Il più grande pericolo

 

per il mondo

 

 

| Lunedì 21 Novembre 2005 - 13:51 | Cristiano Tinazzi |

 

 

 

Il governo statunitense crede che vi sia “un grave pericolo per la democrazia in Venezuela a causa del crescente potere che Chávez accentrerebbe nelle sue mani” e per le sue relazioni con Paesi considerati ‘nemici’ dall’establishment americano, come Cuba e Iran. “Il governo di Ugo Chávez sta minando le istituzioni democratiche, e utilizzando le stesse per restringere i diritti degli oppositori” ha dichiarato nei giorni scorsi alla camera dei rappresentanti Thomas Shannon, il nuovo segretario di stato aggiunto per l’America Latina. Nella sua prima apparizione davanti alla sottocommissione per l’America Latina, Shannon ha messo l’accento sul crescente accentramento di potere nelle mani di Chávez e dei possibili effetti sulla regione per l’avvicinamento a Paesi come l’Iran, mettendo poi l’accento sul problema nucleare.
Shannon, rispondendo alle domande dei congressisti, ha evidenziato che anche altri Stati, in maniera informale e privata, avrebbero espresso preoccupazione agli Stati Uniti per l’esito della democrazia venezuelana. Durante l’audizione, intitolata ‘Democrazia in Venezuela’, Shannon è stato sottoposto ad una raffica di domande da parte dei membri del sottocomitato, incluso il presidente, il repubblicano Dan Burton, che ha espresso la sua inquietudine nei confronti dell’autoritarismo crescente di Chávez e insofferenza per la sua retorica antidemocratica e rivoluzionaria. “Noi vogliamo collaborare con tutti i leader dei Paesi latino americani, incluso Chávez, però quello che dice non offre nessuna possibilità di collaborazione”, ha detto Burton. Dopo aver definito il presidente venezuelano una persona “carismatica”, Burton ha ribadito che il suo atteggiamento è però inaccettabile, chiedendo comunque, al segretario di Stato aggiunto, di percorrere tutte le vie possibili per riuscire a ricostruire le relazioni con il Paese andino. Shannon ha spiegato che il governo statunitense sta lavorando multilateralmente con organismi come l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) per rafforzare la società civile venezuelana e denunciare gli abusi in essa commessi. Se fossimo nel Far West, la cosa puzzerebbe lontano un miglio. Essendo nel selvaggio mondo USA, la cosa richiama l’attività antichavista del Ned (National Endowment for Democracy), che puzza molto di CIA. Gli Stati Uniti, ha detto Shannon, stanno provando ad avvertire i loro vicini latinoamericani e i loro alleati in Europa della ‘minaccia’ che verrebbe a crearsi, turbando l’equilibrio regionale, dalla vendita di armi da parte del Venezuela ad altri Paesi e dal suo appoggio a movimenti politici ‘estremisti’.
Robert Menéndez, il principale esponente democratico nella sottocommissione, ha detto che non è d’accordo con Chávez ma neanche con la politica governativa statunitense in Venezuela e in tutto il continente latinoamericano. “L’unica risposta data dal governo americano ai problemi dei Paesi latinoamericani è il libero commercio. Abbiamo bisogno di una serie di risposte che siano reali ed effettive”, ha aggiunto Menéndez. L’esponente democratico ha poi aggiunto, tanto per correggere il tiro, di essere “profondamente preoccupato perché la democrazia Venezuelana è in pericolo” e per l’uso del denaro proveniente dal settore petrolifero che, a suo dire, Chávez utilizzerebbe per comprare influenza e potere nel Paese. La repubblicana di origine cubana Ileana Ros-Lehtinen, ha messo in guardia dall’alleanza tra Venezuela e Cuba, ravvisando in essa un pericolo per la stabilità della regione. Il democratico Gregory Meeks ha enfatizzato il forte appoggio popolare nei confronti del presidente venezuelano e ha chiesto che venga fatta una revisione seria delle politiche degli Stati Uniti verso i Paesi latinoamericani. Meeks poi ha chiesto delle probabili ambizioni nucleari del Venezuela e ha domandato ironicamente a Shannon se aveva notizie della presenza di armi di distruzione di massa. “Non che io sappia”, è stata la risposta di Shannon.
La risposta è arrivata in maniera concisa, chiara e senza dubbi di interpretazione da Caracas: Hugo Chávez ha chiamato il presidente americano George W. Bush “un assassino, genocida, pazzo”, durante una riunione nel palazzo presidenziale con autorità e funzionari dello stato brasiliano del Paranà. Ha quindi detto di avere compassione per gli americani. “Gli Stati Uniti - ha chiarito - si preoccupano per quello che succede in Venezuela, ma il pericolo più grande per il mondo attualmente è il governo americano”. Chávez ha poi criticato quei venezuelani che negli Usa hanno denunciato il suo governo accusandolo di non essere democratico: “Devono rinunciare alla nazionalità venezuelana a prendere quella statunitense”. Secondo Chávez si tratta delle stesse persone che ispirarono il golpe del 2002 per destituirlo: “Sono terroristi, fondamentalisti”, li ha attaccati.