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Il Venezuela sbarca
in Africa
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Mercoledì 2 Novembre 2005 - 13:54
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Cristiano Tinazzi
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Il Venezuela, uno dei maggiori
produttori di ‘oro nero’ in America Latina (il quinto nel mondo), ha lanciato
un’offensiva per serrare legami diplomatici con i Paesi africani, inizialmente
focalizzati su questioni culturali e politiche, lasciando per il momento da
parte il problema della cooperazione energetica. “Vogliamo costituire una nuova
rete diplomatica in Africa, con 18 ambasciate, ciascuna delle quali servirà
anche due Paesi contigui. In questo modo copriremo l’intero continente” ha detto
il delegato venezuelano per i rapporti con l’Africa, Reinaldo Bolívar, tornato
dal suo viaggio che lo ha visto impegnato in Senegal, Nigeria, Costa d’Avorio e
Benin. Bolívar, il cui ufficio è stato creato solamente qualche mese fa, ha già
visitato Marocco, Mali, Egitto e Sudan e ora sta nuovamente preparando i bagagli
per il Sud Africa.
“Saremo il terzo Paese per presenza nel continente dopo Brasile e Cuba”, dice il
diplomatico di Caracas all’agenzia IPS.
Il principale obbiettivo di questa nuova offensiva diplomatica del governo
venezuelano è quella di “rafforzare i legami con un continente che è stato
largamente ignorato per decenni, nonostante la nostra provenienza dal gruppo dei
77 (creato nel 1964 dai Paesi in via di sviluppo) e il ‘Movimento dei Paesi non
Allineati’”, ha riferito Bolívar.
Caracas tradizionalmente ha sempre mantenuto relazioni formali con quasi tutta
l’Africa, ma ha avuto ambasciate soltanto in Nigeria, nei Paesi produttori di
petrolio del Nord Africa e in Tanzania, dopo che il presidente Julius Nyerere
promosse la creazione del gruppo dei 15. In Sud Africa, l’ambasciata è stata
aperta solo dopo la caduta del regime dell’apartheid. Per diversi anni,
Colombia, Messico and Venezuela, i membri del Gruppo dei Tre, hanno avuto una
ambasciata in comune in Namibia, chiusa in seguito alla ristrutturazione delle
relazioni diplomatiche di Bogotà e Città del Messico. “Ora vogliamo sostenere il
lavoro delle nostre ambasciate ricalcando le esperienze e le attività di Cuba e
Brasile”, ha detto il diplomatico, che si è dimostrato ottimista sulla imminente
ammissione del Venezuela nell’Unione Africana in qualità di Paese osservatore,
per la quale sarà aperto un ufficio ad Addis Abeba, in Etiopia, sede dell’Unione
Africana.
I primi obbiettivi sono “la cooperazione in ambito culturale e nell’istruzione,
per stabilire accordi che porteranno di conseguenza alla creazione di scambi
economici, tecnologici e commerciali. Ad esempio, esperti tessili verranno dal
Mali, uno dei maggiori produttori di cotone, e insieme a Cuba stiamo cercando di
fondare una scuola medica in Sud Africa”. “Stiamo inoltre cercando degli accordi
politici e delle posizioni comuni all’interno delle Nazioni Unite, contando che
il 36% delle 191 nazioni presenti è composto da proprio da nazioni africane”, ha
aggiunto. Ma ci sono anche delle situazioni complesse in Africa, ha osservato
Bolívar, portando l’esempio del conflitto tra il Marocco ed il Fronte Polisario,
nei confronti del quale Caracas ha chiesto una soluzione pacificatoria.
L’intensificazione dei rapporti con il continente africano è iniziata durante il
secondo anno della Presidenza di Ugo Chávez nell’ottica di una offensiva
internazionale tesa a rafforzare alleanze per un nuovo ordine multipolare in
contrasto con l’egemonia imperialista statunitense.
In America Latina, la gestione Chávez ha portato a casa una vittoria riuscendo a
fare ammettere il Paese nel Mercosur, composto da Argentina, Brasile, Paraguay e
Uruguay e offrendo generose forniture di petrolio attraverso la Joint-venture
Petrosur ai propri vicini, e a diversi Paesi caraibici con la Petrocaribe. Alla
ricerca di alleanze strategiche, il presidente ha compiuto numerose visite a
Paesi come Cina, India, Russia, Spagna e Iran, negoziando accordi commerciali e
di trasferimento di conoscenze in diversi di questi Paesi. L’opposizione
anti-Chávez, ha criticato la ‘diplomazia petrolifera’ così come i numerosi
incontri internazionali finanziati dal governo, argomentando che è stato fatto
un uso improprio e malvestito dei fondi pubblici. La realtà è però diversa: in
questo modo il Venezuela sta rispondendo colpo su colpo alla politica di
isolamento statunitense cercando di costituire reti diplomatiche con i Paesi
‘non allineati’ che gli garantiscano autonomia politica e commerciale.
Il prossimo passo sarà il festival culturale che il Venezuela terrà a Caracas a
metà novembre, al quale parteciperanno numerosi artisti africani. Sarà anche
un’occasione per iniziare a discutere di questioni energetiche tra il Venezuela,
che fornisce agli USA il 13% del proprio fabbisogno ed i Paesi africani, che
negli ultimi anni, hanno dato un barile su quattro agli Stati Uniti. |