Internet su cellulare a Cuba: doccia fredda sulla manipolazione
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformacion
Ogni miglioramento dell’accesso Internet a Cuba è una nuova doccia fredda per coloro che continuano a sostenere che, lì, il governo impedisce il suo sviluppo.
La notizia, in questi giorni, non è stata che un paese, bloccato nel finanziamento e nell’accesso alla tecnologia ed ai servizi delle principali aziende del settore -tutte USA-, inauguri Internet nella telefonia cellulare: la notizia è stata che lo fa con anni di ritardo (1).
“L’internet mobile arriva a Cuba con un decennio di ritardo ed a prezzo dell’oro” (2) era uno dei tantissimi titoli quasi identici, tra cui si notava -per il suo veleno concentrato- quello del quotidiano spagnolo ABC: “Un Internet censurato, carente e con prezzi proibitivi giunge ai cellulari di Cuba” (3).
Era un testo scritto -curiosamente- prima del lancio del citato servizio, in cui si anticipava quanto questo avrebbe funzionato male nei giorni successivi: “I cittadini ordinari temono che, in pratica, il nuovo servizio sia un fiasco”, ci diceva.
Leggiamo da altre fonti -una nota dell’agenzia AFP, per esempio- che, dopo l’inaugurazione del servizio, “la connessione è stata ‘molto veloce'” (4). Ma ABC preferiva parlarci dei fallimenti tecnici che si sono verificati durante i giorni di prova: “gli esperimenti realizzati durante agosto e settembre sono stati classificati dalla popolazione cubana come un ‘vero fallimento'”. Gli “abitanti dell’Avana intervistati hanno sfiducia che il servizio possa funzionare”, si legge. Ma riguardo al normale funzionamento dopo l’avvio, non una parola.
In quasi tutti i media, la notizia non è stato il passo compiuto da Cuba, ma quello che non è ancora riuscito a fare. Ad esempio, stabilire un prezzo accessibile (5). Ciò che, per ABC, è parte delle machiavelliche intenzioni dell’Avana: il “regime” -leggiamo- “non solo restringe con la censura, ma anche con i prezzi”.
È vero che le tariffe Internet nei cellulari sono ancora molto care in relazione al potere d’acquisto medio dell’isola. Ma -come sta succedendo nel caso delle tariffe della connessione convenzionale- si prevede la loro diminuzione a misura che migliorino le capacità tecniche del paese (6).
La connettività, a Cuba, è ancora bassa ed i prezzi cari, ma passi come questo dimostrano che la causa non è la presunta “mancanza di volontà” del governo (7). Per informare bene su questo tema, i media dovrebbero segnalare quali sono gli impatti del blocco USA nel settore delle telecomunicazioni, a malapena attenuato da alcune limitate licenze approvate dalla precedente amministrazione di Barack Obama (8). Queste licenze -ad aziende come Google- hanno chiaramente inciso sulla recente espansione di Internet sull’isola, ciò che mostra l’impatto del blocco (9).
Ma tra le decine di notizie quasi ricalcate, c’è chi riusciva ad aggiungere il suo tocco di inventiva. Nel portale “Alnavío” leggiamo che, per il “castrismo”, Internet è stata “la grande malattia del XXI secolo” (10). Curioso, perché il governo di Cuba concede borse di studio a quasi cinquemila studenti, ogni anno, dell’Università di Scienze Informatiche (11); ha installato quasi 1800 punti pubblici di navigazione (12); ed ha iniziato a portare Internet nelle abitazioni (14). Se per Cuba Internet è una “malattia”, non sembra che stia applicando i suoi tanto sviluppati e prestigiosi “protocolli sanitari”.
Internet en móviles en Cuba: agua fría a la manipulación
José Manzaneda, coordinador de Cubainformación
Cada mejora en el acceso a Internet en Cuba es un nuevo jarro de agua fría para quienes siguen sosteniendo que, allí, el gobierno impide su desarrollo.
La noticia, estos días, no ha sido que un país, bloqueado en el financiamiento y el acceso a la tecnología y los servicios de las principales compañías del sector –todas estadounidenses-, inaugure Internet en la telefonía celular: la noticia ha sido que lo hace con años de retraso (1).
“El internet móvil llega a Cuba con una década de retraso y a precio de oro” (2) era uno de tantísimos titulares casi idénticos, entre los que destacaba -por su veneno concentrado- el del diario español ABC: “Un internet censurado, deficiente y con precios prohibitivos llega a los móviles de Cuba” (3).
Era un texto escrito –curiosamente- antes de la puesta en marcha del citado servicio, en el que se anticipaba lo mal que iba a funcionar este días después: “Los ciudadanos de a pie temen que, en la práctica, el nuevo servicio sea un fiasco”, nos decía.
Leemos por otras fuentes –una nota de la agencia AFP, por ejemplo- que, tras la inauguración del servicio, “la conexión fue `muy rápida’” (4). Pero ABC prefería relatarnos los fallos técnicos ocurridos en los días de prueba: “los experimentos realizados durante agosto y de septiembre fueron catalogados por la población cubana como un `verdadero fracaso´”. Los “habaneros encuestados desconfían de que el servicio pueda funcionar”, leíamos. Pero sobre el normal funcionamiento tras la puesta en marcha, ni una palabra.
En casi todos los medios, la noticia no ha sido el paso dado por Cuba, sino los que aún no ha conseguido dar. Por ejemplo, establecer un precio asequible (5). Lo que, para el ABC, forma parte de las maquiavélicas intenciones de La Habana: el “régimen” –leemos- “no solo restringe con la censura, sino también con los precios”.
Cierto es que las tarifas de Internet en los móviles son aún muy caras en relación al poder adquisitivo promedio de la Isla. Pero –tal como está ocurriendo con las tarifas de la conexión convencional- se prevé su abaratamiento a medida que mejoren las capacidades técnicas del país (6).
La conectividad en Cuba es aún baja y los precios caros, pero pasos como este demuestran que la causa no es la supuesta “falta de voluntad” del gobierno (7). Para informar bien sobre este tema, los medios deberían señalar cuáles son los impactos del bloqueo de EE.UU. en el sector de las telecomunicaciones, apenas suavizado por algunas limitadas licencias que aprobó la anterior administración de Barack Obama (8). Estas licencias -a compañías como Google- han incidido claramente en la reciente expansión de Internet en la Isla, lo que evidencia el impacto del bloqueo (9).
Pero entre decenas de noticias casi calcadas, hay quien conseguía añadir su toque de inventiva. En el portal “Alnavío” leíamos que, para el “castrismo”, Internet ha sido “la gran enfermedad del siglo XXI” (10). Curioso, porque el gobierno de Cuba beca a casi cinco mil estudiantes, cada año, en la Universidad de Ciencias Informáticas (11); ha instalado cerca de 1.800 puntos públicos de navegación (12); y ha comenzado a llevar Internet a las viviendas (14). Si para Cuba Internet es una “enfermedad”, no parece que esté aplicando sus tan desarrollados y prestigiosos “protocolos de salud”.
(4) https://www.elheraldo.co/
(5) http://www.record.com.mx/
(8) https://www.elnuevodia.com/
(12) http://www.escambray.cu/2018/