Il Venezuela ha denunciato all’ONU
l’istigazione all’assassinio del suo
Presidente
ONU , 24 agosto 2005 |
Il Venezuela ha raccomandato all’ONU di rivedere le risoluzioni e le norme del Diritto Internazionale che potrebbero contemplare l’istigazione al terrorismo di stato da parte del reverendo nordamericano Pat Robertson.
Un comunicato-stampa circolato martedì in questa sede riporta l’appello ad assassinare il presidente Hugo Chávez, lanciato durante una presentazione televisiva dal predicatore evangelico statunitense.
"Merita attenzione il fatto che questa provocazione si sia prodotta alla vigilia della Sessantesima Assemblea Generale dell’ONU, che affronterà tematiche di grande importanza per l’Umanità", precisa la nota.
Segnala che questioni come lo sradicamento della povertà, lo sviluppo dei popoli del Sud e la riforma delle Nazioni Unite, convocano 191 capi di Stato affinché si scambino le loro opinioni nel dibattito internazionale previsto a New York per il prossimo mese di settembre.
Secondo le autorità venezuelane, "gli ingredienti che confluiscono in questo atto mediatico...fanno di questo predicatore un portavoce di un settore politico nordamericano che raccoglie ed esprime le piaghe di una società avvilita e degradata dalla violenza, dall’ignoranza e da un fondamentalismo omicida di tipo fascista".
Precisa che, sebbene il signor Robertson non sia un funzionario del governo degli Stati Uniti, "dovrebbe essere compiuta a breve una revisione degli accordi internazionali sottoscritti e ratificati dagli USA".
Aggiunge che devono anche essere riviste "le Risoluzioni delle Nazioni Unite ed altre norme del Diritto Internazionale che potrebbero contemplare incitamenti al Terrorismo di Stato come quello pronunciato dal Reverendo Robertson".
In questo modo, aggiunge, si conoscerebbero "gli obblighi che da queste potrebbero derivare per lo Stato nordamericano, anche nel caso in cui provengano da un settore privato prossimo all’Amministrazione USA".
Il presidente Chávez si recherà a New York a settembre per assistere al Summit dei Capi di Stato che vi si svolgerà dal 14 al 16 di quel mese. |
L’appello all’eliminazione di Chávez rafforza
la tesi sui progetti di assassinio
M.Lozano
Caracas, 24 ago (PL).- L’appello di un religioso statunitense ad eliminare il presidente Hugo Chávez ha rinfocolato le denunce sui piani di assassinio contro il Capo di Stato venezuelano, la cui posizione politica è più forte che mai.
Nel suo programma Club 700, trasmesso dalla catena CBN, il pastore evangelico Pat Robertson ha ritenuto “più economico che cominciare una guerra da 200 miliardi di dollari, incaricare un agente clandestino di uccidere Chávez e risolvere il problema una volta per tutte”.
Nel contesto dei rapporti bilaterali, sembrerebbe quanto meno superficiale considerare quello di Robertson un appello individuale perché, secondo precedenti denunce alle autorità venezuelane, esistono progetti indirizzati all’assassinio del leader bolivariano.
Secondo molti osservatori locali, man mano che si esauriscono le possibilità di sconfiggerlo per la via democratica, aumenta il pericolo dell’assassinio per eliminare dal potere il leader venezuelano.
Dal 1998 Chávez ha vinto tutte le elezioni tenutesi nel paese. Quella più recente è avvenuta lo scorso 7 agosto, quando la coalizione che lo sostiene ha conseguito quasi l’80% dei posti di consigliere comunale e di membro delle giunte locali.
Di fronte alla sua forza e all’indebolimento dell’opposizione, i sostenitori del presidente venezuelano aspirano ad ottenere i due terzi dei seggi parlamentari nelle consultazioni del prossimo dicembre, proposito la cui riuscita sono in pochi a mettere in dubbio.
La teoria del piano di assassinio è stata esposta dallo stesso Chávez e dal vicepresidente José Vicente Rangel, che ha mostrato in un’occasione foto di addestramenti in Florida di paramilitari venezuelani emigrati.
L’appello all’assassinio in un media USA non è nuovo. Lo scorso ottobre l’oppositore venezuelano Orlando Urdaneta ha esortato dal Canal 22 di Miami a eliminare Chávez: “un fucile, un mirino telescopico e basta”, ha detto.
Nel maggio del 2004 è stato sgominato in Venezuela un gruppo di 91 paramilitari colombiani che avevano il compito di “tagliare la testa a Chávez”, come ha confessato uno dei suoi membri.
Il resoconto incompleto comprende le dichiarazioni dell’ex presidente venezuelano Carlos Andrés Pérez che in un’intervista pubblicata da un quotidiano locale ha sostenuto che il Presidente “deve morire come un cane”.
Secondo Rangel, il caso del reverendo Robertson è più preoccupante, perché esiste un nesso evidente del predicatore con i circoli dominanti degli USA.
Anche secondo il presidente del Parlamento venezuelano Nicolás Maduro non siamo di fronte ad un individuo qualsiasi, bensì ad un leader religioso legato alla famiglia del presidente Bush.
“Rappresenta”, ha segnalato Maduro, “il pensiero taliban dell' ultradestra del clan Bush, che crede che nel nome di Dio possa ordinare l’assassinio di un presidente democraticamente eletto”.