È cessata la pioggia. Qui il “marciapiede dello stupido” non è quello del sole bensì quello dell’ombra, dove ancora si sente l’aria fredda.
Cerchiamo gli spazi di sole come i viaggiatori cercano nel deserto le pozze d’acqua. Nel nostro centro sono già stati ricoverati 34 pazienti, uno di loro in terapia intermedia.
La stampa italiana informa che oggi ci sono stati 534 morti di coronavirus, e che nel paese la cifra è arrivata a 24648. Il totale di casi diagnosticati dal 21 febbraio, quando si è registrato il primo positivo è di 183957. Nonostante, il Primo Ministro Giuseppe Conte ha annunciato nel Senato ed ha spiegato, la decisione di riaprire gradualmente il paese, a partire dal 4 maggio. La strategia include l’obbligatorietà dell’uso di mascherine e guanti, come il mantenimento della distanza sociale. Ha riconosciuto che si sono prodotte esplosioni incontrollate di contagi in residenze di anziani, ai quali sarà prestata maggiore attenzione ed ha annunciato l’inizio dello screening nelle case.
A Torino questo si farà con l’appoggio della Brigata Medica Cubana. Molte persone rimangono malate nelle loro case, asintomatiche o con sintomi lievi, e non sono state mai censite o curate. Si dedicheranno anche centri ospedalieri all’attenzione esclusiva dei malati del COVID-19. Nelle sue parole davanti ai costruttori ed ai lavoratori della salute italiani e cubani, previe all’inaugurazione dell’ospedale, il Presidente della Regione Piemonte aveva riconosciuto le carenze della medicina comunitaria nella Regione e sollecitava a fortificare questo anello sanitario: quanto più risposta abbia nel territorio, meno risposta sarà necessaria nell’ospedale.
Torino è una città industriale con un’alta concentrazione di operai ed emigranti del sud. È stata la città che ha accolto la leadership rivoluzionaria di Antonio Gramsci. Ma oggi, magari perché il sole esacerba i sentimenti (e le convinzioni), di ritorno alla residenza ho percepito nel vento una canzone e subito ho scoperto un giovane universitario che l’ascoltava nella sua piccola riproduttrice, e la cantava, seduto all’entrata di una residenza contigua alla nostra: nell’inconfondibile voce di Carlos Puebla, appariva a Torino insieme all’inaspettato sole la famosissima canzone dedicata ad Ernesto Che Guevara “Hasta siempre, comandante”. Passando ci guardiamo, e sorridiamo.
di Enrique Ubieta
da Cubadebate traduzione di Ida Garberi