«I primi elementi di investigazione indicano Bogotà». Circa due ore dopo il fallito attentato nei suoi confronti, il presidente venezuelano Nicolas Maduro, in un discorso alla nazione in diretta TV, accusa la Colombia. In particolare il presidente uscente Juan Manuel Santos, in complicità con «l’estrema destra».
«Devo riferire che alcuni degli autori materiali del tentativo di attento contro la mia vita sono stati catturati, e sono già sotto processo», ha poi aggiunto il massimo dirigente della Rivoluzione Bolivariana.
Il presidente ha poi raccontato che «l’artefatto volante è esploso di fronte a me», e di come la sua «prima reazione è stata l’osservazione». Maduro in un primo momento ha pensato che si trattasse «di un fuoco d’artificio, ma nel giro di un micro secondo c’è stata una seconda esplosione alla mia destra. Avete visto persone correre perché hanno sentito l’onda dell’esplosione».
Insieme ad alcuni degli autori materiali, il presidente ha informato che sono state «sequestrate parte delle prove, l’investigazione è in fase avanzata».
Maduro ha inoltre rimarcato che l’obiettivo dell’attentato era il suo omicidio: «Senza dubbio abbiamo chiarito la situazione a tempo di record e si tratta di un tentativo di uccidermi. E non ho alcun dubbio che tutto indica l’estrema destra venezuelana in alleanza con l’estrema destra colombiana, e il nome di Juan Manuel Santos è dietro questo attacco».
Nei giorni scorsi il presidente colombiano Santos, che il giorno 7 lascerà la carica a Ivan Duque, aveva parlato della «fine di Maduro, il finale del regime».