La gente delle “lattine” del Tropicana ●
La storia del commando terrorista che Santiago Álvarez
Santa Clara 16 dicembre 2005 F.P.CABRERA
Il nome di Santiago Álvarez Fernández-Magriñá, noto terrorista incaricato di trasferire a Miami Luis Posada Carriles con la sua imbarcazione Santrina, in questi giorni è citato insistentemente e a ragione.
Álvarez, attualmente detenuto a Miami sotto l’accusa di possesso di armi automatiche e passaporto falso, è l’uomo che ha ordinato ad un suo accolito di far saltare in aria il cabaret Tropicana della capitale cubana.
Il popolo di Villa Clara sa molto bene di che pasta è fatto Fernández-Magriñá, un soggetto che il 26 aprile 2001 ha fatto infiltrare un commando terrorista in questa provincia, attraverso la zona di Isabela de Sagua, con l’intenzione di perpetrare atti di barbarie nel paese. Ma i terroristi sono stati sorpresi dalle Truppe Guardiafrontiera territoriali.
I cervelli di quell’operazione, Santiago Álvarez e Nelsy Ignacio Castro, sognando di distruggere la Rivoluzione, hanno impiegato elementi dal livello morale infimo come Ihosvany Suris de la Torre, Máximo Pradera e Santiago Padrón, dal lungo curriculum anticubano a Miami.
Ihosvany, capo del commando terrorista, emigrò illegalmente negli USA, dove venne reclutato nel 1998 dall’organizzazione contro rivoluzionaria Commando F-4.
Il suo obiettivo era sbarcare in un punto della costa situato tra Remedios e Caibarién, per poi darsi alla macchia nella zona montagnosa dell’Escambray e reclutare contadini, pagandoli, per compiere le sue infami azioni. I piani prevedevano il successivo trasferimento a L’Avana, dove i soggetti in questione avrebbero compiuto altre missioni su incarico di Álvarez, tra le quali un attentato esplosivo contro il famoso cabaret Tropicana.
Máximo Pradera Valdés emigrò negli USA per non essere giudicato dai tribunali rivoluzionari per i suoi pessimi precedenti criminali. Partecipó nel novembre 1988 ad un piano d’infiltrazione a Cuba, mai eseguito. In quell’occasione Pradera doveva, assieme a Ihosvany, far saltare in aria il Tunnel de L’Avana.
L’altro delinquente, Padrón Quintero, emigrò nel 1980 in qualità di scoria. Era stato condannato a Cuba per i reati di lesioni, vagabondaggio abituale e furto. A Miami era membro di Alpha 66.
La permanenza del commando a Villa Clara è durata molto poco. Le Truppe Guardiafrontiera di Isabela de Sagua si sono incaricate di loro.
Un’imbarcazione di servizio dei guardiafrontiera li ha avvistati nel pomeriggio ed ha chiesto aiuto al posto di comando, che ha immediatamente inviato una lancia rapida. I malfattori hanno sparato all’imbarcazione in avvicinamento, ricevendo un’adeguata risposta all’aggressione.
La barca degli aspiranti invasori è andata in avaria durante l’intenso scambio di colpi d’arma da fuoco ed i banditi sono fuggiti impauriti verso Cayo Jutía. E lì è arrivato il tenente Ernesto Valenciaga, al comando di un gruppo di giovani soldati. I mercenari inviati a Cuba da Santiago Álvarez sono stati localizzati in pochi minuti.
“Non mi uccida, non mi uccida. Non spari per favore”. Così implorava Santiago Padrón, piangendo impaurito.
Maximo Pradera diceva soltanto: “Ahi, mamma, che fregatura ci ha dato Santiago”.
Ihosvany Suris de la Torre, il più smargiasso di loro, ripeteva insistentemente: “Non sparate, non sparate, sono venuto soltanto per fare una rivoluzione sociale”.
Abbiamo visto quest’ultimo in televisione parlare telefonicamente con Fernández-Magriñá e ricevere da questi l’ordine di “seppellirsi” e di tirare le tre “lattine” al Tropicana appena possibile.
Santiago Álvarez ed i suoi
veri capi, Luis Posada Carriles e
Orlando Bosch, contavano su
delinquenti come questi per rovesciare la Rivoluzione. Come negli anni ’60,
quando pretesero di utilizzare il banditismo per distruggere il processo
iniziato il 1º gennaio 1959; venivano frustrati, una volta di più, i sogni della
mafia di Miami di utilizzare Villa Clara come base operativa delle proprie
mascalzonate. |
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