L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) ha eletto, lo scorso 9 novembre, i cinque nuovi giudici che assumeranno la responsabilità della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) dell’Aia a partire dal 6 febbraio 2024.
Questa selezione implica che un processo di elezione e nomina dei giudici sia effettuato dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, organi che devono riunirsi simultaneamente, a tal fine, in base allo Statuto della CIG, ai Regolamenti dell’Assemblea Generale e al Regolamento Provvisorio del Consiglio di Sicurezza.
La CIG è composta da 15 giudici, ciascuno dei quali è scelto per un mandato di nove anni, con possibilità di rielezione anche se, per garantire una certa continuità nella composizione di tale tribunale, un terzo dei membri viene rinnovato ogni tre anni.
Nel recente aggiornamento, sono stati necessari cinque turni di votazione affinché i cinque candidati ottenessero la maggioranza assoluta.
Alla luce di questa notizia, e nel contesto della controversia territoriale tra Venezuela e Guyana sull’Essequibo, è opportuno visualizzare il curriculum delle persone che debutteranno l’anno prossimo in un’istanza afflitta da distorsioni e influenza delle grandi potenze.
BOGDAN-LUCIAN AURESCU (ROMANIA)
Nella votazione per il seggio della CIG Aurescu ha ottenuto 117 voti, sconfiggendo il giudice russo Kirill Gevorgian per l’Europa dell’Est. Sarebbe la prima volta nella storia che la CIG non avrà un rappresentante della Russia, e sarebbe anche la prima volta che un rumeno fa parte del tribunale.
È stato ministro degli Esteri del suo paese tra il 2014 e il 2015, e di nuovo dal 2019 al 2023 sotto diversi primi ministri. È stato anche il principale avvocato della Romania nel caso della delimitazione marittima del Mar Nero, ed è stato anche capo della delegazione della sua nazione ai negoziati sull'”Accordo rumeno-statunitense sulla difesa dai missili balistici”, che prevedeva il dispiegamento di un sistema di difesa USA all’interno della Romania. Questo arsenale è stato integrato come parte della difesa antimissile balistici dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO).
Nel 2003 ha conseguito il dottorato in scienze giuridiche con la tesi “Il concetto di sovranità e il primato del Diritto Internazionale”, in cui si pronuncia a favore della sovranità non assoluta partendo dal presupposto che essa costituisce il concetto fondamentale del Diritto Internazionale. che “è veramente importante delimitarne i due aspetti: la sostanza e il suo esercizio, per una comprensione più reale e completa della questione della perdita o limitazione della sovranità della nazione”.
Nel dicembre 2019, Aurescu ha inviato una lettera al politico fuggitivo dalla giustizia, Julio Borges, in un contesto di riconoscimento del “governo ad interim” di Juan Guaidó. Allo stesso modo, nel 2020 e nel 2021, ha partecipato al Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea e ha seguito, in un certo modo, l’agenda che imponeva, in quello spazio, le fazioni politiche legate al “progetto Guaidó”.
Nel novembre 2022 Aurescu era ministro degli Affari esteri e ha avuto un incontro con il Segretario di Stato USA, Antony Blinken. In una conferenza stampa, Blinken ha affermato che “gli USA non potrebbero desiderare un alleato più incondizionato e impegnato della Romania”.
HILARY CHARLESWORTH (AUSTRALIA)
È stata rieletta alla CIG, dove presta servizio come membro dal 2021 a causa della morte del giudice James Richard Crawford, il cui mandato sarebbe dovuto scadere nel febbraio 2024.
Charlesworth si è laureato all’Università di Melbourne e ha conseguito un dottorato in giurisprudenza presso la Harvard Law School. È stata anche visiting professor presso università negli USA e in Europa.
Secondo un’indagine di El Universal, lei non soddisfa i requisiti di imparzialità dato che fino al novembre 2021 ha ricoperto l’incarico di giudice ad hoc nominata dalla Guyana nel caso sul nullo ed invalido Lodo Arbitrale del 1899; prima era stata addirittura consigliera del governo della Guyana.
SARAH HULL CLEVELAND (USA)
È professoressa di diritti umani e costituzionali presso la Columbia University Law School.
Dal 2009 al 2013 è stata al servizio, come consigliera, presso il governo USA, in particolare presso il Dipartimento di Stato. Ha poi prestato servizio come assistente legale esperto presso l’Ufficio del General Counsel su questioni di Diritto Internazionale, compresa l’interpretazione e l’attuazione dei trattati. Nel frattempo, nel 2011, è stato membro del Comitato Consultivo per il Diritto Internazionale del Segretario di Stato, all’epoca rappresentato da Hillary Clinton – democratica, come l’attuale governo di Joe Biden -.
Nel contesto della 35a sessione del Consiglio dei Direttore Umani a Ginevra, ha moderato un evento sui Diritti Umani e la Democrazia in Venezuela insieme a Nikki Haley – pre-candidata del Partito Repubblicano alle elezioni presidenziali del 2024 e difensore delle sanzioni unilaterali contro il Venezuela – e altri relatori come Alonso Medina Roa della ONG Foro Penal Venezolano.
In quell’occasione Cleveland commentò che “il Venezuela sta ponendo una sfida fondamentale alle nostre istituzioni regionali e internazionali per i diritti umani”. Questa attività è stata sponsorizzata dalla Missione Permanente del Regno Unito presso l’ONU, l’Organizzazione Mondiale del Commercio e altre organizzazioni internazionali con sede a Ginevra.
JUAN MANUEL GÓMEZ-ROBLEDO VERDUZCO (MESSICO)
E’ stato il candidato più votato alle elezioni della CIG. Ha una lunga carriera diplomatica, la cui investitura è quella di ambasciatore. Dal 2021 è il Rappresentante Aggiunto Permanente del Messico all’ONU.
Nel 2018 ha conseguito il titolo di Dottore in Giurisprudenza presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico. Nello stesso anno ha pubblicato il libro Il principio di non intervento nella politica estera del Messico. All’inizio del 2023 ha pubblicato un articolo a quattro mani con Eduardo Ancona Bolio su “La Corte Internazionale di Giustizia e il futuro dello stato di diritto a livello globale”, dove si analizza la possibilità di “ampliare la giurisdizione contenziosa della CIG, aumentare il ricorso alla sua funzione consultiva e incrementare la cooperazione con il Segretario Generale dell’ONU”, e conclude che: “La Corte ha dimostrato, sentenza dopo sentenza, di essere un tribunale efficace per l’alto livello di osservanza delle sue sentenze, e assolutamente rispettoso e coerente rispetto alla propria giurisprudenza”.
Nel 2017, in un’intervista ha espresso la posizione del Messico di appello al dialogo tra le fazioni politiche venezuelane e ha sostenuto di sostenere quanto stabilito nella Carta Democratica Interamericana.
Poi, nel 2019, ha appoggiato il Meccanismo di Montevideo come un modo per riprendere i colloqui tra alcuni partiti politici d’opposizione e il governo venezuelano.
DIRE TLADI (SUDAFRICA)
È il primo giudice sudafricano presso la CIG. È stato professore di Diritto Internazionale presso l’Università di Pretoria. Tladi è stato consulente legale del Ministero degli Affari Esteri del Sud Africa e ha prestato servizio come tale nella delegazione del suo paese all’Assemblea Generale dell’ONU.
In un’inchiesta del 2020 ha esemplificato quanto segue senza contestualizzare la realtà coercitiva sullo Stato venezuelano: “Gli attacchi contro istituzioni e organizzazioni internazionali includono il ritiro del Venezuela dalla macchina interamericana per i diritti umani”.
IL NESSO VENEZUELA
Analizzando i curriculum dei prossimi giudici della CIG, attira l’attenzione sui nessi e posizioni non neutrali di fronte alle situazioni politiche, in particolare per quanto riguarda il Venezuela. Senza dubbio, questa variabile incrocia il giudice rumeno Aurescu nel sostenere il “progetto Guaidó” e, ovviamente, la giudice USA Cleveland.
D’altra parte, apertamente, la giudice Charlesworth ha appoggiato il governo della Guyana nei processi di controversia territoriale per dare ossigeno al fraudolento Lodo Arbitrale di Parigi del 1899. Tuttavia la grande incognita è incarnata dal giudice Gómez-Robledo e dal sudafricano giudice Dire Tladi, che sembrano non avere alcun precedenti politici, anche se hanno espresso le loro opinioni e fatto commenti valutativi sul Venezuela in interviste e documenti accademici.
Ricordiamo, infine, che in una recente pubblicazione di Misión Verdad riporta i risultati di uno studio del 2005 che concludeva che “esiste un’alta probabilità che i giudici della CIG votino a favore dei loro Stati di origine, di Stati che culturalmente coincidono con loro, di Stati ricchi o poveri Stati secondo la loro origine e in un modo che rifletta i propri pregiudizi psicologici o filosofici, come di fatto è avvenuto”.
QUIÉNES SON LOS NUEVOS JUECES DE LA CIJ Y POR QUÉ COMPETE A VENEZUELA
La Asamblea General de la Organización de las Naciones Unidas (ONU) eligió, el pasado 9 de noviembre, a los cinco nuevos jueces que tomarán la batuta de la Corte Internacional de Justicia (CIJ) en La Haya a partir del 6 de febrero de 2024.
Dicha selección implica que se lleve a cabo un proceso de elección y nombramiento de jueces por parte de la Asamblea General y del Consejo de Seguridad de la ONU, instancias que deben reunirse simultáneamente para ello basándose en el Estatuto de la CIJ, en el Reglamento de la Asamblea General y en el Reglamento Provisional del Consejo de Seguridad.
La CIJ está compuesta por 15 jueces, cada uno de los cuales es escogido para un mandato de nueve años, con opción a ser reelegido aunque, para garantizar una cierta continuidad en la composición de ese tribunal, un tercio de los miembros se renueva cada tres años.
En la reciente actualización, cinco rondas de votación hicieron falta para que los cinco candidatos obtuvieran la mayoría absoluta.
Ante esta noticia, y en el contexto de la controversia territorial entre Venezuela y Guyana sobre el Esequibo, es oportuno desplegar el currículum de los individuos que se estrenarán el año que viene en una instancia plagada de sesgos e influencia de grandes poderes.
BOGDAN-LUCIAN AURESCU (RUMANIA)
En la votación por el escaño en la CIJ Aurescu obtuvo 117 votos, con lo cual venció al juez ruso Kirill Gevorgian para la región de Europa del Este. Sería primera vez en la historia que la CIJ no tendrá a un representante de Rusia, y también sería la primera vez que un rumano forme parte del tribunal.
Se desempeñó como ministro de Relaciones Exteriores de su país entre 2014 y 2015, y nuevamente de 2019 a 2023 bajo diferentes primeros ministros. Asimismo, fue el abogado principal de Rumania en el caso de la delimitación marítima en el mar Negro, y también fungió como jefe de la delegación de su nación para las negociaciones sobre el “Acuerdo rumano-estadounidense sobre defensa de misiles balísticos”, que prevé el despliegue de un sistema de defensa estadounidense dentro de Rumania. Ese arsenal se integró como parte de la defensa antimisiles balísticos de la Organización del Tratado del Atlántico Norte (OTAN).
En 2003 obtuvo el doctorado en ciencias jurídicas con la tesis “El concepto de soberanía y la primacía del Derecho Internacional”, en la que argumenta a favor de la soberanía no absoluta partiendo de la premisa de que ella es el concepto fundamental del Derecho Internacional, que “es de verdadera importancia delimitar sus dos aspectos: la sustancia y su ejercicio, para una comprensión más real y completa de la cuestión de la pérdida o limitación de la soberanía de la nación”.
En diciembre de 2019 Aurescu envió una carta al político prófugo de la justicia, Julio Borges, en un contexto de reconocimiento al “gobierno interino” de Juan Guaidó. Igualmente en 2020 y 2021 participó en el Consejo de Asuntos Exteriores de la Unión Europea y siguió de cierta manera la agenda que imponían en ese espacio facciones políticas relacionadas con el “proyecto Guaidó”.
En noviembre de 2022 Aurescu era ministro de Asuntos Exteriores y sostuvo un encuentro con el secretario de Estado de Estados Unidos, Antony Blinken. En rueda de prensa Blinken expresó que “Estados Unidos no podría desear un aliado más incondicional o más comprometido que Rumania”.
HILARY CHARLESWORTH (AUSTRALIA)
Fue reelecta en la CIJ, instancia en la que se desempeña como miembro desde 2021 debido al fallecimiento del juez James Richard Crawford, cuyo mandato debía concluir en febrero de 2024.
Charlesworth se graduó en la Universidad de Melbourne y tiene un doctorado en ciencias jurídicas de la Facultad de Derecho de Harvard. También ha sido profesora visitante en universidades de Estados Unidos y Europa.
De acuerdo con una investigación de El Universal, ella no reúne los requisitos de imparcialidad dado que hasta noviembre de 2021 ejerció el cargo de juez ad hoc designada por Guyana en el caso sobre el nulo e írrito Laudo Arbitral de 1899; antes, inclusive, había sido asesora del gobierno guyanés.
SARAH HULL CLEVELAND (ESTADOS UNIDOS)
Es profesora de derechos humanos y constitucionales en la Facultad de Derecho de la Universidad de Columbia.
Desde 2009 hasta 2013 estuvo al servicio del gobierno de Estados Unidos, específicamente en el Departamento de Estado, como asesora. Luego se desempeñó como asistente jurídica experta ante la Oficina del Asesor Jurídico en cuestiones de Derecho Internacional, incluida la interpretación e implementación de tratados. En medio de esos cargos fue miembro del Comité Consultivo de Derecho Internacional del Secretario de Estado en 2011, en ese momento representado por Hillary Clinton —demócrata, como el actual gobierno de Joe Biden—.
En el contexto de la 35ª sesión del Consejo de Derechos Humanos en Ginebra, fue moderadora de un evento sobre Derechos Humanos y Democracia en Venezuela junto a Nikki Haley —precandidata por el Partido Republicano para las elecciones presidenciales de 2024 y defensora de las sanciones unilaterales contra Venezuela— y otros panelistas como Alonso Medina Roa de la ONG Foro Penal Venezolano.
En aquella ocasión Cleveland comentó que “Venezuela está planteando un desafío fundamental para nuestras instituciones regionales e internacionales de derechos humanos”. Esta actividad fue auspiciada por la Misión Permanente del Reino Unido ante la ONU, la Organización Mundial del Comercio y otras organizaciones internacionales con sede en Ginebra.
JUAN MANUEL GÓMEZ-ROBLEDO VERDUZCO (MÉXICO)
Fue el candidato más votado en la elección de la CIJ. Cuenta con una amplia trayectoria diplomática, cuya investidura es de embajador. Desde 2021 es el Representante Permanente Adjunto de México ante la ONU.
En 2018 obtuvo el título de Doctor en Derecho por la Universidad Nacional Autónoma de México. Ese año publicó el libro El principio de no intervención en la política exterior de México. A inicios de 2023 publicó un artículo a cuatro manos con Eduardo Ancona Bolio sobre “La Corte Internacional de Justicia y el futuro del estado de derecho a nivel global”, donde analizan la posibilidad de “expandir la jurisdicción contenciosa de la Corte Internacional de Justicia, aumentar el recurso a su función consultiva e incrementar la cooperación con el Secretario General de la ONU”, y concluye que: “La Corte ha comprobado, sentencia tras sentencia, ser un tribunal eficaz por el alto nivel de cumplimiento de sus fallos, y absolutamente respetuoso y congruente respecto de su propia jurisprudencia”.
En 2017, en una entrevista expresó la postura de México de llamado al diálogo entre las facciones políticas venezolanas y abogó por respaldar lo establecido en la Carta Democrática Interamericana.
Luego, en 2019, apoyó el Mecanismo de Montevideo como vía para retomar las conversaciones entre algunos partidos políticos de oposición y el gobierno venezolano.
DIRE TLADI (SUDÁFRICA)
Es el primer juez sudafricano en la CIJ. Se ha desempeñado como profesor de Derecho Internacional en la Universidad de Pretoria. Tladi ejerció como asesor legal del Ministerio de Relaciones Exteriores de Sudáfrica y fungió como tal en la delegación de su país ante la Asamblea General de la ONU.
En una investigación de 2020 ejemplificó lo siguiente sin contextualizar la realidad coercitiva sobre el Estado venezolano: “Los ataques contra instituciones y organizaciones internacionales incluyen la retirada de Venezuela de la maquinaria interamericana de derechos humanos”.
EL NEXO VENEZUELA
Al repasar las hojas de vida de los próximos jueces de la CIJ, llama la atención los nexos y posturas nada neutrales ante situaciones políticas, particularmente en lo que respecta a Venezuela. Sin duda, esta variable cruza al juez rumano Aurescu al apoyar el “proyecto Guaidó” y, por supuesto, a la jueza estadounidense Cleveland.
Por otro lado, de forma abierta, la jueza Charlesworth ha apoyado el gobierno de Guyana en los procesos de la controversia territorial con los fines de darle oxígeno al fraudulento Laudo Arbitral de París de 1899. Sin embargo, la gran incógnita la encarnan el juez Gómez-Robledo y el juez sudafricano Dire Tladi, quienes parecen no tener prontuario político alguno, aun cuando hayan opinado y emitido comentarios valorativos sobre Venezuela en entrevistas y papers académicos.
Por último, recordamos que en una publicación reciente de Misión Verdad se incluyó el hallazgo de un estudio de 2005 que concluye que “hay una alta probabilidad de que los jueces de la CIJ voten a favor de sus Estados de origen, de Estados coincidentes culturalmente con ellos, de Estados ricos o pobres según su procedencia y de una manera que refleje sus propios prejuicios psicológicos o filosóficos, como en efecto así ha sido”.