"L’impero sa che qui si troverebbe

 

di fronte una resistenza invincibile"


Ha detto Fidel ieri sera nel suo discorso in occasione del 44° anniversario della Vittoria di Girón

 

PEDRO DE LA HOZ e ALBERTO NÚÑEZ FOTO: ALBERTO BORREGO 21 apr 2005

 

 

Il Presidente cubano Fidel Castro ha affermato che, "se l’impero nordamericano non ha tentato d' invadere il nostro paese, è perché sa che qui si troverebbe di fronte una resistenza invincibile. Il costo in vite umane per gli aggressori sarebbe simile o forse doppio rispetto a quello che pagarono in Vietnam e stanno pagando in Iraq". "Bisognerebbe vedere", ha commentato, "se la società nordamericana sarebbe disposta a pagare un prezzo così alto".

 

Nel suo intervento speciale, pronunciato in occasione del 44° anniversario della Vittoria di Playa Girón, che ha pronunciato ieri sera (martedì) nel teatro Karl Marx, il leader della Rivoluzione ha ricordato come, "molto prima dello sbarco di truppe mercenarie nell’aprile 1961, dallo stesso primo anno del trionfo del 1° gennaio 1959, il Governo degli Stati Uniti ha organizzato aggressioni, preparato atti terroristici, favorito sabotaggi, sganciatConrado Benitez: alfabetizzatore assassinato dalla contrao bombe sugli zuccherifici, bruciato piantagioni, mitragliato centri abitati costieri ed armato bande controrivoluzionarie che hanno ucciso operai, contadini, studenti ed alfabetizzatori. Ci furono più morti tra il 1959 e l’invasione di Playa Girón di tutti quelli caduti durante la fase insurrezionale nei combattimenti contro l’esercito della tirannia".

 

Fidel ha messo in risalto l’importanza della Battaglia delle Idee e della lotta politica che stiamo portando avanti "contro un impero che commette gli stessi crimini di quarantasei anni fa e ricorre alle stesse menzogne, agli stessi trucchi, utilizza gli stessi complici; un impero potente come non mai, più ricco, influente e dotato di più tecnologia, che mantiene in ginocchio il mosaico dei paesi europei, un gruppo di satelliti che girano nell’orbita dei diktat di Washington".

 

Ciò, secondo Fidel, è apparso chiaro ancora una volta nelle sessioni della Commissione sui Diritti Umani a Ginevra dove, ha puntualizzato, "non siamo arrivati a chiedere loro di condannare gli Stati Uniti per le atroci torture alle quali sottopongono gli individui confinati nel territorio cubano illegalmente occupato della Base Navale di Guantánamo, ma semplicemente di sostenere la richiesta di un’ispezione in queste tenebrose installazioni".

Gli europei si sono invece "allineati alla Casa Bianca sostenendo la mozione anticubana, il cui perfido significato risiede nella pretesa di giustificare, sulla base di menzogne, la condotta aggressiva dell’impero contro l’Isola".

 

Il Presidente cubano ha commentato la sfacciataggine dell’Amministrazione USA, che definisce Cuba uno Stato terrorista quando "da noi non è mai partita nessuna azione che sia costata una vita agli Stati Uniti, nemmeno una goccia di sangue".

 

Ha detto che "quando ci hanno accusato di fabbricare armi biologiche, quel che stavano cercando era un possibile bersaglio per i loro attacchi".

 

"Tuttavia", ha aggiunto, "quelli che bombardano e torturano nel nome di una guerra che chiamano antiterrorista, si trovano adesso in una strada senza uscita, perché il mondo ha saputo delle atrocità commesse nelle carceri di Abu Ghraib e Guantánamo".

 

All’inizio del suo intervento, Fidel ha passato in rassegna la composizione del pubblico riunito nel teatro: Eroi della Repubblica di Cuba, protagonisti dell’eroica impresa che segnò la più dura sconfitta sofferta dall’imperialismo yankee in America Latina, vittime e familiari di vittime degli atti di terrorismo commessi contro il nostro popolo, combattenti delle Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero degli Interni, dirigenti del Partito e dello Stato, rappresentanti delle organizzazioni di massa, scrittori, artisti, giovani partecipanti nei Programmi della Rivoluzione sviluppati nel fuoco della Battaglia delle Idee.

 

Ha sottolineato la presenza, nel teatro ed in tutto il paese, dei rappresentanti di tre generazioni di cubani che sono rimasti leali, fermi, con un gran senso della dignità: "decine di migliaia di compatrioti che parteciparono alla Lotta Contro i Banditi, centinaia di migliaia che si incorporarono nella Campagna di Alfabetizzazione e nello sviluppo dei programmi educativi; centinaia di migliaia impegnati nelle raccolte di canna da zucchero quando questo lavoro non era meccanizzato; milioni che si sono mobilitati tutte le volte che c’è stato un pericolo imminente di aggressione; milioni di operai e contadini che sono stati leali alla causa del nostro popolo".

 

"Tre generazioni che nel decennio scorso si sono unite nei difficili momenti seguiti al crollo del campo socialista e dell’URSS quando l’imperialismo, credendo che fosse arrivata l’ultima ora della Rivoluzione, rafforzò il blocco e la guerra economica con nuove ed implacabili misure. Prima che questo avvenisse, la Rivoluzione aveva realizzato una trasformazione socio-economica senza precedenti, aveva sviluppato imprese meccanico-siderurgiche e agricole cubane, installazioni portuali cubane, università cubane, scuole cubane, flotte da pesca e per il trasporto di merci cubane, ferrovie cubane, terre e boschi cubani, risorse umane cubane. Era la nuova e colossale esperienza di costruire una società veramente giusta ed umana. Nonostante gli errori compiuti, grazie alle cose che abbiamo fatto bene", ha puntualizzato Fidel, "abbiamo resistito in una situazione che altri popoli del mondo non avrebbero mai sopportato, quando siamo rimasti soli nel cosiddetto emisfero occidentale, in una mappa politica dominata dall’impero come unica superpotenza, con quasi tutto il mondo ai suoi piedi, ad eccezione dei paesi socialisti asiatici", nei confronti dei quali ha espresso la gratitudine del nostro paese, per la solidarietà dimostrata dal Vietnam e da una Cina che non possedeva ancora i mezzi sui quali oggi può contare. Ha citato inoltre la simpatia di molti amici, anche nordamericani, come Lucius Walker ed i ‘Pastori per la Pace’, che ci ha apportato "un aiuto simbolico e morale che non dimenticheremo mai".

 

Il leader della Rivoluzione ha dedicato un’altra parte del suo discorso all’evocazione delle giornate di Playa Girón. "All’imbrunire del 19 aprile 1961", ha ricordato, si trovava assieme ad altri compagni nel teatro delle operazioni militari. Gli era giunta la notizia che si stava apparentemente verificando un altro sbarco, ma arrivò alla conclusione che in realtà il nemico stava ripiegando e cercava di reimbarcarsi. Ha spiegato come fu impedita la ritirata degli aggressori e consolidata la storica vittoria.

 

Una vittoria sommamente importante perché, anche se ce ne furono altre nei mesi precedenti, cominciando da quella del Gennaio 1959, fu la prima conquistata da un popolo rivoluzionario unito e la prima contro l’imperialismo in America.

 

Ha anche rammentato i giorni della Crisi di Ottobre del 1962, quando riportammo una vittoria di un altro tipo, dimostrando la fermezza, dignità e valore di un popolo che non vacillò nel rischiare tutto senza farsi intimidire o prendere dal panico di fronte alla minaccia nucleare; un popolo indignatosi di fronte ad un epilogo che non dipese da noi e che vide fare alcune concessioni umilianti.

 

Ha analizzato come "queste concessioni, fatte con la motivazione di evitare la guerra, furono  non necessarie, dal momento che si sarebbe potuto cambiare il corso della Storia se si fosse preteso l’adempimento dei Cinque Punti voluto da Cuba per risolvere il problema e particolarmente di tre di essi: la cessazione del blocco, degli attacchi pirata e degli atti di terrorismo, nonché la fine dell’occupazione della sempre più tristemente celebre Base Navale di Guantánamo". "Il blocco", ha sottolineato, "è continuato e dura da 43 anni. Il terrorismo contro il nostro popolo non è mai cessato e si è espresso con attacchi ad ambasciate, attentati ad aerei, con la provocata esplosione in pieno volo di un aereo commerciale di fronte alle coste di Barbados, costato la vita a 73 persone, l’introduzione di batteri e virus come il dengue, che causò la morte di più di 150 persone, i due terzi delle quali bambini. Atti terroristici incoraggiati e promossi dal territorio statunitense, con la complicità ed il sostegno delle autorità, consoni alla legge della giungla che l’imperialismo ha stabilito nel mondo".

 

Fidel ha fatto riferimento alla cinica condotta dell’Amministrazione USA, "che sta chiaramente cercando di offrire rifugio al noto terrorista Luis Posada Carriles, nonostante tutte le prove che abbiamo apportato. Si parla di una richiesta di estradizione in El Salvador, che costituirebbe una manovra per non farlo inviare in Venezuela e forse per processarlo nel paese centroamericano accusandolo di un reato minore, come l’uso di documenti falsi", ha asserito.

 

Il Presidente cubano ha detto che stiamo combattendo una battaglia altrettanto importante di quella di Girón, più significativa, contro la cinica, grossolana, vergognosa e criminale manovra che sta compiendo il Governo statunitense con questo mostruoso assassino che si chiama Posada Carriles".

 

"Loro", ha sentenziato, "hanno commesso un gravissimo errore, così come fecero sequestrando il piccolo Elián González, fatto che costrinse il nostro popolo ad iniziare una battaglia delle idee senza tregua, una battaglia di argomentazioni".

 

"Ma l’ora della verità è arrivata", ha affermato; se non fanno giustizia mobiliteremo il mondo e sicuramente non saremo soli in questa battaglia, che forse sarà più lunga di quella combattuta per liberare Elián, della cui restituzione commemoreremo venerdì prossimo il quinto anniversario".

 

STIAMO LAVORANDO PER UNA MIGLIORE QUALITA’ DELLA VITA

 

"Abbiamo il privilegio di vivere un’epoca eccezionale della storia, così eccezionale che potrebbe essere la fase finale di questa specie", ha puntualizzato il leader della Rivoluzione, invitando a calcolare con l’aritmetica più elementare quanto siano insostenibili le società consumistiche, che hanno fatto dipendere i loro cittadini da prodotti non rinnovabili come il petrolio.

 

Ha spiegato dettagliatamente che la domanda è superiore all’offerta; siamo arrivati ad una situazione dai tratti apocalittici; la società consumistica, trappola nella quale si è caduti oggi, sta consumando annualmente ciò che la natura ha impiegato tre milioni di anni a produrre.

 

"Non abbiamo risolto né s'intravvede la soluzione nel medio periodo del problema energetico", ha detto; "è quindi ovvio che continuerà la destabilizzazione del mondo, le crisi si moltiplicheranno e si verificheranno esplosioni sociali".

 

"Nel compenso", ha aggiunto, "la nostra situazione energetica sta migliorando. Questo futuro di incertezza non riguarderà Cuba. Ma dobbiamo progredire in modo ordinato e civile".

 

Ha segnalato che "noi cubani possiamo dimostrare alcune cose e lo stiamo facendo mediante un’organizzazione razionale della società, mirante a migliorare la qualità di vita del popolo, che non significa possedere un’automobile, ma disporre di servizi sanitari, d'igiene, maggiori conoscenze, più cultura, sicurezza, pace, lavoro, prospettive per il futuro".

 

"Vedremo i risultati e le possibilità nuove che si stanno aprendo", ha affermato "e bisognerà fare un monumento al periodo speciale, perché ha svolto la funzione di una super università per tutti noi".

 

Seguendo questo filo conduttore, ha criticato un certo costume scialacquatore esistito in passato ed ha fatto gli esempi del consumo eccessivo di elettricità e di risorse per la fabbricazione di materiali da costruzione". Ha sottolineato che lo spirito deve essere quello del risparmio.

 

Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri ha esposto le molte possibilità che abbiamo oggi: impiegare capitali, generare introiti guadagnati a partire dai nostri sforzi, dirigere meglio la nostra economia per destinare i capitali e le risorse dove siano più redditizi e sicuri.

 

Ha messo in risalto il fatto di poter contare su più di cento programmi come parte della Battaglia delle Idee e tra questi ha elencato la riparazione di scuole, di policlinici, la creazione di servizi medici di eccellenza. Ha precisato che ci si propone di dare un grande impulso alla costruzione di abitazioni nel paese, che non sarà possibile soltanto in caso di guerra.

 

Ha insistito sul fatto che siamo costretti a pensare a soluzioni ed ha menzionato alcune delle misure adottate per affrontare la siccità, come la costruzione di una decina di acquedotti e la realizzazione di studi relativi alla possibilità di provocare piogge.

 

Fidel ha precisato che "siamo più preparati grazie al prestigio di Cuba nel mondo, anche se i mentecatti credono alla spazzatura di Ginevra".

 

"Questa Rivoluzione è una forza, una potenza in molte cose. Nessuno può competere con lei, soprattutto con il capitale umano che ha creato", ha assicurato.

 

La serata commemorativa è iniziata con la proiezione di immagini sull’aggressione dell’aprile 1961 e con le scene dei combattimenti contro il nemico, prima dell’interpretazione di Sara González una sua canzone che continua ad impressionare per l’impronta epica: Girón, la victoria. La pioniera Kenia Otaño, della Cienaga de Zapata, ha declamato la poesia Gracias, Fidel.