Edmundo García https://lapupilainsomne.wordpress.com/
In questo giorno, lunedì 15 giugno, Jeb Bush annuncerà ufficialmente la sua campagna per la nomination come candidato Repubblicano alla Convenzione Nazionale di quel partito che si terrà a Cleveland da 18-21 luglio 2016; ciò che gli consentirebbe, vincere le elezioni di novembre dello stesso anno, diventando il 45° presidente USA, e il numero 12, con cui avrà a che fare con la Rivoluzione, il governo e il popolo cubano.
L’annuncio sarà fatto molto vicino a dove vivo, nel Campus Kendall di Miami Dade College, alle 3:00 pm. Kendall è una zona della contea Miami Dade con un’alta concentrazione di cubani, quindi è di grande interesse per i politicanti locali che staranno vicino a Jeb Bush; come i Congressisti Mario Diaz-Balart, Ileana Ros Lehtinen e Carlos Curbelo, oltre a una buona rappresentazione della stampa di Miami che li sostiene, così come questi cosiddetti leader delle organizzazioni controrivoluzionarie nel sud della Florida. Non mancheranno neanche i leader della destra sono usciti tosati dalla vita politica, come gli ex membri del Congresso Lincoln Diaz-Balart e David Rivera. Alcuni punti fissi, in tali riunioni.
Da parte sua, il senatore Marco Rubio, secondo un articolo di Sean Sullivan pubblicato la mattina dello scorso lunedì in The Washington Post, sembra che sarà soddisfatto di chiamare amico e augurarle fortuna a colui che considera il suo mentore.
Qualche anno fa, facendo il giornalista a Univisione, ho ricoperto diverse attività intraprese da Jeb Bush, come governatore della Florida (1999-2007). Ricordo una conversazione che abbiamo avuto nel corso di un evento relativo ai lavori di pulizia e dragaggio del Fiume di Miami; oltre a vari contatti durante emergenze, come il passaggio d’uragani e inondazioni. Alcuni di quei incontri hanno avuto luogo nel contesto della guerrafondaia e criminale politica che faceva suo fratello George W. Bush dalla Casa Bianca, ciò che mi ha fatto pensare, al contrario, che Jeb era un Bush un po’ diverso, più sensato, razionale, sensibilizzato coi problemi civili, preoccupato per l’istruzione e l’emigrazione, dato il suo status di padre, oltre a marito di Columba, che proviene da una famiglia d’immigrati messicani di Leon (Guanajuato). Ma onestamente devo ammettere che mi sono sbagliato.
Dall’inizio delle presentazioni pubbliche di Jeb Bush, suggerendo che potrebbe ambire la presidenza degli USA, fino ad oggi che lo dichiarerà ufficialmente, questo demagogo ha dimostrato poca onestà davanti alle domande che hanno a che fare con la sua posizione di fronte alla disastrosa eredità lasciata dal suo fratello, l’ex presidente George W. Bush. Da una certa presa di distanza studiata quando era ancora agli albori, Jeb ha iniziato a presentarsi, sempre di più, in modo esplicativo, fino a porre fine rivelandosi come complice e nuovo falco disposto a compromettere la pace con le minacce irresponsabili e le avventure, che la sua inesperienza in materia di politica estera, non gli permettono di calcolare nei loro risultati.
Nel programma “La tarde se mueve” di mercoledì 10 giugno (https://soundcloud.com/ltsm/06102015-miercoles?in=ltsm/sets/programas) che ho fatto con Alvaro Fernandez, direttore di ‘Progresso Settimanale’, richiamiamo l’attenzione sulla falsa immagine di Jeb Bush come un “moderato” repubblicano. Molto lontano di tale presunta moderazione, il più giovane dei Bush durante un recente viaggio in Germania ha minacciato la Russia in modo irresponsabile, accusando di corrotto il presidente Vladimir Putin e promettendo di posizionare armi e scudi militari nelle vicinanze della Russia, interferendo, in questo modo, nella politica estera dell’attuale amministrazione democratica.
Jeb Bush, non è quello che abbiamo pensato. Anche gran parte della stampa nordamericana sta dicendo ora, dopo le sciocchezze sulla politica estera, che in alcuni punti chi sembra il Bush “intelligente “ è George W. Pare si tratta di una famiglia destinata a portare sfortuna agli USA e al mondo.
Jeb deve fare attenzione con i suoi scatti irrazionali; ci sono due paesi al mondo con i quali non si può giocare alla guerra come sta facendo lui, la Russia e la Cina. Questo non è un gioco, entrambi hanno abbastanza armi nucleari per distruggere il mondo. Gli USA altrettanto. Non si tratta più di fucili e cannoni come in passato; oggi parliamo della stessa sopravvivenza del pianeta e della specie umana.
Queste pessime minacce di Jeb Bush in polizia estera, nonché alcuni apprezzamenti scomodi in politica interna, hanno colpito abbastanza i suoi sondaggi. Per quanto riguarda la politica verso Cuba, come ha promesso più volte alla destra cubana di Miami, Jeb Bush andrebbe verso il passato, alla politica restrittiva e anti unificazione familiare del suo fratello George W. Bush, cercando di annullare tutti i passi verso la normalizzazione delle relazioni fatti dal presidente Obama.
Sono questi pericoli imminenti ciò che mi hanno fatto suggerire che, nonostante tutte le differenze che si possano avere con la sua candidatura, con Hillary Clinton siamo “costretti per forza”. (Pubblicato in www.latardesemueve.com)
Jeb Bush, un halcón que no debe anidar en la Casa Blanca
Edmundo García
En el día de hoy, lunes 15 de junio, Jeb Bush anunciará oficialmente su campaña para lograr la nominación como candidato Republicano en la Convención Nacional de ese partido que tendrá lugar en Cleveland del 18 al 21 julio de 2016; lo que le permitiría, de ganar las elecciones de noviembre ese año, convertirse en el presidente número 45 de los Estados Unidos, y el número 12 con quien tendría que lidiar la Revolución, el gobierno y el pueblo cubano.
El anuncio se hará muy cerca de donde vivo, en el Kendall Campus del Miami Dade College, a las 3:00 de la tarde. Kendall es un área del condado Miami Dade con una gran concentración de cubanos, por eso es de mucho interés para los politiqueros locales que estarán junto a Jeb Bush; como los congresistas Mario Díaz-Balart, Ileana Ros Lehtinen y Carlos Curbelo, más una buena representación de la prensa miamense que les apoya, así como esos llamados líderes de organizaciones contrarrevolucionarias del sur de la Florida. Tampoco faltarán cabecillas de la derecha que han salido trasquilados de la vida política, como los ex congresistas Lincoln Díaz-Balart y David Rivera. Unos puntos, fijos, en este tipo de reuniones.
Por su parte el senador Marco Rubio, según un artículo de Sean Sullivan publicado en la mañana de este lunes en The Washington Post, parece que se dará por satisfecho llamándolo amigo y deseándole suerte a quien considera su mentor.
Hace unos años, siendo reportero de Univisión, cubrí varias actividades que realizó Jeb Bush cuando era gobernador de la Florida (1999-2007). Recuerdo una conversación que sostuvimos durante un acto relacionado con las obras de limpieza y dragado del Río de Miami; además de varios contactos durante emergencias, como el paso de huracanes e inundaciones. Algunos de esos encuentros se produjeron teniendo como trasfondo la política guerrerista y criminal que hacía su hermano George W. Bush desde la Casa Blanca, lo que me hizo pensar por contraste que Jeb era un Bush un poco diferente, más sensato, racional, sensibilizado por los problemas civiles, preocupado por la educación y la emigración, dada su condición de padre, además de esposo de Columba, quien proviene de una familia de inmigrantes mexicanos de León (Guanajuato). Pero sinceramente debo reconocer que me equivoqué.
Desde el inicio de las presentaciones públicas de Jeb Bush insinuando que podría aspirar a la presidencia de Estados Unidos, hasta el día de hoy en que lo declarará oficialmente, este demagogo ha mostrado poca honestidad ante las preguntas que tienen que ver con su posición ante el desastroso legado que ha dejado su hermano, el ex presidente George W. Bush. De cierta toma de distancia ensayada cuando daba sus primeros pasos, Jeb se fue proyectando cada vez más de una forma justificativa, hasta acabar revelándose como cómplice y nuevo halcón dispuesto a comprometer la paz con amenazas irresponsables y aventuras que su inexperiencia en política exterior no le permiten calcular en sus resultados.
En el programa La Tarde se mueve del miércoles 10 de junio (https://soundcloud.com/ltsm/06102015-miercoles?in=ltsm/sets/programas) que realicé junto a Álvaro Fernández, director de Progreso Semanal, llamamos la atención sobre la falsedad de la imagen de Jeb Bush como un Republicano “moderado”. Muy lejos ya de esa supuesta moderación, el más joven de los Bush durante un reciente viaje a Alemania se dedicó a amenazar irresponsablemente a Rusia, acusando de corrupto al presidente Vladimir Putin y prometiendo emplazar armas y escudos militares en las cercanías de Rusia, interfiriendo de esa forma en la política exterior de la actual administración Demócrata.
Jeb Bush no es lo que creíamos. Incluso buena parte de la prensa norteamericana está diciendo ahora, tras los disparates sobre política exterior, que en algunos puntos quien parece el Bush “inteligente” es George W. Parece esta una familia destinada a traer desgracias a Estados Unidos y el mundo.
Jeb debe tener cuidado con sus arrebatos irracionales; hay dos países en el mundo con los que no se puede jugar a la guerra como él está haciendo, Rusia y China. No se trata de un juego, ambos tienen armamento nuclear suficiente como para destruir el mundo. Estados Unidos también. Ya no se trata de fusiles y cañones como en el pasado; hoy hablamos de la misma sobrevivencia del planeta y de la especie humana.
Estas desacertadas amenazas de Jeb Bush en policía exterior, así como algunas torpes apreciaciones en política interior, le han afectado bastante en las encuestas. En cuanto a la política hacia Cuba, como se lo ha prometido varias veces a la derecha cubanoamericana de Miami, Jeb Bush iría hacia el pasado, a la política restrictiva y anti unificación familiar de su hermano George W. Bush, tratando de anular todos los pasos hacia la normalización de relaciones dados por el presidente Obama.
Son estos peligros en ciernes lo que me hicieron proponer que, a pesar de todas las diferencias que se pueda tener con su candidatura, con Hillary Clinton estamos “obligao carabina”. (Publicado en www.latardesemueve.com)