Il Ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, ha offerto martedì 12 maggio 2020 una conferenza stampa virtuale sull’attacco terrorista all’Ambasciata di Cuba negli USA, avvenuto il 30 aprile scorso.
Bruno Rodríguez – Molte grazie a tutti coloro che dalle loro case seguono questa conferenza stampa, a Cuba o in altri paesi, e reitero il suggerimento “Restate in Casa”. Il nostro popolo sa che il 30 aprile scorso alle due e cinque di notte è avvenuto un attacco con un’arma da fuoco contro l’ambasciata di Cuba negli Stati Uniti.
L’autore, Alexander Alazo Baró, la cui immagini si possono vedere(segnala) è una persona d’origine cubana che vive negli Stati Uniti dal 2010. Abbiamo riconosciuto la professionalità e rapidità delle forze della polizia locale e del servizio segreto nel momento dell’attacco; senza dubbio devo dire che il Dipartimento di Stato ha ritardato cinque giorni prima di mettersi in contatto con le autorità cubane ed emettere una comunicazione di carattere ufficiale sul questo grave fatto. Il Dipartimento di Stato e il Governo degli Stati Uniti, disgraziatamente hanno optato per silenziare questo grave attacco terrorista. Sino a questo istante non ci sono state dichiarazioni pubbliche di condanna dell’attacco né di condanna dell’azione terrorista. Di fronte a una situazione di questa gravità è necessario denunciare il silenzio complice del Governo degli Stati Uniti. Come mostrano le immagini (segnala), l’attaccante si è avvicinato all’Ambasciata, ha gridato frasi offensive ed ha lanciato contro la cancellata una bandiera cubana profanata da varie frasi incoerenti e poi ha cercato d’incendiarla con la benzina.
È quindi avvenuto l’attacco sparando, come si può vedere, (segnala), contro l’Ambasciata, che si trova nel mezzo della capitale degli USA, a pochi isolati dalla Casa Bianca con un fucile semiautomatico d’assalto da parte di un individuo che ha viaggiato con quest’arma e le munizioni dallo stato della Pensilvania. Viaggiava con l’intenzione d’abbattere quello che aveva davanti, anche esseri umani se fossero stati nella sua linea di fuoco, come lui stesso ha confessato, d’aver agito con l’intenzione d’uccidere.
Va precisato che nel momento dell’assalto e degli spari – ha usato 32 proiettili- c’erano 10 funzionari cubani nella sede dell’Ambasciata sotto il fuoco.
È necessario chiedere al Governo degli Stati Uniti quali sono le sue motivazioni per mantenere il silenzio sul fatto, mantenerlo lontano dall’opinione pubblica e non lanciare messaggi di dissuasione di azioni come questa, rispondendo ai suoi obblighi legali come paese sede della missione diplomatica.
Si tratta di un’azione terrorista, un’azione commessa contro la nostra sede diplomatica a Washington, che non si può vedere separata, ma va vista come risultato diretto della politica e del discorso aggressivo del Governo degli USA contro Cuba, del discorso di odio e della permanente istigazione alla violenza dei politici statunitensi e dei gruppi estremisti anticubani che hanno fatto di questo tipo di attacchi il loro metodo di vita.
Si sa che Alazo Baró aveva pianificato l’attentato con sufficiente anticipo, che aveva visitato il luogo dei fatti precedentemente e con fini d’esplorazione alcune settimane prima dell’attacco.
Nel momento dell’attacco si è dichiarato un seguace dell’attuale Presidente degli Stati Uniti. Avete visto i cartelli che profanavano la bandiera cubana. Lui si è avvolto nella bandiera degli USA. Non ha offerto resistenza al momento dell’arresto, come potete vedere nelle immagini del video, ha segnalato.
Nei documenti legali ai quali i pubblico ha avuto accesso si stabilisce che secondo la moglie, Alazo Baró aveva visitato un ospedale ne quale sicuramente aveva espresso i suoi sentimenti e i suoi deliri di persecuzione su presunti gruppi criminali cubani o dello stesso Governo cubano, e poi aveva visitato gli uffici di diverse agenzie d’applicazione della legge, ossia agenzie di sicurezza nazionale degli USA, per formulare accuse contro il nostro Governo e denunciare che questo – lui presumeva – pretendeva assassinarlo.
Corrisponde al Governo degli Stati Uniti spiegare che corso ha dato a queste accuse di Alazo Baró e come ha agito, quando un individuo con queste caratteristiche e questi precedenti ha formulato di fronte alle agenzie d’applicazione della legge, accuse di qualsiasi natura contro un paese che ha una sede diplomática in territorio statunitense.
Devo dire che si apprezza negligenza nella condotta del Governo degli Stati Uniti, che non ha agito di fronte a informazioni di questa natura.
Il signor Alazo Baró aveva visitato le agenzie d’applicazione della legge, possedeva un porto d’armi, ed era padrone di una pistola marca Glock; prima dell’attacco disponeva di un fucile AK-47 e due settimane prima, come ho detto, aveva fatto un’esplorazione in situ nel luogo dell’ambasciata.
Il Governo degli Stati Uniti non ha compiuto i suoi obblighi di prevenire questo attacco sul quale aveva ricevuto sufficienti segnali.
Nei documenti legali dell’arresto si legge che Alazo Baró è una persona che soffre di disturbi mentali che, come ha detto usa medicinali, e senza dubbio nello stesso documento del Governo degli USA si riporta che nella sua auto è stato trovato un pacchetto di polvere bianca, che era cocaina.
Si sapeva che Alazo Baró aveva difficoltà economiche, aveva perso un piccolo affare ed era disoccupato al momento dell’attacco. La moglie ha dichiarato che che in vari periodi non avevano avuto una casa ed erano stati obbligati a vivere nella macchina.
Senza dubbio, come ho già detto, è una persona con il porto d’armi e la patente. Come ha permesso il Governo degli Stati Uniti, disponendo ovviamente di questi precedenti, che questa persona agisse in questo modo premeditato con animo d’aggredire e uccidere?
Corrisponde al Governo degli Stati Uniti realizzare una dettagliata investigazione a fondo, che permetta di determinare da dove è uscito tutto il denaro utilizzato.
Secondo i documenti legali, Alazo Baró ha agito motivato dall’odio per Cuba e per timore di aggressioni di presunti gruppi criminali cubani, che tutto il mondo sa che non esistono. Si sa che a Cuba non ci sono organizzazioni criminali, né crimine organizzato e questo lo sa anche il Governo degli Stati Uniti e tutto il mondo.
Devo informare che Alazo Baró nella sua infanzia e gioventù e sino a quando ha vissuto a Cuba, ha mantenuto una condotta sociale totalmente normale, con inclinazioni religiose, e nella sua tappa professionale si dedicò al lavoro pastorale. Nel Servizio Militare Generale ha avuto un comportamento normale senza difficoltà o fatti rilevanti di sorta.
Nel 2003 Alazo Baró andò in Messico con un visto religioso per vivere lì, dato che si era sposato con una cittadina messicana con una simile vocazione.
Ha vissuto in Messico per alcuni anni mantenendo una normale relazione con Cuba. Ha viaggiato nel nostro paese in otto occasioni, l’ultima volta nel 2015, con una relazione come quella che hanno con Cuba i cubani che risiedono in maniera permanente all’estero.
Va ricordato che in anni normali, prima delle misure d’indurimento del blocco e la restrizione dei viaggi dei cubani a Cuba, il nostro paese era vistato da più di 600.000 cubani annualmente.
Tra le relazioni normali che ha il paese con i cubani che risiedono all’estero, nei propositi di riunificazione familiare, facilitazioni dei viaggi e del diritto a viaggiare, Alazo Baró visitò frequentemente il nostro paese, l’ultima volta nel 20015.
Devo dire che durante il suo periodo all’estero ebbe anche contatti regolari e ricevette servizi consolari in maniera normale da parte dei nostri uffici.
Quindi è stato stabilito che il signor Alazo Baró non ha mai avuto problemi di sorta a Cuba nè con il suo paese d’origine.
Ci dobbiamo chiedere e dobbiamo chiederlo al Governo degli Stati Uniti, come mai un individuo con un comportamento normale, religioso e pacifico si trasforma in qualcuno con problemi mentali che, con scarse risorse economiche, si compra un fucile d’assalto, si trasferisce, viaggia da uno stato all’altro dell’Unione e si getta a commettere un’aggressione armata contro una sede diplomatica nella capitale di questa nazione.
Alazo Baró nel 2010, ed anche prima dei suoi ultimi viaggi a Cuba, si era trasferito negli USA ed aveva vissuto prima a Miami, poi in Texas e quindi In Pennsylvenia e forse anche in altri luoghi.
È obbligo del Governo degli Stati Uniti investigare a fondo, con precisione, quali sono i vincoli e le connessioni di Alazo Baró con gruppi e individui, negli Stati Uniti, con una traiettoria nota di manifestazioni di odio e d’istigazione alla violenza ed anche al terrorismo contro Cuba.
Posso informare con tutta responsabilità che Alazo Baró durante la sua residenza a Miami si era associato a un centro religioso chiamato Doral Jesus Worship Center, Centro d’Orazione di Gesù, a Doral, in Miami Dade, al quale accedono regolarmente e nel quale si riuniscono persone con una condotta nota a favore dell’aggressione, l’ostilità, la violenza e l’estremismo contro Cuba.
Alazo Baró è entrato in contatto con questo centro e con questa persona (la mostra nel video), che è il pastore Frank López,che seguiva permanente in Facebook.
Il pastore López è un individuo che mantiene strette relazioni con persone come il senatore Marcos Rubio, con un venezuelano — quello che hanno appena (mostra della foto)—, chiamato Carlos Vecchio e con altre figure di noto estremismo contro Cuba e promotori di aggressioni al nostro paese, includendo il congressista Díaz-Balart.
Il Vicepresidente degli Stati Uniti, curiosamente, ha visitato poco tempo fa questa chiesa: prima, il 1 febbraio del 2019, aveva pronunciato lì un discorso di franca ostilità contro Cuba, di disprezzo verso l’America Latina e di minacce alla regione.
Tra le persone con le quali Alazo Baró si associò strettamente in questa Chiesa, c’è il cittadino d’origine cubana chiamato Leandro Pérez, che nel suo profilo in Facebook —che potete vedere o avete visto – si dichiara amico intimo dello sparatore, che dice di conoscere e apprezzare.
Leandro Pérez è noto per i suoi incitamenti pubblici nelle reti sociali a favore di azioni d’omicidio del Presidente in Cuba, ha personalizzato i suoi richiami ad azioni violente, precisamente contro il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz e il Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez.
Basta ripassare in questo momento i sui account nelle reti sociali per incontrare appelli come quello che vedete nello schermo – segnala il ministro- mediante il quale chiama ad attaccare con droni i luoghi ufficiali de L’Avana.
Il 5 febbraio di quest’anno ha usato Facebook per tentare di minacciare Cuba con droni pronti per l’utilizzo da usare per aggredire Cuba.
Ha usato le reti e i loro contatti anche per promuovere aiuti al terrorista — che appare nello schermo— Ramón Saúl Sánchez, la cui violazione sistematica delle stesse leggi nordamericane, ha provocato un ordine di deportazione che però non si esegue. I vincoli di Saúl Sánchez con il terrorismo contro Cuba sono ampiamente documentati.
Alazo Baró ha questo profilo in Facebook (segnala), nel quale si fa chiamare Hamilton Alexander, che è un personaggio storico, e lì condivide i messaggi di un individuo visto nello schermo, che promuove canzoni di stile e contenuti marginali con aperte incitazioni ad azioni di violenza contro i funzionari diplomatici, precisamente negli Stati Uniti.
Nel sito potete osservare i vincoli con gli autori delle profanazioni contro i busti e le sculture di José Martí fatte alcun mesi fa per offendere la nostra nazione.
Queste informazioni si possono verificare in questo minuto accedendo a questo account e a questi siti.
Esorto il Governo degli USA a spiegare cosa sa su questi vincoli, cosa conosce dei contatti e dell’ammirazione reciproca tra Alazo Baró e gli individui che appartengono a gruppi seguaci del Governo attuale degli Stati Uniti, ma che inoltre incitano costantemente alla violenza e all’odio contro Cuba.
È obbligo del Governo degli Stati Uniti chiarire che influenza ha esercitato ne comportamento di Alazo Baró il sentimento e l’azione aggressiva contro Cuba che si promuove nel Doral Jesus Worship Center, di Miami, che ruolo possono aver svolto gli individui che ho citato nella decisione di Alazo Baró d’aprire il fuoco contro l’Ambasciata di Cuba.
Il silenzio complice del Governo degli Stati Uniti diventa sospetto quando si sa che i suoi servizi d’applicazione e rispetto della legge hanno un controllo costante e preciso dei gruppi violenti che agiscono anche contro Cuba in questo paese, e che si vantano anche di questo.
Abbiamo il diritto di chiedere al signor segretario di Stato, Mike Pompeo, cosa sa lui di questi temi, soprattutto quando suole pronunciarsi in maniera costante in relazione a Cuba, ma che senza dubbio non ha detto una parola sull’attacco avvenuto.
È deplorevole che il Segretario di Stato, mentre mantiene il silenzio sull’attacco terrorista,si pronunci contro Cuba e dedichi affermazioni costanti quasi quotidiane per attaccare la cooperazione médica internazionale cubana e a calunniare i nostri medici che lavorano in altri paesi, anche nel mezzo della pandemia della COVID-19. Il vice segretario assistente, fa lo stesso con frequenza e con maggior vergogna pubblica ogni giorno menzogne sul lavoro, la dedizione e il senso etico dei professinisti cubani della salute, così come avete visto nel suo account.
È molto difficile separare l’azione di Alazo Baró dal discorso costante dei funzionari del Governo degli Stati Uniti contro Cuba, contro la nostra cooperazione medica, che spinge e incita alla violenza contro il personale medico cubano con i suoi costanti attacchi contro l’attività diplomatica del nostro paese.
Un governo che applica una politica genocida, che difende come fosse legittimo castigare tutto un popolo che ha deciso d’essere libero, che applica un blocco economico, commerciale e finanziario, che tipifica secondo la Convenzione contro il Crimine di Genocidio, come un’azione di genocidio; un governo che considera accettabile aggredire le famiglie cubane. Che relazione esiste tra queste politiche e queste azioni?
Io affermo in maniera diretta che questo attacco contro l’Ambasciata di Cuba di natura terrorista è un risultato diretto d’una politica ufficiale d’istigazione all’odio e alla violenza contro il mio paese.
Chi ascolta le dichiarazioni e le falsità costanti del Dipartimento di Stato e lo stesso Segretario di Stato, osserverà che c’è costantemente un appello al risentimento e all’odio per Cuba.
Esistono inoltre prove della partecipazione di funzionari del Governo degli Stati Uniti alle azioni violente perpetrate contro i collaboratori della salute cubani in Bolivia, durante il recente colpo di Stato.
In quel momento è stata presentata una prova fotografica della partecipazione di operativi statunitensi e di veicoli con targa diplomatica nordamericana nelle azioni di minaccia nei maltrattamenti dei medici cubani a La Paz.
Chi comprende che agisce in linea con la politica aggressiva e ostile che il Governo degli Stati Uniti sbandiera costantemente, si può sentire stimolato a commettere azioni violente.
Chi crede di coincidere con quei messaggi di odio e di violenza contro Cuba, che promuovono ogni giorno alla radio, alla televisione e nelle reti sociali, figure ufficiali e gruppi violenti dal territorio nordamericano, può credere che conta con un appoggio per commettere azioni come quella del 30 aprile.
Se c’è stato odio nell’azione di Alazo Baró, si può affermare che è un odio indotto per il discorso aggressivo del Governo degli Stati Uniti, dei politici e dei gruppi che vivono nell’ostilità contro Cuba e il risultato dell’azione di promozione della violenza che realizzano differenti gruppi, in particolare a Miami.
Il Governo di Cuba aspetta i risultati di un’investigazione profonda e a fondo su questo attacco terrorista. Vedremo se il Governo degli Stati Uniti trova qualche spiegazione plausibile sui vincoli di Alazo Baró con i gruppi estremisti e violenti che ho citato, e come spiega la relazione inevitabile tra questi vincoli e queste azioni e l’attacco alla nostra missione diplomatica.
Osserviamo le immagini – e speriamo che il Governo degli Stati Uniti le chiarisca nel suo momento- di persone che poche ore dopo l’attacco terrorista si avvicinano e fotografano l’Ambasciata di Cuba, e sono persone con un noto comportamento aggressivo e ostile contro questa sede diplomatica. Posso citare Yoaxis Marcheco Suárez e Mario Félix Leonard Barrós, tutti e due assidui partecipanti ad azioni d’ostilità contro i diplomatici cubani.
Lascio in questa conferenza stampa diverse domande per il signor segretario di Stato Mike Pompeo; le corrisponde signor segretario, dare risposte al popolo degli Stati Uniti, al popolo di Cuba e all’opinione pubblica internazionale su questi gravi fatti e sulle prove indiscutibili che ho presentato Nessuno può dimenticare la lunga e cruenta storia di terrorismo contro le missioni diplomatiche di Cuba negli Stati Uniti e contro i suoi funzionari.
Il servizio estero della Repubblica di Cuba ha undici martiri assassinati violentemente da gruppi di terroristi, uno nel1980 in una strada del centro di Quinns, nella città di Nuova York.
L’ assassinio del ex cancelliere cileno Orlando Letelier in un viale centrale di Washington è ugualmente parte di questa storia.
Molte delle prove che esistono sull’attacco terrorista contro l’Ambasciata cubana sono pubbliche, non tutte, non sono le uniche e tra queste ci sono abbondanti informazioni nelle reti e in altri media pubblici.
Reitero che il Governo degli Stati Uniti ha optato per silenziare, non denunciare, non condannare, non respingere un’azione terrorista commessa contro una sede diplomatica a Washington.
Il mitragliamento contro l’Ambasciata di Cuba con un fucile d’assalto e con l’intenzione d’ammazzare è risultato diretto della politica aggressiva del Governo degli Stati Uniti contro Cuba e della tolleranza e istigazione alla violenza dei politici e dei gruppi estremisti anti cubani che hanno fatto degli attacchi di questo tipo un mezzo di vita.
Non è un segreto che i settori con un traiettoria estrema contro Cuba hanno ottenuto un’influenza sproporzionata nella Casa Blanca e Alcuni di loro oggi partecipano al controllo, disgraziatamente, della politica degli Stati Uniti verso Cuba, cosa che il nostro Governo ha denunciato in maniera forte, opportuna e sistematica.
Questi sono i fatti a proposito dell’attacco e delle cause profonde che hanno portato a questo, con l’omissione del Governo degli Stati Uniti di condannare e denunciare e con la sua negligenza criminale di non aver controllato i dati che aveva precedentemente, che avrebbero permesso d’evitare che si consumasse questo attacco terrorista.
Molte grazie.
Conferencia virtual de Bruno Rodríguez Parrilla, ministro de Relaciones Exteriores de la República de Cuba, desde el Minrex, el 12 de mayo de 2020, “Año 62 de la Revolución”
Juan A. Fernández (Presentador).- Buenas tardes
Desde la sede del Ministerio de Relaciones Exteriores de la República de Cuba damos inicio a la conferencia de prensa del ministro de Relaciones Exteriores Bruno Rodríguez Parrilla, en relación con el atentado terrorista perpetrado contra nuestra Embajada en los Estados Unidos el pasado 30 de abril.
Primero el Ministro realizará una intervención con información novedosa sobre estos graves acontecimientos y posteriormente pasaremos a una breve sesión de preguntas y respuestas.
Informamos que esta conferencia se desarrolla en un formato virtual cumpliendo con las medidas sanitarias establecidas para el enfrentamiento a la COVID-19. Se transmite en vivo como parte de la emisión del Noticiero al Mediodía de la Televisión Cubana y por la página en Facebook y el canal YouTube de la Presidencia y la Cancillería cubanas.
Ministro, por favor, tiene usted la palabra.
Bruno Rodríguez.- Muchas gracias a todos quienes desde sus casas siguen esta conferencia de prensa en Cuba o en otros países, y reitero la sugerencia de “Quédese en su casa”.
Como conoce nuestro pueblo, el pasado 30 de abril, a las dos y cinco de la madrugada se produjo un ataque con arma de fuego contra la Embajada de Cuba ante los Estados Unidos.
El autor, Alexander Alazo Baró, cuyas imágenes pueden verse (Señala), es una persona de origen cubano que vive en los Estados Unidos desde 2010.
Hemos reconocido la actuación profesional y rápida de las fuerzas de la policía local y del servicio secreto en el momento del ataque; sin embargo, debo decir que el Departamento de Estado demoró casi cinco días para ponerse en comunicación con las autoridades cubanas y emitir alguna comunicación de carácter oficial sobre este grave suceso.
El Departamento de Estado y el Gobierno de los Estados Unidos, lamentablemente, han optado por silenciar este grave ataque terrorista. Hasta este mismo instante no se ha producido ninguna declaración pública de condena a este hecho, ni de rechazo a un acto terrorista; ante una situación de esta gravedad, es necesario denunciar el silencio cómplice del Gobierno de los Estados Unidos.
Como muestran las imágenes (Señala), el atacante se aproximó a la Embajada, gritó frases ofensivas y lanzó contra la reja una bandera cubana profanada con varias frases incoherentes y después trató de incendiarla con gasolina.
Se produjo entonces un ataque a tiros, como puede verse (Señala), contra la Embajada, que está en medio de la capital de los Estados Unidos, a unas cuadras de la Casa Blanca, utilizando un fusil semiautomático de asalto por parte de un individuo que viajó con el arma y las municiones desde el estado de Pensilvania. Iba con la intención de batir lo que hubiera delante, incluso seres humanos si hubieren estado en su línea de fuego; él mismo confesó después que actuó con intención de matar.
Debe precisarse que en el momento del asalto y de los disparos —empleó 32 proyectiles— había 10 funcionarios cubanos en la sede de la Embajada bajo fuego.
Es necesario preguntar al Gobierno de los Estados Unidos cuáles son sus motivaciones para mantener silencio sobre el hecho, mantenerlo alejado de la opinión pública y no lanzar mensajes de disuasión de actos como este en cumplimiento de sus obligaciones legales como país sede de la sede diplomática.
Se trata de un acto terrorista, un acto cometido contra nuestra sede diplomática en Washington, pero que no puede verse separado, sino como un resultado directo de la política y del discurso agresivo del Gobierno de los Estados Unidos contra Cuba, del discurso de odio y de la permanente instigación a la violencia de políticos estadounidenses y grupos extremistas anticubanos que han hecho de este tipo de ataques su medio de vida.
Se sabe que Alazo Baró planificó el atentado con suficiente antelación, que visitó el lugar de los hechos previamente y con fines de exploración unas dos semanas antes del ataque.
Se declaró en el momento de la agresión como un seguidor del actual Presidente de los Estados Unidos. Vieron los carteles que profanaban la bandera cubana, y se arropó en la bandera de los Estados Unidos. No ofreció resistencia al momento de ser arrestado, como acaban de ver en las imágenes de video (Señala).
En los documentos legales a los que el público ha tenido acceso, se establece que, según la esposa, Alazo Baró visitó un hospital, en el que seguramente expresó sus sentimientos y delirios de persecución de supuestos grupos criminales cubanos o del propio Gobierno cubano, y posteriormente visitó las oficinas de varias agencias de aplicación de la ley, es decir, de varias agencias de seguridad nacional de los Estados Unidos para formular acusaciones contra nuestro Gobierno y denunciar que este supuestamente pretendía asesinarlo.
Corresponde al Gobierno de los Estados Unidos explicar qué cursos dio a esas acusaciones de Alazo Baró o cómo actuó cuando un individuo con esas características y esos antecedentes formula ante las agencias de aplicación de la ley acusaciones de cualquier naturaleza contra un país que tiene una sede diplomática en territorio estadounidense.
Debo decir que se aprecia negligencia en la conducta del Gobierno de los Estados Unidos, que no actuó ante informaciones de esa naturaleza.
El señor Alazo Baró había visitado las agencias de aplicación de la ley, era poseedor de una licencia para portar armas, dueño de una pistola marca Glock; obtuvo en el periodo previo al ataque un fusil AK-47 y dos semanas antes, como dije, hizo una exploración in situ, en el lugar de la Embajada.
El Gobierno de los Estados Unidos incumplió su obligación de prevenir este ataque del cual recibió señales suficientes.
En los documentos legales del arresto se registra que Alazo Baró es una persona que sufre algún trastorno mental, que, según dijo, utiliza medicamentos; sin embargo, también en el propio documento del Gobierno de los Estados Unidos se recoge que se encontró en su auto un paquete de polvo blanco que resultó ser cocaína.
Es sabido que Alazo Baró tenía dificultades económicas, había perdido un pequeño negocio y no tenía empleo en el momento del ataque. Según declaró su esposa, ellos han transitado por períodos en que no han tenido siquiera vivienda, lo que los ha obligado a vivir en el auto.
Sin embargo, como ya dije, es una persona que tenía licencia para armas y licencia de conducir, ¿cómo pudo haber permitido el Gobierno de los Estados Unidos, disponiendo evidentemente de estos antecedentes, que esta persona actuara de esa manera premeditada con ánimo de agresión y de matar? Corresponde al Gobierno de los Estados Unidos, también, realizar una investigación exhaustiva, a fondo que permita determinar de dónde salió el dinero utilizado.
Según documentos legales, Alazo Baró actuó motivado por odio a Cuba y por temor a agresiones de supuestos grupos criminales cubanos, que todo el mundo sabe que no existen. Es sabido que en Cuba no hay organizaciones criminales ni crimen organizado, esto lo sabe el Gobierno de los Estados Unidos y todo el mundo.
Debo informar que Alazo Baró en su infancia y juventud y mientras vivió en Cuba mantuvo una conducta social totalmente normal, con inclinaciones religiosas, y en su etapa profesional se dedicó a la labor pastoral. Cumplió de manera normal el Servicio Militar General, sin ninguna dificultad o suceso relevante alguno.
En el año 2003 Alazo Baró viajó a México con una visa religiosa para asentarse allí, habiéndose casado antes con una ciudadana mexicana de similar vocación. Residió en México durante varios años y mantuvo una relación normal con Cuba. Viajó a nuestro país en ocho ocasiones, la última vez en el año 2015, una relación como la que tienen con Cuba los cubanos que residen de manera permanente en el exterior.
Hay que recordar que en años normales, antes de las medidas de recrudecimiento del bloqueo y restricción de los viajes de cubanos a Cuba, nuestro país era visitado por más de 600 000 cubanos anualmente. De manera que dentro de las relaciones normales que tiene el país con los cubanos que residen en el exterior, dentro de sus propósitos de reunificación familiar, facilitación de los viajes y del derecho a viajar, Alazo Baró visitó frecuentemente nuestro país, la última vez en el año 2015.
Debo decir que durante su período en el exterior también tuvo contacto regular y recibió servicios consulares de manera normal por parte de nuestras oficinas. De manera que ha quedado establecido que el señor Alazo Baró nunca tuvo ni ha tenido ningún problema en Cuba ni con su país de origen.
Hay que preguntarse y hay que preguntar al Gobierno de los Estados Unidos cómo un individuo con una conducta normal, religiosa, pacífica se transforma en alguien con problemas mentales que, con escasos recursos económicos, se hace poseedor de un fusil de asalto, se traslada, viaja de un estado a otro de la Unión y se lanza a cometer una agresión armada contra una sede diplomática en la capital de esa nación.
Debo decir que Alazo Baró en el año 2010, incluso, antes de sus últimos viajes a Cuba, se mudó a los Estados Unidos y radicó primero en Miami, después en Texas, posteriormente en Pensilvania y quizás en otros lugares; pero es obligación del Gobierno de los Estados Unidos investigar a fondo, con precisión, cuáles son los vínculos, las conexiones de Alazo Baró con grupos e individuos, dentro de los Estados Unidos, con una trayectoria conocida de manifestaciones de odio y de instigación a la violencia o, incluso, al terrorismo contra Cuba.
Puedo informar con toda responsabilidad que Alazo Baró durante su estancia en Miami se asoció a un centro religioso llamado Doral Jesus Worship Center, Centro de oración de Jesús, en Doral, en Miami Dade, al que se aproximan regularmente y en el que se reúnen personas con reconocida conducta a favor de la agresión, la hostilidad, la violencia y el extremismo contra Cuba. En ese centro entró en contacto Alazo Baró con esta persona (muestra), que es el pastor Frank López, al que mantenía un seguimiento permanente en Facebook.
El pastor López es un individuo que mantiene estrechas relaciones con personas como el senador Marcos Rubio, con un venezolano —que es el que acaban de ver (muestra foto)—, llamado Carlos Vecchio y con otras figuras de conocido extremismo contra Cuba y promotores de la agresión a nuestro país, incluido el congresista Díaz-Balart.
El Vicepresidente de los Estados Unidos, curiosamente, visitó hace poco tiempo esa iglesia; antes, el 1ro de febrero de 2019 había pronunciado allí un discurso de franca hostilidad contra Cuba, de desprecio hacia América Latina y de amenazas a la región. Entre las personas con quienes Alazo Baró se asoció estrechamente en esa iglesia está el ciudadano de origen cubano llamado Leandro Pérez, quien en su propio perfil de Facebook —que están viendo (Muestra) o han visto— se declara como amigo cercano del tirador, a quien dice conocer y apreciar.
Leandro Pérez es conocido por sus incitaciones públicas en las redes sociales a favor de acciones de magnicidio en Cuba, ha singularizado en sus llamados a acciones violentas, precisamente contra el General de Ejército Raúl Castro Ruz y el Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez. Basta con revisar en este momento sus cuentas en redes sociales para encontrar apelaciones como la que ven en pantalla (Señala), mediante la cual llama a atacar con drones lugares oficiales de la ciudad de La Habana.
El 5 de febrero de este año usó Facebook para intentar amenazar a Cuba con tener listos drones que se utilizarían para agredirnos. Ha usado también las redes y sus contactos para promover ayuda al terrorista —que aparece en pantalla (Señala)— Ramón Saúl Sánchez, cuya violación sistemática de las propias leyes norteamericanas, provocó la orden de deportación que, sin embargo, no se ejecuta. Los vínculos de Saúl Sánchez con el terrorismo contra Cuba están ampliamente documentados.
Alazo Baró tiene este perfil en Facebook (Señala), en el cual se hace llamar Hamilton Alexander, que es un personaje histórico, en él comparte los mensajes de un individuo, que han visto en pantalla, que promueve canciones de estilo y contenido marginal, con incitaciones abiertas a actos de violencia contra funcionarios diplomáticos, precisamente, en los Estados Unidos.
En el sitio observan ustedes (Señala) vínculos con los autores de actos de profanación contra los bustos o esculturas de José Martí que se produjeron para ofensa de nuestra nación hace algunos meses. Esta información puede ser comprobada en este minuto accediendo a esas cuentas y a esos sitios.
Emplazo al Gobierno de los Estados Unidos a explicar qué sabe sobre esos vínculos, qué conoce de los contactos y admiración mutua entre Alazo Baró e individuos que pertenecen a agrupaciones seguidoras que apoyan al actual Gobierno de los Estados Unidos, pero que también incitan constantemente a la violencia y al odio contra Cuba.
Es obligación del Gobierno de los Estados Unidos aclarar qué influencia ejerció en la conducta de Alazo Baró el sentimiento y la acción agresiva contra Cuba que se promueve en el Doral Jesus Worship Center, de Miami, qué papel pueden haber desempeñado los individuos que he mencionado en la decisión de Alazo Baró de abrir fuego contra la Embajada de Cuba.
El silencio cómplice del Gobierno de los Estados Unidos se torna sospechoso, cuando se conoce que sus servicios de aplicación y cumplimiento de la ley tienen un monitoreo constante y preciso de los grupos violentos que actúan incluso contra Cuba en ese país e incluso se ufanan de ello.
Hay derecho a preguntarle al señor secretario de Estado Mike Pompeo qué sabe él de estos asuntos, sobre todo cuando suele pronunciarse de manera constante con relación a Cuba; pero que, sin embargo, no ha dicho una palabra sobre el ataque ocurrido.
Es deplorable que el Secretario de Estado mientras mantiene silencio sobre el ataque terrorista, se haya pronunciado contra Cuba, dedique pronunciamientos permanentes y casi diarios a atacar la cooperación médica internacional cubana y a calumniar a nuestros médicos que trabajan en otros países, incluso en medio de la pandemia de la COVID-19. Lo mismo hace su Subsecretario Asistente, quien con frecuencia y desvergüenza mayor publica a diario mentiras sobre la labor, la dedicación y el sentido ético de los profesionales cubanos de la salud, tal como ustedes han visto en su cuenta.
Es muy difícil separar la acción de Alazo Baró del discurso constante de los funcionarios del Gobierno de los Estados Unidos contra Cuba, contra nuestra cooperación médica, que alienta, que incita a la violencia contra personal médico cubano y sus constantes ataques contra la actividad diplomática de nuestro país.
Un gobierno que aplica una política genocida, que defiende como legítimo castigar a todo un pueblo que ha decidido ser libre, que aplica un bloqueo económico, comercial y financiero que tipifica, según la Convención contra el Crimen de Genocidio, como un acto de genocidio; un gobierno que considera aceptable agredir a las familias cubanas, qué relación existe entre esas políticas y estos actos.
Yo afirmo de manera directa que este ataque contra la Embajada de Cuba, de naturaleza terrorista, es un resultado directo de una política oficial de instigación al odio y a la violencia contra mi país.
Quien escuche los pronunciamientos y falsedades constantes del Departamento de Estado y del propio Secretario de Estado, observará que hay constantemente una apelación al resentimiento y al odio a Cuba.
Existen, además, evidencias de la participación de funcionarios del Gobierno de los Estados Unidos en las acciones violentas que se produjeron contra los colaboradores de la salud cubanos en Bolivia durante el reciente golpe de Estado. En su momento se presentó evidencia fotográfica de la participación de operativos estadounidenses y vehículos con chapa diplomática norteamericana en acciones de hostigamiento y acoso contra médicos cubanos en La Paz.
El que entienda que actúa en línea con la política agresiva y de hostilidad que pregona y practica constantemente el Gobierno de los Estados Unidos, puede sentirse alentado a cometer actos violentos.
Quien crea que coincide con mensajes de odio y de violencia contra Cuba, que se promueven a diario en la radio, en la televisión y en las redes sociales de figuras oficiales y de grupos violentos desde territorio norteamericano, puede asumir que cuenta con respaldo para cometer actos como el del 30 de abril.
Si hubo odio en la actuación de Alazo Baró, puede afirmarse que es un odio inducido por el discurso agresivo del Gobierno de los Estados Unidos, de los políticos y agrupaciones que viven de la hostilidad contra Cuba y resultado de la acción de promoción de la violencia que se realiza por diferentes grupos, en particular, en Miami.
El Gobierno de Cuba espera por resultados de una investigación exhaustiva y a fondo de este ataque terrorista. Veremos si el Gobierno de los Estados Unidos encuentra alguna explicación plausible a los vínculos de Alazo Baró con las agrupaciones extremistas y violentas que he mencionado, y cómo explica la relación ineludible entre esos vínculos y esos actos y el ataque contra nuestra misión diplomática.
Observemos las imágenes —que esperamos que el Gobierno de los Estados Unidos aclare en su momento— de personas que apenas horas después del ataque terrorista se acercan y fotografían la Embajada de Cuba y que son de reconocida conducta agresiva y de hostigamiento contra esa sede diplomática. Puedo mencionar a Yoaxis Marcheco Suárez y a Mario Félix Leonard Barrós, ambos asiduos participantes en actos de hostigamiento contra los diplomáticos cubanos.
Dejo en esta rueda de prensa varias preguntas al señor secretario de Estado Mike Pompeo; corresponde a usted, señor secretario, dar respuestas al pueblo de los Estados Unidos, al pueblo de Cuba y a la opinión pública internacional sobre estos graves hechos y la evidencia ineludible que acabo de presentar.
No podría nadie olvidar la larga y cruenta historia de terrorismo contra las misiones diplomáticas de Cuba en los Estados Unidos y contra sus funcionarios. Once mártires tiene el servicio exterior de la República de Cuba, asesinados violentamente por grupos terroristas, uno de ellos en 1980 en una avenida céntrica en Quinns, en la ciudad de Nueva York. El asesinato del excanciller chileno Orlando Letelier en una avenida céntrica de Washington es también parte de esa historia.
Muchas de las evidencias que existen sobre el ataque terrorista contra la Embajada cubana son públicas, no todas, no son las únicas, entre ellas hay abundante información en redes y en otros medios públicos.
Reitero que el Gobierno de los Estados Unidos ha optado por silenciar, no denunciar, no condenar, no rechazar un acto terrorista cometido contra una sede diplomática en Washington. El ametrallamiento contra la Embajada de Cuba con un fusil de asalto y con la intención de matar es resultado directo de la política agresiva del Gobierno de Estados Unidos contra Cuba y de la tolerancia e instigación a la violencia de políticos y grupos extremistas anticubanos que han hecho de los ataques de este tipo un medio de vida.
No es un secreto que los sectores con una trayectoria extrema contra Cuba han logrado una influencia desproporcionada en la Casa Blanca y algunos de ellos hoy participan en el control, lamentablemente, de la política de los Estados Unidos hacia Cuba, lo que nuestro Gobierno ha denunciado de manera contundente, oportuna y sistemática.
Estos son los hechos alrededor del ataque y las causas profundas que llevaron a este, junto a la omisión del Gobierno de los Estados Unidos de condenar y denunciar, y junto a su negligencia criminal de no haber atendido los numerosos datos que tuvo previamente y que le pudieron haber permitido evitar que este ataque terrorista se consumara.
Muchas gracias.
Presentador.- Ministro, tenemos una primera pregunta, la formula el diario The Washington Post. La pregunta es la siguiente: ¿Está usted satisfecho con la manera en que la policía local manejó el ataque?
Bruno Rodríguez.- En mi conferencia de prensa anterior y en esta, acabo de expresar nuestro reconocimiento a la actuación rápida y eficaz, en el preciso momento de los hechos, de la policía local y del Servicio Secreto, para reprimir al agresor.
Presentador.- Hemos recibido también, Ministro, otra pregunta, en este caso del diario Granma:
Usted explica que ha habido silencio de las autoridades del Gobierno de los Estados Unidos, incluido el Departamento de Estado. ¿Ha recibido reacciones de otros actores en Estados Unidos?
Bruno Rodríguez.- De numerosos. Varios senadores y congresistas se han dirigido a nuestro Embajador, a nuestra Embajada condenando lo ocurrido y expresando solidaridad frente a un hecho de naturaleza terrorista como este. Numerosos ciudadanos y ciudadanas norteamericanos han hecho lo mismo; diplomáticos, embajadores acreditados en Washington también; desde numerosos países hemos recibido también mensajes de condena y aliento en este sentido. Y debo decir también que numerosos cubanos residentes en distintos países, en particular en los Estados Unidos, en la Florida, New Jersey, que son estados donde hay importante concentración de ellos, se han dirigido también a nuestra Embajada para condenar este hecho.
Presentador.- La siguiente pregunta la formula el Canal 10 ABC, Miami, y dice así: Canciller, en un tuit usted dijo y cita: “Es responsabilidad de los Estados proteger a los diplomáticos acreditados y sus instalaciones”; pero los críticos del Gobierno cubano y funcionarios del Gobierno de los Estados Unidos han dicho que el Gobierno cubano no protegió a los diplomáticos estadounidenses en La Habana. ¿Qué similitudes o qué diferencias tienen ambos incidentes?
Bruno Rodríguez.- Confirmo rotundamente que es obligación de todo Estado la protección de la integridad, la dignidad y el normal funcionamiento de una misión diplomática y del personal diplomático y sus familiares, tal como Cuba cumple escrupulosamente.
Hay diferencias fundamentales. La primera diferencia es que contra el personal diplomático estadounidense en La Habana no hubo ningún ataque, no hubo ningún acto deliberado. Emplazo al Gobierno o al Departamento de Estado de los Estados Unidos a presentar mínima información creíble o mínima evidencia. Puede la prensa preguntarle al Buró Federal de Investigaciones de los Estados Unidos cuyo resultado de investigación coincide en este sentido con la investigación cubana, que demuestra contundentemente que no hubo ni ataque ni acto deliberado.
En segundo lugar, el Gobierno cubano, desde los primeros momentos en que se movió alguna información con relación a este asunto o en las primeras horas después que la Embajada norteamericana se había puesto en contacto con nuestra Cancillería, al más alto nivel se dirigió al Gobierno de los Estados Unidos, ofreció completa y plena cooperación, información, disposición a recibir investigadores norteamericanos y a cubrir todas sus necesidades, incluida la toma de muestras y la exportación de estas. Designó un equipo de expertos del más alto nivel internacional y propuso numerosas acciones de cooperación, incluso, en el plano de la cooperación entre ambos equipos médicos, el norteamericano y el cubano, que el Gobierno de Estados Unidos rechazó o impidió realizar.
En tercer lugar, respecto a los llamados incidentes de salud de diplomáticos norteamericanos en Cuba, no hay ni un autor, ni una hipótesis, ni una evidencia, ni un arma. Aquí hay un atacante, un fusil AK-47, 32 casquillos de proyectiles, 32 orificios de bala y declaraciones de la intención de agredir y de matar.
Recuerdo que en los documentos legales se reconoce que el atacante confesó que si hubiera salido de la Embajada cualquier diplomático, habría hecho fuego sobre él.
Y una diferencia —habría otras—, pero otra diferencia significativa: Cuba en este momento espera por el resultado de investigación del Gobierno de los Estados Unidos, tiene la esperanza de que haya una investigación exhaustiva y de que se compartan con transparencia sus resultados. Tiene también la esperanza de que el Gobierno de los Estados Unidos cumpla su obligación de adoptar medidas suficientes para prevenir que hechos como este se vuelvan a producir en el futuro contra diplomáticos o sedes diplomáticas cubanas o de cualquier otro país en los Estados Unidos.
El Gobierno cubano no ha hecho amenazas, no ha aplicado medidas de bloqueo, no ha hecho advertencias a los viajeros, no ha expulsado personal norteamericano de La Habana, no ha desmantelado su Embajada o su Consulado en Washington. Todo esto sí se hizo sin una hipótesis, sin información creíble y sin una sola evidencia por parte del Gobierno de los Estados Unidos de América contra Cuba, con el pretexto de aquellos llamados incidentes de salud.
Yo, en lo personal, viajé expresamente a Washington para reunirme en su oficina con el Secretario de Estado, señor Tillerson, a quien manifesté nuestras preocupaciones y compromiso de dar absoluta seguridad, como ha sido en la historia intachable de estos 60 años, a diplomáticos, delegaciones norteamericanas que han estado en nuestro país. No olvido que el señor Tillerson, cuando lo exhorté a investigar y a buscar hipótesis y evidencias, me dijo que no era de su interés, que para él bastaba con que un supuesto hecho hubiera ocurrido supuestamente en Cuba para responsabilizar y culpar de ello al Gobierno cubano.
Espero que el señor Pompeo, el Departamento de Estado y el Gobierno de los Estados Unidos se atengan a esa conducta.
Presentador.- La siguiente pregunta nos llega desde la agencia de prensa AP, y dice así:
Ministro, medios de prensa en Estados Unidos aseguraron que la persona que atacó la Embajada tiene antecedentes psiquiátricos. Cuba sugirió que la retórica agresiva del presidente Trump fogonea este tipo de acciones. Dado que el atacante es una persona emigrada, ¿tiene Cuba antecedentes médicos o historia clínica de dicha persona que confirme o no su enfermedad?
Bruno Rodríguez.- He explicado que su conducta en Cuba fue totalmente normal durante los largos años que vivió en nuestro país y durante sus sistemáticas visitas a nuestro país, igual que su relación con los consulados cubanos que le brindaron servicio durante su estancia en el exterior.
Todo esto me hace reiterar que hay una conexión indisimulable e inocultable entre la política agresiva de odio y de instigación a la violencia que sigue el Gobierno de los Estados Unidos; que grupos de políticos norteamericanos, de inclinación extremista y grupos de origen cubano u otros con antecedentes de violencia, generaron las condiciones para que este ataque se produjera.
Invito también a preguntarle al Gobierno de los Estados Unidos qué sabe sobre qué está pasando en el Doral Jesus Worship Center.
Presentador.- Una última pregunta, Ministro. Nos llega, en este caso, de la agencia de prensa DPA, y dice así:
Ministro, a raíz del ataque a la Embajada, Cuba convocó a la Encargada de Negocios en La Habana y se comunicó con el Departamento de Estado, pero no ha habido reacciones del Gobierno de Estados Unidos sobre este ataque. ¿Cuál sería el siguiente paso diplomático de Cuba?
Bruno Rodríguez.- Esperamos porque el Gobierno de los Estados Unidos cumpla con sus obligaciones bajo tratados internacionales. Apelaremos a todas las instancias de Derecho Internacional. A menos que haya resultado evidente y apropiado, continuaremos nuestra denuncia. Por supuesto, seguiremos garantizando de manera plena y absoluta la seguridad de la Embajada de los Estados Unidos en La Habana, de sus diplomáticos y de todas las demás.
Tenemos la esperanza de que el Gobierno de los Estados Unidos intente por lo menos hacer coincidir su retórica contra el terrorismo y su política de lucha contra el terrorismo internacional con sus responsabilidades ante un ataque terrorista que se ha producido contra una Misión Diplomática en el centro de Washington.
Muchas gracias a todos.
Presentador.- Muchas gracias, Ministro.
De esta forma damos por concluida la Conferencia de Prensa desde la sede del Ministerio de Relaciones Exteriores de la República de Cuba.
Articolo sulla Conferenza Stampa
La notte di giovedì 30 aprile un uomo ha sparato contro l’Ambasciata di Cuba negli USA. Non ci son stati danni al personale della missione che si trova protetto e sicuro, ma ci sono stati danni materiali all’edificio per i proiettili.
Il Ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, ha offerto martedì 12 maggio del 2020, una conferenza stampa virtuale sull’attacco terrorista all’Ambasciata di Cuba negli Stati Uniti avvenuto lo scorso 30 aprile.
La conferenza è stata trasmessa dal vivo dalle 13.30 come parte del Telegiornale del Mezzogiorno della Televisione Cubana. Inoltre è stata trasmessa dalla pagina Facebook del quotidiano Granma. Il Cancelliere cubano ha risposto alle domande della stampa nazionale e straniera.
Il Cancelliere cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, ha offerto dichiarazioni alla stampa sull’attacco terrorista all’Ambasciata di Cuba a Washington, perpetrato dal cittadino Alexander Alazo, nella notte di giovedì 30 aprile del 2020, quando costui ha sparato contro l’edificio della missione diplomatica.
Rodríguez Parrilla ha detto che l’autore d’origine cubana vive negli Stati Uniti dal 2010. Ha segnalato la rapida reazione della polizia e del Servizio Segreto sull’attentato ma, ha aggiunto, il Dipartimento di Stato ha tardato ne contattare le autorità cubane per informare sull’investigazione del fatto e si è dedicato a celare questa azione terrorista di fronte al mondo.
Il Ministro delle Relazioni Estere di Cuba ha denunciato il silenzio complice del Governo statunitense di fronte a questo fatto. Ha commentato i fatti accompagnato dalle immagini di sicurezza della sede della diplomazia cubana, e ha segnalato che l’autore del crimine ha confessato d’aver agito con l’intenzione d’uccidere.
«È necessario chiedere al Governo degli Stati Uniti quali sono le motivazioni per mantenere silenziato il fatto, allontanarlo dalla palestra pubblica, tacere un’azione terrorista contro il nostro paese e non denunciare – come obbliga la legge – un fatto come questo.
Si sa che Alazo ha pianificato l’attentato con sufficiente anticipo, ha visitato il luogo dei fatti due settimane prima dell’attacco per fare verifiche, ha perpetrato l’azione di violenza contro l’Ambasciata cubana, ha oltraggiato la bandiera del nostro paese, si è avvolto nella bandiera nordamericana e non ha offerto resistenza all’arresto realizzato dagli agenti di questo paese.
La moglie di costui lo ha visitato in un’istituzione per malati mentali, perché soffriva di presunti deliri di persecuzione. Il Ministro, ha aggiunto che si apprezza negligenza nella gestione del governo statunitense di fronte a questo fatto.
L’autore avere il porto d’armi aveva avuto una pistola e un fucile e due settimane prime aveva realizzato un’esplorazione in situ del luogo dei fatti. Il governo degli Stati Uniti non ha realizzato l’investigazione pertinente per fermare questo attacco prima che avvenisse.
Nell’auto dell’assaltante è stata trovata cocaina e, come ha detto la moglie, hanno vissuto in macchina. Come ha permesso i governo statunitense, disponendo di tutti i precedenti, che questa persona agisse nella forma in cui lo ha fatto, con l’intenzione d’ uccidere? Il Cancelliere cubano ha incitato il governo nordamericano a realizzare un’investigazione dettagliata per determinare da dove è uscito il denaro per finanziare il fatto.
Inoltre ha commentato che Alazo durante il suo tempo vissuto in Cuba si dedicava alla vita religiosa come pastore, si era sposato con una messicana e aveva vissuto vari anni in Messico, durante i quali aveva visitato l’Isola in diverse occasioni, mantenendo una relazione cordiale con Cuba sino alla sua ultima visita nel 2015.
Il signor Alazo Baró non ha mai avuto un problema in Cuba, ha aggiunto. Il ministro ha poi segnalato la relazione di Alazo Baró con Leandro Pérez, un cittadino che utilizza costantemente le reti per promuovere sostegno al terrorismo contro Cuba, dove chiama ad attaccare l’Avana con droni e mantiene vincoli con terroristi anticubani. Alazo mantiene vincoli con i perpetratori dell’oltraggio ai busti dell’Eroe Nazionale José Martí di alcuni mesi fa.
È obbligo del governo statunitense investigare tutti questi contatti, che ruolo possono aver esercitato questi individui citati, di fronte al fatto che oggi si denuncia. Il silenzio di questo governo è sospetto, sapendo il controllo che mantiene su questo genere di fatti. È deplorevole che il Segretario di Stato mantenga il silenzio di fronte all’attacco terrorista, mentre dedica attacchi quotidiani contro le missioni mediche cubane e contro il nostro paese.
Il governo degli Stati Uniti esercita un blocco genocida e illegale contro Cuba e considera accettabile aggredire le famiglie cubane, crea spazi per questo genere di azioni di violenza contro Cuba. Esiste la prova della partecipazione di funzionari statunitensi alle azioni di violenza contro i medici cubani durante il colpo di Stato in Bolivia.
Esistono foto, ci sono evidenze, ha aggiunto Rodríguez Parrilla. Se c’era odio nell’azione di Alazo Baró si può affermare che è prodotto dalle azioni d’incitamento alla violenza contro Cuba che promuovono gli Stati Uniti e la controrivoluzione di Miami. Vedremo se il Governo di questo paese investigherà e giustificherà le relazioni di Alazo con i terroristi anti cubani e come risponderà di fronte a questi fatti. Posso citare inoltre come persone che precedentemente hanno realizzato azioni di disturbo contro l’ambasciata di Cuba e che si sono avvicinate a scattare fotografie poche ore dopo il fatto perpetrato.
Il Cancelliere cubano ha poi di nuovo richiamato il Segretario di Stato a rispondere con un’investigazione dettagliata e precisa a queste azioni di terrorismo. Il governo degli Stati Uniti non si è pronunciato per condannare questa azione terrorista perpetrata contro un’Ambasciata nel suolo di questo paese.
L’attacco contro l’Ambasciata cubana: il silenzio eloquente dei suoi complici
14.05 – Il ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, nella conferenza stampa virtuale offerta il 12 maggio sul’attacco terrorista al’Ambasciata di Cuba negli Stati Uniti, ha detto: «Qui c’è un attaccante, un fucile AK-47, 32 bossoli di proiettili, 32 orifizi dei colpi e la dichiarazione dell’esecutore dei fatti dell’intenzione d’aggredire e uccidere».
Inoltre abbiamo il silenzio del Governo degli Stati Uniti, un silenzio che conosciamo, che per anni ha accompagnato le azioni che gruppi violenti radicati nel territorio di questo paese hanno eseguito contro Cuba.
Ogni ondata di terrore è stata preceduta da forti campagne di odio, rancore, minacce, tentativi di screditare il modo di fare di Cuba nell’arena internazionale, nel mezzo di scenari in cui l’assedio economico stringe sempre più forte il collo.
Il terrorismo è costato all’Isola più grande ell Antille 3478 morti e 2.099 invalidi, oltre a enormi danni economici, realizzato con o senza l’appoggio del Governo degli USA ma contando sempre con il suo beneplacito e obbedendo alle direttive della CIA.
Centinaia di gruppi terroristi sono stati creati, finanziati e addestrati dalla CIA, organizzazioni che hanno avuto nelle loro fila noti assassini come Orlando Bosch, Luis Posada Carriles, Guillermo e Ignacio Novo Sampol e molti altri.
Il Comando delle Organizzazioni Rivoluzionarie Unite (CORU), creato nel 1976, rappresentò l’integrazione di una rete di terrorismo internazionale, la prima nella storia.
«La guerra per i cammini del mondo», come loro la chiamarono, non rispettò frontiere nè leggi internazionali e le ambasciate cubane furono il bersaglio preferito.
In quegli anni organizzarono più di 370 operazioni terroristiche, e l’atroce esplosione di un aereo civile cubano in volo fu la terribile espressione dell’odio esacerbato e protetto dal silenzio della Casa Bianca.
L’esecutore della recente azione contro la nostra Ambasciata a Washington, Alexander Alazo Baró, ha partecipato a un incontro in un centro religioso chiamato Doral Jesus Worship Center, con persone che manifestano una condotta ostile verso la Rivoluzione cubana. Uno dei suo «amicis» del centro religioso, il pastore Frank López, mantiene strette relazioni, niente meno che con Marco Rubio, con il congressista Díaz-Balart e altri personaggi con unanota posizione estremista.
Il suo comportamento prima dell’aggressione non poteva essere meno «prudente», non ha nascosto il suo odio verso la nazione che lo ha visto nascere né i suoi deliri, reali o fittizi, aveva poco denaro, senza un lavoro fisso, come ha detto la moglie a varie fonti.
Pochi giorni prima aveva controllato il luogo pianificato, ogni passo di quello che pensava d’eseguire, tutto in mezzo a Washington, a pochi isolati dalla Casa Bianca, in una zona molto vigilata, armato e pericoloso. Disposto a tutto, il giorno zero ha guidato la sua auto per molti chilometri, portando un AK-47 e ha sparto contro il suo obiettivo.
Il Governo di Cuba ha infinite ragioni per reclamare un’investigazione completa e dettagliata dei fatti dal Governo degli Stati Uniti e reclamare che si prendano le necessarie misure per impedire che ritornino quei tempi di sangue innocente sparso, che finiscano la politica d’evidente ostilità, gli attacchi verbali e le azioni che stimolano queste condotte.
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