli USA , ha guidato la presidenza pro tempore della CELAC , il processo di Cuba come garante per la pace ei Colombia, ed ha partecipato a tutti i dialoghi regionali ed emisferici, risaltando le ragioni di Nuestra America. Questo è il Raúl che conosciamo», ha detto Díaz-Canel.
Ed ha ricordato il popolo quando il Generale d’Esercito, molto giovane, partecipò alla spedizione del Granma, alla lotta nella Sierra Maestra, fu nominato Comandante, e sviluppò esperienze di governo che avrebbe applicato nel paese dopo il trionfo della Rivoluzione.
SUL NUOVO MANDATO
Conosco le preoccupazioni e le aspettative di un momento come questo e so della forza e della sapienza del popolo, con la guida del Partito, le idee di Fidel, la presenza di Raúl e Machado, e conoscendo il sentire popolare, affermo a questa Assemblea che il compagno Raúl, guiderà le decisioni per il presente e il futuro della nazione», ha puntualizzato Díaz-Canel.
Ha ratificato che la politica estera cubana si manterrà inalterabile.
Cuba non accetterà condizionamenti. I cambi che siano necessari continuerà a farli il popolo cubano, ha aggiunto.
Poi ha reclamato l’appoggio di tutti coloro che occupano responsabilità di direzione a differenti livelli nella nazione, ma soprattutto del popolo.
«Dobbiamo esercitare una direzione sempre più collettiva. Rinforzando la partecipazione del popolo», ha riassunto.
«Non vengo a promettere niente, come ha fatto la Rivoluzione in tutti questi anni. Vengo a realizzare il programma che ci siamo imposti con le Linee del Socialismo e la Rivoluzione», ha sottolineato a proposito dei suoi principali obiettivi di lavoro.
E in quanto ai nemici del processo rivoluzionario, ha detto: «Qui non c’è spazio per una transizione che ignori e distrugga l’opera della Rivoluzione. Andremo avanti senza timore e senza retrocedere, senza rinunciare alla nostra sovranit, ai programmi di sviluppo e all’indipendenza».
«A coloro che per ignoranza o malafede dubitano del nostro impegno, dobbiamo dire che la Rivoluzione segue e continuerà» ed ha chiarito che «il mondo ha ricevuto il messaggio sbagliato che la Rivoluzione termina con i suoi guerriglieri».