Sergio Alejandro Gómez http://www.cubadebate.cu
In un discorso più carico di campagna elettorale che di contenuto politico, il controverso consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, John Bolton, si è scagliato, a Miami, contro Cuba, Nicaragua e Venezuela, la troika dei paesi che si oppone con più forza agli interessi di Washington nella regione.
Durante il suo intervento nella cosiddetta Freedom Tower, un edificio simbolico per l’ala ultraconservatrice della Florida, Bolton ha fatto appello ad un’escalation retorica per spostare i voti dei sostenitori della linea dura nello stato, quando restano meno di sei giorni alle elezioni di medio termine.
“La troika della tirannia in questo emisfero (Managua, Caracas e L’Avana) ha finalmente trovato il suo rivale”, ha detto con tono di spavalderia. Era proprio quello che sperava un pubblico composto da deputati anti-cubani come Ileana Ros-Lehtinen, che ha fatto le presentazioni ufficiali, Mario Díaz-Balart e Carlos Curbelo.
Ma, in particolare, Bolton ha annunciato nuove sanzioni contro il commercio di oro venezuelano, una delle forme di accesso alle valute estere del paese sudamericano, coinvolto in una grave crisi economica.
La misura si somma ad una lunga lista di divieti volti a tagliare le fonti di finanziamento di Caracas ed assediare i principali dirigenti politici chavisti.
Sul Nicaragua, non ha annunciato sanzioni specifiche, ma ha minacciato il governo di Daniel Ortega con crescenti pressioni se non convocava elezioni anticipate, in violazione delle disposizioni della sua Magna Carta.
Nuove sanzioni contro Cuba
Gran parte dell’intervento di Bolton, a Miami, è stato focalizzata su Cuba, un paese che era tra le sue ossessioni durante il tempo che ha passato nella squadra di governo del presidente George W. Bush e che è ritornata con forza nella sua attuale posizione di consulente della Sicurezza Nazionale di Donald Trump.
Ha annunciato che s’includeranno quasi una dozzina di società cubane collegate al settore militare nella lista nera del Dipartimento di Stato che raccoglie le entità vietate per gli affari con gli USA.
La misura è stata stabilita nel memorandum presidenziale reso pubblico da Trump, nella città di Miami, nel giugno 2017.
Il cambio di politica, progettato dai legislatori cubano americani, come Marco Rubio e Mario Diaz-Balart, ha implicato una retrocessione nei progressi compiuti durante l’ultima parte dell’amministrazione di Barack Obama e un’intensificazione dell’applicazione del blocco.
In un’intervista con El Nuevo Herald, Bolton ha detto che nelle prossime settimane ci sarà una revisione della politica verso Cuba per garantire l’attuazione del memorandum presidenziale e che le politiche si adeguino a quanto espresso dal presidente nel suo discorso davanti all’estrema destra di Miami.
Si aprirà il Titolo III dell’Helms-Burton?
Anche se Bolton non ne ha parlato, nel suo discorso alla Freedom Tower, ha fatto filtrare alla stampa la possibilità di andare ancor oltre nelle misure contro Cuba; un suo vecchio desiderio sin dai tempi di Bush.
Gli USA stanno “seriamente” valutando nuove misure, tra esse permettere le rivendicazioni dei cittadini cubani le cui proprietà furono confiscate al trionfo della Rivoluzione e che poi ottennero la nazionalità USA, ha detto il consigliere di Trump nella stessa intervista a El Nuevo Herald.
“Questa è una proposta seria, vale la pena esplorarla, abbiamo sentito membri del Congresso che sono molto seri riguardo ad essa. E questa volta la considereremo seriamente”, ha aggiunto.
Il senatore di origine cubana, Marco Rubio, è uno dei principali promotori di questa misura, il cui obiettivo principale è quello di silurare ogni possibile riavvicinamento tra i due paesi.
Le denunce per le proprietà nazionalizzate sono al centro della controversia storica tra Cuba e USA, ma gli specialisti concordano sul fatto che Washington ha solo la potestà di rivendicare sulle società che erano proprietà dei suoi cittadini al momento della confisca.
Questo si riduce, secondo le cifre ufficiali USA, a circa sette miliardi di dollari di beni, che sono stati inclusi nelle conversazioni preliminari tra l’Avana e Washington, durante l’epoca Obama.
Tuttavia, l’ammontare delle possibili rivendicazioni dei cubano americani ascende a decine di miliardi di dollari.
Una delle sezioni più controverse della Legge Helms-Burton, il suo Titolo III, apre la possibilità a questo tipo di reclami. Ma le sue conseguenze potrebbero essere così gravi per gli stessi USA, ed i suoi principali alleati, che tutte le amministrazioni, dal governo Clinton, sospendano la sua applicazione ogni sei mesi.
L’insinuazione di Bolton aprirebbe le porte a centinaia di cause contro società straniere, con presenza negli USA, che hanno attività commerciali nelle proprietà o terreni nazionalizzati dalla rivoluzione.
Quando la Helms-Burton fu approvata, nel 1996, Canada, Messico ed Unione Europea adottarono leggi vaccino per evitare l’applicazione extraterritoriale di misure simili, per cui un cambio da parte di Washington aprirebbe una battaglia legale di conseguenze insospettate.
“I tribunali USA sarebbero inondati, si limiterebbe la capacità delle società USA di fare affari a Cuba, e gli alleati internazionali potrebbero reagire alle cause legali contro le loro compagnie sull’isola”, ha scritto di recente il politologo USA William LeoGrande su uno scenario di apertura del titolo III di Helms-Burton. “L’intreccio derivante dalle controversie richiederebbero anni per essere risolto”.
“Gli affari degli USA neppure sarebbero esenti da possibili cause legali”, ha aggiunto Leogrande all’Huffington Post. “Una famiglia cubano-americana di Miami rivendica la proprietà del terreno su cui è stato costruito l’aeroporto internazionale José Marti, per cui qualsiasi società USA che si rechi a Cuba potrebbe essere citata in giudizio sotto il Titolo III”.
La spavalderia di Bolton potrebbe anche rispondere all’interesse dell’attuale amministrazione di conquistare voti dai settori più radicali cubani e venezuelani nelle elezioni di medio termine, ma le sue speculazioni giocano col fuoco.
Un cammino fallito
Un elemento significativo del discorso di Bolton, a Miami, è stato il suo ritorno ad una aperta retorica di scontro che sembrava superata tra i due paesi, così come i metodi di pressione e di aggressione diretta che hanno dimostrato la loro inefficacia per più di mezzo secolo.
Pochi minuti prima dell’inizio del suo intervento, la politica di blocco USA contro Cuba ha ricevuto il rifiuto dell’ONU, dove la delegazione USA è rimasta, ancora una volta, con l’ esclusivo sostegno di Israele ed il rifiuto di 189 paesi del mondo.
A nulla gli è valso la manovra di introdurre otto emendamenti per cambiare il senso della risoluzione contro il blocco e rallentare il processo. Ognuno è stato respinto in modo schiacciante e gli USA sono rimasti ancora più isolati di prima nei suoi sforzi per additare Cuba.
Lo tesso giornale Washington Post ha replicato un cablo dall’agenzia AP che evidenzia l’isolamento in cui si trovano gli USA rispetto a Cuba, in un momento in cui il presidente cubano espande i legami della maggiore delle Antille in un giro internazionale per Europa ed Asia.
“Gli USA sono ansiosi di vedere cadere uno degli angoli del triangolo: Avana, Caracas e Managua”, ha detto Bolton a Miami. Ma la storia recente gli indica che l’attesa potrebbe essere più lunga di quanto immagina.
John Bolton: De las amenazas a los hechos
Por: Sergio Alejandro Gómez
En un discurso más cargado de campaña electoral que de contenido político, el controvertido asesor de seguridad nacional de la Casa Blanca, John Bolton, arremetió en Miami contra Cuba, Nicaragua y Venezuela, la troika de países que se opone con más fuerza a los intereses de Washington en la región.
Durante su discurso en la llamada Torre de la Libertad, un edificio simbólico para el ala ultraconservadora de la Florida, Bolton apeló a una escalada retórica para mover los votos de línea dura en el Estado, cuando restan menos de seis días para las elecciones de medio término.
“La troika de tiranía en este hemisferio (Managua, Caracas y La Habana) finalmente ha encontrado su rival”, dijo en tono de bravuconería. Era justo lo que esperaba un auditorio compuesto por congresistas anticubanos como Ileana Ros-Lehtinen, quien hizo las presentaciones oficiales, Mario Díaz-Balart y Carlos Curbelo.
Pero, en concreto, Bolton anunció nuevas sanciones contra el comercio de oro venezolano, una de las formas de acceso a divisas del país suramericano, envuelto en una severa crisis económica.
La media se suma a una larga lista de prohibiciones diseñada para cortar las fuentes de financiamiento de Caracas y cercar a los principales líderes políticos chavistas.
Sobre Nicaragua no anunció sanciones concretas, pero amenazó al gobierno de Daniel Ortega con aumentar las presiones sino llamaba a elecciones anticipadas, en violación de lo estipulado en su Carta Magna.
Nuevas sanciones contra Cuba
Buena parte de la intervención de Bolton en Miami estuvo centrada en Cuba, un país que estaba entre sus obsesiones durante el tiempo que pasó en el equipo de gobierno de George W. Bush y al que ha regresado con fuerza en su posición actual de asesor de Seguridad Nacional de Donald Trump.
Anunció que se incluirán cerca de una docena de compañías cubanas vinculadas al sector militar en la lista negra del Departamento de Estado que recoge las entidades vetadas para los negocios con Estados Unidos.
La medida fue establecida en el memorando presidencial hecho público por Trump en la ciudad de Miami en junio del 2017.
El cambio de política, diseñado por legisladores cubanoamericanos como Marco Rubio y Mario Díaz-Balart, implicó un retroceso en los avances alcanzados durante la última parte de la administración de Barack Obama y un recrudecimiento de la aplicación del bloqueo.
En entrevista con el Nuevo Herald, Bolton dijo que en las próximas semanas tendrá lugar una revisión de la política hacia Cuba para garantizar la implementación de ese memorando presidencial y que las políticas se adecúen a lo expresado por el presidente en su discurso ante la ultraderecha miamense.
¿Se abrirá el Título III de la Helms-Burton?
Aunque Bolton no lo mencionó en su discurso en la Torre de la Libertad, sí filtro a la prensa la posibilidad de ir aún más lejos en las medidas contra Cuba, un viejo anhelo suyo desde la época de Bush.
Estados Unidos está considerando “seriamente” nuevas medidas, entre ellas permitir las reclamaciones de los ciudadanos cubanos cuyas propiedades fueron confiscadas al triunfo de la Revolución y que luego obtuvieron la nacionalidad estadounidense, dijo el asesor de Trump en la misma entrevista con el Nuevo Herald.
“Esa es una propuesta seria, vale la pena explorarla, hemos escuchado de miembros del Congreso que son muy serios con respecto a esto. Y esta vez vamos a considerarlo seriamente”, añadió.
El senador de origen cubano, Marco Rubio, es uno de los principales promotores de esta medida, cuyo objetivo fundamental es torpedear cualquier posible acercamiento entre los dos países.
Las demandas por las propiedades nacionalizadas están en el núcleo del diferendo histórico entre Cuba y Estados Unidos, pero los especialistas coinciden en que Washington solo tiene potestad de reclamación sobre las empresas que eran propiedades de sus nacionales en el momento de la confiscación.
Esto se reduce, de acuerdo con cifras oficiales estadounidense, a unos siete mil millones de dólares en activos, los cuales fueron incluidos en conversaciones preliminares entre La Habana y Washington durante la época de Obama.
Sin embargo, el monto de las posibles reclamaciones de los cubanoamericanos asciende a decenas de miles de millones de dólares.
Uno de los acápites más polémicos de la Ley Helms-Burton, su Título III, abre la posibilidad de este tipo de reclamaciones. Pero sus consecuencias podrían ser tan graves para los propios Estados Unidos y sus principales aliados, que todas las administraciones desde el gobierno de Bill Clinton suspenden su aplicación cada seis meses.
La insinuación de Bolton abriría las puertas a cientos de demandas contra compañías extranjeras con presencia en Estados Unidos que tienen negocios en las propiedades o terrenos nacionalizados por la revolución.
Cuando la Helms-Burton fue aprobada en 1996, Canadá, México y la Unión Europea aprobaron leyes vacuna para evitar la aplicación extraterritorial de medidas similares, por lo que un cambio por parte de Washington abriría una batalla legal de consecuencias insospechada.
“Las cortes de los Estados Unidos serían inundadas, se limitaría la capacidad de las empresas estadounidenses de hacer negocios en Cuba y los aliados internacionales podrían responder de vuelta las demandas contra sus empresas en la Isla”, escribió recientemente el politólogo estadounidense William LeoGrande sobre un escenario de apertura del Título III de la Helms-Burton. “El enredo resultante de las litigaciones tomaría años en resolverse”.
“Los negocios de los Estados Unidos tampoco estarían libres de posibles demandas”, añadió Leogrande el Huffington Post. “Una familia cubanoamericana en MIami reclama tener la propiedad de la tierra en la que se construyó el Aeropuerto Internacional José Marti, por lo que cualquier compañía estadounidense que viaje a Cuba podría ser demandada bajo el Título III”.
La bravuconería de Bolton también podría responder al interés de la actual administración de ganar votos de los sectores cubanos y venezolanos más radicales de cara a las elecciones de medio término, pero sus especulaciones juegan con fuego.
Un camino fracasado
Un elemento significativo del discurso de Bolton en Miami fue su regreso a una retórica de confrontación abierta que parecía superada entre los dos países, así como los métodos de presión y agresión directa que han demostrado su inefectividad durante más de medio siglo.
Pocos minutos antes del inicio de su intervención, la política de bloqueo estadounidense contra Cuba recibía el rechazo de Naciones Unidas, donde la delegación norteamericana quedó una vez más con el exclusivo apoyo de Israel y el rechazo de 189 países del orbe.
De nada le valió la maniobra de introducir ocho enmiendas para cambiar el sentido de la resolución contra el bloqueo y demorar el proceso. Todas y cada una fueron rechazadas de manera abrumadora y Estados Unidos quedó incluso más aislado que antes en sus esfuerzos por señalar a Cuba.
El propio diario Washington Post replicó un cable de la agencia AP que destaca el aislamiento en el que se encuentra Estados Unidos respecto a Cuba, en momentos en que el presidente cubano expande los vínculos de la mayor de las Antillas en una gira internacional por Europa y Asia.
“Los Estados Unidos ansían ver caer cada una de las esquinas del triángulo: La Habana, Caracas y Managua”, dijo Bolton en Miami. Pero la historia reciente le indica que la espera podría ser más larga de lo que imagina.