USA, il Golpe Morbido e l’America Latina: Venezuela (parte II)

William Sotolongo García http://razonesdecuba.cubadebate.cu

Nel lavoro precedente sono stati citati e sintetizzati le origini del cosiddetto golpe morbido, nonché gli assi generali di come è stato applicato nella realtà del Nicaragua. In questo testo, l’approccio sarà il Venezuela e la situazione che ha vissuto, qualche tempo fa, poiché, anche se è stato legittimamente eletto Nicolas Maduro come presidente, la destra e gli alleati esterni non cessano le loro intenzioni di ottenere la destabilizzazione economica sociale, politica della nazione sorella.

Nel periodo compreso tra settembre 2013 ed aprile 2014, il Venezuela è stato il terreno fertile per l’attuazione del golpe morbido, in cui il nemico è riuscito a concretare le prime tre fasi e quasi a completare la quarta.

Vediamo quindi una mostra di tutto l’arsenale comunicativo dispiegato in quel periodo, attraverso una selezione, e sottolineo, una selezione di azioni non violente sviluppate e il loro impatto sul pensiero sociale dei venezuelani.

Da settembre 2013 si è osservata l’esecuzione di azioni che hanno dato il via all’attuazione delle fasi di Ammorbidimento e Delegittimazione. Questi sono alcuni esempi:

Discorsi pubblici dei principali attori della MUD contro il governo.

Rafforzamento di una guerra economica, attraverso penuria, accaparramento, contrabbando e destabilizzazione del cambio parallelo.

Campagne contro la violenza, la penuria ed il costo della vita.

Campagne contro il dissanguinamento dell’economia causato dal regalare le risorse dei venezuelani ad altri paesi (menzione di Cuba).

Campagne contro la “repressione della libertà di espressione” (caso NTN 24).

Attacco all’immagine del Presidente, accuse di pagliacceria ed incompetenza.

Campagna della MUD come forza politica in grado di far uscire il Venezuela da “quel buco nero”.

Campagne contro un Venezuela “castro-comunista”.

Dopo questa travolgente mobilitazione mediatica, è stato evidente evidente quanto segue:

L’opposizione era seria, con una strategia mediatica ben orchestrata.

Presentò un discorso unito e coerente per i suoi presupposti ideologici, con un forte impatto sul pubblico che, fino a quel momento, reagiva in modo conservativo di fronte alla sua demagogia.

Non c’erano disaccordi pubblici e sostanziali tra i principali attori politici dell’opposizione.

Si era ottenuta una capacità di mobilitazione delle sue basi, come raramente, attraverso le sue linee di messaggio.

Il governo mediaticamente si è caratterizzato:

Ha solo reagito pubblicamente in risposta su quasi tutti i temi di fronte all’offensiva dell’opposizione.

Il discorso del governo si è concentrato solo nello “spiegare le cose o le accuse” e non ha potuto contrassegnare l’agenda tematica.

Le sue basi erano smobilitate, l’impatto mediatico era positivo in buona parte delle stesse.

Si poteva apprezzare “il silenzio complice”, quando si parlava dell’aumento della violenza, della mancanza di carta igienica o del fatto che il venezuelano medio non avesse il tenore di vita che meritava, come lo ostentavano i personaggi del governo ed il loro “raccomandati”.

Fu una campagna dura, che si è lasciata avanzare troppo a lungo, forse, per non capire la tattica del nemico e non saperla usare contro di essa. Quella tattica è ciò che chiamo “la morsa”:  “come” convertire in realtà la strategia dell’opposizione.

Può osservarsi una chiara premessa in questo modello tattico. La realtà deve fornire gli elementi che costituiscano le essenze della comunicazione per, in modo “naturale”, offrire la materia prima delle campagne di comunicazione. Solo che a volte, si deve “intervenire” su tale realtà per provocare gli stimoli attraverso linee di messaggi che saranno esposti al pubblico di riferimento.

Pertanto, fino a quando il governo non ha agito sulla realtà, non c’è stata risposta possibile dalla sua inerzia comunicativa. Tuttavia, attaccare i prezzi eccessivi della speculazione nella guerra economica era l’alternativa usata per intervenire nella realtà e guadagnare tempo fino al 2014.

Il governo “capovolse la morsa” e forse, inconsapevolmente, usò la stessa tattica, ma a beneficio del popolo. Il nemico era meglio disegnato pubblicamente (i proprietari dei negozi) e si iperbolizzò “la cattiveria” degli stessi.

Di conseguenza, le azioni del governo che hanno beneficiato le grandi maggioranze, che hanno visto improvvisamente crescere il loro rendimento in denaro, sono state accolte favorevolmente. Ciò ha favorito il voto popolare nelle elezioni dell’8D, con cui il chavismo è uscito rafforzato, in poco più di un mese, partendo da uno scenario negativo fino ad allora.

Forse, quella fiducia derivata da un vittorioso fine anno 2013 fu il nemico a sorpresa del governo bolivariano. Già dall’inizio dell’anno, le dichiarazioni di alcune personaggi dell’opposizione venezuelana hanno delineato l’opzione delle azioni di strada.

Apparentemente tutto è iniziato a febbraio, ma penso che il piano strategico dell’opposizione fosse di continuare, solo si è passato all’attivazione dalla 3 alla 4 tappa di un piano strategico precedentemente definito. La vittoria di fine d’anno per il chavismo comportò un colpo per l’opposizione, per questa fu solo una pausa prima di passare a nuove azioni che avrebbero garantito un golpe morbido contro il governo. Da qualsiasi delle due visioni, l’unica cosa che non avrebbe dovuto accadere è che ancora una volta l’opposizione prendesse l’inizitiva mediatica e, peggio ancora, occupasse la strada come parte delle azioni di comunicazione pubblica.

La combinazione di azioni violente e non violente, unita alla complicità ed al sostegno coordinato dei media egemonici internazionali, è stata una formula devastante: hanno ottenuto, in poco più di un mese, posizionare le peggiori correnti d’idee che potevano aspettarrsi contro il governo venezuelano:

In Venezuela c’è una dittatura al potere.

Il suo presidente è un dittatore, che reprime chi gli si oppone (particolare: in questa campagna si sono abbandonati, per ora, i temi di incompetenza e buffoneschi).

Tutti i diritti elementari di un essere umano sono violati.

Il governo è una cupola civile-militare allo stile delle peggiori dittature militari che ha avuto la regione.

È uno stato di violenza militare, di morte.

I cubani “castristi” sono quelli che consigliano o governano in quel paese.

E così ogni variazione sugli stessi temi. Tuttavia, si evidenzia nella sua forma di attacco, nel primo mese del 2014, l’uso delle tattiche di guerriglia mediatica, utilizzate alcuni anni fa contro quella stessa opposizione ed i suoi media privati. Queste tattiche si caratterizzano per un costante e vario attacco degli argomenti affrontati, canalizzati per tutti i percorsi possibili e con alta esposizione, ma con brevi periodi di prevalenza temporali. È una tattica che, se non si è preparati per questa, non si trovano tempo e spazio per farle fronte. Furono efficaci, non c’è dubbio, questi sono alcuni esempi:

Discorsi pubblici, aggressivi verso il governo, degli attori della MUD con il profilo più violento, ma mobilitante.

Istigazione di violente dimostrazioni di strada, come detonatore dei focolai di rivolta.

Sviluppo di una piattaforma mondiale di lotta che globalizzi le richieste politiche e sociali.

Generalizzazione di ogni tipo di proteste, esponendo mancanze ed errori governativi.

Organizzazione di manifestazioni, blocchi e prese di istituzioni pubbliche (non rispetto per le istituzioni) che radicalizzino lo scontro.

Attacco all’immagine del Presidente, accuse più ideologiche (dittatore, fascista).

Diffusione di volantini faccia a faccia, manifesti stradali o aerei.

Pressione sulle organizzazioni e parlamenti internazionali (María Corina all’OSA e Parlamento del Brasile).

Vanessa Grazziotin, senatrice del Brasile, chiedendo rispetto per la signora María Corina.

Creazione di canzoni (rap sui treni della metropolitana).

Richieste nei luoghi pubblici da parte di “cittadini comuni” (attori assunti per esibizioni che sembrino vere).

Campagne attraverso i social network indipendentemente dalla veridicità dei messaggi (twitter, Facebook, youtube …)

Attacchi simbolici o violenti di “cittadini disperati” a personalità pubbliche notoriamente associate (“raccomandati”) con il governo.

Fotografie con eventi di altri paesi presentate come avvenuti in Venezuela.

Sì, è stata una buona Strategia di Comunicazione Politica del nemico. In essa si sono impiegati tutti i mezzi, strumenti e canali possibili per ottenere come risultato un alto posizionamento dell’ opposizione e uno scarso rendimento comunicativo del governo.

Mentre l’opposizione dispiegava un ampio arsenale mediatico nell’uso dei media, parti e azioni di comunicazione, oltre ad una profondità, nella quantità e qualità, delle sue esposizioni mediatiche, il governo si concentrava, quotidianamente e quasi solamente, nei 140 caratteri di Twitter e alcuni pochi spot, per TV, non collegati.

E’ venuta a salvare la situazione, quasi a fine anno, una serie di decisioni ed azioni politiche che hanno cambiato il panorama di violenza, ma non penso abbiano eliminato le correnti d’idee posizionate a livello nazionale ed internazionale. Forse il maggiore errore dell’opposizione è stata dare la priorità e gerarchia alle azioni violente, credendo che le si sarebbe unito il resto del paese; se avessero mantenuto il ritmo dell’emotivo e del nazionalista, e attaccato i difetti e carenze del governo, forse oggi avrebbero avuto maggior profitto politico e continuerebbe a crescere il suo sostegno internazionale. Ma la violenza non porta mai a nulla e prima o poi si esaurisce. La gente vuole sempre la tranquillità, anche nelle contraddizioni più acute, ad un certo punto la pace si concorda.

Sebbene l’offensiva mediatica di febbraio e marzo sia riuscita a posizionare un Venezuela catastrofico e non accettato da gran parte dell’opinione pubblica mondiale, in aprile e maggio, il lavoro di intelligence del governo ha potuto smantellare le dirigenze più negative dell’offensiva violenta. Questo, sommato al capitale politica acquisito dal Presidente con l’appello alla pace ed al dialogo, ha reciso l’attuazione della 4 e 5 tappe del modello del “Golpe Morbido” e ha dato luogo ad un periodo di relativa tranquillità che ha portato alla concrezione della legge dei prezzi equi.

L’azione politica ha permesso saltare il caos dei focolai di proteste, ma non ha eliminato le conseguenze che la comunicazione politica nemica ha lasciato nel pensiero sociale. Questa è una materia rimasta in sospeso, e le sue cicatrici possono emergere di nuovo ad un certo punto, attraverso vari stimoli.

Grande sfida dovremo affrontare se si verificasse un tale scenario comunicativo. Speriamo che il nemico guardi dall’altra parte e non al fallimento della fiducia delle basi chaviste dalla comunicazione politica.

link parte I


Estados Unidos, el Golpe Suave y Latinoamérica: Venezuela (Parte II)

Por William Sotolongo García

En el trabajo anterior quedaron referenciados y sintetizados los orígenes del llamado golpe suave, así como los ejes generales de cómo se ha aplicado en la realidad nicaragüense. En este texto, el acercamiento será a Venezuela y a la situación que vivió hace algún tiempo, pues aunque quedó electo legítimamente Nicolás Maduro como presidente, la derecha y los aliados externos no cesan sus intenciones de lograr la desestabilización económica, política y social de la hermana nación.

En el período de septiembre de 2013 abril de 2014, Venezuela fue caldo de cultivo para la implementación del golpe suave, en el cual el enemigo logró llegar a concretar las tres primeras etapas y casi a culminar la cuarta.

Veamos entonces una muestra de todo el arsenal comunicacional desplegado durante ese tiempo, a través de una selección, y enfatizo, una selección de las acciones no violentas desarrolladas y su impacto en el pensamiento social de los venezolanos.

Desde septiembre del 2013 se observó la ejecución de acciones que dieron paso a la implementación de las etapas de Ablandamiento y Deslegitimación. Estos son algunos ejemplos:

Discursos públicos de los principales actores de la MUD contra el gobierno.

Fortalecimiento de una guerra económica, a través del desabastecimiento, acaparamiento, el contrabando y la desestabilización del cambio paralelo.

Campañas contra la violencia, el desabastecimiento y el costo del nivel de vida.

Campañas contra el sangramiento de la economía por regalar los recursos de los venezolanos a otros países (mención a Cuba).

Campañas contra “la represión a la libertad de expresión” (caso NTN 24).

Ataque a la imagen del Presidente, acusaciones de payasearías e incompetencia.

Campaña de la MUD como fuerza política capaz de sacar a Venezuela de “ese hoyo negro”.

Campañas contra una Venezuela “castrocomunista”.

Después de esta arrolladora movilización mediática quedó en evidencia lo siguiente:

La oposición fue en serio, con una estrategia mediática bien orquestada.

Expuso un discurso unido y coherente para sus presupuestos ideológicos, con un alto impacto en públicos que hasta ese momento reaccionaban conservadoramente ante su demagogia.

No existió discrepancias públicas y sustantivas entre los principales actores políticos de la oposición.

Se logró una capacidad de movilización de sus bases, como pocas veces, a través de sus líneas de mensaje.

El gobierno mediáticamente se caracterizó por:

Sólo reaccionó públicamente a la riposta en casi todos los temas ante la ofensiva de la oposición.

El discurso del gobierno se concentró en “explicar las cosas o las acusaciones” y no pudo marcar agenda temática.

Sus bases estaban desmovilizadas, el impacto mediático era positivo en buena parte de las mismas.

Podía apreciarse “el silencio cómplice”, cuando se hablaba del aumento de la violencia, de que no había papel toilette o de que el venezolano de a pie no tenía el nivel de vida que merecía, como sí lo ostentaban los personajes del gobierno y su “enchufados”.

Fue una campaña dura, que se dejó avanzar demasiado tiempo, tal vez, por no comprender la táctica del enemigo y no saberla usar en su contra. Esa táctica es la que denomino “el tornillo de banco”: “cómo” convertir en realidad la estrategia opositora.

Puede observarse una premisa clara en este modelo táctico. La realidad debe aportar los elementos que constituyan esencias de comunicación para, de modo “natural”, ofrecer la materia prima de las campañas de comunicación. Solo que en ocasiones, esa realidad se tiene que “intervenir” para provocar los estímulos a través de líneas de mensajes que se expondrán a los públicos meta.

Por ello, hasta que el gobierno no actuó sobre la realidad, no hubo una respuesta posible desde su inercia comunicacional. No obstante, atacar los precios desmedidos de la especulación en la guerra económica fue la alternativa usada para intervenir la realidad y ganar tiempo hasta el 2014.

El gobierno “le dio la vuelta al tornillo de banco” y quizás, sin saberlo, utilizó la misma táctica, pero en beneficio del pueblo. El enemigo quedó mejor dibujado públicamente (los dueños de las tiendas) y se hiperbolizó “la maldad” del mismo.

En consecuencia, las acciones del gobierno que beneficiaron a las grandes mayorías, las cuales de repente vieron crecer el rendimiento de su dinero, fueron acogidas con beneplácito. Ello favoreció el voto popular en las elecciones del 8D, con lo cual el chavismo salió fortalecido en poco más de un mes, partiendo de un escenario negativo hasta entonces.

Tal vez, esa confianza derivada de un cierre de año 2013 victorioso, fue el enemigo sorpresa del gobierno bolivariano. Ya desde comienzos de año, las declaraciones de algunos personajes de la oposición venezolana perfilaban la opción de acciones de calle.

Aparentemente todo comenzó en febrero, pero creo que el plan estratégico de la oposición lo que hizo fue continuar, sólo se pasó a la activación de la tercera y cuarta etapa de un plan estratégico previamente definido. La victoria de finales de año para el chavismo supuso un golpe a la oposición, para esta sólo fue una pausa antes de pasar a las nuevas acciones que garantizaran el golpe suave contra el gobierno. Desde cualquiera de las dos visiones, lo único que no debió haber pasado es que una vez más la oposición tomara la delantera mediática y peor aún, ocupara la calle como parte de las acciones de comunicación pública.

La combinación de acciones violentas y NO violentas, junto a la complicidad y apoyo coordinado de los medios hegemónicos internacionales fue una fórmula demoledora, lograron en poco más de un mes posicionar las peores matrices de opinión que podían esperarse contra el gobierno venezolano:

En Venezuela existe una dictadura en el poder.

Su presidente es un dictador, que reprime a quienes se le oponen (detalle: en esta campaña se abandonaron por ahora los temas de incompetencia y payasadas).

Se violan todos los derechos elementales de un ser humano.

El gobierno es una cúpula cívico-militar a la usanza de las peores dictaduras militares que ha tenido la región.

Es un estado de violencia militar, de muerte.

Los cubanos “castristas” son los que asesoran o gobiernan en ese país.

Y así cualquier variación sobre los mismos temas. Sin embargo, resalta en su forma de ataque en el primer mes del año 2014, el uso de las tácticas de guerrilla mediática, utilizadas hace algunos años contra esa propia oposición y sus medios privados de comunicación. Esas tácticas se caracterizaron por un ataque constante y variado de los temas abordados, canalizados por todas las vías posibles y con alta exposición, pero con periodos cortos de prevalencia en el tiempo. Es una táctica que, si no se está preparado para ella, no se encuentran tiempo ni espacios para hacerle frente. Fueron efectivos, no cabe duda alguna, estos son algunos ejemplos:

Discursos públicos agresivos hacia el gobierno de los actores de la MUD con el perfil más violento, pero movilizador.

Fomento de las manifestaciones de calle violentas, como detonador de las guarimbas.

Elaboración de una plataforma mundial de lucha que globalice las demandas políticas y sociales.

Generalización de todo tipo de protestas, exponenciando fallas y errores gubernamentales.

Organización de manifestaciones, tranques y toma de instituciones públicas (no respeto a las instituciones) que radicalicen la confrontación.

Ataque a la imagen del Presidente, acusaciones más ideológicas (dictador, fascista).

Diseminación de octavillas cara a cara, de rótulos callejeros o aéreos.

Presión sobre organismos y parlamentos internacionales (María Corina en la OEA y Parlamento del Brasil).

Vanessa Grazziotin, Senadora de Brasil, exigiendo respeto para la Sra. María Corina.

Creación de canciones (rap en los trenes del metro).

Demandas en lugares públicos por “ciudadanos comunes” (actores contratados para representaciones que parezcan verdaderas).

Campañas por redes sociales sin importar la veracidad de los mensajes (twitter, Facebook, youtube…)

Ataques simbólicos o violentos de “ciudadanos desesperanzados” a personalidades públicas notorias asociadas (“enchufadas”) al gobierno.

Fotografías con sucesos de otros países presentados como acontecidos en Venezuela.

Sí, fue una buena Estrategia de Comunicación Política del enemigo. En ella se emplearon todos los medios, instrumentos y canales posibles, para lograr como resultado un alto posicionamiento opositor y un pobre rendimiento comunicacional del gobierno.

Mientras la oposición desplegaba un arsenal mediático amplio en el uso de medios, piezas y acciones de comunicación, además de una profundidad en la cantidad y calidad de sus exposiciones mediáticas, el gobierno se concentraba diariamente y casi solamente en los 140 caracteres de twitter y algunos pocos spots para televisión inconexos.

Vino a salvar la situación, casi en fin de año, una serie de decisiones y acciones políticas que cambiaron el panorama de violencia, pero no creo que hayan eliminado las matrices de opinión posicionadas nacional e internacionalmente. Tal vez el mayor error de la oposición fue dar prioridad y jerarquía a las acciones violentas, creyendo que se le uniría el resto del país; si hubieran mantenido el ritmo de lo emotivo y lo nacionalista, y atacado las fallas y lagunas del gobierno, quizás tuvieran más aprovechamiento político hoy y continuaría ascendente su apoyo internacional. Pero la violencia nunca lleva a nada y más tarde o más temprano se agota. La gente desea la tranquilidad siempre, aun en las contradicciones más agudas, en algún momento se pacta la paz.

Si bien la ofensiva mediática de los meses de febrero y marzo logró posicionar una Venezuela catastrófica e inaceptada por una buena parte de la opinión pública mundial, en los meses de abril y mayo, el trabajo de inteligencia del gobierno pudo desmantelar los liderazgos más negativos de la ofensiva violenta. Ello, sumado al capital político ganado por el Presidente con el llamado a la paz y al diálogo, cercenó la implementación de la 4ta y 5ta etapas del modelo del “Golpe Suave”, y dio paso a una fase de relativa tranquilidad que derivó en la concreción de la ley de precios justos.

El accionar político permitió saltar el caos guarimbero, pero no eliminó las secuelas que la comunicación política enemiga dejó en el pensamiento social. Esa es una asignatura que quedó pendiente, y sus cicatrices pueden aflorar de nuevo en algún momento, a través de estímulos diversos.

Tamaño reto afrontaríamos de darse tal escenario comunicacional. Ojalá el enemigo mire hacia otro lado y no hacia la quiebra de la confianza de las bases chavistas desde la comunicación política.

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