Il Tribunale Regionale Federale di Porto Alegre (TRF-4), in Brasile, ha accettato domenica 8 la richiesta di Habeas Corpus a favore dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, per autorizzare la sua liberazione dalla prigione e sospendere la condanna che sta scontando per presunte azioni di corruzione.
Dopo la richiesta di Habeas Corpus dei deputati Wadih Damous, Paulo Pimenta e Paulo Teixeira, il giudice Rogerio Favreto, del (TRF-4), con sede in Porto Alegre, ha chiesto che la misura sia realizzata in “regime d’urgenza” per far sì che Lula possa esercitare i suoi diritti come pre candidato alla presidenza del Brasile, ha informato Globo.
Il giudice federale Sergio Moro, che ha condannato l’ex presidente, ha reagito rapidamente di fronte all’ordine, emettendo un nuovo ricorso nel quale mette in dubbio la competenza di Favreto per adottare questa decisione ed ha indicato che questa non si può applicare, ma senza dubbio, essendo un giudizio di un organo superiore di giustizia di seconda istanza, dovrebbe prevalere la decisione del TRF-4, ha spiegato a Telesur il deputato del Partito dei Lavoratori del Brasile (PT), Wadih Damous.
Anche il giudice istruttore del caso di corruzione «Lava Jato», João Pedro Gebran Neto, ha revocato l’ordine del giudice federale Rogério Favreto e Lula dovrà rimanere nella sovraintendenza della polizia federale di Curitiba.
Il giudice istruttore ha detto che non esistono cause che giustifichino la decisione di liberare l’ex presidente e si rivendica come giudice naturale per questo processo. Ha anche determinato che l’autorità competente e la polizia federale di Paraná si astengano dal praticare qualsiasi azione che modifichi la decisione collegiata, ha sottolineato.
Anche se Lula da Silva è stato condannato a 12 anni di prigione e dal 7 aprile scorso è detenuto a Curitiba (Paraná), continua ad essere il leader indiscutibile nei sondaggi come candidato alla presidenza a di sopra degli aspiranti Jair Balsonaro, della destra reazionaria del Partido Sociale Liberale, e dell’ambientalista evangelista di centro, Marina Silva.
Circa 30 milioni di brasiliani sono usciti dalla povertà durate la presidenza di Lula (2003-2010), e secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione- FAO.
Terminato il suo mandato nel 2010, il Brasile aveva un tasso di disoccupazione del 5.7% inferiore a quello degli Stati Uniti o della Germania e inoltre si era consolidato come una delle nazioni con il maggior PIL.
La più importante figura del PT aveva migliorato il sistema educativo creando anche numerose borse di studio per far sì che tutti gli studenti poveri potessero frequentare l’educazione superiore.
La decisione di domenica 8 di mettere in libertà il leader brasiliano, rinforza la tesi che ci sono interessi politici dietro la sua reclusione.