Raul Castro: chiusura 8 Legislatura ANPP

raul_castroDiscorso del Generale Raúl Castro Ruz in in chiusura del IV Periodo Ordinario di Sessione dell’ VIII Legislatura dell’ Assemblea Nazionale del Potere Popolare, nel Palazzo delle Convenzioni,

20 dicembre 2014,

“Anno 56 della Rivoluzione”.

Compagne e compagni:

 Abbiamo avuto intense e commoventi giornate negli ultimi giorni.

Proprio in questo mese di  dicembre abbiamo celebrato con successo il V Vertice Caricom-Cuba e  domenica scorsa il  XIII Vertice dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America, occasione in qui abbiamo reso un meritato omaggio ai suoi creatori: il carissimo presidente bolivariano Hugo Chavez Frias  e il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz.

5parlamentoCi accompagnano in questa sessione Gerardo, Ramón e Antonio, motivo di genuina gioia e allegria per tutto il nostro popolo – su quest’importante questione parlerò nella parte finale del mio intervento. Sono presenti anche i compagni Fernando e René, ed i familiari dei Cinque Eroi,  ci sono anche il giovane Elián González, suo padre Juan Miguel ed il colonnello Orlando Cardoso Villavicencio, Eroe della Repubblica di Cuba, che ha sofferto una dura prigionia, per più di 10 anni, in Somalia.

Come è consuetudine in occasione delle riunioni del nostro Parlamento, mi corrisponde rivedere l’andamento dell’economia nell’anno che finisce ed il Piano ed il Budget per il 2015, questioni che sono state profondamente discusse dai deputati nelle 10 commissioni e anche nella sessione plenaria di ieri.

 All’analisi di questi problemi si occupò anche il nono Plenum del Comitato Centrale del Partito, tenutosi lo scorso giovedì. Perciò, farò solo un breve riferimento a tali questioni.

  È stato spiegato che il Prodotto Interno Lordo, noto come il PIL, è cresciuto del 1,3%, inferiore a quello inizialmente previsto, ciò influenzato dallo scarso rendimento nel primo semestre, durante il quale sono state affrontate importanti restrizioni finanziarie causate dalla mancata realizzazione di entrate  estere, condizioni meteorologiche avverse ed insufficienze interne nella gestione economica. In realtà nella seconda metà dell’anno è stato possibile rovesciare, modestamente, tale tendenza ed è stato raggiunto un risultato superiore.

  Il Piano per il prossimo anno consolida e rafforza la direzione nel senso di una crescita più solida dell’economia cubana, basata sulla valorizzazione delle riserve interne di efficienza, rilancio dei settori produttivi, in particolare della produzione manifatturiera, l’uso più efficiente dei portatori energetici e investimenti superiori nell’infrastrutture e la produzione materiale, mentre si preservano i servizi sociali come la sanità e l’istruzione alla nostra popolazione.

Per il 2015 si progetta una crescita del PIL di poco più del 4%, obiettivo raggiungibile considerando che si dispone con sufficiente anticipo di una migliore garanzia finanziaria in confronto con l’inizio del 2014. Questo non significa che sarà facile, ne tanto meno. Dovremo continuare ad affrontare gli effetti della crisi economica mondiale ed il blocco degli Stati Uniti, che è ancora in piedi, generando ostacoli innegabili allo sviluppo della nostra economia.

Allo stesso tempo, continueremo a rispettare rigorosamente gli impegni assunti nella riorganizzazione dei debiti con i nostri principali creditori e contribuire così al graduale recupero della credibilità internazionale dell’economia cubana.

Nel pomeriggio di ieri l’Assemblea Nazionale ha approvato la Legge sul Bilancio dello Stato per il 2015, il quale prevede un disavanzo del 6,2% del PIL, che si considera accettabile nelle attuali circostanze. Si incorporano nuove tasse e si riduce la pressione fiscale al sistema imprenditoriale in linea con la graduale applicazione della Legge Tributaria.

Allo stesso tempo, si sono adottate diverse misure per rinforzare il controllo fiscale davanti ad indiscipline ed all’evasione fiscale da parte di persone giuridiche e naturali.

In questa materia devono essere puniti non solo coloro che violano,  perché l’impunità equivarrebbe ad incoraggiare la trasgressione delle norme di legge vigenti, riteniamo che sia anche necessario promuovere nelle istituzioni, imprese, cooperative e lavoratori autonomi una cultura del rispetto degli obblighi fiscali e che si comprenda che i tributi sono la formula principale per ridistribuire il reddito nazionale nell’interesse di tutti i cittadini.

D’altra parte, ha mantenuto il suo progresso il processo di attuazione dei Lineamenti per la Politica Economica e Sociale del Partito e della Rivoluzione, approvati dal 6° Congresso. Come informato, ci troviamo in una fase qualitativamente superiore in questa materia, nella quale si trattano compiti d’estrema complessità, la cui soluzione avrà un impatto su tutti gli aspetti della vita nazionale.

 Mi riferisco, in primo luogo, al processo di unificazione monetaria, dove si è avanzato fortemente nella seconda metà di quest’anno dal punto di vista concettuale e si è riuscito a delineare un programma completo di misure nell’intento di evitare danni all’economia e alla popolazione.

Favorevole accoglienza ha avuto tra i cittadini  la decisione di generalizzare la vendita CUP nei negozi in divisa, che continuerà ad espandersi gradualmente.

  Il momento è propizio per ratificare due concetti che non dobbiamo ignorare.

 Il primo  è che l’Unificazione Monetaria non è una soluzione universale o immediata di tutti i problemi che affronta la nostra economia.

 Questa importante decisione dovrebbe essere integrata da un insieme di misure macroeconomiche che favoriscano l’ordinamento monetario del paese attraverso gli strumenti che garantiscono l’equilibrio delle finanze nazionali, che contribuirà in modo decisivo a migliorare il funzionamento dell’economia e la costruzione, a Cuba, d’un socialismo prospero e sostenibile.

Il secondo concetto, e non meno importante,  è che saranno garantiti i depositi bancari in valute estere, pesos cubani convertibili (CUC) e pesos cubani (CUP), così come i contanti in mano alla popolazione e alle  persone giuridiche nazionali e straniere.

 Sappiamo che non hanno smesso di manifestarsi all’interno e fuori del paese criteri,  con buone e non molto buone intenzione, sul ritmo del processo di aggiornamento del nostro modello economico.

 Non sono neppure mancate dall’ estero aperte esortazioni per accelerare la privatizzazione,anche dei principali settori produttivi e dei servizi, il che equivarrebbe a deporre le bandiere del socialismo in Cuba.

Sembra che questi ultimi non si siano preoccupati di dare una lettura ai Lineamenti, dove chiaramente si esprime: “Il sistema economico che prevarrà nel nostro paese continuerà sulla base della proprietà socialista di tutto il popolo sui mezzi fondamentali di produzione, dove dovrà reggere il principio socialista “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro”, fine citazione.

  Continueremo facendo realtà degli accordi del 6° Congresso del Partito Comunista di Cuba con responsabilità e fermezza, con la velocità che sovranamente decideremo qui, senza mettere a repentaglio l’unità dei cubani, senza lasciare nessuno abbandonato alla sua sorte,  senza applicare terapie d’urto e senza mai rinunciare agli ideali di giustizia sociale di questa Rivoluzione degli umili, dagli umili e per gli umili.

 Per l’anno prossimo inizieremo le attività preparatorie per la celebrazione, in aprile  2016, del 7mo Congresso del Partito, prima del quale si svilupperà un ampio e democratico dibattito con la militanza comunista e tutto il popolo sullo stato di avanzamento dell’attuazione dei Lineamenti.

 Strettamente connesso all’aggiornamento del modello si trova il processo di graduale, ripeto, graduale decentramento delle facoltà dei ministeri verso il sistema delle imprese.

Non è qualcosa che si possa fare dalla notte alla mattina, se vogliamo riuscirci. Si richiede un tempo ragionevole per preparare e formare, come stiamo facendo, ai quadri a tutti i livelli, modificare la mentalità arcaica e scartare le vecchie abitudini, così come  sviluppare e strumentare il quadro giuridico e procedure precise che permettano che tutti possano controllare che le decisioni si applichino correttamente, correggere opportunamente gli errori e quindi evitare contrattempi inutili.

 A favore di una maggiore autonomia dell’impresa statale socialista, tra le altre misure, si è ampliato e ammorbidito l’oggetto sociale, si è definito l’incarico statale e sono state consegnate facoltà per la commercializzazione delle eccedenze produttive. Inoltre, si è disposta l’eliminazione dei limiti amministrativi per il pagamento degli stipendi legati ai risultati.

Queste trasformazioni dovranno essere attuate gradualmente, senza fretta, con ordine, disciplina e requisito.

La giusta aspirazione a guadagnare salari più alti è una questione molto delicata, nella quale non ci è consentito sbagliare, né essere guidati dal desiderio o improvvisazione.

 Ci fa piacere che aumentino, in modo graduale, i salari di quei lavoratori impiegati in attività con risultati più efficienti e che riportino benefici di particolare impatto economico e sociale.

Tuttavia, deve essere chiaro che non è possibile distribuire ricchezza che non siamo in grado di creare, facendolo comporterebbe serie conseguenze per l’economia nazionale e di ogni cittadino. Buttare denaro per le strade senza un corrispondente aumento dell’offerta di beni e servizi genererebbe inflazione, un fenomeno che tra molti altri effetti nocivi ridurrebbe il potere d’acquisto di salari e pensioni, colpendo in primis i più umili. E questo non lo possiamo permettere.

Durante il primo anno di attuazione della nuova politica salariale, in non poche aziende c’è stata una violazione del tasso di spesa del salario per peso di valore aggiunto lordo, in altre parole, si sono pagati salari più alti senza corrispondenti supporto produttivo. Ho avvertito, più volte, che questo bisogna considerarlo come una grave indisciplina, molto grave e deve essere risolutamente affrontata dai leader amministrativi e dai sindacati.

Non è un segreto per nessuno  che nel nostro sistema sociale i sindacati difendono i diritti dei lavoratori e per fare questo in modo efficace devono essere i primi a vigilare non solo nell’interesse di un determinato gruppo di lavoratori, ma per gli interessi di tutta la classe operaia, che sono essenzialmente gli stessi che sostiene l’intera nazione.

Non possiamo lasciare spazio allo sviluppo e rafforzamento dell’egoismo e  l’avidità tra i nostri dipendenti. Tutti vogliamo e abbiamo bisogno di migliori salari, ma prima dobbiamo creare la ricchezza e dopo distribuirla d’accordo secondo il contributo di ciascuno.

Naturalmente, ci sono molte altre questioni legate all’aggiornamento del modello economico che non ho menzionato, in molte delle quali si sono presentate deviazioni che siamo obbligati a correggere per tempo, in modo da evitare di dover fare marcia indietro, ma per questo dobbiamo lavorare con molta serietà e responsabilità.

Nessuno al mondo può negare l’eccezionale ruolo internazionale di Cuba nell’anno che finisce. La sfida che abbiamo noi cubani per il futuro è molto grande: bisogna mettere l’economia a livello del prestigio politico che questa piccola isola caraibica ha conquistato grazie alla Rivoluzione, all’eroismo e alla capacità di resistenza del nostro popolo. L’economia è la principale materia pendente e abbiamo il dovere di indirizzarla definitivamente verso lo sviluppo sostenibile ed irreversibile del socialismo a Cuba.

Come ho detto in precedenza, i deputati e tutto il popolo sentiamo l’enorme emozione e la gioia di condividere la presenza in Patria di Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René, trasformando in realtà la promessa del compagno Fidel tredici anni fa. L’eccezionale esempio di fermezza, sacrificio e dignità dei Cinque riempie d’orgoglio la Nazione, che ha combattuto instancabilmente per il loro rilascio e ora li accoglie come veri eroi.

Devo ribadire la profonda e sincera gratitudine a tutti i movimenti e comitati di solidarietà che hanno lottato per  ottenere la loro libertà ed agli  innumerevoli governi, parlamenti, organizzazioni, istituzioni e personalità che hanno apportato il loro prezioso contributo.

Il popolo cubano apprezza questa giusta decisione del Presidente USA, Barack Obama. Con questo si è eliminato un ostacolo nelle relazioni tra i nostri paesi.

Il mondo intero ha reagito positivamente di fronte all’annuncio di mercoledì scorso, valutando la suo importanza nelle relazioni internazionali e soprattutto per i legami degli USA con la regione, che ha suscitato dichiarazioni favorevoli da governi, presidenti e riconosciute personalità, che ringrazio sinceramente.

E’ stato il frutto di conversazioni al più alto livello, tenutesi con la massima riservatezza e che contarono sul contributo di Papa Francesco ed i servizi offerti dal Governo del Canada.

Questo risultato è stato possibile, anche, grazie ai profondi cambiamenti in America Latina e Caraibi i cui governi e popoli condividono la richiesta di una nuova politica degli USA nei confronti di Cuba.

Salutiamo l’approccio del Presidente Obama di aprire un nuovo capitolo nelle relazioni tra le due nazioni e d’introdurre i più significativi cambiamenti, nella politica USA, degli ultimi 50 anni.

Riconosciamo inoltre la disposizione da lui espressa di sostenere, con il Congresso nordamericano, un dibattito sul togliere il blocco, ed il suo anelito di raggiungere un futuro migliore per entrambi i popoli, il nostro emisfero ed il mondo.

Condividiamo l’idea che è possibile aprire una nuova fase tra gli USA e Cuba, che ha inizio con il ripristino delle relazioni diplomatiche, che dovranno basarsi sulle Convenzioni sulle Relazioni Diplomatiche e Consolari che disciplinano la condotta delle Missioni Diplomatiche e Consolari e dei suoi funzionari.

Ai contatti ad alto livello tra i due governi, andremo con spirito costruttivo, di rispetto e reciprocità, al fine di procedere verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali.

Come ho detto lo scorso 17 dicembre, si è compiuto un passo importante, ma resta da risolvere l’essenziale, che è la cessazione del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, intensificato negli ultimi anni, in particolare nel campo delle transazioni finanziarie, con l’applicazione di enormi ed illegittime multe contro le banche di diversi paesi.

Il nostro popolo deve capire che, nelle condizioni annunciate, questa sarà una lunga e difficile lotta che richiederà che la mobilitazione internazionale e della società nordamericana continui a chiedere la revoca del blocco.

Tutti i dati indicano che la maggioranza dei cittadini nordamericani, e un’ancor più ampia maggioranza della migrazione cubana, favorisce la normalizzazione delle relazioni bilaterali. Nel Congresso USA, che convertì in Legge le disposizioni del blocco, anche cresce l’opposizione a questa politica.

Ci auguriamo che il Presidente degli Stati Uniti usi con determinazione le sue prerogative esecutive per modificare sostanzialmente l’applicazione del blocco, in quegli aspetti che non richiedono l’approvazione del Congresso.

Allo stesso tempo, studieremo la portata e le modalità di applicazione delle positive misure esecutive annunciate dal presidente Obama.

E’ incoraggiante la sua istruzione di rivedere l’ingiustificabile inclusione di Cuba nella Lista degli Stati Patrocinatori del Terrorismo Internazionale. I fatti dimostrano che Cuba è stata vittima di numerosi attacchi terroristici, molti dei cui responsabili godono oggi dell’impunità, che come tutti sappiamo, ci sono costati migliaia di morti e mutilati.

I pretesti utilizzati per questo scopo sono assolutamente privi di fondamento, come l’intero pianeta sa. Servono solo ad interessi politici come falsi argomenti per giustificare l’indurimento del blocco, in particolare nel settore finanziario.

Da Cuba mai è stato organizzato, finanziato e realizzato un atto terroristico contro individui, interessi o territorio alcuno degli USA, né si permetterà. Ogni volta che abbiamo conosciuto qualsiasi informazione su piani terroristici contro gli USA, abbiamo informato il suo Governo, al quale, da anni, abbiamo proposto d’istituire un accordo di cooperazione in questo campo.

Siamo sempre stati disposti ad un dialogo rispettoso, sulla base dell’uguaglianza per trattare i più diversi argomenti su base di reciprocità, senza ombra alla nostra indipendenza nazionale ed autodeterminazione e, come Fidel sottolinea, senza rinunciare ad uno solo dei nostri principi.

Ribadisco che solo è possibile avanzare a partire dal reciproco rispetto, che implica l’osservanza dei principi del Diritto Internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, tra cui, l’uguaglianza sovrana degli Stati, pari diritti e l’autodeterminazione dei popoli, la risoluzione delle controversie internazionali con mezzi pacifici, astenersi dal ricorrere alla minaccia o all’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza di qualsiasi Stato, e l’obbligo di non intervenire in questioni che sono di competenza interna degli Stati, il che implica che qualsiasi forma d’ingerenza o di minaccia ad elementi politici, economici e culturali di uno Stato costituisce una violazione del Diritto Internazionale.

In consonanza con la Proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come Regione di Pace, firmata dai Capi di Stato e di Governo lo scorso 29 gennaio a L’Avana, durante il Vertice CELAC, ogni Stato ha il diritto inalienabile di scegliere il suo sistema politico, economico, sociale e culturale, senza ingerenza di qualsiasi forma da parte di un altro Stato, che costituisce un principio di Diritto Internazionale. Questo documento è stato firmato qui a L’Avana da tutti i Capi di Stato e di Governo di questo continente, con l’eccezione degli USA e del Canada, che non sono stati invitati al Vertice.

Tra i governi degli USA e Cuba ci sono profonde differenze che includono, tra gli altri, distinte concezioni sull’esercizio della sovranità nazionale, la democrazia, i modelli politici e le relazioni internazionali.

Ribadiamo la disposizione al dialogo rispettoso e reciproco sulle discrepanze. Abbiamo ferme convinzioni e molte preoccupazioni su ciò che accade negli USA in materia di democrazia e diritti umani e accettiamo conversare, sulle basi indicate, su qualsiasi tema, di tutto ciò che vogliono discutere, di qui, ma anche degli Stati Uniti.

Non deve pretendersi che per migliorare le relazioni con gli Stati Uniti, Cuba rinunci alle idee per cui ha lottato per più di un secolo, per il quale il suo popolo ha versato sangue ed ha corso i maggiori rischi.

È necessario capire che Cuba è uno Stato sovrano il cui popolo, in un libero referendum per l’approvazione della Costituzione, ha deciso il suo corso socialista e sistema politico, economico e sociale.

Nello stesso modo in cui noi non ci siamo mai proposti che gli USA cambino il loro sistema politico, esigeremo il rispetto per il nostro.

Entrambi i governi devono adottare misure comuni per prevenire ed evitare fatti che possono danneggiare i progressi nelle relazioni bilaterali, sulla base del rispetto delle leggi e dell’ordine costituzionale delle parti.

Non ignoriamo le virulente critiche che ha dovuto sopportare il Presidente Obama, a causa di questi annunci, da parte delle forze che si oppongono alla normalizzazione delle relazioni con Cuba, tra cui i legislatori di origine cubana e capetti di gruppuscoli controrivoluzionari che si oppongono a perdere il sostegno che gli hanno fornito, per decenni, di scontro tra i nostri paesi. Faranno tutto il possibile per sabotare questo processo, senza escludere azioni provocatorie di tutti i tipi. Da parte nostra prevarranno una condotta prudente, moderata e riflessiva, ma ferma.

A Cuba ci sono molte e varie organizzazioni di massa, sindacali, contadine, femminili, studentesche, di scrittori e artisti, sociali, anche rappresentate nel Consiglio di Stato, e non governative, molte delle quali rappresentate da deputati di questa Assemblea, che  si offenderebbero se venissero confusi con qualche centinaio di individui che ricevono denaro, istruzioni ed ossigeno dall’esterno.

In organismi multilaterali, come l’ONU continueremo la nostra difesa della pace, del Diritto Internazionale e delle cause giuste così come la denuncia delle minacce alla sopravvivenza della specie umana che comporta il cambio climatico e gli arsenali nucleari.

Continueremo a promuovere l’esercizio dei diritti umani, compresi i diritti economici, sociali e culturali da parte di tutte le persone e del diritto alla pace e allo sviluppo dei popoli.

La Rivoluzione Cubana deve profonda gratitudine ai popoli, partiti e governi da cui ha ricevuto invariabile e permanente solidarietà e continuerà a dirigere la sua politica estera sulle basi inamovibili di fedeltà ai principi.

Simbolo di questo sono le speciali relazioni che manteniamo con la Repubblica Bolivariana del Venezuela  a cui continueremo a fornire supporto contro i tentativi di destabilizzare il legittimo governo guidato dal compagno presidente Nicolas Maduro Moros e respingiamo la pretesa d’imporre sanzioni a questa nazione sorella.

Come ho segnalato alcuni giorni fa teniamo la disponibilità a cooperare con gli USA nell’ambito multi e bilaterale a fronte dei pericoli che richiedono risposte umanitarie collettive ed efficaci, che non dovrebbero mai essere politicizzati.

Questo è il caso della lotta all’Ebola in Africa occidentale e la sua prevenzione nelle Americhe, come proclamato nel recente Vertice Straordinario dell’ALBA che abbiamo tenuto a L’Avana sulla questione, lo scorso ottobre.

Come ho dichiarato in occasione del recente Vertice CARICOM e dell’ALBA, ringrazio per l’invito del Presidente di Panama, Juan Carlos Varela, per partecipare al VII Vertice delle Americhe e confermo che vi assisterò per esprimere le nostre posizioni con sincerità e rispetto per tutti i Capi di Stato e di Governo, senza eccezione.

La partecipazione di Cuba è il risultato di un solido ed unanime consenso dell’America Latina e dei Caraibi, che vive una nuova epoca e si è unito, nella sua diversità, nella Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) che Cuba si è onorata di presiedere l’anno scorso.

Non dimentichiamo che l’ALBA, con la sua permanente richiesta e il sostegno di tutti i paesi della regione, ha ottenuto l’eliminazione di quelle vecchie e vergognose sanzioni contro Cuba stabilite, nel 1962, dall’Organizzazione degli Stati Americani, nella Repubblica di Honduras, dove solo un mese dopo rovesciarono, con un colpo di stato, il presidente di quel paese, il compagno Zelaya.

Compagne e compagni:

Tra pochi giorni celebreremo il nuovo anno e il 56esimo anniversario del Trionfo della Rivoluzione, e solo due giorni fa, il 18 dicembre, si sono compiuti 58 anni dal re-incontro di Fidel a Cinco Palmas de Vicana nella Sierra Maestra, nel cuore della Sierra Maestra, e della sua storica esclamazione al venir a sapere che in totale contavamo su sette fucili per riprendere la lotta ‘Ora sì vinciamo la guerra!’.

L’incrollabile fede nella vittoria che ci ha inculcato Fidel continuerà a guidare tutto il nostro popolo nella difesa e perfezionamento dell’opera della sua Rivoluzione.

Felicità per il nuovo anno!

Salutiamo il nuovo Anno 57 della Rivoluzione Cubana!

Molte grazie.

Discurso íntegro de Raúl en la clausura del IV Período Ordinario de Sesiones de la VIII Legislatura de la Asamblea Nacional

Compañeras y compañeros:

Hemos tenido intensas y emotivas jornadas en los últimos días.

Este propio mes de diciembre celebramos exitosamente la V Cumbre Caricom-Cuba y el pasado domingo la XIII Cumbre de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América, ocasión en que rendimos merecido homenaje a sus artífices: el entrañable presidente bolivariano Hugo Chávez Frías y el Comandante en Jefe de la Revolución Cubana, compañero Fidel Castro Ruz.

Nos acompañan en esta sesión Gerardo, Ramón y Antonio, motivo de genuino regocijo y alegría para todo nuestro pueblo —sobre este importante asunto ampliaré en la parte final de mi intervención. Se encuentran también presentes los compañeros Fernando y René y los familiares de los Cinco Héroes, al igual que el joven Elián González, su padre Juan Miguel y el Coronel Orlando Cardoso Villavicencio, Héroe de la República de Cuba, quien sufrió severa prisión por más de 10 años en Somalia.

Como ha sido habitual en las sesiones de nuestro Parlamento, me corresponde pasar revista al desempeño de la economía en el año que concluye y el Plan y Presupuesto para el 2015, cuestiones que han sido profundamente debatidas por los diputados en las 10 comisiones y también en la sesión plenaria de ayer.

Al análisis de esos asuntos se dedicó igualmente el Noveno Pleno del Comité Central del Partido, efectuado el pasado jueves. Por tanto, solo haré una breve referencia a estos temas.

Fue explicado que el Producto Interno Bruto, conocido como PIB, tuvo un crecimiento del 1,3%, inferior a lo planificado inicialmente, en lo que influyó el insuficiente desempeño en el primer semestre, durante el cual se afrontaron limitaciones financieras de envergadura a causa del incumplimiento de ingresos externos, condiciones climatológicas adversas e insuficiencias internas en la gestión económica. Realmente en la segunda mitad del año se logró revertir modestamente esa tendencia y se alcanzó un resultado superior.

El Plan del próximo año consolida y refuerza la dirección de un crecimiento más sólido de la economía cubana, basado en la potenciación de las reservas internas de eficiencia, reanimación de los sectores productivos, en particular de la industria manufacturera, utilización más eficiente de los portadores energéticos e inversiones superiores en infraestructuras y la producción material, a la vez que se preservan los servicios sociales como la salud pública y educación a nuestra población.

Para el año 2015 se proyecta un crecimiento del PIB de poco más del 4%, objetivo alcanzable teniendo en cuenta que se dispone con suficiente antelación de un mejor aseguramiento financiero en comparación con el inicio del 2014. Ello no quiere decir que resultará fácil ni mucho menos. Deberemos seguir enfrentando los efectos de la crisis económica global y del bloqueo norteamericano que se mantiene en pie, generando innegables obstáculos al desarrollo de nuestra economía.

Al mismo tiempo, continuaremos honrando estrictamente los compromisos asumidos en el reordenamiento de las deudas con nuestros principales acreedores y así contribuir a la paulatina recuperación de la credibilidad internacional de la economía cubana.

En la tarde de ayer la Asamblea Nacional aprobó la Ley del Presupuesto del Estado para el año 2015, el cual contempla un déficit del 6,2% del PIB, que se ha considerado aceptable en las actuales circunstancias. Se incorporan nuevos tributos y se reduce la carga impositiva al sistema empresarial en correspondencia con la aplicación gradual de la Ley Tributaria.

Al propio tiempo, se han adoptado diferentes medidas para reforzar el control fiscal ante indisciplinas y la evasión de impuestos por las personas jurídicas y naturales.

En esta materia no solo debe sancionarse a quienes incumplen, pues la impunidad equivaldría alentar a la transgresión de las normas legales vigentes, consideramos que también es necesario fomentar en las instituciones, empresas, cooperativas y trabajadores por cuenta propia una cultura de civismo fiscal y que se comprenda que los tributos constituyen la fórmula principal para redistribuir la renta nacional en interés de todos los ciudadanos.

Por otra parte, ha mantenido su avance el proceso de implementación de los Lineamientos de la Política Económica y Social del Partido y la Revolución, aprobados por el 6to Congreso. Como se ha informado, nos encontramos en una etapa cualitativamente superior en esta materia, en la que se abordan tareas de extrema complejidad, cuya solución impactará todas las facetas del quehacer nacional.

Me refiero, en primer lugar, al proceso de unificación monetaria, donde se ha progresado sólidamente en la segunda mitad del presente año desde el punto de vista conceptual y se ha logrado delinear un abarcador programa de medidas en interés de evitar afectaciones a la economía y la población.

Favorable acogida entre los ciudadanos ha tenido la decisión de generalizar la venta en CUP en las tiendas recaudadoras de divisas, la que continuará ampliándose gradualmente.

La ocasión es propicia para ratificar dos conceptos que no debemos soslayar.

El primero es que la Unificación Monetaria no es la solución universal o inmediata de todos los problemas que afronta nuestra economía.

Esta importante decisión deberá complementarse por un conjunto de medidas macroeconómicas que favorezcan el ordenamiento monetario del país mediante instrumentos que aseguren el equilibrio de las finanzas nacionales, lo cual contribuirá decisivamente a mejorar el funcionamiento de la economía y la construcción en Cuba de un socialismo próspero y sostenible.

El segundo concepto y no menos importante, es que se garantizarán los depósitos bancarios en divisas extranjeras, pesos cubanos convertibles (CUC) y pesos cubanos (CUP), así como el efectivo en manos de la población y las personas jurídicas nacionales y foráneas.

Conocemos que no han dejado de manifestarse dentro y fuera del país criterios, con sanas y no muy sanas intenciones, acerca del ritmo del proceso de actualización de nuestro modelo económico.

Tampoco han faltado desde el exterior exhortaciones abiertas a apresurar la privatización, incluso de los principales sectores productivos y de servicios, lo que equivaldría a deponer las banderas del socialismo en Cuba.

Tal parece que estos últimos no se han molestado en dar una lectura a los Lineamientos, donde con toda claridad se expresa, cito: “El sistema económico que prevalecerá en nuestro país continuará basándose en la propiedad socialista de todo el pueblo sobre los medios fundamentales de producción, donde deberá regir el principio socialista ‘de cada cual según su capacidad y a cada cual según su trabajo’, fin de la cita.

Proseguiremos haciendo realidad los acuerdos del 6to Congreso del Partido Comunista de Cuba con responsabilidad y firmeza, a la velocidad que soberanamente decidamos aquí, sin poner en riesgo la unidad de los cubanos, sin dejar a ninguno abandonado a su suerte, sin aplicar terapias de choque y sin renunciar jamás a los ideales de justicia social de esta Revolución de los humildes, por los humildes y para los humildes.

Ya el próximo año iniciaremos las actividades preparatorias para la celebración en abril del 2016 del 7mo. Congreso del Partido, previo al cual se desarrollará un amplio y democrático debate con la militancia comunista y todo el pueblo acerca de la marcha de la implementación de los Lineamientos.

Estrechamente asociado a la actualización del modelo se encuentra el proceso de paulatina, repito, paulatina descentralización de facultades desde los ministerios hacia el sistema empresarial.

No es algo que pueda hacerse de la noche a la mañana si queremos tener éxito. Se requiere un tiempo prudencial para preparar y capacitar, como lo venimos haciendo, a los cuadros a todos los niveles, modificar la mentalidad arcaica y desechar viejos hábitos, así como elaborar e instrumentar el marco jurídico y procedimientos precisos que permitan a unos y otros controlar que las decisiones se apliquen de manera adecuada, rectificar oportunamente los errores y de ese modo evitar retrocesos innecesarios.

A favor de una mayor autonomía de la empresa estatal socialista, entre otras medidas, se amplió y flexibilizó su objeto social, se definió el encargo estatal y se otorgaron facultades para la comercialización de los excedentes productivos. Asimismo, se dispuso la eliminación de límites administrativos para el pago de salarios vinculados a los resultados.

Estas transformaciones deberán ejecutarse de manera gradual, sin apresuramientos, con orden, disciplina y exigencia.

La justa aspiración a devengar mayores salarios es una cuestión muy sensible, en la cual no nos está permitido equivocarnos, ni dejarnos conducir por el deseo o la improvisación.

Nos alegra que aumenten de manera gradual los salarios de aquellos trabajadores que laboran en las actividades con resultados más eficientes y reportan beneficios de particular impacto económico y social.

Sin embargo, debe quedar bien claro que no se puede distribuir una riqueza que no hemos sido capaces de crear, hacerlo conllevaría serias consecuencias para la economía nacional y de cada ciudadano. Soltar dinero a las calles sin un incremento correspondiente de las ofertas de bienes y servicios generaría inflación, fenómeno que entre muchos otros efectos nocivos reduciría la capacidad adquisitiva de los salarios y de las pensiones, golpeando en primer lugar a los más humildes. Y eso no lo podemos permitir.

Durante el primer año de la aplicación de la nueva política salarial, en no pocas empresas se ha producido la violación del índice del gasto de salario por peso de valor agregado bruto, en otras palabras, se han pagado mayores salarios sin el correspondiente respaldo productivo. He alertado en varias ocasiones que esto hay que considerarlo como una indisciplina grave,muy grave y debe ser enfrentada resueltamente por los dirigentes administrativos y también por las organizaciones sindicales.

Para nadie es un secreto que en nuestro sistema social los sindicatos defienden los derechos de los trabajadores y para lograrlo efectivamente deben ser los primeros en velar no solo por el interés de un colectivo laboral determinado, sino por los intereses de toda la clase obrera, que son en esencia los mismos que sostiene la nación entera.

No podemos dejar espacio a que se desarrolle y fortalezcael egoísmo y la codicia entre nuestros trabajadores. Todos queremos y necesitamos mejores salarios, pero antes hay que crear la riqueza para luego distribuirla según el aporte de cada cual.

Por supuesto, existen otras muchas cuestiones vinculadas a la actualización del modelo económico que no he mencionado, en varias de las cuales se han presentado desviaciones que estamos en la obligación de rectificar a tiempo, en el ánimo de no tener que dar marcha atrás, pero para ello hay que trabajar con mucha seriedad y responsabilidad.

Nadie en el mundo puede negar la destacada ejecutoria internacional de Cuba en el año que culmina. El reto que tenemos por delante los cubanos es muy grande: Hay que situar la economía a la altura del prestigio político que esta pequeña isla del Caribe ha conquistado gracias a la Revolución, al heroísmo y a la capacidad de resistencia de nuestro pueblo. La economía es la principal asignatura pendiente y tenemos el deber de encarrilarla definitivamente hacia el desarrollo sostenible e irreversible del socialismo en Cuba.

Como dije al principio, los diputados y todo el pueblo sentimos la enorme emoción y alegría de compartir la presencia en la Patria de Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando y René, convirtiendo en realidad la promesa del compañero Fidel hace trece años. El extraordinario ejemplo de firmeza, sacrificio y dignidad de los Cinco enorgullece a la Nación, que batalló incansablemente por su liberación y ahora los acoge como verdaderos héroes (Aplausos).

Debo reiterar la profunda y sincera gratitud a todos los movimientos y comités de solidaridad que lucharon para conseguir su libertad y a innumerables gobiernos, parlamentos, organizaciones, instituciones y personalidades que aportaron su valiosa contribución.

El pueblo cubano agradece esta justa decisión del Presidente de los Estados Unidos, Barack Obama. Con ello se ha eliminado un obstáculo en las relaciones entre nuestros países.

El mundo entero ha reaccionado positivamente ante los anuncios que se hicieron el pasado miércoles, valorando su importancia en las relaciones internacionales y especialmente para los vínculos de Estados Unidos con la región, lo que ha suscitado declaraciones favorables de gobiernos, presidentes y reconocidas personalidades, las cuales agradecemos sinceramente.

Ha sido fruto de conversaciones al más alto nivel, sostenidas en estricta discreción y que contaron con la contribución del Papa Francisco y facilidades ofrecidas por el Gobierno de Canadá.

Este resultado ha sido posible, además, gracias a los profundos cambios ocurridos en América Latina y el Caribe cuyos gobiernos y pueblos comparten el reclamo de una nueva política de Estados Unidos hacia Cuba.

Saludamos el planteamiento del Presidente Obama de abrir un nuevo capítulo en los vínculos entre ambas naciones y de introducir los más significativos cambios en la política estadounidense de los últimos 50 años.

Igualmente, reconocemos la disposición expresada por él de sostener con el Congreso norteamericano un debate sobre el levantamiento del bloqueo, así como su anhelo de lograr un futuro mejor para ambos pueblos, nuestro hemisferio y el mundo.

Compartimos la idea de que puede abrirse una nueva etapa entre los Estados Unidos y Cuba, que se inicia con el restablecimiento de relaciones diplomáticas, las cuales deberán estar basadas en las Convenciones sobre Relaciones Diplomáticas y Consulares que regulan la conducta de las Misiones Diplomáticas y Consulares y de sus funcionarios.

A los contactos de alto nivel entre ambos gobiernos, acudiremos con espíritu constructivo, de respeto y reciprocidad, con el propósito de avanzar hacia la normalización de las relaciones bilaterales.

Como expresé el pasado 17 de diciembre, se ha dado un paso importante, pero queda por resolver lo esencial, que es el cese del bloqueo económico, comercial y financiero contra Cuba, recrudecido en los últimos años, en particular en el ámbito de las transacciones financieras, con la aplicación de enormes e ilegítimas multas contra bancos de diversos países.

Nuestro pueblo debe comprender que, en las condiciones anunciadas, esta será una lucha larga y difícil que requerirá que la movilización internacional y de la sociedad norteamericana continúe reclamando el levantamiento del bloqueo.

Todos los datos indican que una mayoría de los ciudadanos norteamericanos, y aun más amplia de la emigración cubana, favorece la normalización de las relaciones bilaterales. En el Congreso de los Estados Unidos, que convirtió en Ley las disposiciones del bloqueo, también crece la oposición a esta política.

Esperamos que el Presidente de los Estados Unidos utilice con determinación sus prerrogativas ejecutivas para modificar sustancialmente la aplicación del bloqueo, en aquellos aspectos que no requiera la aprobación del Congreso.

Al propio tiempo, estudiaremos el alcance y forma de aplicación de las positivas medidas ejecutivas anunciadas por el Presidente Obama.

Es alentadora su instrucción de revisar la injustificable inclusión de Cuba en la Lista de Estados Patrocinadores del Terrorismo Internacional. Los hechos demuestran que Cuba ha sido víctima de múltiples ataques terroristas, muchos de cuyos responsables gozan hoy de impunidad, como todos sabemos, nos han costado miles de muertos y mutilados.

Los pretextos esgrimidos con ese fin carecen absolutamente de base, como todo el planeta conoce. Solo sirven a intereses políticos como falso argumento para justificar el endurecimiento del bloqueo, especialmente en el sector financiero.

Desde Cuba jamás se ha organizado, financiado ni ejecutado un acto terrorista contra personas, intereses o territorio alguno de los Estados Unidos, ni se permitirá. Cada vez que hemos conocido cualquier información sobre planes terroristas contra Estados Unidos, se lo informamos a su Gobierno, al cual desde hace años hemos propuesto establecer un acuerdo de cooperación en esa materia.

Siempre estuvimos dispuestos al diálogo respetuoso, sobre la base de la igualdad para tratar los más diversos temas de forma recíproca, sin sombra a nuestra independencia nacional y autodeterminación y, como Fidel señalara, sin renunciar a uno solo de nuestros principios.

Reitero que solo es posible avanzar a partir del respeto mutuo, que implica la observancia de los principios del Derecho Internacional y de la Carta de las Naciones Unidas, entre ellos, la igualdad soberana de los Estados, la igualdad de derechos y la libre determinación de los pueblos, el arreglo de las controversias internacionales por medios pacíficos, abstenerse de recurrir a la amenaza o al uso de la fuerza contra la integridad territorial o la independencia de cualquier Estado, y la obligación de no intervenir en los asuntos que son de la jurisdicción interna de los Estados, lo que implica que cualquier forma de injerencia o de amenaza a los elementos políticos, económicos y culturales de un Estado constituye una violación del Derecho Internacional.

En consonancia con la Proclama de América Latina y el Caribe como Región de Paz, firmada por los Jefes de Estado y Gobierno el pasado 29 de enero, en La Habana, durante la Cumbre de la CELAC, todo Estado tiene el derecho inalienable a elegir su sistema político, económico, social y cultural, sin injerencia en ninguna forma por parte de otro Estado, lo que constituye un principio de Derecho Internacional. Este documento fue firmado aquí en La Habana por todos los Jefes de Estado y de Gobierno de este continente, con excepción de los Estados Unidos y de Canadá, que no fueron invitados a la misma.

Entre los gobiernos de los Estados Unidos y Cuba hay profundas diferencias que incluyen, entre otras, distintas concepciones sobre el ejercicio de la soberanía nacional, la democracia, los modelos políticos y las relaciones internacionales.

Reiteramos la disposición al diálogo respetuoso y recíproco sobre las discrepancias. Tenemos firmes convicciones y muchas preocupaciones sobre lo que ocurre en los Estados Unidos en materia de democracia y derechos humanos y aceptamos conversar, sobre las bases enunciadas, acerca de cualquier tema,de todo lo que quieran discutir, de aquí, pero también de los Estados Unidos.

No debe pretenderse que para mejorar las relaciones con los Estados Unidos, Cuba renuncie a las ideas por las que ha luchado durante más de un siglo, por las que su pueblo ha derramado mucha sangre y ha corrido los mayores riesgos.

Es necesario comprender que Cuba es un Estado soberano cuyo pueblo, en libre referendo para aprobar la Constitución, decidió su rumbo socialista y sistema político, económico y social (Aplausos).

De la misma forma que nunca nos hemos propuesto que los Estados Unidos cambien su sistema político, exigiremos respeto al nuestro (Aplausos).

Ambos gobiernos debemos adoptar medidas mutuas para prevenir y evitar hechos que puedan afectar los progresos en la relación bilateral, basados en el respeto a las leyes y el ordenamiento constitucional de las partes.

No ignoramos las virulentas críticas que ha debido soportar el Presidente Obama, a causa de los citados anuncios, por parte de fuerzas que se oponen a la normalización de las relaciones con Cuba, incluyendo legisladores de origen cubano y cabecillas de grupúsculos contrarrevolucionarios que se resisten a perder el sustento que les han proporcionado décadas de confrontación entre nuestros países. Harán todo lo posible por sabotear este proceso, sin descartar acciones provocativas de toda índole. Por nuestra parte primará una conducta prudente, moderada y reflexiva, pero firme (Aplausos).

En Cuba existen numerosas y diversas organizaciones de masas, sindicales, campesinas, femeninas, estudiantiles, de escritores y artistas, sociales, incluso representados en el Consejo de Estado, y no gubernamentales, muchas de ellas representadas por diputados a esta Asamblea, a las que ofendería que se les confundiera con unos pocos cientos de individuos que reciben dinero, instrucciones y oxígeno del exterior.

En los organismos multilaterales, como la Organización de Naciones Unidas continuaremos nuestra defensa de la paz, del Derecho Internacional y de las causas justas, así como la denuncia de las amenazas a la supervivencia de la especie humana que implican el cambio climático y los arsenales nucleares.

Continuaremos promoviendo el ejercicio de los derechos humanos, incluidos los derechos económicos, sociales y culturales, por parte de todas las personas y del derecho a la paz y al desarrollo de los pueblos.

La Revolución Cubana debe profunda gratitud a los pueblos, partidos y gobiernos de quienes ha recibido invariable y permanente solidaridad y seguirá orientando su política exterior sobre bases inamovibles de fidelidad a los principios (Aplausos).

Símbolo de lo anterior son las especiales relaciones que mantenemos con la República Bolivariana de Venezuela a la que seguiremos brindando apoyo frente a los intentos de desestabilizar al gobierno legítimo que encabeza el compañero presidente Nicolás Maduro Moros y rechazamos las pretensiones de imponer sanciones a esa hermana nación (Aplausos).

Como señalé días atrás tenemos la disposición a cooperar con Estados Unidos en el ámbito multi y bilateral ante peligros que requieren respuestas humanitarias colectivas y eficaces, que no debieran nunca politizarse.

Este es el caso del enfrentamiento al Ébola en África Occidental y la prevención en las Américas, tal como proclamó la reciente Cumbre Extraordinaria del ALBA que sostuvimos en La Habana sobre el tema el pasado mes de octubre.

Como he declarado en las recientes Cumbres de CARICOM y del ALBA, agradezco la invitación del presidente de Panamá, Juan Carlos Varela, a participar en la VII Cumbre de las Américas y confirmo que asistiré para expresar nuestras posiciones, con sinceridad y respeto por todos los Jefes de Estado y Gobierno, sin excepción.

La participación de Cuba es resultado del sólido y unánime consenso de la América Latina y el Caribe, que vive una nueva época y se ha unido, dentro de su diversidad, en la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC)que Cuba se honró en presidir el pasado año.

No olvidamos que el ALBA, con su permanente reclamo y el apoyo de todos los países de la región, logró la eliminación de aquellas viejas y oprobiosas sanciones a Cuba establecidas en 1962 por la Organización de Estados Americanos, en la República de Honduras, donde apenas un mes después derrocaron, por un golpe de Estado, al presidente de dicho país, el compañero Zelaya.

Compañeras y compañeros:

Dentro de pocas jornadas estaremos celebrando el nuevo año y el aniversario 56 del Triunfo de la Revolución, y hace solo dos días, el 18 de diciembre, se cumplieron 58 años del reencuentro con Fidel en Cinco Palmas de Vicana en la Sierra Maestra(Aplausos), en el corazón de la Sierra Maestra, y de su histórica exclamación al conocer que en total contábamos con siete fusiles para reiniciar la lucha ¡Ahora sí ganamos la guerra!(Aplausos).

La inquebrantable fe en la victoria que nos inculcó Fidel continuará conduciendo a todo nuestro pueblo en la defensa y perfeccionamiento de la obra de su Revolución.

¡Felicidades en el nuevo año!

¡Saludamos el nuevo Año 57 de la Revolución Cubana!

Muchas gracias

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