Il tribunale che processerà Posada
dovrà fare lo stesso con Bosch
Questo è quel che esigerà il nostro popolo
martedì prossimo nella Marcia Combattente. Fidel espone particolari rivelatori
divulgati negli USA sul percorso terrorista di Posada Carriles e Orlando Bosch.
Le autorità nordamericane continuano a eludere le loro responsabilità
ENRIQUE MONTESINOS / PEDRO DE LA HOZ FOTO: JORGE LUIS GONZÁLEZ 13 maggio 2005
Il tribunale che processerà Posada Carriles dovrà fare lo stesso con Orlando Bosch. Questo è quel che rivendicherà il popolo cubano di fronte all’opinione pubblica internazionale, ai popoli del mondo e a quello degli USA quando, martedì prossimo, in una Marcia Combattente, si pronuncerà contro il terrorismo e a favore della giustizia e della verità.
Fidel Castro ha fatto riferimento a questo punto ieri sera quando ha analizzato i legami tra i due noti terroristi ed ha esposto particolari rivelatori sulla loro attività criminale, che ha sempre avuto il sostegno delle autorità nordamericane, le quali non cessano di garantire sul loro territorio l’impunità a questi ripugnanti personaggi.
"Posada e Bosch non sono gli unici colpevoli. Si potrebbe riempire un teatro di accusati con i creatori del terrorismo, coloro che ne hanno sviluppato le tecniche, i metodi, gli obiettivi e l’ideologia", ha ribadito Fidel.
Il pubblico che ha assistito all’intervento nel Palazzo delle Convenzioni e coloro che l’hanno seguito per radio e TV, sono rimasti molto colpiti dalla spudoratezza delle dichiarazioni di Orlando Bosch, espresse in interviste ai mass media del Venezuela e degli USA (l’ultima rilasciata appena alcuni giorni fa), nelle quali giustifica l’impiego del terrorismo contro persone innocenti e non mostra il benché minimo rimorso per i suoi misfatti.
Fidel ha ricordato che Bosch ebbe la pena condonata da George Bush padre e figurava tra gli invitati di Bush figlio (il piccolo führer) in una celebrazione del 20 maggio, fatto che rivela gli stretti rapporti esistenti tra la Casa Bianca e questo tipo di personaggi.
In una parentesi dell’intervento di Fidel, Ricardo Alarcón de Quesada, presidente dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, ha segnalato che in una delle interviste Bosch ha definito la squadra di scherma assassinata nell’esplosione dell’aereo cubano a Barbados come "cinque negrette". Un così volgare epiteto razzista, sarebbe sufficiente per promuovere una causa contro di lui in una qualsiasi città nordamericana tranne a Miami, dove vive.
CUBA NON VUOLE UNA MESCHINA VENDETTA, BENSÌ GIUSTIZIA
Il Presidente cubano ha iniziato il suo intervento citando l’editoriale pubblicato martedì sul quotidiano The New York Times, nel quale è scritto che "Posada deve essere arrestato ed estradato affinché venga processato non solo per l’attentato all’aereo, ma anche per altri attacchi terroristici che ha riconosciuto di aver pianificato, compreso uno nel 1997 dove perse la vita un uomo d’affari italiano in visita a L’Avana".
"Purtroppo – ha commentato il quotidiano – l’Amministrazione Bush non crede nella Corte Penale Internazionale, che sarebbe uno degli scenari adeguati per processarlo."
Secondo la pubblicazione, "l’unica cosa che l’Amministrazione non può fare è dare rifugio a Posada concedendogli l’asilo politico", perché sarebbe un’offesa alla nazione nordamericana, un attentato ai suoi principi e creerebbe un precedente assai dannoso.
Valutando la possibilità di una sua estradizione in Venezuela, come richiesto dal Governo di Caracas, il quotidiano indica che questo "significherebbe che, dopo un lasso di tempo, Posada potrebbe finire sotto processo all’Avana."
A proposito di quest’ultimo punto, Fidel ha chiarito che non esiste la più piccola possibilità che Posada venga processato a Cuba e questo è stato detto dal primo momento per non dare alcun pretesto ad un eventuale rifiuto della sua estradizione e processo in Venezuela, paese le cui leggi non prevedono la pena capitale.
Un’altra proposta sarebbe la consegna di Posada ad un tribunale internazionale in un paese neutrale – "se ne esiste qualcuno", ha sostenuto , sempre che il Venezuela, la nazione che ostenta il principale diritto legale ad analizzare il caso, sia d’accordo. "Cuba – ha sottolineato – sosterrebbe comunque il diritto del Venezuela a processare il criminale Posada. Nessuno può diffidare del Venezuela".
L’importante è che questo individuo non fugga; che venga presentato ad un tribunale affinché dica tutto quello che deve e sia ribadito di che razza di personaggio si tratta. Ciò esemplificherebbe la politica aggressiva che per tanti decenni è stata praticata dalle Amministrazioni nordamericane contro Cuba.
"Il nostro popolo – ha sottolineato – non è animato da un meschino spirito di vendetta, ma dal più elementare senso della giustizia."
BOSH, POSADA, IL CRIMINE
NEGLI USA ED IN ALTRI PAESI
Fidel ha insistito sul fatto che devono essere indagati più a fondo i rapporti tra Posada, Bosch e la mafia anticubana ed i servizi speciali nordamericani, nonché con il mondo del crimine negli USA ed in altri paesi dell’area.
A questo proposito ha spiegato che negli Stati Uniti si sospetta che questi delinquenti abbiano partecipato alla cospirazione che portò all’assassinio del presidente John F. Kennedy.
Fu evidente il tentativo d' implicare Cuba nella preparazione dell’attentato. Colui che si addossò la colpa, Lee Harvey Oswald, apparve un giorno nell’Ambasciata di Cuba in Messico per chiedere asilo e perchè gli venisse facilitato un viaggio in Unione Sovietica.
"Un procedimento simile" – ha ricordato Alarcón su richiesta di Fidel – "venne utilizzato quando questo gruppo terroristico pianificò l’assassinio del leader cubano in occasione della sua visita in Cile, durante il governo di Allende: fecero apparire nella sede diplomatica sovietica a Caracas un individuo con la stessa fisionomia di colui che avrebbe dovuto portare a compimento l’assassinio in Cile." L’obiettivo era chiaro: se fosse stato assassinato Fidel, la CIA e la mafia, per tirarsene fuori, avrebbero deviato l’attenzione verso una presunta implicazione dei servizi segreti sovietici.
"In ogni caso" – ha sottolineato Alarcón – "bisogna continuare a investigare, a seguire il filo delle connessioni tra Félix Rodríguez (un agente della CIA che partecipò all’assassinio del Che in Bolivia), Bosch, Posada Carriles, il bandito Otto Reich, le organizzazioni controrivoluzionarie che operano negli USA, i servizi segreti di quel paese e le autorità governative, bisogna identificare coloro che reclutarono i terroristi di origine cubana.
"Da sempre queste organizzazioni" – ha detto – "hanno agito sotto l’orientamento ed il coordinamento dei governi USA ed utilizzando nomi differenti: un giorno CORU (Coordinamento delle Organizzazioni Rivoluzionarie Unite), il giorno dopo FNCA (Fondazione Nazionale Cubano Americana). Ma, alla fine dei conti, vengono armate, finanziate, incoraggiate e protette dalle autorità nordamericane.
IL DIPARTIMENTO DI STATO FARFUGLIA
In un’altra parte del suo intervento, Fidel ha enumerato le insolite dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato in risposta alle domande di un giornalista, che indagava se il Governo degli USA sapesse o no dove si trovava Posada Carriles, come era entrato in territorio nordamericano e se era già stata analizzata la sua richiesta di asilo.
Il portavoce è partito per la tangente con scuse di ogni tipo, farfugliando letteralmente e non dando quindi nessuna risposta concreta. Ha suggerito al giornalista di rivolgere la domanda al Dipartimento della Giustizia e a quello della Sicurezza Interna, perché lui non sapeva nulla del tema, nemmeno che il Venezuela stesse ottemperando alle procedure per la richiesta di estradizione.
Il Leader della Rivoluzione ha letto anche un articolo pubblicato sul Washington Times, quotidiano noto per le sue posizioni di destra, nel quale si ammette che Posada è un problema per l’Amministrazione Bush, in quanto potrebbe comprometterne la credibilità.
DOCUMENTI RIVELATORI
I documenti pubblicati il 10 maggio nel sito web degli Archivi della Sicurezza Nazionale dell’Università ‘George Washington’, che Fidel ha fatto conoscere, sono assai significativi.
Si tratta di 14 documenti declassificati corrispondenti alla CIA e al FBI, che provano in maniera convincente il reclutamento e la subordinazione di Posada alla CIA e la sua paternità, insieme a Orlando Bosch, dell’attentato contro l’aereo della ‘Cubana’ nel 1976.
Presentando i documenti, Peter Kornbluh, direttore del progetto degli Archivi su Cuba nella menzionata istituzione accademica, ha scritto che la presenza di Posada negli USA rappresenta una sfida per il Governo di Washington e ha precisato che gli archivi declassificati provano al di là di ogni dubbio che Posada Carriles è stato uno dei più perseveranti esecutori della violenza terroristica nel mondo.
Sono ora accessibili al pubblico i documenti sui legami di Posada con la CIA sin dai giorni dell’invasione di Playa Girón (l’assassino era in una delle imbarcazioni ma non sbarcò). Mentre serviva nell’esercito nordamericano, tra il 1963 e il 1965, Posada venne addestrato alle tecniche di demolizione con esplosivi. Apparentemente lasciò il lavoro nell’Agenzia verso il luglio del 1967. Ma 4 mesi dopo venne reincorporato fino al 1974. I documenti confermano che Posada continuò a mantenere sistematici contatti con l’Agenzia fino a 3 mesi prima del sabotaggio all’aereo cubano e rivelano la partecipazione attiva del terrorista, dopo la sua fuga dal carcere di Caracas, ad operazioni di rifornimento di armi alla ‘contra’ (controrivoluzione) nicaraguense dalla base salvadoregna di Ilopango, agli ordini nientemeno che di Oliver North, alto funzionario dell’Amministrazione Reagan.
Uno dei documenti segreti che ha provocato una maggiore indignazione tra i presenti è stato quello scritto dal Burò del FBI in Venezuela, appena pochi giorni dopo il vile attentato. Il FBI, secondo l’archivio, venne informato da una fonte che parlò con Ricardo Morales Navarrete, un esiliato cubano che lavorava nella DISIP (i servizi segreti venezuelani), noto come ‘Mono’ Morales, il quale disse alla fonte del FBI di aver preso parte a due riunioni preparatorie dell’attentato contro l’aereo: una nell’Anauco Hilton ed un’altra nella camera dello stesso Morales nell’Hilton. Un passaggio chiave rivela che Morales affermò che alcune persone del Governo venezuelano erano coinvolte nell’attentato e che, se Posada Carriles avesse parlato, Morales e gli altri del Governo venezuelano sarebbero stati spacciati. Disse che "se questa gente parlerà, ci sarà un’altro Watergate". Morales ha raccontato che uno degli uomini che mise la bomba chiamò Bosch e disse: "Un autobus con 73 cani è precipitato da una rupe e tutti sono morti."
Il giorno dopo l’attentato, il FBI aveva già attribuito con certezza a Bosch e a Posada Carriles il ruolo di organizzatori dell’esplosione dell’aereo e informava sui tentativi della DISIP per portarli fuori dal Venezuela.
Un altro documento del FBI, addirittura del 7 luglio 1965, registra il versamento di denaro che Jorge Más Canosa, a capo dell’organizzazione terrorista RECE, fece a Posada Carriles per sabotare imbarcazioni piene di merci nei porti messicani. Posada acquistò 100 libbre di esplosivo C-4, detonatori e mine magnetiche con l’obiettivo di utilizzarle in quell’operazione.
Il ministro degli Esteri Felipe Pérez Roque è intervenuto per precisare che quando a Orlando Bosh è stata condonata la pena, il Governo degli USA conosceva tutti i suoi misfatti, perché Bush padre era stato il direttore della CIA durante tutto il periodo di contatti dell’Agenzia con Posada Carriles e Bosch. Pérez Roque ha anche sottolineato che la CIA, il FBI ed il Governo degli USA conoscevano tutti i piani e non avvertirono mai Cuba; che nascosero intenzionalmente l’affiliazione di Posada Carriles alla CIA e che l’Amministrazione USA seppe sin dal primo momento che Posada Carriles e Bosch erano gli autori del sabotaggio all’aereo della cubana.
NON VOGLIONO LITIGARE CON I POTENTI DEL NORD
Facendo riferimento a quanto detto dal portavoce governativo cileno, il quale ha dichiarato che il suo Governo non si sarebbe pronunciato sulla chiamata in causa fatta al Presidente di Cile ed al ministro degli Esteri Insulza, il Presidente cubano ha sottolineato che non parleranno di Posada Carriles perché non ci sono principi, non c’è etica, non vogliono litigare con il potente del Nord.
"Loro hanno cominciato quando si sono impegnati a democratizzare Cuba. Non costituisce una grande offesa l’aggettivo ‘tonto’, perchè hanno messo su un raggiro che equivale a un tradimento", ha precisato Fidel, ammettendo l’utilizzo di metodi poco formali da parte sua, ma sostenendo anche che va detta la verità, dolga a chi dolga, si lamenti chi si lamenti.
Ha aggiunto di non avere la benché minima intenzione di offendere il Presidente del Cile, ma di essere stanco di tanti inganni e menzogne, degli pseudo-rivoluzionari, degli pseudo-sinistrorsi.
Fidel ne ha approfittato per ricordare che Cuba fece molto per il Cile ma che, nonostante ciò, ci sono voluti moltissimi anni per ristabilire i rapporti diplomatici. "Credono di avere democrazia e che noi invece non ce l’abbiamo" – ha commentato –. Ha poi segnalato di avere una buonissima opinione dei veri rivoluzionari cileni, quelli degni, coloro che sono morti lottando contro Pinochet.
Il Presidente cubano ha citato il prestigioso dirigente Evo Morales il quale ha dichiarato che la Bolivia, paese al quale da più di 100 anni è stata negata l’uscita al mare, dovrebbe ritirarsi dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), che si dovrebbe giungere ad un consenso per dissolvere questa organizzazione-spazzatura, prima di sentenziare che quanti più se ne ritirano, quante più sedie restano vuote, tanto più sarà onorevole questo emisfero.
Fidel Castro ha letto la lettera del Partito Comunista del Cile al presidente Ricardo Lagos – "scritta con tutte i crismi formali", ha segnalato – nella quale questo partito ha chiesto l’appoggio all’estradizione di Luis Posada Carriles in Venezuela, nonché l’intercessione per la liberazione dei Cinque Patrioti cubani detenuti ingiustamente nelle carceri degli USA per aver combattuto quel terrorismo.
LA MOSCOSO DOVEVA DEI FAVORI ALLA MAFIA
Riprendendo il tema di Posada Carriles, Fidel ha segnalato che il Governo degli USA ha mandato i suoi emissari ad intercedere con la Moscoso affinché liberasse il criminale, perché l’ex presidentessa panamense doveva dei favori alla mafia, che le fece vincere fraudolentemente le elezioni nella prima occasione.
Ha analizzato che Bin Laden, che ha costituito la prima scusa per la guerra, è diventato poi un fattore fondamentale per la rielezione di Bush, quando è apparso nei giorni precedenti alle presidenziali in un film documentario dove non solo ha riconosciuto gli attacchi contro le Torri Gemelle, ma ha anche promesso nuovi attentati terroristici.
"Nessuno sa dove sia adesso Bin Laden" – ha sostenuto Fidel – esortando ad indagare su questo documentario di origine sconosciuta.
Per quanto riguarda documenti declassificati, Fidel ha concluso che "sapevano tutto e sono dovuti passare 29 anni perchè l’opinione pubblica mondiale venisse informata (ha menzionato l’eccezione dell’Amministrazione Carter che ha avuto una posizione etica, oltre che essere giunto al potere vincendo effettivamente le elezioni).
MARCIA CONTRO IL TERRORISMO
Commentando la cascata di articoli pubblicati (141) sulla declassificazione dei documenti e la ripercussione del suo intervento di martedì, Fidel ha fatto riferimento al titolo di una di quelle note per chiarire che la Marcia Combattente di martedì prossimo non sarà contro gli USA, ma contro il terrorismo. Una Marcia a favore del popolo di Cuba ed a favore di quello degli USA, vittime del terrorismo che ha la stessa origine, gli stessi metodi, ed ha appreso dalla stessa scuola; che a New York ha fatto quasi 3.000 vittime ed a Cuba più di 2000 nel corso degli anni. L’Isola ha subito in 46 anni più di 5.000 azioni terroristiche, come l’incendio nel negozio El Encanto, l’attacco a Boca de Samá, l’aggressione a tradimento di Playa Giron con aerei che portavano bandiere cubane violando le leggi internazionali.
"Hanno sempre ingannato il loro popolo", ha affermato Fidel. Hanno inventato il sequestro di aerei ed è stata Cuba a risolverlo quando è diventato un problema per loro. E si sono comportati in maniera così sporca che non hanno mai ringraziato, né ci hanno informato su quei cittadini che gli abbiamo rinviato, finché un giorno abbiamo saputo che sono stati condannati a 40 anni.
"Dev’essere molto chiaro che non siamo contro di
loro", ha sostenuto e ha ricordato come il bambino Elián González abbia, di sua
iniziativa ringraziato recentemente il popolo degli USA per il suo aiuto.