Fallito lo show anticubano per giustificare il blocco
Il Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba condanna nella maniera più energica la campagna di diffamazione contro Cuba in materia di diritti umani iniziata il 16 ottobre dal Governo degli Stati Uniti nella sede delle Nazioni Unite.
Come si è già commentato, questa azione s’iscrive nella sequenza di dichiarazioni contro il nostro paese realizzate dagli Stati Uniti che mostrano un’ostilità crescente verso Cuba e la Rivoluzione cubana.
Richiama l’attenzione che questo avvenga solo due settimane prima della votazione da parte dell’Assemblea Generale della ONU del progetto di risoluzione intitolato /Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dal governo degli Stati Uniti contro Cuba.
Questo tipo di azioni ha l’obiettivo di fabbricare pretesti per mantenere e intensificare il blocco che costituisce una violazione assoluta, flagrante e sistematica dei diritti umanai e delle cubane e dei cubani
Il governo degli Stati Uniti non ha autorità morale di sorta per criticare Cuba.
Invece di preoccuparsi per i presunti prigionieri politici che, come dicono loro, esisterebbero in Cuba, dovrebbero preoccuparsi per le violazioni dei diritti umani che si producono nel loro territorio. Nel nostro paese non ci sono prigionieri politici dallo stesso trionfo della Rivoluzione nel 1959.
Non può parlare di diritti umani e di democrazia un paese il cui sistema elettorale corrotto per la sua natura e dove c’è un governo di milionari destinato ad applicare misure selvagge contro le famiglie con le entrate più scarse, le minoranze e gli immigranti. Un paese nel quale nella campagne elettorali e nei processi politici non ci sono limiti etici, si promuovono l’odio e la divisione, l’egoismo, la calunnia, il razzismo, la xenofobia e la menzogna.
Dove il denaro e gli interessi corporativi stabiliscono chi sarà eletto Negli Stati Uniti si nega il diritto al voto a centinaia di migliaia di statunitensi perchè sono poveri. In nove Stati non possono votare coloro che hanno fatture legali e multe giudiziarie da pagare, In Alabama più di 10.000 persone con debiti sono state cancellate dalle liste dei votanti nel 2017.
I media d’informazione sono al servizio delle cupole corporative.
Un gruppo ridottissimo di corporazioni controlla i contenuti che il pubblico consuma, mentre si annulla o si trasforma in marginale qualsiasi versione o opinione discrepante.
È una vergogna che nel paese più ricco del mondo circa 40 milioni di persone vivano in una situazione di povertà e 18,5 milioni in miseria assoluta.
La vita dei “senza tetto” è miserabile. Nel 2016, 553.742 persone passavano le alle intemperie negli Stati Uniti.
Il disegno e l’applicazione delle politiche sono stati sequestrati dai detti “interessi speciali”, cioè dal denaro corporativo. La Mancanza di garanzie d’educazione, salute e sicurezza sociale, le restrizioni alla sindacalizzazione e la terribile discriminazione di genere sono pratiche quotidiane.
Le donne statunitensi sono chiaramente discriminate nel lavoro e continuano a percepire salari inferiori a quelli degli uomini per la realizzazione dello stesso lavoro. La povertà, la salute e i problemi di sicurezza dei bambini sono preoccupanti. Le persone con handicap soffrono abusi violenti. La molestia sessuale e le violazioni generalizzate motivano molteplici denunce e proteste. Le uccisioni di persone LGTBI si sono incrementate nel 2017 in una cornice di discriminazione continuata contro questo collettivo nella legislazione statale e federale.
Negli Stati Uniti la ricchezza media delle famiglie bianche è sette volte superiore alla ricchezza media delle famiglie negre. Almeno una su quattro case di negri ha un patrimonio netto di zero o negativo.
Il tasso di disoccupazione dei negri è quasi il doppio di quello dei bianchi.
Il governo degli Stati Uniti dovrebbe rispondere per le 987 persone che sono morte nel 2017 uccise da agenti incaricati di far rispettare la legge usando armi da fuoco. Secondo questi dati le persone afro americane che sono il 13% della popolazione, rappresentano quasi il 23% delle vittime.
Esiste una discriminazione razziale sistematica nell’applicazione della legge negli organi giudiziari. I maschi negri che l’infrangono sono condannati come media a pene di almeno il 19,1% più lunghe dei bianchi che commettono le stesse infrazioni in situazioni simili.
I crimini di odio per motivi di razza hanno raggiunto un record negli ultimi anni e solo nel 2016 c’è stato un totale di 6.121 delitti di odio avvenuti negli Stati Uniti.
I delitti violenti sono aumentati. Il governo di questo paese al servizio della lobby delle armi, non esercita un controllo effettivo su questo, che ha provocato un incremento di omicidi anche tra gli adolescenti.
Gli stati Uniti dovrebbero porre fine alla separazione delle famiglie emigranti e alla reclusione di centinaia di bambini, richiusi anche dentro a gabbie, separandoli dai genitori.
Mentre gli Stati Uniti voltano le spalle ai meccanismi dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, Cuba mantiene un elevato livello di attività e cooperazione che le ha apportato il rispetto negli organi pertinenti dell’Organizzazione e tra gli Stati membri.
Gli Stati Uniti, che sono stati i promotori e il sostegno delle sanguinose dittature militari nella nostra regione, con la complicità della OSA, hanno dichiarato la vigenza e l’applicabilità della Dottrina Monroe come strumento di politica estera, in totale disprezzo del Proclama dell’ America Latina e i Caraibi come Zona di Pace.
Nell’arcipelago cubano i soli prigionieri privati dei loro diritti e dignità, torturati e confinati per lunghi periodi senza basi legali, senza tribunali di giustizia né debiti processi, sono quelli mantenuti dal governo degli Stati Uniti nel centro di detenzioni arbitrarie e di torture nella base navale di Guantánamo,una parte del nostro territorio illegalmente occupata.
Nella sessione di lunedì 15 della Commissione dei Temi Socio Umanitari dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la rappresentante permanente di Cuba, l’ambasciatrice Anayansi Rodríguez Camejo, ha presentato la denuncia di questa provocazione che ha ricevuto la condanna di 11 paesi. L’ambasciatrice degli Stati Uniti presso ECOSOC, è restata senza argomenti e in assoluto isolamento.
Il Burò di Coordinamento del Movimento dei Paesi Non Allineati (MNOAL) convocato d’emergenza, si è riunito con la presenza di 91 delegazioni delle quali 17 sono intervenute opponendosi con forza alla manovra calunniosa.
Le Missioni Permanenti di Bolivia, Nicaragua e Venezuela sono rimaste lì in solidarietà con Cuba.
Come si è visto alla televisione gli Stati membri e altri invitati, quasi senza eccezioni, hanno declinato la partecipazione alla farsa di martedì 16, alla quale hanno partecipato solamente “ rappresentanti “ di presunte organizzazioni non governative finanziate dal Dipartimento di Stato e un pugno di lacchè che vengono pagati da questo e dai suoi capoccia.
In questo circo ha parlato la fischiata ambasciatrice degli Stati Uniti presso il ECOSOC. Il gruppo è stato moderato da un ex capo della sezione d’interesse degli USA a L’Avana negli anni ’90, che conosce personalmente i senza patria della nomina del Burò di Democrazia, Diritti Umani e Lavoro del Dipartimento di Stato.
Un esempio dell’indole degli invitati sono stati due salariati degli Stati Uniti nella loro politica contro Cuba, utilizzati niente meno che come “partecipanti al dibattito” nell’evento. Loro dirigono le organizzazioni Istituto della Razza, Equità e Diritti Umani e Osservatorio Cubano dei Diritti Umani.
La prima di queste due organizzazioni ha ricevuto 290.000 dollari dalle autorità statunitensi, mentre la seconda ha avuto 67.434 dollari destinati all’obiettivo di sovvertire l’ordine costituzionale cubano.
E non poteva mancare nello show, l’isterico Segretario Generale della OSA che ha fatto uno stop nella sua campagna personale di violenza e aggressioni contro la Rivoluzione Bolivariana e Chavista per fare turismo degli eventi a Nuova York.
Rispettando scrupolosamente i requisiti pubblicati dal Dipartimento di Stato si sono iscritti per partecipare 22 rappresentanti di 9 organizzazioni non governative statunitensi che vogliono l’eliminazione del blocco e la normalità delle relazioni con Cuba. Curiosamente, a tutte eccetto una, è stata impedita la partecipazione da parte dei per niente democratici anfitrioni.
Altri invitati sono stati espulsi dalla sala.
I giornalisti che sono restati, la maggioranza dei presenti, hanno mostrato facce di divertimento o rassegnazione, nel caso di quelli destinati a compiacere i padroni e gli editori della ricca industria della disinformazione.
È motivo di speciale preoccupazione che si sia permesso che questo detto “evento” anti cubano si sia svolto nella sede dell’Organizzazione delle Nazione Unite e che si sia realizzato nel Giorno Mondiale dell’Alimentazione, praticamente da parte dello Stato che è contro la risoluzione “Il diritto all’alimentazione”, del Consiglio dei Diritti Umani e dell’Assemblea Generale.
Per farlo sono state violate le norme che dirigono l’uso delle sale e dei servizi delle Nazioni Unite che lasciano chiaro che si realizzeranno solo eventi che siano in consonanza con i propositi e i principi delle Nazioni Unite e siano giustificati dalla loro pertinenza per il lavoro dell’organizzazione.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Unti pretende di nuovo di utilizzare le installazioni delle Nazioni Unite come suo cottage privato.
Il Ministero delle Relazioni Estere denuncia che un’azione d questa natura non si può considerare in consonanza coni propositi e i principi dell’Organizzazione non pertinenti per il suo lavoro, quando è diretta esattamente contro l’indipendenza e la libera determinazione di uno Stato membro, nella cornice di una campagna di ostilità e minacce contro, Cuba ripudiata dalla comunità internazionale.
Il Ministero delle Relazioni Estere sollecita rispettosamente dalla Segreteria Generale delle Nazioni Unite un’investigazione rigorosa e urgente di quanto è avvenuto e che si informi opportunamente e appropriatamente l’assemblea generale, perché si applichino le misure pertinenti per prevenire queste azioni aggressive contro gli Stati sovrani.
DECLARACION MINREX
El Ministerio de Relaciones Exteriores de la República de Cuba rechaza de la manera más enérgica la campaña difamatoria contra Cuba en materia de derechos humanos, lanzada el 16 de octubre, por el gobierno de los Estados Unidos en la sede de las Naciones Unidas.
Como ya se ha alertado, esta acción se inscribe en la secuencia de declaraciones contra nuestro país realizadas durante las últimas semanas por funcionarios de alto nivel del gobierno de los Estados Unidos, que muestran una hostilidad creciente hacia Cuba y la Revolución Cubana.
Llama la atención que tenga lugar sólo dos semanas antes de la votación por parte de la Asamblea General de la ONU del proyecto de resolución titulado “Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por el gobierno de los Estados Unidos contra Cuba”.
Este tipo de acciones persigue como objetivo la fabricación de pretextos para mantener e intensificar el bloqueo, que constituye una violación masiva, flagrante y sistemática de los derechos humanos de las cubanas y cubanos.
El gobierno de los Estados Unidos no tiene autoridad moral alguna para criticar a Cuba.
En lugar de preocuparse por los supuestos “presos políticos” que, según aducen, existirían en Cuba, deberían hacerlo por las violaciones de los derechos humanos que se producen en su propio territorio. En nuestro país no existen prisioneros políticos desde el propio triunfo de la Revolución en 1959.
No puede hablar de derechos humanos y democracia un país cuyo sistema electoral es corrupto por naturaleza y tiene un gobierno de millonarios,destinado a aplicar medidas salvajes contra las familias de menos ingresos, los pobres, las minorías y los inmigrantes. Un país en el que, en las campañas electorales y los procesos políticos, no hay límites éticos, se promueve el odio, la división, el egoísmo, la calumnia, el racismo, la xenofobia y la mentira. En el que el dinero y los intereses corporativos son los que definen quién será electo.
En Estados Unidos, se niega el derecho al voto a centenares de miles de estadounidenses por ser pobres. En nueve Estados, no pueden votar quienes tengan facturas legales o multas judiciales por abonar. En Alabama, más de 100.000 personas con deudas fueron eliminadas de las listas de votantes en 2017.
Los medios de información son coto de élites corporativas. Un grupo extremadamente pequeño de corporaciones controla los contenidos que el público consume, mientras se anula o convierte en marginal cualquier versión u opinión discrepante.
Es una vergüenza que en el país más rico del mundo cerca de 40 millones de personas vivan en situación de pobreza, 18,5 millones en pobreza extrema y 5.3 millones en condiciones de pobreza absoluta. La vida de los “sin hogar” es miserable. En el 2016, 553 742 personas pasaban las noches a la intemperie en Estados Unidos.
El diseño y aplicación de políticas ha sido secuestrado por los llamados “intereses especiales”, es decir, el dinero corporativo. La falta de garantías de educación, salud y seguridad social, las restricciones a la sindicalización y la discriminación terrible de género son prácticas cotidianas.
Las mujeres estadounidenses son claramente discriminadas laboralmente y siguen recibiendo salarios inferiores a los de los hombres por la realización de iguales trabajos. La pobreza, salud y problemas de seguridad de los niños son preocupantes. Las personas con discapacidades sufren abusos violentos. El acoso sexual y las violaciones generalizadas motivan múltiples denuncias y protestas. Los asesinatos de personas LGTBI se incrementaron durante el 2017, en un marco de discriminación continuada contra ese colectivo en la legislación estatal y federal.
En Estados Unidos, la riqueza media de las familias blancas es siete veces superior a la riqueza media de las familias negras. Más de uno de cada cuatro hogares negros tenía un patrimonio neto de cero o negativo. La tasa de desempleo de los negros es casi el doble que la de los blancos.
El gobierno de los Estados Unidos debería responder por las 987 personas que murieron durante 2017 a manos de agentes encargados de hacer cumplir la ley empleando armas de fuego. Según esos datos, las personas afroamericanas, que constituyen un 13% de la población, representaron casi el 23% de las víctimas.
Existe una discriminación racial sistemática en la aplicación de la ley y en los órganos judiciales. Los infractores varones negros fueron condenados, como promedio, a penas un 19,1% más largas, que aquellos blancos infractores que se encontraban en situaciones similares.
Los crímenes de odio por motivos de raza alcanzaron un récord en los últimos años y sólo en el 2016, fue informado un total de 6.121 delitos de odio ocurridos en Estados Unidos.
Los delitos violentos han ido en aumento. El gobierno de ese país, al servicio del lobby de las armas, no ejerce un control efectivo sobre estas, lo que causó un continuo incremento de homicidios, incluso de adolescentes.
Estados Unidos debería poner fin a la separación de familias migrantes, y a la reclusión de centenares de niños, incluso en jaulas, separándolos de sus padres.
Mientras Estados Unidos le da la espalda a los mecanismos de derechos humanos de las Naciones Unidas, Cuba mantiene un elevado nivel de actividad y cooperación, lo que le ha granjeado el respeto en los órganos pertinentes de la Organización y entre los Estados miembros.
Estados Unidos, que fue el promotor y sostén de las sangrientas dictaduras militares en nuestra región, con la complicidad de la OEA, ha declarado la vigencia y aplicabilidad de la Doctrina Monroe como instrumento de política exterior, en total desprecio de la Proclama de la América Latina y el Caribe como Zona de Paz.
En el archipiélago cubano, los únicos prisioneros que son privados de sus derechos y dignidad, torturados y confinados por largos períodos, sin base legal, tribunales de justicia ni debido proceso, son los que mantiene el gobierno de los Estados Unidos en el centro de detenciones arbitrarias y torturas en la Base Naval de Guantánamo que ocupa ilegalmente parte de nuestro territorio.
En la sesión del lunes de la Comisión de Asuntos Socio-Humanitarios de la Asamblea General de las Naciones Unidas, la Representante Permanente de Cuba, embajadora Anayansi Rodríguez Camejo, presentó la denuncia de esta provocación que recibió el repudio expreso de 11 países. La Embajadora de Estados Unidos ante el ECOSOC, quedó sin argumentos y en absoluto aislamiento.
El Buró de Coordinación del Movimiento de Países No Alineados, convocado de emergencia, sesionó con la presencia de 91 delegaciones, de las que 17 intervinieron expresamente en oposición a la calumniosa maniobra.
Las Misiones Permanentes de Bolivia, Nicaragua y Venezuela estuvieron allí en solidaridad con Cuba. Como se apreció en las imágenes de televisión, los Estados miembros y los otros invitados, casi sin excepción, declinaron participar en la farsa de este martes, a la que apenas asistieron “representantes” de supuestas organizaciones “no gubernamentales” financiadas por el Departamento de Estado, y un puñado de cipayos que cobran sueldo de este o de sus testaferros.
Hizo uso de la palabra en este circo, la ayer vapuleada Embajadora de Estados Unidos ante el ECOSOC; moderó el “panel” un ex Jefe de la Sección de Intereses de los Estados Unidos en La Habana en los años 90, quien conoce personalmente a los apátridas de la nómina del Buró de Democracia, Derechos Humanos y Trabajo del Departamento de Estado.
Un ejemplo de la calaña de los convidados, son dos de los asalariados de Estados Unidos en su política anticubana, utilizados nada menos que como “panelistas” en el “evento”. Ellos dirigen las organizaciones “Instituto de la Raza, la Equidad, y los Derechos Humanos” y el “Observatorio Cubano de Derechos Humanos”. La primera de estas organizaciones recibió 290 mil dólares de las autoridades estadounidenses, mientras la segunda obtuvo 67 mil 434 dólares, destinados al objetivo de subvertir el orden constitucional cubano.
Y, no podía faltar en el show, el histérico Secretario General de la OEA que hizo un receso en su campaña personal de denuestos y agresiones contra la Revolución Bolivariana y Chavista para hacer turismo de eventos en Nueva York.
Cumpliendo escrupulosamente los requisitos publicados por el Departamento de Estado, se inscribieron para participar 22 representantes de 9 organizaciones no gubernamentales estadounidenses que abogan por el fin del bloqueo y la normalización de relaciones con Cuba. Curiosamente, todas excepto una, fueron impedidas de asistir por los nada democráticos anfitriones. Otros invitados fueron expulsados de la sala.
Los periodistas, que terminaron por ser la mayoría de los presentes, mostraban caras de diversión o de resignación, en el caso de los destinados a complacer a los propietarios o editores de la rentable industria de la desinformación.
Es motivo de especial preocupación que se haya permitido que dicho “evento” anticubano tuviese lugar en la magna sede de la Organización de las Naciones Unidas y que se haya realizado en el Día Mundial de la Alimentación, precisamente por parte del Estado que vota en contra de la Resolución “El derecho a la alimentación” del Consejo de Derechos Humanos y de la Asamblea General.
Para hacerlo, se han violado las normas que rigen el uso de las salas y los servicios de las Naciones Unidas, que dejan claro que “sólo se realizarán eventos que estén en consonancia con los propósitos y principios de las Naciones Unidas y estén justificados por su pertinencia para la labor de la Organización”.
El Departamento de Estado de los Estados Unidos pretende otra vez utilizar las instalaciones de las Naciones Unidas como su coto privado. El Ministerio de Relaciones Exteriores denuncia que una acción de esta naturaleza no puede ser considerada en consonancia con los propósitos y principios de la Organización, ni pertinente para su labor, cuando está dirigida específicamente contra la independencia y libre determinación de un Estado miembro, y en el marco de una campaña de hostilidad y amenazas contra Cuba, repudiada por la comunidad internacional.
El Ministerio de Relaciones Exteriores solicita respetuosamente a la Secretaría General de las Naciones Unidas una investigación rigurosa y urgente de lo ocurrido, de cuyo resultado informe oportuna y apropiadamente a la Asamblea General para que se adopten las medidas pertinentes para prevenir estos actos agresivos contra Estados soberanos.