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Il vicepresidente Rangel ha denunciato l’esistenza di piani per assassinare Chávez
Caracas 30 maggio 2005 |
Messi alle strette dai progressi sociali ed economici del governo del presidente Hugo Chávez, settori dell’opposizione venezuelana scommettono ancora su azioni anticostituzionali 3 anni dopo il colpo di Stato.
Questi piani sono stati denunciati sabato scorso dal vicepresidente del paese, José Vicente Rangel, e confermati domenica da William Lara, dirigente del governante Movimento V Repubblica.
"Disponiamo di informazioni dei servizi segreti secondo le quali alcuni settori che, risentiti per le sconfitte che gli abbiamo inflitto nel 2002 quando hanno tentato un colpo di stato militare e nel 2004 con il referendum presidenziale, stanno accarezzando l’idea di attentare alla vita del presidente Chávez", ha detto Lara.
Il dirigente politico venezuelano ha precisato che, per fronteggiare un’azione di questa natura, il Governo e gli organi di sicurezza hanno adottato le misure corrispondenti, che non ha menzionato.
Lara ha aggiunto che "c’è un piano da parte di gruppi di potere transnazionali per destabilizzare la compagnia statale Petroli del Venezuela (PDVSA) e screditare i risultati economici e sociali della gestione del Governo rivoluzionario."
Sabato scorso Rangel ha denunciato in una manifestazione pubblica la scoperta di piani per attentare alla vita di Chávez, ideati da settori che non credono più nella possibilità di abbattere il Presidente della Repubblica con mezzi democratici.
Rangel ha pronunciato la sua denuncia alla fine della gigantesca dimostrazione convocata per esigere l’estradizione del terrorista di origine cubana Luis Posada Carriles ed in sostegno alla politica petrolifera ufficiale.
Il vicepresidente ha parlato a nome di Chávez, del quale era stata preannunciata la presenza per chiudere la manifestazione, che ha riunito centinaia di migliaia di venezuelani.
L’annuncio del piano per attentare contro la vita del capo di Stato coincide con i sondaggi che gli attribuiscono più del 75% di accettazione popolare e che valutano in un 83% il rifiuto della popolazione nei confronti dei partiti d’opposizione.
Con un consenso di queste dimensioni, i sostenitori di Chávez progettano un trionfo assoluto nelle elezioni locali dell’agosto prossimo, in quelle parlamentari di dicembre e sperano di conquistare 10 milioni di voti, su un totale di 14 milioni, nelle elezioni presidenziali del 2006.
L’appoggio maggioritario a Chávez è dovuto all’orientamento sociale del suo Governo, che in 6 anni ha raggiunto notevoli risultati in campi come quello della sanità e dell’istruzione gratuite, della lotta contro la disoccupazione e di una distribuzione a fini sociali di gran parte degli introiti petroliferi.
Con un incremento del 7,9% del suo Prodotto Interno Lordo (PIL) e una produzione petrolifera di 3,3 milioni di barili al giorno, le autorità venezuelane hanno fatto tabula rasa delle aspirazioni dell’opposizione di creare il caos per indebolire il sostegno popolare al Governo.
Senza un programma alternativo, sprovvisti di leaders e disorientati di fronte alla forza della Rivoluzione Bolivariana ed ai suoi trionfi in tutte le elezioni tenutesi dal 1998 ad oggi, l’opposizione è rimasta senza opzioni per recuperare il potere.
In questo quadro, numerosi
analisti locali valutano che è possibile un attacco frontale, la cui espressione
più radicale sarebbe il tentativo di assassinio del presidente prima delle
consultazioni del dicembre 2006, che conferirebbero a Chávez un altro mandato di
sei anni.