Karen Méndez Loffredo, Internationalist 360°,
Intervista a Julián Macías Tovar, ricercatore ed editore di Pandemia Digital.
L’ex-premier José María Aznar consegnava il 10° FAES Freedom Award all’ex-deputato venezuelano Juan Guaidó. All’evento partecipavano anche la presidentessa della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, il sindaco José Luis Martínez Almeida e il capo del Partido Popular, Pablo Casado.
Secondo una dichiarazione della Fondazione per l’analisi e gli studi sociali (FAES), presieduta da José María Aznar, il premio di quest’anno fu assegnato all’unanimità all’ex-deputato venezuelano, Juan Guaidó, “per aver dato lustro alla causa democratica del Venezuela e suscitato solidarietà con essa”. Il premio ricevuto da Guaidó fu assegnato in altre occasioni a personalità come Margaret Thatcher, Shimon Peres, Mario Vargas Llosa, Enrique Krauze, Luis Almagro, nonché a NATO e think tank International Republican Institute (IRI) e National Democratic Istitute (NDI). Ma qual è il rapporto tra tale premio, il recente incontro dei capi della destra latinoamericana in Ecuador e l’organizzazione Atlas Network, cosa persegue, chi c’è dietro? Julián Macías Tovar, ricercatore ed editore di Pandemia Digital, ha molte risposte.
Bene, penso che segua la linea dei premi assegnati da tale organizzazione. In precedenza, Margaret Thatcher fu una delle beneficiarie, e Almagro dell’OAS. Quindi, assegnano premi ai propri circoli geopolitici internazionali. Non dobbiamo dimenticare che FAES è un’organizzazione di Atlas Network, compendio di fondazioni dal ruolo molto chiaro geopolitico e che, chiaramente, è dalla parte di Guaidó. Si può fare anche una seconda interpretazione. Credo che non solo nell’opposizione venezuelana, ma dato in cui stessi persone, enti e istituzioni, Paesi che hanno criticano Guaidó, è un premio d’addio cercando un altro personaggio che guidi l’opposizione che segua i loro principi chiave, usare bugie e violenze.
O potrebbe anche essere per rimetterlo a galla dato lo scarso sostegno interno in Venezuela?
Dopo tutte le sue manovre, i risultati che si aspettavano sono molto al di sotto di quanto pianificato ricevendo molte critiche. Ma sarebbe, non trovando un’opzione migliore nel continuare, non solo per attaccare il governo venezuelano, ma anche per mantenere il discorsivo di scontro con altri governi dell’America Latina o del mondo, dato che il buffone venezuelano è sempre visibile e si deve condurre la narrazione di oppositore che parlo di assenza di democrazia, quindi penso che ci siano tali opzioni. Quello che è vero è che non sono affatto sorpreso che venga premiato un personaggio come Guaidó.
Parliamo di capi latinoamericani. Di recente abbiamo visto che Keiko Fujimori, Leopoldo López, il presidente colombiano Iván Duque, il capo del PP Pablo Casado e Isabel Díaz Ayuso, che partecipavano tramite video, si incontravano in un forum in Ecuador. Cosa li unisce?
Ha dimenticato di dire che c’era anche José María Aznar, il presidente della FAES. Guillermo Lasso non appartiene solo all’Opus Dei, spazio ultracattolico, minoranza nella Chiesa associata all’estrema destra, a colpi di Stato, ma la cosa più importante di Guillermo Lasso è che ha è il presidente di Ecuador Libre, fondazione di Atlas Network, in cui l’estrema destra investe molti soldi per cercare di coordinare gli sforzi contro la sinistra. E in Spagna, più del Partito popolare c’è una struttura molto più solida dei partiti politici,legata a fondazioni e media, e non è il Partito popolare. Ricordiamo che sia Esperanza Aguirre che José María Aznar rappresentano quella destra nel Partido Popular, che chiamano liberal-conservatore, ma che è uno spazio neoliberista e ultracattolico che ha una rete di poteri intrecciati che cerca influenzare non solo i governi, ma anche i partiti politici. Ad esempio, nel Partito Popolare, il politico coi migliori risultati è Feijóo, che ha la maggioranza assoluta in Galizia, ma non appartiene a tale spazio, d’altra parte, Ayuso insieme a Cayetana Álvarez de Toledo, che era anche membro della FAES, braccio destro di Aznar, rappresenta tale spazio come nessun altro. Quindi la vittoria di Ayuso a Madrid ricorda tale strategia ingenua non parlando misure o programmi politici o elettorali, ma slogan come comunismo o libertà. La parola libertà è uno degli elementi discorsivi che compare sempre, ma se ricordiamo chi c’è dietro, gli ideologi, i guru, troviamo persone come Milton Friedman, ideologo dell’Operazione Condor che effettuò colpi di Stato in America Latina.
Hai citato molto Atlas Network. Raccontaci qualcosa più, cos’è, chi sono i suoi membri, quali sono gli obiettivi, come opera?
Poco dopo la Guerra Fredda e l’Operazione Condor, che fu sostenuta dalla CIA, dagli Stati Uniti, furono creati diversi spazi direttamente collegati alle istituzioni statunitensi. Ai tempi di Ronald Reagan fu creata una fondazione chiamata Heritage Foundation, che è ciò che FAES rappresenta nel Partito Popolare in qualche modo simile al Tea Party negli Stati Uniti, difendendo i valori reazionari legati all’ultra-cattolicesimo e allo spazio neoliberista che parla dello scioglimento dello Stato e che c’è solo il libero mercato, privilegiando le aziende private, e che non ci sono servizi pubblici e che le grandi fortune non vadno tassate, tra l’altro. Quindi, al tempo, fu creata tale fondazione collegatasi ad altre fondazioni. La FAES fu molto importante, soprattutto per l’America Latina, nata per sviluppare la ricerca di aziende e famiglie che finanziassero think tank per la battaglia culturale sostenendo politici, governi e politiche al servizio di tali interessi. In questo momento, le principali persone o aziende dietro sono la famiglia Koch, che non solo finanzia Heritage Foundation, ma anche Atlas Network. Poi abbiamo grandi compagnie come Exxon o Philip Morris, e altre, che secondo tali interessi sostengono tali think tank e le loro relazioni con politici e media.
E adesso cosa fanno?
In ciascuna elezione sono chiaramente rappresentati. Il caso più recente è quello dell’Ecuador, dove l’attuale presidente, Guillermo Lasso, fu istruito per anni da José María Aznar. Ricordiamo che Guillermo Lasso era ministro dell’Economia al tempo della grande crisi finanziaria in Ecuador alla fine degli anni ’90, e gli inquirenti riferirono che aveva trasferito denaro in paradisi fiscali, come Isole Cayman o Panama, e si presume che José María Aznar sostenesse la banca di Lasso a Panama. Furono nominati medici onorari contemporaneamente in un’università privata in Ecuador, e fu lui a incoraggiarlo a creare la fondazione Ecuador Libre, sotto cui c’è almeno una ventina di editorialisti, direttori dei media e influencer che lo sostennero in tale sporca campagna contro il Correismo, diffondendo notizie false col supporto di tali media e con account falsi nei social network. Ad esempio, ora in questo forum in Ecuador c’era sostegno per Keiko Fujimori, e infatti era una di quelle presenti, e con la rivolta in Colombia c’era il sostegno dichiarato a Iván Duque. Quindi col fine di organizzare uno spazio spazio reazionario guidato da asseanza di scrupoli, violazioni dei diritti umani o crimini contro l’umanità, con campagne da guerra sporca, disinformazione e odio. Un altro caso che mi viene in mente è l’arresto negli Stati Uniti di Arturo Murillo, il numero due di Jeanine Anhez nel golpe in Bolivia e che firmò il contratto con CLS Strategies, società statunitense che facebook accusò di generare account falsi per attaccare molti governi, ma in particolare rilevò pagine false e milioni di dollari spesi in pubblicità e disinformazione e campagne di odio contro i governi di Venezuela, Messico e Bolivia. E uno dei fondatori di tale società CLS Strategies è Peter Schechter, presidente della Fondazione del Consiglio Atlantico per l’America Latina, e il direttore del Consiglio Atlantico per l’America Latina e l’Europa è José María Aznar. Alla fine, c’è una rete di aziende, organizzazioni come l’OAS o lo stesso Consiglio Atlantico che fungono da lobby geopolitica per attaccare i governi di sinistra. Agiscono anche con fondi nordamericani, attraverso USAID, che eroga fondi e interviene in diversi Paesi, attraverso NED (National Endowment of Democracy), IRI, NDI e tanti altri spazi interventisti e che, in qualche modo, coordinano organizzazioni, fondazioni e media nei diversi Paesi. C’è una sinergia tra tali organizzazioni per rovesciare governi od elezioni in America Latina.
Il loro potere di influenza raggiunge i media?
Sì, sì, naturalmente, naturalmente. Non dobbiamo dimenticare, parlando di José María Aznar, che è uno dei consulenti di News Corp, il primo conglomerato mediatico al mondo, che possiede Fox News e molti altri canali nel mondo. Quindi, la gente di Atlas Network di solito ha propri media e agisce in coordinamento con altri, come detto. Ad esempio, NED finanziò l’agenzia di comunicazione Fides, che fornisce informazioni a più di cento media in Bolivia e che sostenne il colpo di Stato contro Evo Morales. Ma se andiamo in Ecuador, oltre a tale gente che lavora nella Fondazione Ecuador Libre, ce n’è altra come direttori dei media o editorialisti in diversi media che operano allo stesso modo. Ad esempio, Fernando Villavicencio, nominato deputato e che avviò la causa contro Rafael Correa, ha un media finanziato dalla Fondazione Mille Foglie, finanziata anche dal NED, e grazie a tale finanziamento non solo formulò tali accuse, ma anche pubblicò tali informazioni contro il governo Correa. Ad esempio, nel caso del Venezuela, visto che si tratta di Juan Guaidó, ho indagato sugli account, pagine facebook dei media che sostengono Guaidó così come gli oppositori più noti, gestiti al 100% dagli Stati Uniti e parlo di più di 20 media. C’è una chiara connessione non solo nel finanziamento, ma anche nell’organizzazione e coordinamento degli attacchi della disinformazione sui social network e i media.
È così che è organizzata la destra, e la sinistra?
Credo che tutti abbiano fatto la stessa diagnosi, sul procedere dei messaggi di odio, sicuramente il Venezuela fu uno dei primi luoghi in cui furono utilizzate tali strategie, ma a livello globale l’estrema destra avanza proprio perché tali strategie non sono solo giustificati, ma anche perché godono dell’impunità totale. A quanto mi risulta, da tempo l’estrema destra investe tutto nella tecnologia. Parliamo del fatto che oggigiorno lanciano satelliti per il riconoscimento facciale per confrontare, per incrociare i propri database dalle proprie piattaforme di social network, e la sinistra non ha né fionde, né una sola preoccupazione, o forse sì. Ma il mondo va verso la digitalizzazione sia nel consumo di informazioni che nei contenuti dell’intrattenimento. Chiaramente la destra, o l’ultra-destra, è visionaria puntando tutto su questo, mentre la sinistra vive in compiaciuta contemplazione, senza farne una priorità. Tali strategie, che non solo violano molte linee etiche, morali e democratiche per avere un partito politico o un altro al governo, trasformano anche questa società in una peggiore, con più odio, polarizzazione, inimicizia, odi artificiali che creano. Dove ci sta porta questo? Chiaramente verso disastri e conflitti, anche armati, colpi di Stato, perché incoraggiano così tante cose negative contro cui ci consideriamo immunizzati e che non si sarebbero ripetuti, ma abbiamo visto, ad esempio, che sono accaduti come in Bolivia o vediamo che Mario Vargas Llosa, presidente di una delle fondazioni della Rete Atlas, recentemente affermava che in Perù sarebbe possibile un colpo di Stato militare se vincesse Pedro Castillo. Perciò la chiamo Operazione Condor 2.0 perché usano gli stessi metodi, strategie ed hanno la stessa mancanza di scrupoli, e non dovrebbe più essere solo la sinistra a dover fare una diagnosi, ma la società in generale deve fare una diagnosi e riflettere per prendere provvedimenti per arginare tale ondata estremamente pericolosa per i popoli e l’umanità.
Traduzione di Alessandro Lattanzio