Gli USA utilizzarono rapper per un cambio di regime a Cuba: indagine di AP
L’AVANA (AP) – All’inizio del 2009, un contractor di un’agenzia federale USA inviò un promoter musicale a Cuba con l’ordine di reclutare uno dei rapper più popolari a L’Avana per scatenare un movimento giovanile contro il governo cubano.
Era un progetto, nella Cuba comunista, che avrebbe potuto portare in carcere il promotore serbo Rajko Bozic. Così, quando fece la sua proposta all’artista Aldo Rodríguez, Bozic non menzionò le sue vere intenzioni, né che stava lavorando per l’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID).
Con il suo taglio di capelli rasta, un corpo muscoloso e tatuato, Aldo era un eroe nel mondo ‘underground’ dell’hip-hop cubano per i testi delle sue canzoni che protestavano per il controllo del governo cubano su aspetti della vita quotidiana, in pezzi come “Il rap è guerra”, parole che ha scritte su un avambraccio.
Lui e il suo gruppo, Los Aldeanos, stavano per cadere, senza saperlo, in uno scontro tra Washington e L’Avana, come mostrano migliaia di pagine di documenti ottenuti da The Associated Press e decine di interviste. Nel momento in cui il governo cubano volgeva il suo sguardo al gruppo di Aldo – il suo primo album s’intitolò “Censurato” – Bozic fu inviato ad alzare il volume alle loro canzoni di protesta.
Il progetto segreto dell’USAID e gli cubani artisti hip-hop cubani cercava di disseminare una “rivoluzione democratica”, ma come altre operazioni statunitensi nell’isola, fu realizzata da semplici dilettanti.
I documenti mostrano che l’USAID mise in pericolo cubani innocenti e i propri contractor, nonostante ci fossero chiari segnali di pericolo. Le autorità fermarono o interrogarono musicisti o operativi dell’USAID e confiscarono varie volte i loro computer e unità di memoria, che in alcuni casi contenevano materiale che li legava ad entità federali USA.
In una dichiarazione scritta, l’USAID ha detto che questi programmi erano parte di un contratto di quattro anni, terminato nel 2012, ma ha negato fosse clandestino.
“Qualsiasi affermazione che il nostro lavoro è segreto o occulto è semplicemente falsa”, ha affermato l’USAID in una comunicato. I suoi programmi erano finalizzati a rafforzare la società civile “spesso in luoghi in cui la partecipazione pubblica è oppressa e dove le persone sono perseguitate, arrestate, sottoposte a lesioni fisiche o peggio”.
Creative Associates si è astenuta dal commentare.
L’operazione ha funzionata contemporaneamente ad altri due programmi dell’USAID, precedentemente rivelati dal AP quest’anno: il lancio di una specie di “Twitter cubano” chiamato ZunZuneo ed un altro programma che ha inviato, a Cuba, giovani latino americani a provocare opposizione, e che anche comprendeva elaborati sotterfugi come la creazione di un’organizzazione di facciata ed un’esotica struttura finanziaria per nascondere la partecipazione USA.
L’USAID ha concentrato i propri sforzi su alcuni dei musicisti cubani più importanti, tra cui due delle sue icone con collegamenti con il governo, Silvio Rodriguez e Pablo Milanes ed, anche, un membro della famiglia di Fidel Castro.
Tutto ruotava attorno ad una strategia di manipolazione sottile. Bozic, con capelli neri corti ed un sorriso sarcastico, fu assunto da Creative Associates International, una società che ha firmato un contratto multimilionario con l’USAID. Il suo obiettivo: essere al comando del movimento hip-hop sull’isola “per aiutare la gioventù cubana a rompere il blocco informativo” e creare “reti di giovani per il cambiamento sociale”, secondo quanto mostrano i documenti.
I contractor della Creative avrebbero contrattato Aldo e altri musicisti cubani per progetti che apparentemente erano iniziative culturali ma che in realtà erano diretti a sostenere la loro visibilità ed incoraggiare i loro fan a sfidare il governo cubano. Il trucco era farlo senza che li arrestassero.
Anche se sembra inverosimile che gli USA usino della musica per generare resistenza al governo di Raul Castro, c’era un precedente: il progetto di Bozic si è ispirato ai concerti di protesta del movimento studentesco che ha contribuito a rovesciare l’allora presidente serbo Slobodan Milosevic nel 2000.
Bozic aveva studiato l’ambiente hip-hop cubano e giunse alla conclusione che per essere una fonte di dissenso, offriva un’opportunità poco comune e con un potenziale per sviluppare la missione della promozione della democrazia dell’USAID.
“Permanentemente, alcuni artisti eseguono canzoni che sono piene di rabbia, che criticano con forza il regime” ha scritto Bozic dopo un viaggio nel 2009.
Ma progetto hip-hop era difficile da nascondere. Bozic lavorava in ambienti pubblici in un paese in cui la musica è indissolubilmente legata alla politica e alla vita di tutti i giorni.
Il governo aveva già annullando le presentazioni dell’hip-hop e aveva anche creato un organismo per regolare l’hip-hop: L’Agenzia Cubana del Rap.
“Non dobbiamo sottovalutare il potenziale del governo di riconoscere il pericolo”, ha detto Bozic a Creative in una nota.
Bozic notò che i musicisti cubani erano aperti a ricevere l’aiuto dall’estero, ma erano diffidenti degli USA. Chiunque fosse sorpreso partecipando ad un’operazione USAID poteva andare in prigione. Il finanziamento era un affare “da discutere solo con contatti altamente confidenziali” Bozic ha scritto.
Così il serbo ha detto ad Aldo che lavorava in media alternativi e nel marketing. I due parlarono in un appartamento al terzo piano da dove si poteva vedere lo zoo dell’Avana e che Aldo condivideva con la madre. Ma andarono ad un bar per evitare il fastidio del telefono del rapper, che non cessava di suonare. Sembrava che tutti avessero qualcosa da chiedere ad Aldo.
Per gli oppressi rapper, la proposta di Bozic di finanziare un progetto televisivo per mostrare il lavoro di questi giovani musicisti, sembrava sincero. La musica si distribuiva nell’ambiente underground cubano in DVD ed unità di memoria. Era una proposta attrattiva e Aldo l’accettò, così Bozic informò Creativa.
Artisti inquieti
Gli Aldeanos si presentarono nel paese di Candelaria, il 5 giugno 2009. Di fronte a circa 150 fan, rapparono sulla censura ed il fatto che gli vietavano apparire in pubblico nella capitale. Bozic e il suo team registrarono la presentazione del concerto.
La polizia arrivò dopo l’ultima canzone. Cercarono i musicisti che cantavano “cose controrivoluzionarie”. Mentre i rapper discutevano con i poliziotti, Bozic e il suo team di stranieri si eclissò. Aldo ed il cameraman passarono la notte in prigione per “disturbo della quiete pubblica”, informò il serbo.
Per Bozic, la tensione con le autorità faceva parte del piano. Circa l’hip-hop scrisse che era “sufficientemente sovversivo per essere estremamente attraente, ma allo stesso tempo non troppo pericoloso per giocare in esso”.
E un più basso livello di repressione avrebbe funzionato in loro favore, disse a Creative: “Le concentrazioni per affrontare la censura all’hip-hop hanno un grande potenziale”. Ciò veniva direttamente dalla sua esperienza con gli studenti serbi, nel 2000.
In un’intervista con AP a Belgrado, Bojan Boskovic, che lavora con Bozic, ha detto che i concerti di protesta studentesca iniziarono come qualcosa di puramente culturale, ma a poco a poco cominciarono a includere messaggi politici. Alla fine disse, “tutte le band che suonavano dicevano ‘abbiamo bisogno di cambiare questo governo, e voi potete farlo, andiamo’ “.
Boskovic ha rifiutato di commentare il suo lavoro a Cuba, ma i documenti chiariscono che la visione di Creative era a lungo termine. Cuba era lontana dall’avere la situazione politica che esisteva in Serbia. Quando iniziò il progetto di Cuba, un manager di Creative parlò di essere a metà strada, in uno sforzo di un decennio.
Così Creative vide un’occasione importante quando il cantante colombiano Juanes, una rock star, annunciò che avrebbe suonato in concerto a L’Avana nel settembre 2009.
I manager di Creative convocarono una riunione di due giorni presso i propri uffici a San José, Costarica, per esplorare come ottenere la collaborazione di Juanes e di altri artisti, tra loro i noti cantautori Silvio Rodriguez e Pablo Milanes. Pensarono che legare Aldo con star internazionali avrebbe ridotto le probabilità che i cubani finissero in prigione per i loro testi controrivoluzionari.
La sessione fu guidata da Xavier Utset, un veterano degli sforzi anticastristi che aveva gestito il programma per Creative Associates.
Il suo ordine del giorno diceva: “di che materiale abbiamo bisogno per fare sì che Juanes ‘venda’ la nostra idea?”.
Creative usò il suo nascente programma di social media, ZunZuneo, per inviare centinaia di migliaia di messaggi di testo che chiedevano ai cubani se Los Aldeanos doveva suonare con Juanes nel concerto. Neppure i rapper conoscevano l’origine dei messaggi.
La superstar colombiana si astenne dall’invitarli al concerto, ma accettò di incontrarli dopo lo spettacolo.
Il giorno del concerto, l’amministratrice del gruppo li invitò nella sua stanza. Era la prima volta che i rapper entravano in un hotel, ha detto.
“Si divertirono moltissimo docciandosi e ordinando cibo in stanza”, ha ricordato in un’intervista Melisa Riviere. Aldo fu così colpito che in seguito registrò una canzone intitolata “Hotel Nacional”.
Quando Juanes chiuse il concerto, ringraziò Los Aldeanos, qualcosa che Creative sperava che li avrebbe aiutati a proteggersi dalla pressione del governo. Successivamente, l’artista colombiano l’invitò nella sua stanza d’albergo, dove Riviere scattò una foto di lui in posa con Aldo, il suo collega rapper Bian Rodriguez ed il suo partner occasionale Silvito “El libre” Rodriguez, figlio del leggendario trovatore Silvio Rodríguez.
Fu un grande momento per loro: Los Aldeanos ora non erano una band locale sconosciuta. Ora avevano una foto per dimostrarlo.
“Questo diede subito a Los Aldeanos un risalto senza precedenti” dice Riviere, che in quel momento non si rese conto che l’immagine si adattava perfettamente ai piani di Bozic.
Anche se si erano incontrati più volte, il serbo aveva fatto un grande sforzo per nascondere le sue connessioni a tutti i soggetti coinvolti.
Creative stava facendo girare centinaia di migliaia di dollari in stipendi e in costi operativi, comprese le attrezzature video e i computer.
Per nascondere il denaro che si consegnava al serbo, Creative creò una società di facciata a Panama denominata Salida, diretta da un avvocato nel Liechtenstein. Bozic non appariva per nome, ma aveva una procura secondo un documento, che doveva rimanere segreto, ma che AP ha ottenuto.
“Un grosso problema”
Nonostante la sua nuova fama, Aldo fu arrestato di nuovo la settimana seguente al concerto del settembre 2009. Questa volta per possesso illegale di un computer.
Il team di Creative apprese la notizia da Adrián Monzón, un produttore e presentatore cubano di video che era il “contatto di maggior fiducia” sull’isola, secondo quanto mostrano i documenti.
Monzón, che i documenti segnalano come l’unico cubano che sapeva quello che stava accadendo e chi Creative pagava, informò dell’arresto di Aldo durante una chat con i suoi supervisori.
“DEVI CAMBIARE LA TUA chiave/nome di chat perché se ti sequestrano il computer, questo è un GROSSO PROBLEMA”, scrisse il supervisore.
Mentre i contractor USAID studiavano come far uscire Aldo di prigione, ebbero un altro colpo di fortuna.
Silvio Rodríguez, il padre del collaboratore musicale di Aldo, chiamò su richiesta di un famigliare del rapper e senza conoscere lo sfondo della questione, un amico del Ministero della Cultura, ha ricordato il trovatore in un’intervista con AP all’Avana. Silvio chiese di restituire il pc al giovane, dicendo: “Guarda, se ci sono problemi, dì che il computer è un mio regalo”.
Ciò che ha ottenuto far uscire Aldo di prigione, ma i documenti dimostrano che la polizia prese tempo prima di restituire il computer. A Creative preoccupava che avesse email che provocassero sospetti sul progetto televisivo. Anche se Aldo non sapeva cosa stesse accadendo, le autorità cubane forse si sarebbero accorte.
Poi fu la volta di Bozic. Nel novembre 2009 fu arrestato quando giungeva a Cuba con “tutto ciò che Best Buy vende nel suo zaino”, computer ed apparecchi video per artisti e operatori video, disse Bozic ad un ex contractor USAID, che ha raccontato la conversazione a condizione di non essere identificato per non danneggiare il suo lavoro.
La polizia sequestrò le attrezzature, tra cui una unità di memoria con i documenti “che avevano un sacco di informazioni”, scrisse un manager di Creative. Bozic uscì prima del previsto. In una chat, ai primi di dicembre, Creative disse a Monzón che il serbo non sarebbe tornato sull’isola.
Poche settimane dopo che Bozic lasciasse Cuba, le autorità cubane arrestarono il cittadino USA Alan Gross, un altro contractor USAID che lavorava in un altro programma segreto. Gross è stato condannato a 15 anni di carcere.
Poiché Bozic era andato, il progetto rimaneva nelle mani di Monzon, l’unico contatto di Creative sull’isola che conoscesse la sua vera missione.
Monzón pose mano all’opera. Viaggiò per l’isola in cerca di artisti. In ultima analisi, individuò circa 200 “giovani con coscienza sociale” e li mise in contatto con una rete chiamata TalentoCubano.net. I manager di Creative aspettavano che il “mapa”, come lo chiamavano, potesse creare un “movimento sociale”.
Tuttavia, per gennaio 2010 Monzon già sentiva la pressione: dopo che un fotografo che lavorava al progetto fu fermato, Monzón ricevette una visita da parte della polizia.
“BB si svegliò” dice Monzon in una chat utilizzando il codice del team per fare riferimento alla Sicurezza dello Stato cubano.
Le autorità lo portarono ad una visita non tanto volontaria ad un museo dell’Avana per parlare. Li preoccupava il Festival EXIT, il festival annuale di musica che Bozic aiutava a produrre in Serbia e avevano sospetti su TalentoCubano, riferì Monzón al serbo. “Il fatto è che sono MOLTO preoccupati da voi” e la possibilità che sia un piano della CIA per “distruggere la rivoluzione.”
Più tardi quel mese, Monzón viaggiò in aereo con un gruppo di giovani musicisti del suo progetto TalentoCubano per una “formazione alla leadership” in Europa, quando in realtà era per preparare attivisti. Monzon promosse il suo portale web in un’attività pubblica, qualificata da un documento Creative come “una grande facciata (per proteggersi) dalle autorità dell’isola”.
I giovani musicisti, che non conoscevano il vero scopo del progetto, trascorsero un mese ad Amsterdam e Madrid studiando argomenti quali indagini e marketing guerrigliero, e gli insegnarono come realizzare campagne graffittare che facessero risaltare sensibili questioni politiche.
Quattro mesi più tardi, nel luglio 2010, Los Aldeanos andarono in Serbia per partecipare al Festival EXIT, il loro primo viaggio fuori dell’isola. Ricevettero anche una formazione.
“Pensi che il training ottenne concentrarli un pò più nel loro ruolo di attori di mobilitazione sociale?”, chiese Utset in una chat con Monzon.
«Sì», rispose questo. “Ora hanno visto che ci sono altre persone in altri luoghi che lottano allo stesso modo, ed anche in peggiori, condizioni”.
Ed aggiunse: “i serbi sempre ti dicono ‘se lo abbiamo fatto in Serbia SICURO che lo potete fare a Cuba'”.
Una connessione “allucinante”
Il team di Creative decise allora di infiltrare un festival artistico e musicale locale organizzato dalla famiglia del celebre trovatore Pablo Milanes.
I contractor pagarono 15 mila dollari per finanziarlo e quindi si poterono evidenziare gli artisti di TalentoCubano. La vera missione era quella di seminare “nuove idee nella mente degli organizzatori” e convincerli a trasmettere “messaggi di forte impatto” al pubblico, diceva un rapporto.
Lo sforzo quasi deraglia nell’agosto 2010 quando Bozic fece un bonifico bancario dall’Europa. Il programma USAID era così segreto che, anche, sorprese il Tesoro USA che fermò l’operazione con l’accusa che violava l’embargo sull’isola.
Tuttavia, il governo cubano già stava facendo fallire il piano. Suylen Milanes, figlia di Pablo Milanes, disse che funzionari arrivarono il giorno prima del festival e li avvertirono che stavano insieme a persone poco raccomandabili. Mostrarono copie delle email di Bozic, che qualificarono come sospette, ha ricordato in un’intervista. Pablo Milanes ha rifiutato di commentare al riguardo.
Successivamente, Creative mise gli occhi su un piano ancora più audace: convincere una istituzione ufficiale cubana di partecipare al Festival EXIT in Serbia con l’invio di un membro della famiglia di Fidel Castro.
Bozic aveva incontrato un parente della figlia di Raúl Castro, Mariela Castro, direttrice del Centro Nazionale di Educazione Sessuale (CENESEX).
In una chiat con Creative, Bozic propose allearsi con lei, ciò che fece scalpore. “Questo è incredibile, pensare che possiamo lavorare con la stessa famiglia di Raul”, scrisse un manager.
Il CENESEX accettato di partecipare senza conoscere il piano segreto, come mostrano i documenti.
Utset pensò che fosse qualcosa di grosso. Il Festival EXIT risulterebbe molto meno sospetto alle autorità cubane, scrisse, se una funzionaria cubana lo appoggiasse.
Mariela Castro ha detto ad AP che l’istituto che lei dirige inviò due rappresentanti al Festival, ma non si coinvolsero maggiormente perché l’evento “non aveva nulla a che fare con il nostro lavoro”.
Viva Cuba Libera!
Di ritorno a L’Avana, Los Aldeanos furono invitati ad esibirsi al Festival Rotilla, il più grande di musica elettronica sull’isola, che si tiene ad agosto. Il festival di tre giorni era cresciuto da una festa sulla spiaggia vicino a L’Avana, nel 1998, a diventare il più grande festival indipendente di musica sull’isola.
Nell’agosto 2010, Rotilla attirò la più grande folla della sua storia, circa 15000 persone. Los Aldeanos non si sono trattenuti e criticarono i funzionari del governo con imprecazioni di gergo popolare, oltre a deridere la polizia, che certamente li stava guardando.
“La polizia mi ispira tristezza invece di odio, perché sono così stronzi che non si rendono conto che sono vittime del sistema. Viva Cuba Libre “, appuntò il collega di Aldo. E la folla applaudiva.
Per Creative fu un trionfo … ma è durato poco.
Nel 2011 i sospetti del governo le rendevano difficoltoso operare. Ma nonostante i chiari segnali di allarme che le autorità cubane erano a conoscenza della situazione, la squadra continuò a correre rischi e facendo gli stessi errori.
Anche a Miami temevano che l’intelligenza cubana li stessi guardando. Monzón era andato in quella città per un incontro ad aprile e Utset gli disse che si sarebbe nascosto in un ufficio affittato perché non lo vedessero insieme agli altri cospiratori, i documenti lo dimostrano.
Come previsto, Monzòn fu arrestato al suo ritorno a Cuba. Gli sequestrato un computer e un’unità di memoria. Ancora una volta i cospiratori non sapevano che in quei dispositivi ci fossero della informazione che li compromettevano.
Ma andarono avanti e crearono un labirintico metodo per finanziare agli artisti di TalentoCubano in modo secreto.
Bozic voleva che Creative desse denaro ad un amico croato che lo avrebbe “donato” ad un’organizzazione caritativa d’un suo amico inglese. Tale organizzazione quindi doveva inviare i soldi a Monzón per i musicisti, senza informare la giunta dirigente dell’entità caritativa.
Ma a Creative stava finendo la fortuna. Il piano si era disfatto e presto sarebbe successo lo stesso con il progetto di hip-hop.
Quando a Monzòn gli restitirono le sue attrezzature, notò un contratto che non aveva mai visto e che lo collegava chiaramente sia con Creative sia con la società di facciata di Panama. Il suo piano segreto era stato scoperto.
Il peccato originale
Nel 2010, il Festival Rotilla sembrava una delle risultati che valeva la pena continuare a sviluppare. Ma prima che la prossima edizione si potesse celebrare, le autorità informarono gli organizzatori che avrebbero preso il controllo dello stesso.
Un contrattista di Creative avvertì che le autorità cubane sapevano che Bozic e i suoi colleghi “stavano ricevendo soldi da USAID” e che cercavano di minare il governo come avevano fatto con Milosevic nel 2000.
Il Festival Rotilla aveva radici indipendenti, ma i documenti dimostrano che Bozic e la fondazione EXIT li stavano appoggiando dal 2006, periodo in cui è cresciuto molto.
In un’intervista domenica a L’Avana, il fondatore di Rotilla, Michel Matos, ha assicurato di sentirsi orgoglioso del suo ruolo nel festival, ma era rimasto sorpreso di sapere che il serbo lavorava per l’USAID e disse che non avrebbe mai preso consapevolmente soldi del governo USA per attività con fini politici.
“Se io lavoro con un nordamericano, ricevo denaro da parte del governo degli Stati Uniti … per fare attività culturali a Cuba … non è che io ho un problema solo con il governo cubano, ho un problema con i cubani. Questo è il peccato originale a Cuba”, ha detto Matos.
Anche Silvio Rodriguez si è mostrato ugualmente sorpreso.
“Mi stupisce completamente. Non avrei mai immaginato potesse esistere (un programma così). Quando a qualcuno si dice che uno potrebbe essere nel bel mezzo di una cospirazione, uno resta sorpreso”.
Rotilla era stato esattamente ciò che il governo USA cercava di incoraggiare: una iniziativa culturale organica indipendente dalle autorità cubane. Invece, l’USAID ha dato al governo cubano un motivo per finirlo.
Presto, Aldo si rese conto che vivere come un rapper sull’isola era impossibile. Il governo ha intensificato la censura, ha detto in recenti interviste, e ha vietato l’esibizione de Los Aldeanos. Oggi, l’ambiente del hip-hop cubano, che ha raggiunto il suo apice con questo gruppo, ha perso slancio.
Aldo, che ora a 31 anni, si trasferì a Tampa, in Florida, dove canta ancora, ma la sua musica è ora meno dura.
Aldo ha rifiutato parlare del perché sia stato vincolato al progetto. “La mia coscienza è a posto” ha detto ad AP.
Adrián Monzón si trasferì a Miami, dove lavora in un Papa John’s.
Bozic, il serbo, ha continuato a lavorare in progetti in Tunisia, Ucraina, Libano e Zimbabwe. Ha rifiutato commentare sulla sua operazione a Cuba.
Xavier Utset, l’organizzatore dei progetti di “Twitter cubani” e della penetrazione dell’ambiente hip-hop sull’isola, non ha voluto commentare. Ha lasciato il suo lavoro presso Creative per un’occupazione federale. Ora è andato a lavorare con l’ USAID.
(Con informazioni provenienti da Associated Press)
EEUU utilizó a raperos para cambio de régimen en Cuba: Investigación de AP
LA HABANA (AP) — A principios de 2009, un contratista de una entidad federal de Estados Unidos envió a un promotor musical a Cuba con la orden de reclutar a uno de los raperos más conocidos de La Habana para desatar un movimiento juvenil en contra del gobierno cubano.
Se trataba de un proyecto, en la Cuba comunista, que podía haber llevado a la cárcel al promotor serbio Rajko Bozic. Así que cuando le hizo su propuesta al artista Aldo Rodríguez, Bozic no le mencionó sus verdaderas intenciones, ni que estaba trabajando para la Agencia de Estados Unidos para el Desarrollo Internacional (USAID).
Con su peinado rasta, su cuerpo musculoso y tatuado, Aldo era un héroe en el mundo ‘underground’ del hip-hop cubano por las letras de sus canciones que protestaban por el control del gobierno cubano sobre aspectos de la vida diaria, en piezas como “El rap es guerra”, palabras que tiene escritas en un antebrazo.
El y su grupo, Los Aldeanos, estaban a punto de caer, sin saberlo, en un enfrentamiento entre Washington y La Habana, según muestran miles de páginas de documentos obtenidos por The Associated Press y decenas de entrevistas. En momentos que el gobierno cubano volvía su mirada al grupo de Aldo —su primer disco se llamó “Censurado”— Bozic fue enviado a subirle el volumen a sus canciones de protesta.
El proyecto secreto de la USAID y los artistas hip-hop cubanos trataba de diseminar una “revolución democrática”, pero como otras operaciones estadounidenses en la isla, fue implementado por simples aficionados.
Documentos muestran que USAID puso en peligro a cubanos inocentes y a sus propios contratistas a pesar de que había claras señales de alerta. Las autoridades detuvieron o interrogaron a músicos o a operativos de USAID y les confiscaron varias veces sus computadoras y unidades de memoria, que en algunos casos contenían material que los vinculaba con entidad federal estadounidense.
En una declaración escrita, USAID dijo que estos programas eran parte de un contrato de cuatro años que terminó en 2012, pero negó que fueran clandestinos.
“Cualquier afirmación de que nuestro trabajo es secreto o encubierta simplemente es falso”, dijo USAID en un comunicado el miércoles. Sus programas estaban orientados a fortalecer a la sociedad civil “a menudo en lugares donde la participación ciudadana es oprimida y donde las personas son acosadas, arrestadas, sometidas a lesiones físicas o peor”.
Creative Associates se abstuvo de hacer comentarios.
La operación funcionó de manera simultánea con otros dos programas de USAID revelados por la AP previamente este año: el lanzamiento de una especie de “Twitter cubano” llamado ZunZuneo y otro programa que envió a la isla jóvenes latinoamericanos a provocar disensión, y que también incluyó elaborados subterfugios, como la creación de una organización de fachada y un exótico entramado financiero para ocultar la participación norteamericana.
USAID enfocó sus esfuerzos en algunos de los más destacados músicos cubanos, entre ellos dos de sus íconos con vínculos con el gobierno, Silvio Rodríguez y Pablo Milanés e, incluso, a un miembro de la familia de Fidel Castro.
Todo giraba en torno a una estrategia de manipulación sutil. Bozic, con su cabello negro corto y su sonrisa sarcástica, fue contratado por Creative Associates International, una compañía que suscribió un contrato multimillonario con USAID. Su objetivo: hacerse al mando del movimiento hip-hop de la isla “para ayudar a la juventud cubana a romper el bloqueo informativo” y crear “redes juveniles para el cambio social”, según muestran los documentos.
Los contratistas de Creative contratarían a Aldo y a otros músicos cubanos para proyectos que aparentemente eran iniciativas culturales pero que en realidad estaban dirigidos a impulsar su visibilidad y estimular a sus fans para retar al gobierno cubano. El truco era hacerlo sin que los arrestaran.
Aunque parece inverosímil que Estados Unidos echara mano de la música para generar resistencia al gobierno de Raúl Castro, había un precedente: el proyecto de Bozic se inspiró en conciertos de protesta del movimiento estudiantil que ayudó a derrocar al entonces presidente serbio Slobodan Milosevic en 2000.
Bozic había estudiado el entorno hip-hop cubano y llegó a la conclusión de que por ser una fuente de disenso, ofrecía una oportunidad poco común y con un potencial para desarrollar la misión de promoción de la democracia de USAID.
“Permanentemente, algunos de los artistas interpretan canciones que rebosan de enojo, que critican con fuerza al régimen”, escribió Bozic tras un viaje en 2009.
Pero el proyecto hip-hop era difícil de ocultar. Bozic trabajaba en escenarios públicos en un país donde la música está inextricablemente unida a la política y la vida cotidiana.
El gobierno ya estaba cancelando las presentaciones de hip-hop e incluso había creado una agencia para regular el hip-hop: La Agencia Cubana del Rap.
“No debemos subestimar el potencial del gobierno para reconocer el peligro”, dijo Bozic a Creative en un memorando.
Bozic notó que los músicos cubanos estaban abiertos a recibir ayuda del extranjero, pero se mostraban recelosos de Estados Unidos. Cualquiera que fuera sorprendido participando en una operación de USAID podía ir a la cárcel. La financiación era un asunto “a discutirse sólo con contactos de alta confidencialidad”, escribió Bozic.
Así que el serbio le dijo a Aldo que trabajaba en medios alternativos y mercadotecnia. Los dos hablaron en un apartamento en un tercer piso desde donde se podía ver el Zoológico de la Habana y que Aldo compartía con su madre. Pero se fueron a un bar para evitar la molestia del teléfono del rapero, que no cesaba de sonar. Parecía que todos tenían algo que pedirle a Aldo.
Para los abrumados raperos, la propuesta de Bozic de financiar un proyecto televisivo que mostrara el trabajo de estos jóvenes músicos, sonaba sincero. La música se distribuiría en el entorno underground cubano en DVD y unidades de memoria. Era una propuesta atractiva y Aldo aceptó, informó Bozic a Creative.
Artistas traviesos
Los Aldeanos se presentaron en el poblado de Candelaria el 5 de junio de 2009. Frente a unos 150 fans, rapearon sobre la censura y el hecho de que les prohibieran presentarse en público en la capital. Bozic y su equipo grabaron la presentación del concierto.
La policía llegó después de la última canción. Buscaban a los músicos que estaban cantando “cosas contrarrevolucionarias”. Mientras los raperos discutían con los uniformados, Bozic y su equipo de extranjeros se escabulleron. Aldo y el camarógrafo pasaron la noche en la cárcel por “perturbar al público”, informó el serbio.
Para Bozic, la tensión con las autoridades era parte del plan. El entorno hip-hop, escribió, era “lo suficientemente subversivo para ser extremadamente atractivo, pero al mismo tiempo no demasiado peligroso para jugar en él”.
Y nivel menor de represión funcionaría a su favor, dijo a Creative: “Las concentraciones para confrontar la censura al hip-hop tienen un gran potencial”. Eso salió directamente de su experiencia con los estudiantes serbios en 2000.
En una entrevista con AP en Belgrado, Bojan Boskovic, quien trabaja con Bozic, dijo que los conciertos de protesta estudiantiles comenzaron como algo puramente cultural pero gradualmente comenzaron a incluir mensajes políticos. Al final, dijo, “todas las bandas que tocaban decían ‘necesitamos salir de este gobierno, y ustedes pueden hacerlo, vamos”’.
Boskovic declinó comentar sobre su trabajo en Cuba pero los documentos dejan en claro que la visión de Creative era a largo plazo. Cuba estaba muy lejos de tener la situación política que había existido en Serbia. Cuando inició el proyecto de Cuba, un gerente de Creative habló de estar a mitad de camino en un esfuerzo que tardaría una década.
De manera que Creative vio una oportunidad importante cuando el cantante colombiano Juanes, una estrella de rock, anunció que tocaría en un concierto en La Habana en septiembre de 2009.
Los gerentes de Creative convocaron a una sesión de dos días en sus oficinas en San José, Costa Rica, para explorar cómo conseguir la colaboración de Juanes y otros artistas, entre ellos los conocidos cantautores Silvio Rodríguez y Pablo Milanés. Pensaron que vincular a Aldo con estrellas internacionales reduciría las probabilidades de que los cubanos terminaran presos por sus letras contrarrevolucionarias.
La sesión fue liderada por Xavier Utset, un veterano de los esfuerzos anticastristas que había manejado el programa para Creative Associates.
Su agenda decía: “¿qué material necesitamos para hacer que Juanes ‘venda’ nuestra idea?”.
Creative echó mano de su naciente programa de medios sociales, ZunZuneo, para enviar cientos de miles de mensajes de texto que preguntaban a los cubanos si Los Aldeanos debían tocar con Juanes en el concierto. Ni siquiera los raperos conocían el origen de los mensajes.
La superestrella colombiana se abstuvo de invitarlos al concierto pero aceptó reunirse con ellos tras el espectáculo.
El día del concierto, la gerente del grupo los invitó a su habitación. Era la primera vez que los raperos entraban a un hotel, dijo ella.
“Se divertían muchísimo duchándose y ordenando comida a la habitación”, recordó Melisa Riviere en una entrevista. Aldo quedó tan impresionado que más tarde grabó una canción llamada “Hotel Nacional”.
Cuando Juanes cerró el concierto, agradeció a Los Aldeanos, algo que Creative esperaba los ayudara a protegerse de la presión del gobierno. Posteriormente, el artista colombiano los invitó a su habitación de hotel, donde Riviere tomó una foto de él posando con Aldo, su colega rapero Bian Rodríguez y su colaborador intermitente Silvito “El libre” Rodríguez, hijo del legendario trovador Silvio Rodríguez.
Fue un momento estelar para ellos: Los Aldeanos ya no eran una banda local desconocida. Ahora tenían una foto para probarlo.
“Eso dio a de inmediato a Los Aldeanos una prominencia sin precedentes”, dijo Riviere, quien ese momento no se dio cuenta que la imagen encajaba perfectamente en los planes de Bozic.
Aunque se habían reunido varias veces, el serbio había hecho un gran esfuerzo por ocultar sus conexiones a todos los involucrados.
Creative estaba girando cientos de miles de dólares en salarios y en costos operativos, incluidos los equipos de video y las computadoras.
Para ocultar el dinero que se entregaba al serbio, Creative creó una compañía pantalla en Panamá llamada Salida, dirigida por un abogado en Liechtenstein. Bozic no aparecía por nombre, pero tenía un poder notarial según un documento que debía permanecer secreto pero que la AP consiguió.
“Un problema grande”
A pesar de su nueva fama, Aldo fue arrestado de nuevo la semana siguiente al concierto de septiembre de 2009. Esta vez fue por posesión ilegal de una computadora.
El equipo de Creative se enteró de la noticia por Adrián Monzón, un productor y presentador cubano de videos que era el “contacto de mayor confianza” en la isla, según muestran los documentos.
Monzón, a quien los documentos señalan como el único cubano que sabía lo que estaba sucediendo y a quien Creative le pagaba, informó del arresto de Aldo durante un chat con sus supervisores.
“TIENES QUE CAMBIAR TU clave/nombre de chat por si te incautan la computadora, eso es un PROBLEMA GRANDE”, escribió el supervisor.
Mientras los contratistas de USAID estudiaban cómo sacar a Aldo de la cárcel, tuvieron otro golpe de suerte.
Silvio Rodríguez, el padre del colaborador musical de Aldo, llamó a solicitud de un familiar del rapero y sin conocer el trasfondo del tema, a un amigo en el Ministerio de Cultura, recordó el trovador en una entrevista con la AP en La Habana. Silvio pidió que le devolvieran la computadora al joven, diciendo: “Mira, si hay algún problema, diles que la computadora fue un regalo mío”.
Eso consiguió sacar a Aldo de la cárcel, pero los documentos muestran que la policía se demoró un tiempo antes de devolverle la computadora. A Creative le preocupaba que hubiera correos electrónicos que provocaran sospechas sobre el proyecto televisivo. Aunque Aldo no sabía lo que sucedía, las autoridades cubanas tal vez se darían cuenta.
Entonces le tocó al turno a Bozic. En noviembre de 2009 fue detenido cuando llegaba a Cuba con “todo lo que Best Buy vende en su mochila”, computadoras y equipos de video para artistas y videógrafos, le dijo Bozic a un ex contratista de la USAID, quien narró la conversación a condición de no ser identificado para no afectar su trabajo.
La policía incautó el equipo, incluida una unidad de memoria con documentos “que tenían mucha información”, escribió un gerente de Creative. Bozic se marchó antes de lo planeado. En un chat a principios de diciembre, Creative le dijo a Monzón que el serbio no volvería a la isla.
Pocas semanas después que Bozic saliera de Cuba, las autoridades de la isla arrestaron al ciudadano estadounidense Alan Gross, otro contratista de la USAID que trabajaba en otro programa secreto. Gross fue sentenciado a 15 años de prisión.
Como Bozic se había marchado, el proyecto quedaba en manos de Monzón, el único contacto de Creative en la isla que conocía su verdadera misión.
Monzón se puso manos a la obra. Viajó por la isla en busca de artistas. A final de cuentas, identificó a unos 200 “jóvenes con conciencia social” y los conectó con una red llamada TalentoCubano.net. Los gerentes de Creative esperaban que el “mapa”, como lo llamaban, pudiera crear un “movimiento social”.
Sin embargo, para enero de 2010 Monzón ya sentía la presión: después que un fotógrafo que trabajaba en el proyecto fue detenido, Monzón recibió una visita de la policía.
“BB se despertó”, dijo Monzón en un chat, usando el código del equipo para referirse a la Seguridad del Estado cubano.
Las autoridades lo llevaron a una visita no tan voluntaria a un museo de La Habana para hablar. Les preocupaba el Festival EXIT, el festival de música anual que Bozic ayudaba a producir en Serbia y tenían sospechas sobre TalentoCubano, reportó Monzón al serbio. “El hecho es que están MUY preocupados por ustedes” y la posibilidad de que sea un plan de la CIA para “destruir la revolución”.
Más tarde ese mes, Monzón viajó por avión con un grupo de músicos jóvenes de su proyecto TalentoCubano para una “capacitación de liderazgo” en Europa, cuando en realidad era para preparar activistas. Monzón promovió su portal de internet en una actividad pública, calificada por un documento de Creative de “una gran pantalla (para protegerse) de las autoridades en la isla”.
Los jóvenes músicos, que no sabían del verdadero objetivo del proyecto, pasaron un mes en Amsterdam y Madrid estudiando temas como encuestas y mercadotecnia guerrillera, y les enseñaron cómo realizar campañas de pintas de grafitos que destacaran sensibles temas políticos.
Cuatro meses después, en julio de 2010, Los Aldeanos llegaron a Serbia para participar en el Festival EXIT, su primer viaje fuera de la isla. También recibieron la capacitación.
“¿Crees que el training consiguió enfocarlos un poco más en su rol como actores de movilización social?”, preguntó Utset en un chat con Monzón.
“Sí”, respondió este. “Ahora vieron que hay otras gentes en otros lugares luchando igual e incluso en condiciones peores”.
Y agregó: “los serbios todo el tiempo te dicen ‘si lo hicimos en Serbia SEGURO que lo pueden hacer en Cuba”’.
Una conexión “alucinante”
El equipo de Creative decidió entonces infiltrar un festival artístico y musical local organizado por la familia del conocido trovador Pablo Milanés.
Los contratistas pagaron 15.000 dólares para financiarlo y así se pudiera destacar a los artistas de TalentoCubano. La misión verdadera era sembrar “nuevas ideas en la mente de los organizadores” y persuadirlos de enviar “mensajes de alto impacto” a la audiencia, decía un informe.
El esfuerzo casi se descarrila en agosto de 2010 cuando Bozic hizo una transferencia bancaria desde Europa. El programa de la USAID era tan secreto que, incluso, sorprendió al Departamento del Tesoro de Estados Unidos que frenó la transacción por sospechas de que violaba el embargo a la isla.
Sin embargo, el gobierno cubano ya estaba desbaratando el plan. Suylen Milanés, hija de Pablo Milanés, dijo que funcionarios llegaron el día antes del festival y le advirtieron que se estaba juntando con personas indeseables. Incluso le mostraron copias de los correos de Bozic, que calificaron de sospechosos, recordó en una entrevista. Pablo Milanés declinó comentar al respecto.
Posteriormente, Creative puso la mira en un plan aún más audaz: persuadir a una institución oficial cubana de que participara en el Festiva EXIT en Serbia enviando a un miembro de la familia de Fidel Castro.
Bozic había conocido a un pariente de la hija de Raúl Castro, Mariela Castro, directora del Centro Nacional de Educación Sexual (CENESEX).
En un chat con Creative, Bozic propuso aliarsee con ella, lo que causó sensación. “Esto es asombroso, pensar que podamos trabajar con la propia familia de Raúl”, escribió un gerente.
El CENESEX aceptó participar sin saber del plan secreto, muestran los documentos.
Utset pensó que era algo grande. El Festival EXIT resultaría mucho menos sospechoso para las autoridades cubanas, escribió, si una funcionaria cubana lo respaldaba.
Mariela Castro dijo a la AP que el instituto que ella dirige envío a dos representantes al festival pero que no se involucraron más porque ese evento “no tenía nada que ver con nuestro trabajo”.
¡Viva Cuba Libre!
De regreso en La Habana, Los Aldeanos fueron invitados a actuar en el Festival Rotilla, el mayor de música electrónica en la isla que se celebra en agosto.
El festival de tres días había crecido de una fiesta en la playa cerca de La Habana en 1998 a considerarse el mayor festival independiente de música de la isla.
En agosto de 2010, Rotilla atrajo la mayor multitud de su historia, unas 15.000 personas. Los Aldeanos no se contuvieron y criticaron a funcionarios del gobierno con palabrotas del argot popular, además de burlarse de la policía, que ciertamente los estaba observando.
“La policía me inspira pena en vez de odio, porque son tan comemierdas que ni siquiera se dan cuanta que son víctimas del sistema. Viva Cuba Libre”, raleó el colega de Aldo. Y la multitud vitoreaba.
Para Creative fue un triunfo… pero duró poco.
Hacia 2011 las sospechas del gobierno les dificultaban operar. Pero a pesar de las señales claras de alerta de que las autoridades cubanas estaban al tanto de la situación, el equipo siguió corriendo riesgos y cometiendo los mismos errores.
Incluso en Miami les preocupaba que la inteligencia cubana los estuviera vigilando. Monzón viajó a esa ciudad a una reunión en abril y Utset dijo que iba sigilosamente a una oficina arrendada para que no lo vieran con los otros conspiradores, muestran los documentos.
Como era de esperar, Monzón fue detenido a su regreso a Cuba. Le incautaron la computadora y una unidad de memoria. Una vez más los conspiradores no sabían en los dispositivos había información que los comprometía.
Pero siguieron adelante y crearon un laberíntico método para financiar a los artistas de TalentoCubano en secreto.
Bozic quería que Creative le diera dinero a un amigo croata que lo “donaría” a la organización caritativa de un amigo británico. Esa organización entonces enviaría el dinero a Monzón para los músicos, sin informar a la junta directiva de la entidad caritativa.
Pero a Creative se le estaba acabando la suerte. El plan se desbarató y pronto ocurrió lo mismo con el proyecto del hip-hop.
Cuando a Monzón le devolvieron sus equipos, notó un contrato que no había visto y que lo vinculaba claramente tanto con Creative como con la compañía fachada de Panamá. Su plan secreto había quedado al descubierto.
El pecado original
En 2010, el Festival Rotilla parecía uno de los logros que valía la pena continuar desarrollando. Pero antes que la edición siguiente pudiera celebrarse, las autoridades cubanas informaron a los organizadores que tomarían el control del mismo.
Un contratista de Creative advirtió que las autoridades cubanas sabían que Bozic y sus colegas “estaban recibiendo dinero de USAID” y que trataban de socavar al gobierno como hicieron con Milosevic en 2000.
El Festival Rotilla tenía raíces independientes pero los documentos muestran que Bozic y la fundación EXIT lo estaban apoyando desde 2006, un período en el que creció mucho.
En una entrevista el domingo en La Habana, el fundador de Rotilla, Michel Matos, aseguró que se sentía orgulloso de su papel en el festival pero quedó asombrado de saber que el serbio estaba trabajando para la USAID y dijo que nunca hubiera tomado a sabiendas dinero del gobierno de Estados Unidos para actividades con fines políticos.
“Si yo trabajo con un norteamericano, recibo dinero del gobierno norteamericano… para hacer acciones culturales en Cuba… no es que yo tenga un problema sólo con el gobierno cubano, tengo un problema con los cubanos. Ese es el pecado original en Cuba”, dijo Matos.
Silvio Rodríguez también se mostró igualmente sorprendido.
“Me sorprende completamente. Nunca me imaginé que pudiera existir (un programa así). Cuando a uno le revelan que uno podría estar en medio de una conspiración, uno se sorprende”.
Rotilla había sido exactamente lo que el gobierno estadounidense trataba de impulsar: una iniciativa cultural orgánica independiente de las autoridades cubanas. En su lugar, USAID le dio al gobierno cubano una razón para acabarlo.
Pronto, Aldo se dio cuenta de que vivir como rapero en la isla era imposible. El gobierno intensificó la censura dijo en entrevistas recientes, y prohibió actuar a Los Aldeanos. Hoy, el entorno del hip-hop cubano, que llegó a su cumbre con ese grupo, ha perdido impulso.
Aldo, que ahora tiene 31 años, se mudó a Tampa, Florida, donde todavía canta, pero su música es ahora menos dura.
Aldo declinó discutir por qué lo vincularon al proyecto. “Tengo la conciencia tranquila”, le dijo a la AP.
Adrián Monzón se mudó a Miami, donde trabaja en un Papa John’s.
Bozic, el serbio, continuó trabajando en proyectos en Túnez, Ucrania, Líbano y Zimbabue. Declinó comentar sobre su operación en Cuba.
Xavier Utset, el organizador de los proyectos del “Twitter cubano” y la penetración del entorno del hip-hop en la isla, declinó comentar. Dejó su empleo en Creative por un empleo federal.
Ahora se fue a trabajar con USAID.
(Con información de Associated Press)